Il nuovo Museo della Guerra Bianca
Il nuovo Museo della Guerra Bianca
a cura della Commissione Tecnico-scientifica del Museo Walter Belotti, John Ceruti, Marco Ghizzoni, Antonio Trotti
Premessa storica, la guerra sale sulle Montagne
Dopo un anno di neutralità, venendo meno al patto di alleanza sottoscritto nel 1882, il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-ungarico. L’insensatezza del conflitto portò i rispettivi eserciti a insediarsi e combattere – per quasi quattro anni, sino al 3 novembre 1918 – fin sulle più alte creste dei massicci dell’Ortles-Cevedale e dell’Adamello-Presanella, luoghi che, fino ad allora, erano stati frequentati solo da rari alpinisti ed esploratori. Migliaia di soldati italiani ed austriaci furono costretti ad affrontare immani difficoltà per sopravvivere e combattere, in estate come in inverno, a quote spesso superiori a 3.000 metri. I più duri e temibili nemici non furono i soldati avversari, bensì l’asperità dei monti, il freddo intenso, il vento, il ghiaccio e la neve; quando il gelo era mitigato da un po’ di tepore, alle abbondanti nevicate conseguivano terribili e micidiali valanghe.
L’asprezza dei luoghi rese ogni trasporto un’immensa fatica: ogni uomo, e ogni oggetto necessario alla sua esistenza ed al combattimento, dovette risalire le valli e i fianchi delle montagne. E così si muovevano, dal basso all’alto, le tavole e le putrelle d’acciaio per la costruzione dei ricoveri, i viveri, la legna da ardere, le armi leggere e l’artiglieria con le loro munizioni, gli equipaggiamenti, il vino e persino l’acqua: ogni cosa costava enormi sacrifici. Le sterminate carneficine della guerra di pianura erano lontane, ma fra gli uomini che vi presero veramente parte, invero poche migliaia, anche la Guerra Bianca ebbe il suo trofeo di morte e sofferenza. Il fronte d’alta quota, per la grande difficoltà di stanziare e muovere uomini e mezzi in montagna, fu decisamente marginale nel contesto della Grande Guerra. Ciò nonostante, sulle montagne dell’alta Valtellina e della Valle Camonica furono combattute diverse battaglie aventi quale obiettivo, per entrambi i contendenti, il dominio dei valichi del Tonale e dello Stelvio e l’apertura delle direttrici di transito verso la Lombardia, per gli austro-ungarici, e in direzione del Tirolo, per gli italiani. Per questo, nell’impossibilità di superare direttamente le difese organizzate sui due Passi, furono svolte diverse azioni nelle aree glaciali dei massicci montuosi dell’Adamello-Presanella e dell’Ortles-Cevedale.
Data la natura particolarmente difficile dell’ambiente glaciale, le azioni furono caratterizzate da grandi sforzi di preparazione logistica, con il trasporto in quota di grandi quantità di equipaggiamento, artiglieria e munizioni, sebbene poi siano state svolte da reparti combattenti molto piccoli, soprattutto rispetto a quelli impegnati nelle battaglie del fronte di pianura: le azioni più impegnative furono, anzi, affidate a piccole pattuglie formate addirittura da pochi uomini. Le battaglie più importanti videro il coinvolgimento di poche centinaia o, al più, migliaia di soldati, obbligati ad agire anche alle quote più elevate: si ricordano le azioni sulle distese glaciali di Conca Presena (a quote tra i 2.500 e i 3.100m s.l.m.), le battaglie delle Vedrette del Mandrone e della Lobbia (tra 3.000 e 3.400m), e le azioni del Corno di Cavento (3.402), del Monte Cristallo (3.434m), di Punta Tuckett (3.469m), di Cima di Trafoi (m. 3559) e del Monte San Matteo (3.678m): quest’ultima cima fu teatro delle azioni organiche combattute alla quota più elevata di tutta la Grande Guerra.
Oltre a queste azioni importanti, le vicende di guerra del fronte d’alta quota son costellate da una lunga serie di scontri tra pattuglie e costanti bombardamenti d’artiglieria ma non vanno dimenticati gli immani sforzi fatti per presidiare con reparti armati e artiglierie tutte le vette e le creste esistenti tra il Passo dello Stelvio e la Valle del Caffaro. Il record assoluto spetta ai reparti austriaci che presidiarono costantemente la vetta dell’Ortler, a 3.905 metri, piazzandovi persino diversi pezzi d’artiglieria da montagna.
Il Museo della Guerra Bianca
Con lo spirito di “non dimenticare” le vicende storiche vissute, nel 1974 nasce a Temù (BS) il Museo della Guerra Bianca in Adamello. Da allora il Museo si dedica alla conservazione ed alla valorizzazione del patrimonio storico-militare della Grande Guerra in Lombardia.
La missione specifica cui tende il progetto scientifico del nuovo allestimento consiste nella valorizzazione degli elementi caratteristici della Guerra Bianca, “guerra di uomini, animali e materiali, combattuta per quattro anni sulle più alte quote di tutti i fronti della Prima Guerra Mondiale”. Tale assunto di base è stato il criterio informatore delle innumerevoli scelte fatte nel corso dell’attività progettuale sia per quanto riguarda il percorso espositivo sia per l’organizzazione della nuova struttura operativa. La presentazione al pubblico di beni musealizzati non può prescindere dallo studio approfondito del loro contesto originario. Anche alla luce delle esperienze espositive innovative di altri musei storici europei, il percorso di visita è stato realizzato in modo che risulti didatticamente coinvolgente nell’ambito di un corretto rapporto spazi-immagini-suoni: esso deve infatti facilitare al visitatore la comprensione delle valenze associate agli oggetti senza distorcerne la realtà in rappresentazioni coreografiche troppo spinte. A questo è stata associata la necessità primaria e imprescindibile della corretta conservazione dei beni attraverso opportuni sistemi di sicurezza e di controllo ambientale.
Il 28 luglio 2014 è stata inaugurata la nuova sede espositiva di Temù: qui sono esposti oltre 1600 oggetti recuperati direttamente sul terreno, presentati con testi e immagini storiche che aiutano il visitatore a comprendere gli elementi più caratteristici della Guerra vissuta e combattuta in alta quota: il muoversi e l’abitare, la sopravvivenza al clima, l’uso delle armi, dell’artiglieria, dei sistemi di trasporto e delle diverse attrezzature per la montagna, la vita di trincea in condizioni estreme, la sofferenza e, infine, la morte.
La nuova sede offre:
– un’esposizione museale permanente dedicata alla Guerra Bianca sviluppata secondo i massimi criteri di qualità;
– un’ampia sala per le esposizioni temporanee e per il collegamento tra l’ esposizione museale permanente e il patrimonio diffuso sul territorio della Lombardia;
– una biblioteca-archivio specializzata sul patrimonio e sulla storia della Grande Guerra in Lombardia con sala di consultazione;
– un’aula didattica per lo svolgimento di laboratori e altre attività con le scuole e per il supporto alle attività di formazione interna ed esterna;
– una sala conferenze da 99 posti per lo svolgimento di conferenze, video- proiezioni, seminari, attività di formazione interna ed esterna e attività per le scuole;
– un bookshop dedicato alla vendita di libri e prodotti multimediali relativi alla storia della Guerra Bianca, al patrimonio storico-militare della Lombardia ed al patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico di Valle Camonica e Valtellina;
– una reception per l’accoglienza dei visitatori del Museo destinata a funzionare anche da front-office e, eventualmente, da punto informativo per le realtà degli Enti Parco presenti sul territorio.
Informazioni su attività, tariffe e orari di apertura del Museo:
0364 94617 oppure 3346487127.
Dal 2009 il Museo gestisce Forte Montecchio Nord a Colico (Lecco), probabilmente la grande opera fortificata della Prima Guerra Mondiale meglio conservata in Europa. Massiccia sentinella in pietra e cemento, completo della sua dotazione di quattro imponenti cannoni da 149mm Schneider sotto cupola girevole corazzata, posta allo sbocco della Valtellina e della Val Chiavenna sull’alto Lago di Como a sbarramento delle più importanti direttrici strategiche verso Milano e la Pianura Padana. Informazioni su attività, tariffe e orari di apertura: www.fortemontecchionord.it Contatti: info@fortemontecchionord.it
Sempre dal 2009 il Museo ha istituito, presso le due sedi di Colico e Temù, il Centro di documentazione e studio della Grande Guerra in Lombardia, oggi sede dell’Archivio infotelematico generale dei reperti storici e documentali della Prima Guerra mondiale in Lombardia voluto dalla Regione Lombardia attraverso propri specifici atti normativi. Per i dettagli www.aigg.org
Dal 2011 il Museo gestisce per la Provincia di Lecco le rovine del Forte di Fuentes a Colico (Lecco), grande fortezza spagnola del XVII secolo. Informazioni su attività, tariffe e orari di apertura: www.fortedifuentes.it Contatti: info@fortedifuentes.it
Dal 2013 il Museo gestisce per il Comune di Verceia (Sondrio) il servizio di visita della Galleria di Mina di San Fedele di Verceia, rara struttura in galleria realizzata nel 1917 per il possibile blocco stradale e ferroviario della Valchiavenna. Contatti: info@fortemontecchionord.it