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I benefici del latte materno per i neonati con peso molto basso alla nascita (VLBW)

I benefici del latte materno per i neonati con peso molto basso alla nascita (VLBW)

I benefici del latte materno per i neonati con peso molto basso alla nascita (VLBW)

Nei bambini con un peso molto basso alla nascita (VLBW), l’assunzione tempestiva di latte materno durante la permanenza in un’unità di terapia intensiva neonatale (UTIN) riduce il rischio di sepsi tardiva fino al 19%1. Analogamente, il rischio di NEC (enterocolite necrotizzante) è tre volte più basso in bambini VLBW alimentati esclusivamente con latte materno nei primi 14 giorni di vita.

Al 9° Convegno sulla lattazione e sull’allattamento al seno organizzato da Medela a Madrid, dal 4 al 5 aprile 2014, Paula Meier e Jae Kim presentano un quadro approfondito sul valore della somministrazione precoce di latte materno nelle UTIN in termini sia economici sia di salute, indicando una serie di procedure avanzate per rafforzare la catena di passaggio del latte materno da madre a figlio.

La salute dei bambini nati prematuri è minacciata da molteplici fattori. Secondo la ricerca e diverse prove concrete, l’allattamento dei neonati VLBW con latte materno è concettualmente assimilabile a un piano di prevenzione primaria contro numerose complicanze. Si tratta di una vera e propria strategia ed è sicura, efficace, ampiamente disponibile e non costosa. Una serie di ricerche condotte negli ultimi mesi ha evidenziato in modo più approfondito gli effetti clinici e, nello specifico, i notevoli risparmi economici derivanti dalla somministrazione sistematica, ben strutturata e precoce di latte materno ai bambini prematuri nelle UTIN. Tuttavia, questa strategia può essere implementata con successo solo a patto che tutto lo staff medico ospedaliero cooperi nell’ottimizzazione della catena di passaggio del latte materno dalla madre al bambino2.

Riduzione significativa del rischio di sepsi

Nei primi mesi del 2013, Paula Meier è riuscita a dimostrare che ogni 10 ml in più di latte materno somministrati ai neonati VLBW nei primi 28 giorni di vita corrispondono a una riduzione della sepsi tardiva del 19%2. La ricerca è stata svolta nell’ambito di uno studio di coorte sovvenzionato dal NIH (National Institutes of Health) e condotto nell’arco di 5 anni su 430 coppie di madri-neonati VLBW presso il Rush University Medical Center di Chicago. L’aumento della dose media giornaliera di latte materno da una quantità inferiore ai 25 ml a una superiore ai 50 ml nei primi 28 giorni di vita ha comportato una riduzione dei costi per l’UTIN di 31.514 dollari a neonato1. I costi incrementali della sepsi dipendono da vari fattori: i neonati con sepsi permangono più a lungo (in media 28 giorni in più) nelle UTIN rispetto a quelli non affetti da questa patologia; il trattamento della sepsi è molto dispendioso in termini di risorse e sussiste un rischio maggiore di problemi di salute e di sviluppo neurologico a lungo termine. La ricerca ha dimostrato che i costi sostenuti nelle UTIN per il trattamento di questa patologia sono minimi nei neonati VLBW allattati per i primi 28 giorni di vita con la dose media più alta di latte materno. Questi risparmi compenserebbero le spese sostenute dalle madri e dalle istituzioni per la somministrazione e l’alimentazione a base di latte materno, come quelle per il noleggio dei tiralatte, per l’assistenza nell’allattamento nonché per la conservazione del latte.

La somministrazione di latte nei primi giorni di vita dei neonati VLBW presenta notevoli vantaggi economici

Un altro recente studio3 ha esaminato proprio questo aspetto, analizzando il valore economico della somministrazione sollecita di latte materno ai neonati VLBW. Le complicanze cui sono soggetti i bambini prematuri, come l’enterocolite necrotizzante, le malattie polmonari croniche, la crescita insufficiente, il ritardo dello sviluppo neurocognitivo e la riospedalizzazione dopo la dimissione dalle UTIN, sono onerose per le famiglie, per le istituzioni di assistenza sanitaria, per i sistemi educativi e per la società in senso lato4. Sebbene la raccolta di latte materno implichi dei costi, come quelli per il noleggio ospedaliero dei tiralatte nonché per l’acquisto dei kit di raccolta mediante tiralatte e dei contenitori monouso per alimenti, la ricerca ha evidenziato che il supporto alle madri biologiche nell’estrazione di latte materno è più economico rispetto all’acquisto della stessa quantità di latte materno da donatrici o di latte artificiale in commercio. Le madri non devono far altro che estrarre un volume minimo giornaliero che superi in media i 100 ml per un lasso di tempo sufficiente (dai 4 ai 19 giorni). Lo studio ha concluso che da un punto di vista economico “le istituzioni dovrebbero provvedere quanto prima a identificare le madri che producono meno di 100 ml di latte (al giorno) per i loro neonati VLBW, intervenendo in modo tempestivo. Rendere prioritaria l’assistenza all’allattamento per queste madri non solo consente di somministrare dosi più alte di latte materno ai neonati ma si traduce automaticamente in un risparmio per le istituzioni“. Da studi condotti precedentemente emerge che la maggior parte delle madri di neonati VLBW riesce a disporre di un volume sufficiente di latte, se supportata da servizi di assistenza e da prodotti per l’allattamento basati sull’evidenza, come ad esempio tiralatte efficaci5.

Iniziative per la standardizzazione della somministrazione di latte materno negli ospedali

Durante il convegno, Jae Kim illustra le sue esperienze con una serie di nuove iniziative volte a standardizzare la somministrazione di latte materno nelle UTIN. Come esempio specifico, il programma SPIN condotto presso l’Università della California di San Diego. Il programma mira a definire un’alimentazione completamente basata su latte materno ottimizzando la produzione, la qualità e la sicurezza del latte materno e, contestualmente, promuovendo la cura mediante il contatto pelle contro pelle e l’allattamento al seno. Per rispondere a esigenze specifiche dell’ambiente che si occupa di bambini prematuri, il programma supporta l’utilizzo di latte proveniente da donatrici2.

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Nei bambini con un peso molto basso alla nascita (VLBW), l’assunzione tempestiva di latte materno durante la permanenza in un’unità di terapia intensiva neonatale (UTIN) riduce il rischio di sepsi tardiva fino al 19%1. Analogamente, il rischio di NEC (enterocolite necrotizzante) è tre volte più basso in bambini VLBW alimentati esclusivamente con latte materno nei primi 14 giorni di vita.

Al 9° Convegno sulla lattazione e sull’allattamento al seno organizzato da Medela a Madrid, dal 4 al 5 aprile 2014, Paula Meier e Jae Kim presentano un quadro approfondito sul valore della somministrazione precoce di latte materno nelle UTIN in termini sia economici sia di salute, indicando una serie di procedure avanzate per rafforzare la catena di passaggio del latte materno da madre a figlio.

La salute dei bambini nati prematuri è minacciata da molteplici fattori. Secondo la ricerca e diverse prove concrete, l’allattamento dei neonati VLBW con latte materno è concettualmente assimilabile a un piano di prevenzione primaria contro numerose complicanze. Si tratta di una vera e propria strategia ed è sicura, efficace, ampiamente disponibile e non costosa. Una serie di ricerche condotte negli ultimi mesi ha evidenziato in modo più approfondito gli effetti clinici e, nello specifico, i notevoli risparmi economici derivanti dalla somministrazione sistematica, ben strutturata e precoce di latte materno ai bambini prematuri nelle UTIN. Tuttavia, questa strategia può essere implementata con successo solo a patto che tutto lo staff medico ospedaliero cooperi nell’ottimizzazione della catena di passaggio del latte materno dalla madre al bambino2.

Riduzione significativa del rischio di sepsi

Nei primi mesi del 2013, Paula Meier è riuscita a dimostrare che ogni 10 ml in più di latte materno somministrati ai neonati VLBW nei primi 28 giorni di vita corrispondono a una riduzione della sepsi tardiva del 19%2. La ricerca è stata svolta nell’ambito di uno studio di coorte sovvenzionato dal NIH (National Institutes of Health) e condotto nell’arco di 5 anni su 430 coppie di madri-neonati VLBW presso il Rush University Medical Center di Chicago. L’aumento della dose media giornaliera di latte materno da una quantità inferiore ai 25 ml a una superiore ai 50 ml nei primi 28 giorni di vita ha comportato una riduzione dei costi per l’UTIN di 31.514 dollari a neonato1. I costi incrementali della sepsi dipendono da vari fattori: i neonati con sepsi permangono più a lungo (in media 28 giorni in più) nelle UTIN rispetto a quelli non affetti da questa patologia; il trattamento della sepsi è molto dispendioso in termini di risorse e sussiste un rischio maggiore di problemi di salute e di sviluppo neurologico a lungo termine. La ricerca ha dimostrato che i costi sostenuti nelle UTIN per il trattamento di questa patologia sono minimi nei neonati VLBW allattati per i primi 28 giorni di vita con la dose media più alta di latte materno. Questi risparmi compenserebbero le spese sostenute dalle madri e dalle istituzioni per la somministrazione e l’alimentazione a base di latte materno, come quelle per il noleggio dei tiralatte, per l’assistenza nell’allattamento nonché per la conservazione del latte.

La somministrazione di latte nei primi giorni di vita dei neonati VLBW presenta notevoli vantaggi economici

Un altro recente studio3 ha esaminato proprio questo aspetto, analizzando il valore economico della somministrazione sollecita di latte materno ai neonati VLBW. Le complicanze cui sono soggetti i bambini prematuri, come l’enterocolite necrotizzante, le malattie polmonari croniche, la crescita insufficiente, il ritardo dello sviluppo neurocognitivo e la riospedalizzazione dopo la dimissione dalle UTIN, sono onerose per le famiglie, per le istituzioni di assistenza sanitaria, per i sistemi educativi e per la società in senso lato4. Sebbene la raccolta di latte materno implichi dei costi, come quelli per il noleggio ospedaliero dei tiralatte nonché per l’acquisto dei kit di raccolta mediante tiralatte e dei contenitori monouso per alimenti, la ricerca ha evidenziato che il supporto alle madri biologiche nell’estrazione di latte materno è più economico rispetto all’acquisto della stessa quantità di latte materno da donatrici o di latte artificiale in commercio. Le madri non devono far altro che estrarre un volume minimo giornaliero che superi in media i 100 ml per un lasso di tempo sufficiente (dai 4 ai 19 giorni). Lo studio ha concluso che da un punto di vista economico “le istituzioni dovrebbero provvedere quanto prima a identificare le madri che producono meno di 100 ml di latte (al giorno) per i loro neonati VLBW, intervenendo in modo tempestivo. Rendere prioritaria l’assistenza all’allattamento per queste madri non solo consente di somministrare dosi più alte di latte materno ai neonati ma si traduce automaticamente in un risparmio per le istituzioni“. Da studi condotti precedentemente emerge che la maggior parte delle madri di neonati VLBW riesce a disporre di un volume sufficiente di latte, se supportata da servizi di assistenza e da prodotti per l’allattamento basati sull’evidenza, come ad esempio tiralatte efficaci5.

Iniziative per la standardizzazione della somministrazione di latte materno negli ospedali

Durante il convegno, Jae Kim illustra le sue esperienze con una serie di nuove iniziative volte a standardizzare la somministrazione di latte materno nelle UTIN. Come esempio specifico, il programma SPIN condotto presso l’Università della California di San Diego. Il programma mira a definire un’alimentazione completamente basata su latte materno ottimizzando la produzione, la qualità e la sicurezza del latte materno e, contestualmente, promuovendo la cura mediante il contatto pelle contro pelle e l’allattamento al seno. Per rispondere a esigenze specifiche dell’ambiente che si occupa di bambini prematuri, il programma supporta l’utilizzo di latte proveniente da donatrici2.

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