Vi ringrazio tantissimo per aver pubblicato questo articolo, il GRAZIE ovviametne comprende anche maestraemamma.altervista.org che mi permesso di scriverlo. Voi contribuite a far uscire questo libro (e la mia casa editrice) dall’accezione di “nicchia”. Sono ancora impegnata su questo argomento a tal punto d’aver appena pubblicato un libro che si interessa invece a quelli che potremmo definire “i fratelli maggiori” di Riccardo. Mi riferisco a quei giovani ma anche adulti che non hanno vinto la sfida come Riccardo e continuano il loro viaggio nel silenzio. Il nuovo libro dà la voce a chi non riesce a farla uscire. Lo hanno scritto loro. Grazie ancora.
Adriana Cigni, editrice A.G.Editions
Mutismo selettivo
Interessante analisi sul mutismo selettivo proposta da Adriana Cigni per il blog maestraemamma.
Il mutismo selettivo
di Adriana Cigni
Qualche giorno fa mio figlio mi ha sottoposto ad una raffica di richieste concernenti una ricerca sul Rinascimento italiano (fra l’altro proposta da me in un momento di “orgoglio patriottico”). Dopo averlo rassicurato sui tempi, la scelta delle illustrazioni e la definizione dei termini ho riflettuto sull’agitazione e la paura che si nascondeva dietro a questo “compito”: ricerca sul Rinascimento Italiano.
Questo episodio ovviamente banale, mi ha dato lo spunto per definire il tema di questo articolo: il mutismo selettivo. Ho capito che quando la preoccupazione per gli avvenimenti futuri raggiunge livelli massimi, diventa ansia. So che non è una grande scoperta e ci saranno tomi e tomi di libri di psicologia a tale proposito ma credo che, nel caso del bambino mutico, quest’ansia sia incontrollabile e diventi paura: paura di tutto ciò che può accadere fuori dal proprio spazio protetto, paura della novità, degli sconosciuti e della scuola . Forse i bambini che soffrono di mutismo selettivo, che viene appunto definito un disturbo legato all’ansia, provano proprio questo.
Questi bambini che non parlano a scuola mentre a casa sono delle macchinette inarrestabili, questi bambini che sembrano trasformarsi in statue di ghiaccio in classe, forse hanno solo tanta paura. Per la maggior parte dei casi questa paura non è giustificata da fatti reali , possiamo “indagare” , assicurarci che nessuno gli abbia fatto del male: non la maestra, non i compagni, nessuno.
continua a leggere l’articolo: Mutismo selettivo
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Il mutismo selettivo
di Adriana Cigni
Qualche giorno fa mio figlio mi ha sottoposto ad una raffica di richieste concernenti una ricerca sul Rinascimento italiano (fra l’altro proposta da me in un momento di “orgoglio patriottico”). Dopo averlo rassicurato sui tempi, la scelta delle illustrazioni e la definizione dei termini ho riflettuto sull’agitazione e la paura che si nascondeva dietro a questo “compito”: ricerca sul Rinascimento Italiano.
Questo episodio ovviamente banale, mi ha dato lo spunto per definire il tema di questo articolo: il mutismo selettivo. Ho capito che quando la preoccupazione per gli avvenimenti futuri raggiunge livelli massimi, diventa ansia. So che non è una grande scoperta e ci saranno tomi e tomi di libri di psicologia a tale proposito ma credo che, nel caso del bambino mutico, quest’ansia sia incontrollabile e diventi paura: paura di tutto ciò che può accadere fuori dal proprio spazio protetto, paura della novità, degli sconosciuti e della scuola . Forse i bambini che soffrono di mutismo selettivo, che viene appunto definito un disturbo legato all’ansia, provano proprio questo.
Questi bambini che non parlano a scuola mentre a casa sono delle macchinette inarrestabili, questi bambini che sembrano trasformarsi in statue di ghiaccio in classe, forse hanno solo tanta paura. Per la maggior parte dei casi questa paura non è giustificata da fatti reali , possiamo “indagare” , assicurarci che nessuno gli abbia fatto del male: non la maestra, non i compagni, nessuno.
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Ottimo articolo che centra con un ottima prospettiva pedagogica e di intervento diretto sul problema, purtroppo un problema spesso sottovalutato e poco conosciuto che se non trattato nel modo corretto può acuirsi e creare grande sofferenza nel bambino; io stesso ho avuto esperienza, come insegnante, con questo tipo di bambini e mi permetto di arricchire il vostro prezioso contributo con il mio. Grazie.
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Vi ringrazio tantissimo per aver pubblicato questo articolo, il GRAZIE ovviametne comprende anche maestraemamma.altervista.org che mi permesso di scriverlo. Voi contribuite a far uscire questo libro (e la mia casa editrice) dall’accezione di “nicchia”. Sono ancora impegnata su questo argomento a tal punto d’aver appena pubblicato un libro che si interessa invece a quelli che potremmo definire “i fratelli maggiori” di Riccardo. Mi riferisco a quei giovani ma anche adulti che non hanno vinto la sfida come Riccardo e continuano il loro viaggio nel silenzio. Il nuovo libro dà la voce a chi non riesce a farla uscire. Lo hanno scritto loro. Grazie ancora.
Adriana Cigni, editrice A.G.Editions
Ottimo articolo che centra con un ottima prospettiva pedagogica e di intervento diretto sul problema, purtroppo un problema spesso sottovalutato e poco conosciuto che se non trattato nel modo corretto può acuirsi e creare grande sofferenza nel bambino; io stesso ho avuto esperienza, come insegnante, con questo tipo di bambini e mi permetto di arricchire il vostro prezioso contributo con il mio. Grazie.