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Il sonno del bambino

Il sonno del bambino

Cosa dobbiamo conoscere per sapere se nostro figlio ha un problema con la nanna

Sonno e sviluppo

Il sonno è essenziale per lo sviluppo del bambino perché durante il sonno il corpo ed il cervello del piccolo continuano a svilupparsi e si pongono le basi per l’apprendimento. È fondamentale tenere presente che il sonno si trasforma a seconda dell’età. Nella fascia d’età 0-3 anni, il sonno del bambino ha caratteristiche specifiche che lo differenziano da quello dell’adulto, poiché vi sono un maggior numero di fasi che si susseguono e in generale passano più tempo nella fase di sonno leggero che non in quella di sonno tranquillo. Dai quattro anni in poi, il sonno prende le caratteristiche formali di quello dell’adulto.

I primi tre mesi di vita del neonato rappresentano un’esogestazione, cioè una seconda gestazione al di fuori dal grembo materno. Il piccolo si trova per lo più in una condizione di disadattamento rispetto al mondo esterno, abituato per nove mesi a una realtà completamente diversa e molto più protettiva. Per questo motivo è naturale che vi sia in questa fase una stretta dipendenza genitore-bambino, anche per l’addormentamento, poiché il piccolo necessita della massima salvaguardia ( anche stando a stretto contatto con il genitore) per poter sopravvivere. Nel primo trimestre, mediamente un bambino può dormire 15/16 ore, suddivise tra il giorno e la notte. È molto più comune che in questa fase il piccolo si addormenti ed entri subito in una fase di sonno REM, che è un tipo di sonno più agitato rispetto al non- REM. Ecco perché può succedere che si svegli molto più facilmente rispetto a quando è addormentato da più tempo.

Dal quarto al sesto mese di vita, il bambino possiede un sistema nervoso sufficientemente maturo tale da consentirgli di dormire anche otto ore senza mangiare e senza che sia necessario un intervento del genitore (anche se è possibile che ciò ancora non avvenga). È anche possibile che il bambino dorma dieci/undici ore, magari svegliandosi una o due volte per notte. In generale, nel secondo trimestre, la quantità di tempo di sonno diminuisce: in media il bambino dorme 8/10 ore di notte e 4/5 di giorno. Il sonno inizia con una fase di sonno tranquillo (non-REM) e intorno al 6° mese il piccolo passa solo ¼ del tempo nella fase REM.

Nel terzo trimestre solitamente diminuisce la quantità di sonno, soprattutto quello pomeridiano e diminuisce il sonno più agitato.

Durante il primo anno di vita si alternano più volte nell’arco della stessa notte fasi di sonno profondo non- REM a fasi di sonno leggero REM, durante le quali non sono infrequenti i risvegli del nostro bambino.

A cosa serve, vi chiederete, tutto questo sonno REM? Il sonno REM è un tipo di sonno un po’ paradossale perchè si è visto che,in una persona profondamente addormentata, l’attività della corteccia cerebrale è molto vicina a quella della veglia. Aumenta il ritmo della respirazione, il consumo di ossigeno da parte del cervello e il battito del cuore è meno regolare. Questa stimolazione costante del cervello è necessaria al bambino per il suo sviluppo cognitivo ed affettivo.

Sonno, separazione, autonomia e regolazione

Per il nostro bambino imparare a dormire è il risultato di un complesso processo di autonomizzazione dal genitore. Anche per il genitore stesso, insegnare al piccolo a dormire fa parte del difficile compito di separarsi da lui psicologicamente e questo può avvenire solo se anche il genitore fa un passo indietro per permettere al bambino di imparare a dormire da solo.

Al giorno d’oggi sempre più spesso i genitori lavorano tutto il giorno e, quando rientrano la sera, non vedono l’ora di stare con il proprio bambino e sentono davvero difficile lasciarlo anche durante la notte. Ciò però ostacola il processo di auto regolazione del bambino rispetto ai suoi bisogni interni, soprattutto se si considera che i primi tre anni di vita lo sviluppo di pattern regolari si organizza attraverso il sistema di mutua regolazione bambino-caregiver. Non dimentichiamo però che il bambino, per la formazione della sua identità, ha bisogno di sentirsi amato, riconosciuto e valorizzato. Questi tre aspetti fanno riferimento ad un genitore comunque presente e affettivo ma rispettoso dei bisogni del suo bambino. Sperimentare una BUONA DIPENDENZA è la base per lo sviluppo di una SANA AUTONOMIA nel presente e nel futuro.

La regolazione del ciclo sonno/veglia, tuttavia, si basa, oltre che sulla capacità del genitore di sintonizzarsi sui bisogni di autonomia del bambino (in base alla fase del ciclo di vita in cui si trova), anche su altri aspetti come ad esempio il soddisfacimento dei bisogni primari (allattamento, fame, sete, ecc.), il tipo di ambiente dove dorme il bambino (rumore, luce, temperatura, ecc.) e il temperamento del neonato.

 

Quali sono alcune possibili cause dei problemi del sonno nel bambino?

Nella fascia d’età che va dagli o ai tre anni bisogna tenere in considerazione diversi fattori che possono dare origine o influenzare l’addormentamento del bambino: il suo temperamento, la regolazione dei bisogni fisiologici, parto difficile/traumatico oppure un momento specifico che genera ansia nel bambino (es. recente periodo di malattia, ingresso al nido, ecc.), oltre ovviamente a problemi di ordine medico (es. coliche,reflusso,intolleranze, ecc.) e alle fasi evolutive dove il piccolo acquisisce importanti nuove competenze che richiedono molta energia (es. si pensi al gattonamento).

Oltre a ciò, è importante tenere presente i fattori comportamentali e quelli relazionali, anch’essi fondamentali per comprendere le cause delle difficoltà del bambino. Tra i fattori comportamentali che possono ostacolare l’addormentamento possiamo citare, ad esempio, un’eccessiva stanchezza del bambino che gli impedisce di raggiungere uno stato psicofisico abbastanza rilassato per poter avvicinarsi al sonno, oppure un ambiente nanna iper-stimolante (es. troppo rumoroso oppure con luci disturbanti), oppure ancora una modalità di addormentamento non adeguata all’età (es. è più probabile che un bambino di tre mesi si addormenti mentre sta mangiando, mentre un bambino di due anni, più autonomo rispetto al neonato, è possibile preferisca la lettura di una filastrocca associata a qualche coccola). Dormire in un ambiente poco adeguato potrebbe inoltre causare risvegli notturni frequenti, così come l’eccessiva stanchezza potrebbe portare ad avere un sonno agitato, oppure una modalità di addormentamento totalmente dipendente dal genitore (dopo il primo trimestre di vita del bambino).

Tra i fattori relazionali che possono causare difficoltà di addormentamento oppure risvegli notturni problematici possiamo citare l’aver avuto precedenti esperienze “negative” con il sonno (es. pianto prolungato) o l’avere relazioni con il mondo esterno che causano ansia e/o preoccupazione nel bambino. Inoltre, è importante che il piccolo sia riuscito a soddisfare durante la giornata il suo bisogno di attaccamento e vicinanza, anche solamente condividendo con la sua famiglia la cena, il bagnetto o il rituale dell’addormentamento. Il bambino inoltre percepisce eventuali tensioni o conflitti presenti all’interno del nucleo familiare o nella coppia e questo inevitabilmente può influenzare la sua serenità durante il sonno.

Dr.ssa Cavana Maura-Psicologa

Mail: maura.cavana@gmail.com

Telefono: 349 7071804

Riceve a Palazzolo sull’Oglio e Bergamo

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Sonno e sviluppo

Il sonno è essenziale per lo sviluppo del bambino perché durante il sonno il corpo ed il cervello del piccolo continuano a svilupparsi e si pongono le basi per l’apprendimento. È fondamentale tenere presente che il sonno si trasforma a seconda dell’età. Nella fascia d’età 0-3 anni, il sonno del bambino ha caratteristiche specifiche che lo differenziano da quello dell’adulto, poiché vi sono un maggior numero di fasi che si susseguono e in generale passano più tempo nella fase di sonno leggero che non in quella di sonno tranquillo. Dai quattro anni in poi, il sonno prende le caratteristiche formali di quello dell’adulto.

I primi tre mesi di vita del neonato rappresentano un’esogestazione, cioè una seconda gestazione al di fuori dal grembo materno. Il piccolo si trova per lo più in una condizione di disadattamento rispetto al mondo esterno, abituato per nove mesi a una realtà completamente diversa e molto più protettiva. Per questo motivo è naturale che vi sia in questa fase una stretta dipendenza genitore-bambino, anche per l’addormentamento, poiché il piccolo necessita della massima salvaguardia ( anche stando a stretto contatto con il genitore) per poter sopravvivere. Nel primo trimestre, mediamente un bambino può dormire 15/16 ore, suddivise tra il giorno e la notte. È molto più comune che in questa fase il piccolo si addormenti ed entri subito in una fase di sonno REM, che è un tipo di sonno più agitato rispetto al non- REM. Ecco perché può succedere che si svegli molto più facilmente rispetto a quando è addormentato da più tempo.

Dal quarto al sesto mese di vita, il bambino possiede un sistema nervoso sufficientemente maturo tale da consentirgli di dormire anche otto ore senza mangiare e senza che sia necessario un intervento del genitore (anche se è possibile che ciò ancora non avvenga). È anche possibile che il bambino dorma dieci/undici ore, magari svegliandosi una o due volte per notte. In generale, nel secondo trimestre, la quantità di tempo di sonno diminuisce: in media il bambino dorme 8/10 ore di notte e 4/5 di giorno. Il sonno inizia con una fase di sonno tranquillo (non-REM) e intorno al 6° mese il piccolo passa solo ¼ del tempo nella fase REM.

Nel terzo trimestre solitamente diminuisce la quantità di sonno, soprattutto quello pomeridiano e diminuisce il sonno più agitato.

Durante il primo anno di vita si alternano più volte nell’arco della stessa notte fasi di sonno profondo non- REM a fasi di sonno leggero REM, durante le quali non sono infrequenti i risvegli del nostro bambino.

A cosa serve, vi chiederete, tutto questo sonno REM? Il sonno REM è un tipo di sonno un po’ paradossale perchè si è visto che,in una persona profondamente addormentata, l’attività della corteccia cerebrale è molto vicina a quella della veglia. Aumenta il ritmo della respirazione, il consumo di ossigeno da parte del cervello e il battito del cuore è meno regolare. Questa stimolazione costante del cervello è necessaria al bambino per il suo sviluppo cognitivo ed affettivo.

Sonno, separazione, autonomia e regolazione

Per il nostro bambino imparare a dormire è il risultato di un complesso processo di autonomizzazione dal genitore. Anche per il genitore stesso, insegnare al piccolo a dormire fa parte del difficile compito di separarsi da lui psicologicamente e questo può avvenire solo se anche il genitore fa un passo indietro per permettere al bambino di imparare a dormire da solo.

Al giorno d’oggi sempre più spesso i genitori lavorano tutto il giorno e, quando rientrano la sera, non vedono l’ora di stare con il proprio bambino e sentono davvero difficile lasciarlo anche durante la notte. Ciò però ostacola il processo di auto regolazione del bambino rispetto ai suoi bisogni interni, soprattutto se si considera che i primi tre anni di vita lo sviluppo di pattern regolari si organizza attraverso il sistema di mutua regolazione bambino-caregiver. Non dimentichiamo però che il bambino, per la formazione della sua identità, ha bisogno di sentirsi amato, riconosciuto e valorizzato. Questi tre aspetti fanno riferimento ad un genitore comunque presente e affettivo ma rispettoso dei bisogni del suo bambino. Sperimentare una BUONA DIPENDENZA è la base per lo sviluppo di una SANA AUTONOMIA nel presente e nel futuro.

La regolazione del ciclo sonno/veglia, tuttavia, si basa, oltre che sulla capacità del genitore di sintonizzarsi sui bisogni di autonomia del bambino (in base alla fase del ciclo di vita in cui si trova), anche su altri aspetti come ad esempio il soddisfacimento dei bisogni primari (allattamento, fame, sete, ecc.), il tipo di ambiente dove dorme il bambino (rumore, luce, temperatura, ecc.) e il temperamento del neonato.

 

Quali sono alcune possibili cause dei problemi del sonno nel bambino?

Nella fascia d’età che va dagli o ai tre anni bisogna tenere in considerazione diversi fattori che possono dare origine o influenzare l’addormentamento del bambino: il suo temperamento, la regolazione dei bisogni fisiologici, parto difficile/traumatico oppure un momento specifico che genera ansia nel bambino (es. recente periodo di malattia, ingresso al nido, ecc.), oltre ovviamente a problemi di ordine medico (es. coliche,reflusso,intolleranze, ecc.) e alle fasi evolutive dove il piccolo acquisisce importanti nuove competenze che richiedono molta energia (es. si pensi al gattonamento).

Oltre a ciò, è importante tenere presente i fattori comportamentali e quelli relazionali, anch’essi fondamentali per comprendere le cause delle difficoltà del bambino. Tra i fattori comportamentali che possono ostacolare l’addormentamento possiamo citare, ad esempio, un’eccessiva stanchezza del bambino che gli impedisce di raggiungere uno stato psicofisico abbastanza rilassato per poter avvicinarsi al sonno, oppure un ambiente nanna iper-stimolante (es. troppo rumoroso oppure con luci disturbanti), oppure ancora una modalità di addormentamento non adeguata all’età (es. è più probabile che un bambino di tre mesi si addormenti mentre sta mangiando, mentre un bambino di due anni, più autonomo rispetto al neonato, è possibile preferisca la lettura di una filastrocca associata a qualche coccola). Dormire in un ambiente poco adeguato potrebbe inoltre causare risvegli notturni frequenti, così come l’eccessiva stanchezza potrebbe portare ad avere un sonno agitato, oppure una modalità di addormentamento totalmente dipendente dal genitore (dopo il primo trimestre di vita del bambino).

Tra i fattori relazionali che possono causare difficoltà di addormentamento oppure risvegli notturni problematici possiamo citare l’aver avuto precedenti esperienze “negative” con il sonno (es. pianto prolungato) o l’avere relazioni con il mondo esterno che causano ansia e/o preoccupazione nel bambino. Inoltre, è importante che il piccolo sia riuscito a soddisfare durante la giornata il suo bisogno di attaccamento e vicinanza, anche solamente condividendo con la sua famiglia la cena, il bagnetto o il rituale dell’addormentamento. Il bambino inoltre percepisce eventuali tensioni o conflitti presenti all’interno del nucleo familiare o nella coppia e questo inevitabilmente può influenzare la sua serenità durante il sonno.

Dr.ssa Cavana Maura-Psicologa

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