L’idrocele nel bambino
L’idrocele, insieme all’ernia, è uno dei problemi chirurgici più frequenti durante l’infanzia.
La causa è da ricercarsi in una mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale. Il dotto peritoneo-vaginale è un canale deputato alla discesa del testicolo nel sacco scrotale.
Il testicolo infatti, durante la vita embrionale, si forma in addome e, intorno alla 12° settimana di vita prenatale, si impegna nel canale inguinale fino a raggiungere lo scroto trascinando con se il peritoneo, membrana che riveste la cavità addominale, formando così uno sfondato che assomiglia ad un “dito di guanto” costituito appunto dal dotto peritoneo-vaginale (vedi “L’ernia inguinale nel bambino”).
Il dotto peritoneo-vaginale pertanto mette in comunicazione la cavità peritoneale, nella quale sono contenute le anse intestinali, con la vaginale del testicolo, membrana che avvolge il testicolo stesso una volta raggiunto lo scroto.
Tale dotto dovrebbe andare incontro a chiusura spontanea prima della nascita.
In caso contrario il liquido che mantiene bagnate le anse intestinali può fuoriuscire dalla cavità addominale e, attraverso il dotto, raggiungere lo scroto (idrocele comunicante).
Può capitare anche che il dotto peritoneo-vaginale si obliteri prossimalmente lasciando intrappolata una certa quantità di liquido (idrocele non comunicante). Da distinguersi dall’ernia che è caratterizzato dalla discesa attraverso il dotto peritoneo-vaginale pervio di un ansa intestinale.
L’idrocele si presenta come una tumefazione scrotale non dolente, di dimensioni variabili.
Nell’idrocele comunicante le dimensioni possono variare nell’arco della giornata: solitamente alla sera è più voluminoso in quanto è maggiore la quantità di liquido disceso dalla cavità addominale mentre durante la notte, la posizione sdraiata, permette il ritorno del liquido in addome.
Normalmente l’idrocele non provoca alcun dolore.
Deve suscitare preoccupazione la presenza di dolore associato ad una tumefazione inguinale, segno di un impegno di un’ansa intestinale nel dotto peritoneo-vaginale come nell’ernia inguinale intasata (vedi “L’ernia inguinale nel bambino”).
In tal caso è opportuno recarsi prontamente presso un pronto soccorso dove il personale sanitario procederà alla riduzione dell’ernia e, in caso di insuccesso, all’erniectomia d’urgenza. Nel sospetto di un idrocele è necessaria la valutazione del bambino da parte di un chirurgo pediatra.
La diagnosi è esclusivamente clinica; non sono necessari accertamenti strumentali. Ci si può avvalere della transilluminazione (con una torcia posta a contatto dello scroto, per trasparenza, permetterà di vederne il contenuto liquido e il testicolo al suo interno).
Una volta confermata la diagnosi, lo specialista valuterà se e quando intervenire chirurgicamente.
Nei primi 1-2 anni di vita è possibile assistere alla chiusura spontanea del dotto peritoneo-vaginale e alla risoluzione dell’idrocele mentre, dopo tale età, il trattamento definitivo è esclusivamente chirurgico.
La resezione del dotto peritoneo-vaginale viene praticata, in anestesia generale, con una piccola incisione in sede inguinale; si procede quindi all’isolamento, legatura alla base e resezione del dotto, analogamente a quanto prevede l’erniectomia. Tale procedura, in maniera analoga può essere eseguita anche in laparoscopia. L’intervento è eseguibile, salvo in casi particolari, in regime di “Day Surgery” con dimissione in giornata.
Nel bambino sano non sono richiesti esami preoperatori.
La convalescenza è pressoché nulla in quanto il bambino può ritornare prontamente ad una vita normale.
Ringrazio per questo articolo
Dott. Benvenuti Stefano
Chirurgo Pediatra
U.O.C. Chirurgia Pediatrica
Ospedale dei Bambini
ASST: Spedali Civili di Brescia
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Il dotto peritoneo-vaginale pertanto mette in comunicazione la cavità peritoneale, nella quale sono contenute le anse intestinali, con la vaginale del testicolo, membrana che avvolge il testicolo stesso una volta raggiunto lo scroto.
Tale dotto dovrebbe andare incontro a chiusura spontanea prima della nascita.
In caso contrario il liquido che mantiene bagnate le anse intestinali può fuoriuscire dalla cavità addominale e, attraverso il dotto, raggiungere lo scroto (idrocele comunicante).
Può capitare anche che il dotto peritoneo-vaginale si obliteri prossimalmente lasciando intrappolata una certa quantità di liquido (idrocele non comunicante). Da distinguersi dall’ernia che è caratterizzato dalla discesa attraverso il dotto peritoneo-vaginale pervio di un ansa intestinale.
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Deve suscitare preoccupazione la presenza di dolore associato ad una tumefazione inguinale, segno di un impegno di un’ansa intestinale nel dotto peritoneo-vaginale come nell’ernia inguinale intasata (vedi “L’ernia inguinale nel bambino”).
In tal caso è opportuno recarsi prontamente presso un pronto soccorso dove il personale sanitario procederà alla riduzione dell’ernia e, in caso di insuccesso, all’erniectomia d’urgenza. Nel sospetto di un idrocele è necessaria la valutazione del bambino da parte di un chirurgo pediatra.
La diagnosi è esclusivamente clinica; non sono necessari accertamenti strumentali. Ci si può avvalere della transilluminazione (con una torcia posta a contatto dello scroto, per trasparenza, permetterà di vederne il contenuto liquido e il testicolo al suo interno).
Una volta confermata la diagnosi, lo specialista valuterà se e quando intervenire chirurgicamente.
Nei primi 1-2 anni di vita è possibile assistere alla chiusura spontanea del dotto peritoneo-vaginale e alla risoluzione dell’idrocele mentre, dopo tale età, il trattamento definitivo è esclusivamente chirurgico.
La resezione del dotto peritoneo-vaginale viene praticata, in anestesia generale, con una piccola incisione in sede inguinale; si procede quindi all’isolamento, legatura alla base e resezione del dotto, analogamente a quanto prevede l’erniectomia. Tale procedura, in maniera analoga può essere eseguita anche in laparoscopia. L’intervento è eseguibile, salvo in casi particolari, in regime di “Day Surgery” con dimissione in giornata.
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