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Arancina, la zucca piccina, piccina

Arancina, la zucca piccina, piccina

Un nuovo racconto sulle avventure di una piccola zucca a cura di MariaGrazia Gritta

ARANCINA, LA ZUCCA PICCINA, PICCINA

Arancina era nata in una coltivazione di zucche, ovviamente dovevano crescere e diventare tutte belle grandi e polpose, ma purtroppo Arancina era rimasta piccola, piccola.

Il contadino aveva atteso ed atteso, ma niente da fare Arancina non aveva alcuna intenzione di crescere, così un giorno decise di sbarazzarsene.

“Che me ne faccio di una zucca di queste dimensioni, nessuno la vorrà al mercato!”

Disse spazientito e, dopo averla raccolta, la gettò nel campo vicino. Povera Arancina, si ritrovò improvvisamente tra l’erba alta ed incolta, lì chi mai l’avrebbe vista? Si mise a piangere sconsolata e, mentre tutta triste pensava al suo destino avverso, udì degli schiamazzi provenire poco distanti da lei.

“Che sarà? Se hanno intenzione di tagliare l’erba finirò sicuramente tra i rifiuti!” Disse tremando dalla paura.

Erano solo dei bambini che stavano giocando, ma ovviamente lei non lo sapeva.

“Dai Marco tira, tira…..! Goal, goal!” Sentì urlare.

Dopo quell’esclamazione, vide arrivarle accanto una cosa sconosciuta che rotolava, rotolava. Era tonda come lei, ma aveva un colore diverso, anzi due, che fosse una nuova moda?

Un anno vanno i pois, un anno le righe, un altro gli scacchi e lei invece era sempre e solo in tinta unita!

Arancina la fissò un attimo e poi le chiese:

“Ciao, non ho mai visto delle zucche vestite così, da dove vieni?”

“Ah, ah, ah!” Quella cosa stava ridendo.

“Io non sono una zucca, sono un pallone! I bambini mi usano per divertirsi!”

“Oh scusa, non lo sapevo, non avevo mai conosciuto un pallone! Anche a me piacerebbe far divertire i bambini!”

“Vedrai che ci riuscirai, ora però ti devo salutare, il mio padrone sta arrivando a prendermi!”

Arancina lo salutò triste, chissà se l’avrebbe rivisto.

Poi notò un bambino giungere lì vicino a loro, appena si chinò a

raccogliere il pallone, s’accorse di Arancina.

“Che ci fa una zucca qui in mezzo all’erba?”

Esclamò stupito.

“La porterò al papà, di sicuro lui riuscirà a farne qualcosa di bello!”

Pensò tutto contento.

Gli altri bambini però sembravano non essere d’accordo.

“Perché l’hai presa? Se era lì tra l’erba probabilmente sarà marcia, buttala via!”

Ma Marco non ne voleva sapere e poi quella zucca sembrava intatta, non aveva nulla di strano, a parte le sue dimensioni.

“Per fortuna che qualcuno mi apprezza e non mi vuole eliminare come ha fatto quel bifolco!”

Pensò Arancina, era così contenta che il colore della sua scorza pareva fosse diventato più intenso di prima e poi sarebbe stata vicina al suo nuovo amico!

“Vedi? Come inizio non è male, oggi hai reso felice qualcuno!”

Le disse il pallone al suo fianco. La piccola zucca sospirò pensando al suo futuro e già si vedeva protagonista di feste, balli e giochi divertenti. Quando Marco tornò a casa con Arancina tra le mani, era impaziente di farla vedere al suo papà.

“Carina, è un po’ piccola, ma mi sembra adatta per quello che mi è venuto in mente alla prima occhiata, qualche tocco qua e là e diventerà una bella zucca pronta per domani, vedrai farà un figurone alla festa di Halloween!”

Gli disse il papà e poi si rifugiò nello scantinato con l’intenzione di lavorare su quella piccola zucca. Arancina non stava più nella pelle, era emozionatissima, chissà come sarebbe diventata dopo la sua trasformazione, l’avrebbero riconosciuta ancora?

Il papà di Marco la manipolò per un po’ e, quando ebbe finito il suo lavoro, lei s’accorse che, lì poco distante insieme ad altri attrezzi e giochi, c’era il suo amico pallone e pensò che doveva assolutamente chiedergli se gli piaceva il suo nuovo look.

“Psst, ehi amico pallone, cosa ne pensi, ti piaccio così?”

“Ma sei tu? Non ti avevo riconosciuta, ti trovo bellissima, splendi di una nuova luce!”

“Grazie, sei molto gentile!”

Gli disse Arancina tutta contenta e poi aggiunse:

“Sai domani mi porteranno alla festa di Halloween, non mi fai gli auguri?”

“Certo, in bocca al lupo!”

“Ma….cosa vuol dire? Che mi mangeranno???”

Gli chiese la piccola zucca, piuttosto turbata da quella affermazione.

“No, non preoccuparti!”

La tranquillizzò il pallone.

“È solo un modo di dire, vedrai che ti divertirai alla festa!”

Arancina tirò un respiro di sollievo e salutò il suo amico pallone prima di andarsene. Quando il papà tornò su dallo scantinato, Marco e la mamma lo stavano aspettando. Teneva Arancina tra le mani e non sembrava più la stessa, il papà aveva fatto un buon lavoro, l’aveva scavata, le aveva ritagliato occhi, naso e bocca e le aveva messo all’interno una candela accesa, tanto da farle ben evidenziare tutte le sue nuove fattezze.

“Che bello!”

Pensò Arancina, i bambini sarebbero stati felici di vederla e si sarebbero pure divertiti in sua presenza alla festa di Halloween.

L’avrebbero portata con loro, bussando alle porte per dire “dolcetto o scherzetto” agli adulti e quest’ultimi si sarebbero stupiti nel vederla ed avrebbero capito che lei poteva essere utile anche per qualcosa di diverso della “solita minestra”.

Gritta Maria Grazia

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Un nuovo racconto sulle avventure di una piccola zucca a cura di MariaGrazia Gritta

ARANCINA, LA ZUCCA PICCINA, PICCINA

Arancina era nata in una coltivazione di zucche, ovviamente dovevano crescere e diventare tutte belle grandi e polpose, ma purtroppo Arancina era rimasta piccola, piccola.

Il contadino aveva atteso ed atteso, ma niente da fare Arancina non aveva alcuna intenzione di crescere, così un giorno decise di sbarazzarsene.

“Che me ne faccio di una zucca di queste dimensioni, nessuno la vorrà al mercato!”

Disse spazientito e, dopo averla raccolta, la gettò nel campo vicino. Povera Arancina, si ritrovò improvvisamente tra l’erba alta ed incolta, lì chi mai l’avrebbe vista? Si mise a piangere sconsolata e, mentre tutta triste pensava al suo destino avverso, udì degli schiamazzi provenire poco distanti da lei.

“Che sarà? Se hanno intenzione di tagliare l’erba finirò sicuramente tra i rifiuti!” Disse tremando dalla paura.

Erano solo dei bambini che stavano giocando, ma ovviamente lei non lo sapeva.

“Dai Marco tira, tira…..! Goal, goal!” Sentì urlare.

Dopo quell’esclamazione, vide arrivarle accanto una cosa sconosciuta che rotolava, rotolava. Era tonda come lei, ma aveva un colore diverso, anzi due, che fosse una nuova moda?

Un anno vanno i pois, un anno le righe, un altro gli scacchi e lei invece era sempre e solo in tinta unita!

Arancina la fissò un attimo e poi le chiese:

“Ciao, non ho mai visto delle zucche vestite così, da dove vieni?”

“Ah, ah, ah!” Quella cosa stava ridendo.

“Io non sono una zucca, sono un pallone! I bambini mi usano per divertirsi!”

“Oh scusa, non lo sapevo, non avevo mai conosciuto un pallone! Anche a me piacerebbe far divertire i bambini!”

“Vedrai che ci riuscirai, ora però ti devo salutare, il mio padrone sta arrivando a prendermi!”

Arancina lo salutò triste, chissà se l’avrebbe rivisto.

Poi notò un bambino giungere lì vicino a loro, appena si chinò a

raccogliere il pallone, s’accorse di Arancina.

“Che ci fa una zucca qui in mezzo all’erba?”

Esclamò stupito.

“La porterò al papà, di sicuro lui riuscirà a farne qualcosa di bello!”

Pensò tutto contento.

Gli altri bambini però sembravano non essere d’accordo.

“Perché l’hai presa? Se era lì tra l’erba probabilmente sarà marcia, buttala via!”

Ma Marco non ne voleva sapere e poi quella zucca sembrava intatta, non aveva nulla di strano, a parte le sue dimensioni.

“Per fortuna che qualcuno mi apprezza e non mi vuole eliminare come ha fatto quel bifolco!”

Pensò Arancina, era così contenta che il colore della sua scorza pareva fosse diventato più intenso di prima e poi sarebbe stata vicina al suo nuovo amico!

“Vedi? Come inizio non è male, oggi hai reso felice qualcuno!”

Le disse il pallone al suo fianco. La piccola zucca sospirò pensando al suo futuro e già si vedeva protagonista di feste, balli e giochi divertenti. Quando Marco tornò a casa con Arancina tra le mani, era impaziente di farla vedere al suo papà.

“Carina, è un po’ piccola, ma mi sembra adatta per quello che mi è venuto in mente alla prima occhiata, qualche tocco qua e là e diventerà una bella zucca pronta per domani, vedrai farà un figurone alla festa di Halloween!”

Gli disse il papà e poi si rifugiò nello scantinato con l’intenzione di lavorare su quella piccola zucca. Arancina non stava più nella pelle, era emozionatissima, chissà come sarebbe diventata dopo la sua trasformazione, l’avrebbero riconosciuta ancora?

Il papà di Marco la manipolò per un po’ e, quando ebbe finito il suo lavoro, lei s’accorse che, lì poco distante insieme ad altri attrezzi e giochi, c’era il suo amico pallone e pensò che doveva assolutamente chiedergli se gli piaceva il suo nuovo look.

“Psst, ehi amico pallone, cosa ne pensi, ti piaccio così?”

“Ma sei tu? Non ti avevo riconosciuta, ti trovo bellissima, splendi di una nuova luce!”

“Grazie, sei molto gentile!”

Gli disse Arancina tutta contenta e poi aggiunse:

“Sai domani mi porteranno alla festa di Halloween, non mi fai gli auguri?”

“Certo, in bocca al lupo!”

“Ma….cosa vuol dire? Che mi mangeranno???”

Gli chiese la piccola zucca, piuttosto turbata da quella affermazione.

“No, non preoccuparti!”

La tranquillizzò il pallone.

“È solo un modo di dire, vedrai che ti divertirai alla festa!”

Arancina tirò un respiro di sollievo e salutò il suo amico pallone prima di andarsene. Quando il papà tornò su dallo scantinato, Marco e la mamma lo stavano aspettando. Teneva Arancina tra le mani e non sembrava più la stessa, il papà aveva fatto un buon lavoro, l’aveva scavata, le aveva ritagliato occhi, naso e bocca e le aveva messo all’interno una candela accesa, tanto da farle ben evidenziare tutte le sue nuove fattezze.

“Che bello!”

Pensò Arancina, i bambini sarebbero stati felici di vederla e si sarebbero pure divertiti in sua presenza alla festa di Halloween.

L’avrebbero portata con loro, bussando alle porte per dire “dolcetto o scherzetto” agli adulti e quest’ultimi si sarebbero stupiti nel vederla ed avrebbero capito che lei poteva essere utile anche per qualcosa di diverso della “solita minestra”.

Gritta Maria Grazia

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