Come favorire l’allattamento?
L’allattamento al seno, dopo le dimissioni ospedaliere, rimane una fase molto delicata, il post partum, che, se non supportata a dovere, rischia di indurre la neomamma allo scoraggiamento e ad abbandonare l’allattamento naturale
Livelli alti di prolattina e ossitocina sono cruciali per l’avvio del processo di lattazione.
Cosa quindi è consigliabile o auspicabile per un buon avvio all’allattamento?
I valori ormonali dedicati alla lattazione e alle cure materne (principalmente ossitocina e prolattina) prendono il loro pieno via in sala parto più precisamente nelle due ore successive al parto.
Durante Le famose “ore d’oro” di M. Odent, dove dovrebbe avvenire il cosiddetto ”contatto pelle a pelle” fra il neonato nudo appena venuto al mondo messo a contatto con il corpo nudo della madre.
Il neonato, appoggiato al seno, potrà fare la sua prima, vera, importantissima poppata senza essere staccato o allontanato dalla madre da nessun operatore.
Questa prima suzione, oltre che favorire contrazioni uterine utili al secondamento della placenta, presenta delle condizioni particolari dove si ha un innalzamento di endorfine per entrambi bimbo e madre e assesti fisiologici migliori queste sostanze simili a oppiacei creano una sorta di dipendenza facilitando la relazione fra i due e un buon attaccamento.
Le ore successive al parto sono altrettanto importanti per un buon avvio all’allattamento e qui la poppata frequente sarà utile al neonato perché dopo la faticosa avventura della nascita (soprattutto se non ha avuto il contatto skin to skin), avrà bruciato più grasso bruno e calorie e necessita di numerosi attacchi per recuperare energia e calorie, stimolando così, attraverso la suzione, la produzione di colostro e poi di latte. La richiesta del piccolo va assecondata e stimolata spesso.
È quindi necessario continuare ad attaccarlo ogni volta che chiede o comunque ogni due ore. Dopo la montata lattea, nei giorni a seguire alcuni neonati potrebbero richiedere il pasto dopo due o tre ore, altri invece dopo sei o addirittura sette ore in quest’ultimo caso sarebbe meglio non assecondare la cosa a mio avviso ma farlo poppare ogni due o tre ore per assicurarsi una produzione attiva di latte e un pasto per il piccolo senza far trascorrere troppo tempo fra una poppata e l’altra che potrebbe causare un ingorgo mammario alla mamma o una diminuzione della produzione del latte a causa del Fil (Feedback Inhibitor of Lactation).
L’ideale d’intervallo sarebbe almeno di un ora e mezza, due ma non più di 4 ore.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontra una neo mamma nell’allattamento al seno e che spesso le porta a desistere?
Le difficoltà sono tante a seconda dei casi, ne ho osservate diverse nel corso della mia esperienza generalmente creano attimi di sconforto l’insicurezza dovuta alla paura di non essere in grado di produrre abbastanza latte per il piccolo o la gestione della poppata notturna. In questo caso può venire in aiuto il mitico papà, o una figura professionale di sostegno per esempio, mentre nel primo caso serve conforto, rassicurazione competente che renda sicura la mamma di essere perfettamente in grado di allattare bene e finché lo desidera il suo bambino!
Un’altra difficoltà è data dalla scorretta suzione del bambino che, non riuscendo a nutrirsi, piange disperatamente mandando in panico la neo mamma!
Molte donne sono in apprensione per la tardiva comparsa della prima montata lattea, è possibile e, soprattutto, necessario stimolarne al comparsa al più presto?
La comparsa della montata lattea è molto soggettiva, molte volte non avviene, al contrario di come si pensa.
Purtroppo alcune mamme con cui ho collaborato, in ospedale hanno avuto numerose interferenze nei giorni successivi al parto, tralasciando così una buona stimolazione al seno che può ritardare una possibile montata, alcune hanno avuto, ad esempio, un precario contatto col bambino a cui magari è stato somministrato latte artificiale con biberon.
Altre donne sono incappate in formazioni di ragadi non curate che rendevano difficili e dolorosi gli attacchi.
Tutto questo crea tensione e stress, la poca stimolazione e contatto in molti casi non fa arrivare la montata.Oppure a volte non arriva semplicemente per effetto positivo del fatto che è stata affrontata subito, rapidamente per cui senza accorgersene la mamma ha drenato subito il seno con attacchi frequenti del bambino! Con molte neo mamme, una volte dimesse dall’ospedale, abbiamo affrontato un percorso a ritroso per avviare la “riallattazione“.
So che è difficile da credere ma il mondo dell’allattamento è grande e infinito!
Il fattore principale comunque per avere la montata lattea è sempre un buon attaccamento e essere serene, si può partire con il piede giusto solo se il luogo del parto le rende tranquille, a proprio agio e che permetta un contatto pelle a pelle. Sottolineo che è sempre possibile attivare l’allattamento naturale anche quando si sono perse tutte le speranze se seguite da una persona competente!
Quindi non scoraggiatevi mamme si riescono a recuperare diverse situazioni.
Una donna con un seno piccolo può soddisfare le esigenze di un neonato e produrre latte a sufficienza?
Certo! Come no, qualsiasi seno può allattare e produrre latte a sufficienza!
E’ possibile prevenire la comparsa di ragadi e mastite?
Le ragadi sono causate da una scorretta suzione da parte del bambino. Per prevenirle, è determinante un buon attacco al seno del neonato fin da subito.
Nel caso dovessero comparire, oltre a qualche goccia di latte serve sempre la posizione corretta del piccolo.
Molte donne dopo poco tempo dal parto riprendono a lavorare e smettono di allattare: quali consigli possiamo dare per incoraggiare a non abbandonare?
La maternità garantisce, alle mamme che hanno un contratto lavorativo, due ore al giorno per poter allattare.
Le mamme non sempre utilizzano questo diritto in maniera corretta. Spesso anziché tornare a casa dal piccolo per allattarlo, preferiscono o scelgono, per vari motivi, di lavorare in orario continuativo smettendo due ore prima. In questo modo il seno non viene stimolato per troppe ore e il rischio è che cali notevolmente la produzione di latte.
E il bambino in molti casi, in queste ore, viene allattato con latte artificiale. Esistono i diritti! Siamo noi donne a doverne usufruire in maniera corretta se davvero ci teniamo ad allattare! In alcuni casi però la sede del lavoro è molto lontana da casa, ma il problema si può risolvere facilmente: le due ore da dedicare al piccolo per succhiare il latte, possono essere gestite con l’ausilio del tiralatte per estrarre l’alimento che
può essere refrigerato, riportato a casa e consumato attraverso il biberon il giorno dopo. Oggi in commercio esistono diversi tiralatte a valigetta molto comodi per la raccolta del latte sul posto di lavoro.
È impegnativo ma possibile!
Quando (e se) è necessaria l’aggiunta di latte artificiale?
Generalmente quando una mamma ha il suo latte non serve nessuna aggiunta, serve solo che sia accompagnata da qualcuno che sappia come aumentare la sua produzione, certo è che questo prima avviene meglio è!
Può succedere che in caso di grave malattia la madre sia impossibilitata ad allattare a causa di farmaci nocivi per la salute del bambino, in questo caso l’allattamento viene interrotto e subentra il latte artificiale, a meno che non si disponga di latte materno donato.
È sempre bene consultare un neonatologo, spesso ci sono cure alternative che permettono di non interrompere l’allattamento.
Allattamento e depressione post-partum: c’è connessione?
Pochi studi sono stati fatti a riguardo ma sono certa che una mamma che non è riuscita a portare a termine un allattamento proverà sempre un senso di colpa o grande frustrazione che potrebbe portare
ad una depressione successiva.
Ci sono però spesso condizioni dove in precedenza esistevano segnali di depressione, il nuovo impegno di accudire un bambino quando è faticoso badare a se stesse può certamente portare ad aggravare la situazione. Credo invece che l’allattamento, pur stancante che sia e se condotto con successo, potrà aiutare la mamma infondendole un senso di sicurezza e gratificazione, sentendosi all’altezza della situazione!
Ringrazio per questo articolo:
Giovanna Sottini
Puericultrice ed educatrice perinatale
telefono: 338 4409957
mail: viola.jo@libero.it
Conosci meglio Giovanna e i suoi servizi
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L’allattamento al seno, dopo le dimissioni ospedaliere, rimane una fase molto delicata, il post partum, che, se non supportata a dovere, rischia di indurre la neomamma allo scoraggiamento e ad abbandonare l’allattamento naturale
Livelli alti di prolattina e ossitocina sono cruciali per l’avvio del processo di lattazione.
Cosa quindi è consigliabile o auspicabile per un buon avvio all’allattamento?
I valori ormonali dedicati alla lattazione e alle cure materne (principalmente ossitocina e prolattina) prendono il loro pieno via in sala parto più precisamente nelle due ore successive al parto.
Durante Le famose “ore d’oro” di M. Odent, dove dovrebbe avvenire il cosiddetto ”contatto pelle a pelle” fra il neonato nudo appena venuto al mondo messo a contatto con il corpo nudo della madre.
Il neonato, appoggiato al seno, potrà fare la sua prima, vera, importantissima poppata senza essere staccato o allontanato dalla madre da nessun operatore.
Questa prima suzione, oltre che favorire contrazioni uterine utili al secondamento della placenta, presenta delle condizioni particolari dove si ha un innalzamento di endorfine per entrambi bimbo e madre e assesti fisiologici migliori queste sostanze simili a oppiacei creano una sorta di dipendenza facilitando la relazione fra i due e un buon attaccamento.
Le ore successive al parto sono altrettanto importanti per un buon avvio all’allattamento e qui la poppata frequente sarà utile al neonato perché dopo la faticosa avventura della nascita (soprattutto se non ha avuto il contatto skin to skin), avrà bruciato più grasso bruno e calorie e necessita di numerosi attacchi per recuperare energia e calorie, stimolando così, attraverso la suzione, la produzione di colostro e poi di latte. La richiesta del piccolo va assecondata e stimolata spesso.
È quindi necessario continuare ad attaccarlo ogni volta che chiede o comunque ogni due ore. Dopo la montata lattea, nei giorni a seguire alcuni neonati potrebbero richiedere il pasto dopo due o tre ore, altri invece dopo sei o addirittura sette ore in quest’ultimo caso sarebbe meglio non assecondare la cosa a mio avviso ma farlo poppare ogni due o tre ore per assicurarsi una produzione attiva di latte e un pasto per il piccolo senza far trascorrere troppo tempo fra una poppata e l’altra che potrebbe causare un ingorgo mammario alla mamma o una diminuzione della produzione del latte a causa del Fil (Feedback Inhibitor of Lactation).
L’ideale d’intervallo sarebbe almeno di un ora e mezza, due ma non più di 4 ore.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontra una neo mamma nell’allattamento al seno e che spesso le porta a desistere?
Le difficoltà sono tante a seconda dei casi, ne ho osservate diverse nel corso della mia esperienza generalmente creano attimi di sconforto l’insicurezza dovuta alla paura di non essere in grado di produrre abbastanza latte per il piccolo o la gestione della poppata notturna. In questo caso può venire in aiuto il mitico papà, o una figura professionale di sostegno per esempio, mentre nel primo caso serve conforto, rassicurazione competente che renda sicura la mamma di essere perfettamente in grado di allattare bene e finché lo desidera il suo bambino!
Un’altra difficoltà è data dalla scorretta suzione del bambino che, non riuscendo a nutrirsi, piange disperatamente mandando in panico la neo mamma!
Molte donne sono in apprensione per la tardiva comparsa della prima montata lattea, è possibile e, soprattutto, necessario stimolarne al comparsa al più presto?
La comparsa della montata lattea è molto soggettiva, molte volte non avviene, al contrario di come si pensa.
Purtroppo alcune mamme con cui ho collaborato, in ospedale hanno avuto numerose interferenze nei giorni successivi al parto, tralasciando così una buona stimolazione al seno che può ritardare una possibile montata, alcune hanno avuto, ad esempio, un precario contatto col bambino a cui magari è stato somministrato latte artificiale con biberon.
Altre donne sono incappate in formazioni di ragadi non curate che rendevano difficili e dolorosi gli attacchi.
Tutto questo crea tensione e stress, la poca stimolazione e contatto in molti casi non fa arrivare la montata.Oppure a volte non arriva semplicemente per effetto positivo del fatto che è stata affrontata subito, rapidamente per cui senza accorgersene la mamma ha drenato subito il seno con attacchi frequenti del bambino! Con molte neo mamme, una volte dimesse dall’ospedale, abbiamo affrontato un percorso a ritroso per avviare la “riallattazione“.
So che è difficile da credere ma il mondo dell’allattamento è grande e infinito!
Il fattore principale comunque per avere la montata lattea è sempre un buon attaccamento e essere serene, si può partire con il piede giusto solo se il luogo del parto le rende tranquille, a proprio agio e che permetta un contatto pelle a pelle. Sottolineo che è sempre possibile attivare l’allattamento naturale anche quando si sono perse tutte le speranze se seguite da una persona competente!
Quindi non scoraggiatevi mamme si riescono a recuperare diverse situazioni.
Una donna con un seno piccolo può soddisfare le esigenze di un neonato e produrre latte a sufficienza?
Certo! Come no, qualsiasi seno può allattare e produrre latte a sufficienza!
E’ possibile prevenire la comparsa di ragadi e mastite?
Le ragadi sono causate da una scorretta suzione da parte del bambino. Per prevenirle, è determinante un buon attacco al seno del neonato fin da subito.
Nel caso dovessero comparire, oltre a qualche goccia di latte serve sempre la posizione corretta del piccolo.
Molte donne dopo poco tempo dal parto riprendono a lavorare e smettono di allattare: quali consigli possiamo dare per incoraggiare a non abbandonare?
La maternità garantisce, alle mamme che hanno un contratto lavorativo, due ore al giorno per poter allattare.
Le mamme non sempre utilizzano questo diritto in maniera corretta. Spesso anziché tornare a casa dal piccolo per allattarlo, preferiscono o scelgono, per vari motivi, di lavorare in orario continuativo smettendo due ore prima. In questo modo il seno non viene stimolato per troppe ore e il rischio è che cali notevolmente la produzione di latte.
E il bambino in molti casi, in queste ore, viene allattato con latte artificiale. Esistono i diritti! Siamo noi donne a doverne usufruire in maniera corretta se davvero ci teniamo ad allattare! In alcuni casi però la sede del lavoro è molto lontana da casa, ma il problema si può risolvere facilmente: le due ore da dedicare al piccolo per succhiare il latte, possono essere gestite con l’ausilio del tiralatte per estrarre l’alimento che
può essere refrigerato, riportato a casa e consumato attraverso il biberon il giorno dopo. Oggi in commercio esistono diversi tiralatte a valigetta molto comodi per la raccolta del latte sul posto di lavoro.
È impegnativo ma possibile!
Quando (e se) è necessaria l’aggiunta di latte artificiale?
Generalmente quando una mamma ha il suo latte non serve nessuna aggiunta, serve solo che sia accompagnata da qualcuno che sappia come aumentare la sua produzione, certo è che questo prima avviene meglio è!
Può succedere che in caso di grave malattia la madre sia impossibilitata ad allattare a causa di farmaci nocivi per la salute del bambino, in questo caso l’allattamento viene interrotto e subentra il latte artificiale, a meno che non si disponga di latte materno donato.
È sempre bene consultare un neonatologo, spesso ci sono cure alternative che permettono di non interrompere l’allattamento.
Allattamento e depressione post-partum: c’è connessione?
Pochi studi sono stati fatti a riguardo ma sono certa che una mamma che non è riuscita a portare a termine un allattamento proverà sempre un senso di colpa o grande frustrazione che potrebbe portare
ad una depressione successiva.
Ci sono però spesso condizioni dove in precedenza esistevano segnali di depressione, il nuovo impegno di accudire un bambino quando è faticoso badare a se stesse può certamente portare ad aggravare la situazione. Credo invece che l’allattamento, pur stancante che sia e se condotto con successo, potrà aiutare la mamma infondendole un senso di sicurezza e gratificazione, sentendosi all’altezza della situazione!
Ringrazio per questo articolo:
Giovanna Sottini
Puericultrice ed educatrice perinatale
telefono: 338 4409957
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