Continua la riflessione della dott.ssa Tania Vetere sul bullismo e più in particolare sul cyberbullismo.
Occorre conoscere per attivarsi. Buona riflessione!
Ogni giorno siamo martellati (e disgustati…) da notizie di ragazzi che hanno ceduto sotto il peso delle molestie attuate nei loro confronti da veri e propri bulli tramite blog, social network, mail, SMS, MMS e altri canali interattivi. Questo nuovo fenomeno è stato definito Cyberbullismo proprio perché riguarda atti di bullismo, che vengono perpetrati attraverso mezzi elettronici e internet.
Il fenomeno del cyberbullying è in costante aumento: Schneier individua nella mancanza di visibilità, nell’anonimato, la pericolosità del “bullo elettronico”. Il bullo tecnologico pensa di molestare e perseguitare senza poter mai essere scoperto, barricandosi dietro la cosiddetta “mask of electronic anonymity”. Nel contesto del cyberbullying infatti, l’”Identità Reale” viene sostituita dall’ “Identità Virtuale”. Questa situazione di pseudo-anonimato tende ad indebolire le remore etiche che ognuno di noi abitualmente segue ed ascolta: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe mai nella vita reale.
Un’ulteriore specificità del fenomeno cyberbullismo risiede nella modalità di trasmissione del messaggio denigratorio o aggressivo che, a differenza del bullismo tradizionale, non avviene di persona. Ogni qualvolta il materiale oggetto di queste violenze finisce in rete è difficile che venga rimosso o cancellato. Questo fa sì che la vittima si senta ancora più impotente, rinforzando lo sbilanciamento di potere tra gli attori coinvolti (bullo e vittima), elemento tipico del bullismo tradizionale.
Oltre al persecutore e alla vittima, nel cyberbullismo assistiamo alla piena partecipazione di tutti quei personaggi che nel caso del bullismo tradizionale sarebbero stati considerati secondari: si tratta di tutti quegli “spettatori”, i cosiddetti bystanders, che osservano il fenomeno ma non intervengono a favore della vittima e condividendo i video o le foto sui social network alimentano la portata della sua pericolosità, dando vita a un vero e proprio processo di vittimizzazione.
Inoltre, mentre il bullismo tradizionale è un fenomeno circoscritto a determinati momenti della giornata, come ad esempio l’orario scolastico, e a luoghi specifici (ad esempio i corridoi della scuola), nel cyberbullismo le aggressioni risultano essere ininterrotte, agendo anche quando la vittima è a casa, rendendo così la dimensione spazio-temporale potenzialmente illimitata. Nancy Willard, Direttore del centro americano per l’utilizzo sicuro e responsabile di Internet (Center for safe and responsible internet use), nel suo libro “Educator’s Guide to Cyberbullying” ha individuato differenti tipologie di cyberbullismo:
1. Flaming: spedizione di messaggi online offensivi e volgari indirizzati ad un singolo o ad un gruppo di persone. Il caso tipico è rappresentato da insulti verbali all’interno di forum di discussione on-line.
2. Molestie (Harassment): spedizione ripetuta e ossessiva di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.
3. Denigrazione (Put-downs): spedizione di mail, sms, post su blog a diversi soggetti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo.
4. Sostituzione di persona (Masquerade): farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o per pubblicare contenuti volgari e reprensibili.
5. Rivelazioni (Exposure): rendere pubbliche informazioni riguardanti la vita privata e intima di una persona.
6. Inganno (Trickery): ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per ottenere confidenze, racconti privati, spesso imbarazzanti, al fine di renderli pubblici o condividerli con un gruppo di persone.
7. Esclusione (Exclusion): esclusione intenzionale di un soggetto da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password.
8. Cyber-persecuzione (cyberstalking): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura che spesso sfocia in vero e proprio terrore per la propria incolumità fisica.
9. Cyberbashing o happy slapping: comportamento criminale che ha inizio nella vita reale (un individuo un gruppo di individui molestano fisicamente un soggetto mentre gli altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino) e che poi continua, con caratteristiche diverse, on line: le immagini, pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo direttamente partecipato al fatto, occasione di condivisione, possono essere, commentate e votate. Il video ‘preferito’ o ritenuto il più ‘divertente’ viene, addirittura, consigliato.
Alcune delle conseguenze comportamentali più frequentemente rilevate nelle vittime del Cyberbullismo sono: un maggiore assenteismo a scuola e più basse prestazioni scolastiche (Katzer, Fetchenhauer, & Belschak, 2009); a livello psicologico sono stati identificati effetti come la depressione (Didden et al, 2009), l’ansia sociale (Juvoven & Gross, 2008) e una bassa stima di sé (Katzer et al, 2009). Come accennato inizialmente, spesso questo senso di inferiorità e di inadeguatezza delle vittime sfocia nel più drammatico e disperato degli agiti: il suicidio. Sappiamo tutti che in adolescenza le punizioni ed i comportamenti di controllo eccessivo hanno un effetto controproducente. Stabilire invece una buona comunicazione tra genitori e adolescenti, piuttosto che investire tempo e risorse su software di monitoraggio della navigazione online, è uno dei più importanti fattori protettivi in grado di arginare il fenomeno del cyber bullismo, promuovendo innanzitutto un utilizzo consapevole e responsabile dei nuovi media da parte dei giovani. Non dimentichiamolo!
Dott.ssa Tania Vetere – Psicologa
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Continua la riflessione della dott.ssa Tania Vetere sul bullismo e più in particolare sul cyberbullismo.
Occorre conoscere per attivarsi. Buona riflessione!
Ogni giorno siamo martellati (e disgustati…) da notizie di ragazzi che hanno ceduto sotto il peso delle molestie attuate nei loro confronti da veri e propri bulli tramite blog, social network, mail, SMS, MMS e altri canali interattivi. Questo nuovo fenomeno è stato definito Cyberbullismo proprio perché riguarda atti di bullismo, che vengono perpetrati attraverso mezzi elettronici e internet.
Il fenomeno del cyberbullying è in costante aumento: Schneier individua nella mancanza di visibilità, nell’anonimato, la pericolosità del “bullo elettronico”. Il bullo tecnologico pensa di molestare e perseguitare senza poter mai essere scoperto, barricandosi dietro la cosiddetta “mask of electronic anonymity”. Nel contesto del cyberbullying infatti, l’”Identità Reale” viene sostituita dall’ “Identità Virtuale”. Questa situazione di pseudo-anonimato tende ad indebolire le remore etiche che ognuno di noi abitualmente segue ed ascolta: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe mai nella vita reale.
Un’ulteriore specificità del fenomeno cyberbullismo risiede nella modalità di trasmissione del messaggio denigratorio o aggressivo che, a differenza del bullismo tradizionale, non avviene di persona. Ogni qualvolta il materiale oggetto di queste violenze finisce in rete è difficile che venga rimosso o cancellato. Questo fa sì che la vittima si senta ancora più impotente, rinforzando lo sbilanciamento di potere tra gli attori coinvolti (bullo e vittima), elemento tipico del bullismo tradizionale.
Oltre al persecutore e alla vittima, nel cyberbullismo assistiamo alla piena partecipazione di tutti quei personaggi che nel caso del bullismo tradizionale sarebbero stati considerati secondari: si tratta di tutti quegli “spettatori”, i cosiddetti bystanders, che osservano il fenomeno ma non intervengono a favore della vittima e condividendo i video o le foto sui social network alimentano la portata della sua pericolosità, dando vita a un vero e proprio processo di vittimizzazione.
Inoltre, mentre il bullismo tradizionale è un fenomeno circoscritto a determinati momenti della giornata, come ad esempio l’orario scolastico, e a luoghi specifici (ad esempio i corridoi della scuola), nel cyberbullismo le aggressioni risultano essere ininterrotte, agendo anche quando la vittima è a casa, rendendo così la dimensione spazio-temporale potenzialmente illimitata. Nancy Willard, Direttore del centro americano per l’utilizzo sicuro e responsabile di Internet (Center for safe and responsible internet use), nel suo libro “Educator’s Guide to Cyberbullying” ha individuato differenti tipologie di cyberbullismo:
1. Flaming: spedizione di messaggi online offensivi e volgari indirizzati ad un singolo o ad un gruppo di persone. Il caso tipico è rappresentato da insulti verbali all’interno di forum di discussione on-line.
2. Molestie (Harassment): spedizione ripetuta e ossessiva di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.
3. Denigrazione (Put-downs): spedizione di mail, sms, post su blog a diversi soggetti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo.
4. Sostituzione di persona (Masquerade): farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o per pubblicare contenuti volgari e reprensibili.
5. Rivelazioni (Exposure): rendere pubbliche informazioni riguardanti la vita privata e intima di una persona.
6. Inganno (Trickery): ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per ottenere confidenze, racconti privati, spesso imbarazzanti, al fine di renderli pubblici o condividerli con un gruppo di persone.
7. Esclusione (Exclusion): esclusione intenzionale di un soggetto da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password.
8. Cyber-persecuzione (cyberstalking): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura che spesso sfocia in vero e proprio terrore per la propria incolumità fisica.
9. Cyberbashing o happy slapping: comportamento criminale che ha inizio nella vita reale (un individuo un gruppo di individui molestano fisicamente un soggetto mentre gli altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino) e che poi continua, con caratteristiche diverse, on line: le immagini, pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo direttamente partecipato al fatto, occasione di condivisione, possono essere, commentate e votate. Il video ‘preferito’ o ritenuto il più ‘divertente’ viene, addirittura, consigliato.
Alcune delle conseguenze comportamentali più frequentemente rilevate nelle vittime del Cyberbullismo sono: un maggiore assenteismo a scuola e più basse prestazioni scolastiche (Katzer, Fetchenhauer, & Belschak, 2009); a livello psicologico sono stati identificati effetti come la depressione (Didden et al, 2009), l’ansia sociale (Juvoven & Gross, 2008) e una bassa stima di sé (Katzer et al, 2009). Come accennato inizialmente, spesso questo senso di inferiorità e di inadeguatezza delle vittime sfocia nel più drammatico e disperato degli agiti: il suicidio. Sappiamo tutti che in adolescenza le punizioni ed i comportamenti di controllo eccessivo hanno un effetto controproducente. Stabilire invece una buona comunicazione tra genitori e adolescenti, piuttosto che investire tempo e risorse su software di monitoraggio della navigazione online, è uno dei più importanti fattori protettivi in grado di arginare il fenomeno del cyber bullismo, promuovendo innanzitutto un utilizzo consapevole e responsabile dei nuovi media da parte dei giovani. Non dimentichiamolo!
Dott.ssa Tania Vetere – Psicologa
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