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Il bosco del nord si ammala

Il bosco del nord si ammala

Una maestra di asilo ha pensato di condividere anche tramite il portale il bellissimo racconto che ha scritto per i suoi bimbi.
Una storia connessa al periodo che stiamo vivendo e cha aiuta i piccoli a capire cosa stiamo vivendo con un linguaggio adatto a loro.

Ringrazio per questa preziosa condivisione la maestra Sonia.

Il bosco del nord si ammala

Era un inverno mite nel bosco del Nord, così mite che era caduta pochissima neve, e questo non piaceva affatto agli animali che di solito vanno in letargo perché non riuscivano a dormire bene e ogni tanto sbucavano infastiditi dalla loro tana chiedendosi come mai il bosco non si ricopriva di candida neve.

La maggior parte degli animali passeggiava per il bosco allegramente, andavano alla ricerca di cibo con meno fatica del solito non essendoci né neve né terreno ghiacciato; così era in fondo molto comodo, ma d’altro canto molti animali erano preoccupati, persino il torrente che attraversava il bosco scarseggiava di acqua e questo non era normale, anzi, era un problema.

Nel bosco un giorno arrivò un uccello mai visto prima, che veniva da molto lontano, gli piaceva molto viaggiare.
Iniziò a raccontare che nel paese del suo ultimo lunghissimo viaggio molti animali si erano ammalati, tossi forti, manca fiato, al punto tale che alcuni, principalmente i più anziani o quelli già malati, erano stati così male da morire. Chi nel bosco del Nord ascoltava questa triste storia era molto dispiaciuto e affidava al vento pensieri positivi per chi stava male e saluti infiniti a chi ora li guardava dal cielo, ma non sembravano molto preoccupati.

Poco tempo dopo nel bosco del Nord arrivò un altro uccello mai visto, veniva probabilmente da lontano. Al contrario del primo non raccontava niente, non si faceva amico di nessuno, non cantava, svolazzava piano piano nel bosco e si rintanava da qualche parte nei momenti di troppo vento. Non sembrava molto in forma e in effetti dopo qualche giorno iniziò a fare versi strani, i suoi voli erano sempre più rari e brevi e quando si fermava sui rami si metteva a tossire. Tossiva e tossiva così tanto e forte che attirava l’attenzione degli altri abitanti del bosco che avevano capito che non stava affatto bene.

Tutti erano un po’ preoccupati per questo uccello ma nessuno era ancora preoccupato per quello che, senza saperlo né volerlo, quell’uccello aveva portato con sé fino al bosco del Nord.
Eh sì, purtroppo non passarono molti giorni che altri animali, e non solo uccelli, iniziarono a tossire, avere la febbre, stare insomma molto male. Gli animali del bosco del Nord si prendevano cura dei loro cari, pensavano che quel tempo matto, troppo caldo e poco piovoso, aveva fatto proprio male ad alcuni di loro.

La civetta però ripeteva spesso “Ah, di questa tosse non bisogna fidarsi! Non va trascurata! Non mi piace proprio!”. Purtroppo però fu proprio lei a prendere una tossa così brutta da lasciarla senza fiato. Tutti gli animali del bosco piansero la vecchia saggia civetta, sarebbe mancata molto a tutti, ma aveva vissuto così tanti anni e dato aiuto e consiglio a così tanti animali che forse era semplicemente giunto il suo momento di volare nei cieli senza fine, nel per sempre.

Toccò però poi anche al vecchio orso, il vecchio saggio orso bruno che aveva brontolato praticamente per tutto l’autunno e l’inverno perché non arrivava quel bel giusto freddo che a lui piaceva tanto per dormire un sacco!
Anche al saggio vecchio orso bruno arrivò una brutta tosse, la febbre altissima, il fiato che mancava. Lui già soffriva di tossi perenni, ma nessuno si aspettava che quella brutta tosse gli avrebbe tolto il fiato del tutto.
Sì, il vecchio saggio orso ora poteva dormire sereno nella più bella caverna che possa esistere, comodo comodo e alla giusta temperatura. Ma spiaceva a tutti non vederlo sbucare con il suo grosso testone dall’imboccatura della sua caverna vicino alla grande quercia, che rimase vuota in segno di rispetto.

Nel bosco del Nord giunse il tempo in cui bisognava capire cosa stava succedendo e capire che cosa bisognava fare, perché tanti furono gli animali di ogni specie che cominciarono ad avere la febbre e a tossire. Non tutti, ma tanti! Per alcuni erano solo banali raffreddori, da curare come al solito, ma altri stavano proprio male, così male che nel bosco dovettero inventare un ospedale, anzi, ben presto dovettero inventare tanti ospedali, perché ci si era accorti che spesso chi stava con gli ammalati poi si ammalava.

Il grillo dottore aveva un sacco da fare e mandò a chiamare gli gnomi del bosco perché non sapeva come cavarsela!
Dovette istruire altri grilli per aiutarlo mentre gli gnomi si occupavano del trasporto dei pazienti in sicurezza. Le gnomette, con le mani ben lavate e le sciarpe sempre sulle facce, andavano a portare cibo e rimedi agli animali non gravi che erano rimasti nelle loro tane.
Bisognava infatti stare molto attenti perché curare gli ammalati poteva significare ammalarsi, stare vicino agli ammalati poteva significare ammalarsi, andare a trovare qualcuno che non sapeva ancora di essere ammalato poteva significare ammalarsi, incrociare l’animale più carino del bosco e fermarsi a parlare o giocare con lui poteva voler dire ammalarsi o far ammalare.

Eh sì, perché il problema era che si poteva essere ammalati ancora prima di avere la tosse o la febbre e non solo, si poteva essere ammalati senza avere né tosse né febbre, ma farla venire agli altri.

Nel bosco si fece allora una riunione!
Si riunirono tutti i capi famiglia, a debita distanza l’uno dagli altri, per capire bene cosa stava succedendo e capire cosa bisognava fare. A prendere per primo la parola fu il grillo dottore che annunciò che le cose si stavano mettendo proprio male: la strana influenza era proprio forte e pericolosa e soprattutto si contagiava molto rapidamente. Una volta contagiati gli animali dovevano essere curati al meglio e sarebbero guariti, ma bisognava evitare che troppi animali venissero contagiati.

Gli animali anziani dovevano stare al sicuro, erano i più deboli, e quindi quelli che avrebbero fatto fatica a guarire, come i saggi orso e civetta. Ma anche tutti gli altri animali dovevano seguire delle regole fondamentali per evitare il contagio.

Tutti dovevano prestare molta attenzione per fare in modo che pochi animali ancora si ammalassero, anche se poi sarebbero guariti, perché per farli guarire ci volevano tanti sforzi da parte di medici, infermieri, aiutanti che non erano moltissimi e lavoravano già tanto! Il grillo dottore disse allora che lui con tutta la sua squadra si sarebbe impegnato a guarire chi era malato, ma tutti gli altri avevano un compito fondamentale: evitare che ancora tanti animali si ammalassero. Forse questa decisione doveva essere presa prima, ma come si poteva saperlo prima? E se anche quell’uccello aveva raccontato di quella malattia in quel paese lontano, come si poteva credere che sarebbe successo anche nel bosco del Nord e che sarebbe stato così grave?

I capi famiglia del bosco del nord si misero d’accordo, con l’aiuto degli gnomi:
. i cuccioli di qualunque età non sarebbero più andati a scuola per un po’, se proprio avrebbero fatto i compiti a casa, dove c’erano comunque tante cose a imparare;
. i cuccioli, anzi, tutti gli animali non si sarebbero più ritrovati nel bosco a fare insieme le loro passeggiate, scorrazzate, giocate;
. poteva uscire solo un animale per famiglia per fare le provviste, portarle agli animali più anziani che dovevano stare assolutamente a casa, o per emergenze e se uscendo si incontrava qualcuno bisognava stare a debita distanza, niente saluti affettuosi, leccate di pelo, o mordicchi alle orecchie;
. chi si fosse sentito male dal dottore non doveva andare, doveva comunicarlo attraverso la campana, gli gnomi sarebbero arrivati in suo aiuto.

Tutti furono obbedienti!
Il bosco era un po’ triste così. Gli uccellini cercavano di rallegrarlo dai loro nidi ma dovevano stare su rami lontani per sicurezza e i loro cinguettii si disperdevano nell’aria del bosco, non si creavano quei meravigliosi canti che si sentono quando il bosco si sveglia verso primavera, ma allietavano comunque chi se ne stava solo nel silenzio.

E come mancavano i versi giocosi dei cuccioli! Ma questi scoprirono quanto è bella la pace dello stare nelle tane, senza fretta, rallentati! Si presero il tempo per inventare giochi nuovi, da fare anche da soli; scoprirono che in casa si potevano imparare cose nuove a cui non avevano mai dato molta importanza; scoprirono come i fratelli o le sorelle, grandi o piccole che fossero, possono essere compagni di gioco preziosi se si impara a conoscersi e accettarsi per come si è, trovando giusti compromessi! Coinvolsero mamme e papà in cose che non avrebbero mai fatto insieme!

Alcune famiglie non potevano stare tutte riunite perché qualcuno era malato, ma c’era sempre chi consolava i cuori e dava forza a chi era in difficoltà. Vicino alle tane di queste famiglie i fiori si impegnavano a sbocciare più belli e radiosi che altrove; il sole cercava di entrare dalle fessure a fare magie di luce; i primi insetti andavano a fare i dispetti ai cuccioli per farli sorridere; gli uccellini sostavano più spesso davanti alle loro tane; la brezza del mattino solleticava le loro pellicce e il vento della notte si impegnava a non irrompere sui loro giacigli per lasciarli dormire. A volte qualche animale iniziava a innalzare il suo verso, come per incoraggiare chi aveva bisogno, chi era malato o chi era impegnato a curare, chi si sentiva solo e altri animali si univano creando un concerto a più voci e più versi mai sentito fino ad allora! Aveva il potere di dare molta carica a tutti! E gli gnomi tutte le sere accendevano un falò al centro del bosco perché sempre bisogna coltivare la fiamma della speranza.

Intanto l’inverno, che già non era stato freddo, cedeva rapidamente il passo alla primavera! Violette, primule, mughetti e tanti altri fiori del bosco che conosciamo per la loro bellezza ma di cui ignoriamo i nomi, si erano svegliati insieme alle lucertole che cercavano il sole sulle pietre e le formiche che gareggiavano sul sentiero e si facevano strada sui tronchi d’albero. Gli alberi avevano messo le prime gemme e alcuni erano già pieni di fiori, bianchi o rosa. Le siepi e i cespugli avevano nuove foglie tenere e di un verde brillante e l’erba, che aveva dormito, riprese a crescere rapidamente rigogliosa, per la gioia di molti animali!

Sì, perché la primavera non sapeva cosa stava succedendo, sapeva solo che la vita va avanti, sempre, una trasformazione dietro l’altra.

Anche il bosco si era trasformato in un luogo molto pacifico e silenzioso, piacevole se non fosse che si respirava preoccupazione o tristezza. E chi non era molto preoccupato era stufo delle regole che erano state decise, ma si rendeva conto che erano necessarie! Molti erano gli animali malati, alcuni se ne erano andati, i più erano guariti, ma ci voleva molto tempo perché guarissero tutti e più nessuno si ammalasse. Quanto tempo? Non si sapeva, non lo sapeva il grillo dottore, ma sapeva che con l’aiuto di tutti ce l’avrebbero fatta a superare questa disavventura e ne sarebbero usciti più forti di prima!

Ai cuccioli stufi di stare nelle tane, lontano dagli amici, dai propri cari, privi della libertà che consideravano vitale per crescere, il saggio gufo, fortunatamente guarito dalla tosse che aveva probabilmente preso dalla sua amica civetta, raccontò questa storia:
sapete cucciolini, a voi piace la vita che va di fretta, fare mille cose, andare in mille posti, ma a volte bisogna potersi fermare per scoprire il valore di ciò che abbiamo intorno e il potenziale che c’è in ognuno di noi, per poterlo realizzare, per potersi trasformare in qualcosa di ancora più bello e gioioso e speciale. Sapete come fanno i bruchi? Passano un sacco di tempo impegnati a girovagare di foglia in foglia, le più buone se le mangiano, sono sempre molto affamati, altre le usano per guardare il mondo, sperando di impararne i segreti e diventare così grandi. Ma quando i bruchi sono diventati abbastanza grandi, nel senso di lunghi e cicciottelli, per poter diventare ciò che sono destinati a diventare, si rinchiudono in una casetta che si costruiscono loro stessi, il bozzolo. Stanno chiusi lì dentro per diverse settimane. Ma arriva un momento magico in cui il bozzolo lentamente si apre e non c’è più un bruco, ma una splendida farfalla variopinta che stende lentamente le proprie ali per spiccare il suo primo volo! Ecco cari cuccioli, in questo tempo in cui siete costretti a stare a casa è come se voi foste bruchi dentro nel bozzolo! Diventerete splendide farfalle, piene di energia e gioia di vivere!

by Maestra Sonia

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Una storia connessa al periodo che stiamo vivendo e cha aiuta i piccoli a capire cosa stiamo vivendo con un linguaggio adatto a loro.

Ringrazio per questa preziosa condivisione la maestra Sonia.

Il bosco del nord si ammala

Era un inverno mite nel bosco del Nord, così mite che era caduta pochissima neve, e questo non piaceva affatto agli animali che di solito vanno in letargo perché non riuscivano a dormire bene e ogni tanto sbucavano infastiditi dalla loro tana chiedendosi come mai il bosco non si ricopriva di candida neve.

La maggior parte degli animali passeggiava per il bosco allegramente, andavano alla ricerca di cibo con meno fatica del solito non essendoci né neve né terreno ghiacciato; così era in fondo molto comodo, ma d’altro canto molti animali erano preoccupati, persino il torrente che attraversava il bosco scarseggiava di acqua e questo non era normale, anzi, era un problema.

Nel bosco un giorno arrivò un uccello mai visto prima, che veniva da molto lontano, gli piaceva molto viaggiare.
Iniziò a raccontare che nel paese del suo ultimo lunghissimo viaggio molti animali si erano ammalati, tossi forti, manca fiato, al punto tale che alcuni, principalmente i più anziani o quelli già malati, erano stati così male da morire. Chi nel bosco del Nord ascoltava questa triste storia era molto dispiaciuto e affidava al vento pensieri positivi per chi stava male e saluti infiniti a chi ora li guardava dal cielo, ma non sembravano molto preoccupati.

Poco tempo dopo nel bosco del Nord arrivò un altro uccello mai visto, veniva probabilmente da lontano. Al contrario del primo non raccontava niente, non si faceva amico di nessuno, non cantava, svolazzava piano piano nel bosco e si rintanava da qualche parte nei momenti di troppo vento. Non sembrava molto in forma e in effetti dopo qualche giorno iniziò a fare versi strani, i suoi voli erano sempre più rari e brevi e quando si fermava sui rami si metteva a tossire. Tossiva e tossiva così tanto e forte che attirava l’attenzione degli altri abitanti del bosco che avevano capito che non stava affatto bene.

Tutti erano un po’ preoccupati per questo uccello ma nessuno era ancora preoccupato per quello che, senza saperlo né volerlo, quell’uccello aveva portato con sé fino al bosco del Nord.
Eh sì, purtroppo non passarono molti giorni che altri animali, e non solo uccelli, iniziarono a tossire, avere la febbre, stare insomma molto male. Gli animali del bosco del Nord si prendevano cura dei loro cari, pensavano che quel tempo matto, troppo caldo e poco piovoso, aveva fatto proprio male ad alcuni di loro.

La civetta però ripeteva spesso “Ah, di questa tosse non bisogna fidarsi! Non va trascurata! Non mi piace proprio!”. Purtroppo però fu proprio lei a prendere una tossa così brutta da lasciarla senza fiato. Tutti gli animali del bosco piansero la vecchia saggia civetta, sarebbe mancata molto a tutti, ma aveva vissuto così tanti anni e dato aiuto e consiglio a così tanti animali che forse era semplicemente giunto il suo momento di volare nei cieli senza fine, nel per sempre.

Toccò però poi anche al vecchio orso, il vecchio saggio orso bruno che aveva brontolato praticamente per tutto l’autunno e l’inverno perché non arrivava quel bel giusto freddo che a lui piaceva tanto per dormire un sacco!
Anche al saggio vecchio orso bruno arrivò una brutta tosse, la febbre altissima, il fiato che mancava. Lui già soffriva di tossi perenni, ma nessuno si aspettava che quella brutta tosse gli avrebbe tolto il fiato del tutto.
Sì, il vecchio saggio orso ora poteva dormire sereno nella più bella caverna che possa esistere, comodo comodo e alla giusta temperatura. Ma spiaceva a tutti non vederlo sbucare con il suo grosso testone dall’imboccatura della sua caverna vicino alla grande quercia, che rimase vuota in segno di rispetto.

Nel bosco del Nord giunse il tempo in cui bisognava capire cosa stava succedendo e capire che cosa bisognava fare, perché tanti furono gli animali di ogni specie che cominciarono ad avere la febbre e a tossire. Non tutti, ma tanti! Per alcuni erano solo banali raffreddori, da curare come al solito, ma altri stavano proprio male, così male che nel bosco dovettero inventare un ospedale, anzi, ben presto dovettero inventare tanti ospedali, perché ci si era accorti che spesso chi stava con gli ammalati poi si ammalava.

Il grillo dottore aveva un sacco da fare e mandò a chiamare gli gnomi del bosco perché non sapeva come cavarsela!
Dovette istruire altri grilli per aiutarlo mentre gli gnomi si occupavano del trasporto dei pazienti in sicurezza. Le gnomette, con le mani ben lavate e le sciarpe sempre sulle facce, andavano a portare cibo e rimedi agli animali non gravi che erano rimasti nelle loro tane.
Bisognava infatti stare molto attenti perché curare gli ammalati poteva significare ammalarsi, stare vicino agli ammalati poteva significare ammalarsi, andare a trovare qualcuno che non sapeva ancora di essere ammalato poteva significare ammalarsi, incrociare l’animale più carino del bosco e fermarsi a parlare o giocare con lui poteva voler dire ammalarsi o far ammalare.

Eh sì, perché il problema era che si poteva essere ammalati ancora prima di avere la tosse o la febbre e non solo, si poteva essere ammalati senza avere né tosse né febbre, ma farla venire agli altri.

Nel bosco si fece allora una riunione!
Si riunirono tutti i capi famiglia, a debita distanza l’uno dagli altri, per capire bene cosa stava succedendo e capire cosa bisognava fare. A prendere per primo la parola fu il grillo dottore che annunciò che le cose si stavano mettendo proprio male: la strana influenza era proprio forte e pericolosa e soprattutto si contagiava molto rapidamente. Una volta contagiati gli animali dovevano essere curati al meglio e sarebbero guariti, ma bisognava evitare che troppi animali venissero contagiati.

Gli animali anziani dovevano stare al sicuro, erano i più deboli, e quindi quelli che avrebbero fatto fatica a guarire, come i saggi orso e civetta. Ma anche tutti gli altri animali dovevano seguire delle regole fondamentali per evitare il contagio.

Tutti dovevano prestare molta attenzione per fare in modo che pochi animali ancora si ammalassero, anche se poi sarebbero guariti, perché per farli guarire ci volevano tanti sforzi da parte di medici, infermieri, aiutanti che non erano moltissimi e lavoravano già tanto! Il grillo dottore disse allora che lui con tutta la sua squadra si sarebbe impegnato a guarire chi era malato, ma tutti gli altri avevano un compito fondamentale: evitare che ancora tanti animali si ammalassero. Forse questa decisione doveva essere presa prima, ma come si poteva saperlo prima? E se anche quell’uccello aveva raccontato di quella malattia in quel paese lontano, come si poteva credere che sarebbe successo anche nel bosco del Nord e che sarebbe stato così grave?

I capi famiglia del bosco del nord si misero d’accordo, con l’aiuto degli gnomi:
. i cuccioli di qualunque età non sarebbero più andati a scuola per un po’, se proprio avrebbero fatto i compiti a casa, dove c’erano comunque tante cose a imparare;
. i cuccioli, anzi, tutti gli animali non si sarebbero più ritrovati nel bosco a fare insieme le loro passeggiate, scorrazzate, giocate;
. poteva uscire solo un animale per famiglia per fare le provviste, portarle agli animali più anziani che dovevano stare assolutamente a casa, o per emergenze e se uscendo si incontrava qualcuno bisognava stare a debita distanza, niente saluti affettuosi, leccate di pelo, o mordicchi alle orecchie;
. chi si fosse sentito male dal dottore non doveva andare, doveva comunicarlo attraverso la campana, gli gnomi sarebbero arrivati in suo aiuto.

Tutti furono obbedienti!
Il bosco era un po’ triste così. Gli uccellini cercavano di rallegrarlo dai loro nidi ma dovevano stare su rami lontani per sicurezza e i loro cinguettii si disperdevano nell’aria del bosco, non si creavano quei meravigliosi canti che si sentono quando il bosco si sveglia verso primavera, ma allietavano comunque chi se ne stava solo nel silenzio.

E come mancavano i versi giocosi dei cuccioli! Ma questi scoprirono quanto è bella la pace dello stare nelle tane, senza fretta, rallentati! Si presero il tempo per inventare giochi nuovi, da fare anche da soli; scoprirono che in casa si potevano imparare cose nuove a cui non avevano mai dato molta importanza; scoprirono come i fratelli o le sorelle, grandi o piccole che fossero, possono essere compagni di gioco preziosi se si impara a conoscersi e accettarsi per come si è, trovando giusti compromessi! Coinvolsero mamme e papà in cose che non avrebbero mai fatto insieme!

Alcune famiglie non potevano stare tutte riunite perché qualcuno era malato, ma c’era sempre chi consolava i cuori e dava forza a chi era in difficoltà. Vicino alle tane di queste famiglie i fiori si impegnavano a sbocciare più belli e radiosi che altrove; il sole cercava di entrare dalle fessure a fare magie di luce; i primi insetti andavano a fare i dispetti ai cuccioli per farli sorridere; gli uccellini sostavano più spesso davanti alle loro tane; la brezza del mattino solleticava le loro pellicce e il vento della notte si impegnava a non irrompere sui loro giacigli per lasciarli dormire. A volte qualche animale iniziava a innalzare il suo verso, come per incoraggiare chi aveva bisogno, chi era malato o chi era impegnato a curare, chi si sentiva solo e altri animali si univano creando un concerto a più voci e più versi mai sentito fino ad allora! Aveva il potere di dare molta carica a tutti! E gli gnomi tutte le sere accendevano un falò al centro del bosco perché sempre bisogna coltivare la fiamma della speranza.

Intanto l’inverno, che già non era stato freddo, cedeva rapidamente il passo alla primavera! Violette, primule, mughetti e tanti altri fiori del bosco che conosciamo per la loro bellezza ma di cui ignoriamo i nomi, si erano svegliati insieme alle lucertole che cercavano il sole sulle pietre e le formiche che gareggiavano sul sentiero e si facevano strada sui tronchi d’albero. Gli alberi avevano messo le prime gemme e alcuni erano già pieni di fiori, bianchi o rosa. Le siepi e i cespugli avevano nuove foglie tenere e di un verde brillante e l’erba, che aveva dormito, riprese a crescere rapidamente rigogliosa, per la gioia di molti animali!

Sì, perché la primavera non sapeva cosa stava succedendo, sapeva solo che la vita va avanti, sempre, una trasformazione dietro l’altra.

Anche il bosco si era trasformato in un luogo molto pacifico e silenzioso, piacevole se non fosse che si respirava preoccupazione o tristezza. E chi non era molto preoccupato era stufo delle regole che erano state decise, ma si rendeva conto che erano necessarie! Molti erano gli animali malati, alcuni se ne erano andati, i più erano guariti, ma ci voleva molto tempo perché guarissero tutti e più nessuno si ammalasse. Quanto tempo? Non si sapeva, non lo sapeva il grillo dottore, ma sapeva che con l’aiuto di tutti ce l’avrebbero fatta a superare questa disavventura e ne sarebbero usciti più forti di prima!

Ai cuccioli stufi di stare nelle tane, lontano dagli amici, dai propri cari, privi della libertà che consideravano vitale per crescere, il saggio gufo, fortunatamente guarito dalla tosse che aveva probabilmente preso dalla sua amica civetta, raccontò questa storia:
sapete cucciolini, a voi piace la vita che va di fretta, fare mille cose, andare in mille posti, ma a volte bisogna potersi fermare per scoprire il valore di ciò che abbiamo intorno e il potenziale che c’è in ognuno di noi, per poterlo realizzare, per potersi trasformare in qualcosa di ancora più bello e gioioso e speciale. Sapete come fanno i bruchi? Passano un sacco di tempo impegnati a girovagare di foglia in foglia, le più buone se le mangiano, sono sempre molto affamati, altre le usano per guardare il mondo, sperando di impararne i segreti e diventare così grandi. Ma quando i bruchi sono diventati abbastanza grandi, nel senso di lunghi e cicciottelli, per poter diventare ciò che sono destinati a diventare, si rinchiudono in una casetta che si costruiscono loro stessi, il bozzolo. Stanno chiusi lì dentro per diverse settimane. Ma arriva un momento magico in cui il bozzolo lentamente si apre e non c’è più un bruco, ma una splendida farfalla variopinta che stende lentamente le proprie ali per spiccare il suo primo volo! Ecco cari cuccioli, in questo tempo in cui siete costretti a stare a casa è come se voi foste bruchi dentro nel bozzolo! Diventerete splendide farfalle, piene di energia e gioia di vivere!

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