La psicoterapia in età evolutiva: come e perchè
Mai pensato di ricorrere all’ausilio di uno psicologo per tuo figlio?
Vi siete mai chiesti come possa essere un eventuale percorso di consulenza psicologica o psicoterapia in età evolutiva? Che tecniche vengano utilizzate?
Se anche voi vi siete fatti queste domande vi consiglio di proseguire la lettura del seguente articolo.
Lo psicoterapeuta svolge un primo colloquio con entrambi i genitori per comprendere la natura della domanda, spesso si tratta di crisi legate a tappe evolutive del ciclo di vita, ad esempio importanti cambiamenti, fisici, comportamentali ed emotivi.
O ancora affrontare sfide quotidiane come la separazione da mamma e papà, l’inizio della scuola, il confronto con i pari, le prestazioni scolastiche o l’apprendimento di nuove regole
Per qualcuno questo può essere faticoso o addirittura fonte di sofferenza: in questi casi il bambino può cominciare a manifestare segni di disagio, che spesso non può essere espresso verbalmente e si manifesta prevalentemente a livello comportamentale, corporeo o con crisi di rabbia e pianto eccessivi.
Se la situazione non è troppo drastica è utile un lavoro di sostegno psicologico con l’obiettivo di accompagnare il piccolo e la famiglia nel momento della difficoltà.
Se il disagio si trasforma in un disturbo importante, persistente e che interferisce con la vita quotidiana l’intervento più appropriato per ridurre i sintomi e aiutare l’espressione della crisi emotiva interna è la psicoterapia.
Si tratta di una psicoterapia specifica per l’età evolutiva, ossia per quel periodo dai 3 ai 18 anni, più comunemente chiamato infanzia ed adolescenza.
Quali strumenti utilizza il terapeuta durante la fase di psicodiagnosi e poi nel percorso?
Il dialogo, se necessario l’utilizzo di test appropriati, il disegno; ma lo strumento più importante e funzionale è il gioco.
Vorrei sottolineare che il bambino non va in terapia “per giocare “ intendendolo una perdita di tempo; bensì si tratta di gioco strutturato dal terapeuta che sostituisce il colloquio prettamente verbale e permette di accedere a vissuti emotivi inconsci, spesso dolorosi o situazioni di crisi evolutiva inceppate e strutturate.
Questo è un lavoro nell’insieme di: riconoscimento ed espressione delle emozioni, cambiamento rispetto alla sintomatologia o a comportamenti negativi critici.
A tale spazio segue sempre il colloquio, se utile mensile, con i genitori per migliorare anche il contesto extra terapeutico con soluzioni ad hoc per quel bambino e per la specifica situazione.
In quali situazioni chiedere aiuto?
È possibile rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta se ad esempio il bambino manifesta mal di pancia ricorrenti, a cui non riesce a dare spiegazione e che non hanno motivazioni fisiologiche correlate. In questi casi consiglio una prima visita dal pediatra, con eventuali accertamenti, e poi il contatto con lo psicologo.
Altra motivazione può essere la difficoltà scolastica: generalizzata o un calo improvviso e duraturo del rendimento.
Stress familiari importanti che producono disagi emotivi nei bambini e adolescenti, ad esempio separazione, incidenti, lutto di un familiare stretto o a cui era particolarmente legato.
Nei bambini più piccoli altri disagi manifestati possono essere difficoltà nell’addormentamento, frequenti incubi notturni, enuresi notturna, difficoltà nel controllo sfinterico dopo i tre anni.
O ancora segnali di disagio rispetto all’alimentazione, come condotte selettive rispetto agli alimenti o rifiuto di alimentarsi. Altro caso è rappresentato da costante oppositività nei confronti dei genitori o delle figure educative; oppure difficoltà ad andare a scuola e quindi a staccarsi dai genitori con conseguenti crisi ansiose.
Qui sono alcuni esempi, ogni situazione però è specifica e può presentare caratteristiche singolari. Il mio consiglio: parlarne con il pediatra di base, porre attenzione ad alcuni comportamenti dei figlio ed in seguito contattare lo psicologo psicoterapeuta per una prima consulenza.
Le difficoltà si superano, tranquilli, se si notano e se ci si attiva positivamente si possono risolvere!
Dott.ssa Annalisa Croci
Psicologa psicoterapeuta
3342357696
info@ascoltopsicologo.it
ascoltopsicologo.it
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Vi siete mai chiesti come possa essere un eventuale percorso di consulenza psicologica o psicoterapia in età evolutiva? Che tecniche vengano utilizzate?
Se anche voi vi siete fatti queste domande vi consiglio di proseguire la lettura del seguente articolo.
Lo psicoterapeuta svolge un primo colloquio con entrambi i genitori per comprendere la natura della domanda, spesso si tratta di crisi legate a tappe evolutive del ciclo di vita, ad esempio importanti cambiamenti, fisici, comportamentali ed emotivi.
O ancora affrontare sfide quotidiane come la separazione da mamma e papà, l’inizio della scuola, il confronto con i pari, le prestazioni scolastiche o l’apprendimento di nuove regole
Per qualcuno questo può essere faticoso o addirittura fonte di sofferenza: in questi casi il bambino può cominciare a manifestare segni di disagio, che spesso non può essere espresso verbalmente e si manifesta prevalentemente a livello comportamentale, corporeo o con crisi di rabbia e pianto eccessivi.
Se la situazione non è troppo drastica è utile un lavoro di sostegno psicologico con l’obiettivo di accompagnare il piccolo e la famiglia nel momento della difficoltà.
Se il disagio si trasforma in un disturbo importante, persistente e che interferisce con la vita quotidiana l’intervento più appropriato per ridurre i sintomi e aiutare l’espressione della crisi emotiva interna è la psicoterapia.
Si tratta di una psicoterapia specifica per l’età evolutiva, ossia per quel periodo dai 3 ai 18 anni, più comunemente chiamato infanzia ed adolescenza.
Quali strumenti utilizza il terapeuta durante la fase di psicodiagnosi e poi nel percorso?
Il dialogo, se necessario l’utilizzo di test appropriati, il disegno; ma lo strumento più importante e funzionale è il gioco.
Vorrei sottolineare che il bambino non va in terapia “per giocare “ intendendolo una perdita di tempo; bensì si tratta di gioco strutturato dal terapeuta che sostituisce il colloquio prettamente verbale e permette di accedere a vissuti emotivi inconsci, spesso dolorosi o situazioni di crisi evolutiva inceppate e strutturate.
Questo è un lavoro nell’insieme di: riconoscimento ed espressione delle emozioni, cambiamento rispetto alla sintomatologia o a comportamenti negativi critici.
A tale spazio segue sempre il colloquio, se utile mensile, con i genitori per migliorare anche il contesto extra terapeutico con soluzioni ad hoc per quel bambino e per la specifica situazione.
In quali situazioni chiedere aiuto?
È possibile rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta se ad esempio il bambino manifesta mal di pancia ricorrenti, a cui non riesce a dare spiegazione e che non hanno motivazioni fisiologiche correlate. In questi casi consiglio una prima visita dal pediatra, con eventuali accertamenti, e poi il contatto con lo psicologo.
Altra motivazione può essere la difficoltà scolastica: generalizzata o un calo improvviso e duraturo del rendimento.
Stress familiari importanti che producono disagi emotivi nei bambini e adolescenti, ad esempio separazione, incidenti, lutto di un familiare stretto o a cui era particolarmente legato.
Nei bambini più piccoli altri disagi manifestati possono essere difficoltà nell’addormentamento, frequenti incubi notturni, enuresi notturna, difficoltà nel controllo sfinterico dopo i tre anni.
O ancora segnali di disagio rispetto all’alimentazione, come condotte selettive rispetto agli alimenti o rifiuto di alimentarsi. Altro caso è rappresentato da costante oppositività nei confronti dei genitori o delle figure educative; oppure difficoltà ad andare a scuola e quindi a staccarsi dai genitori con conseguenti crisi ansiose.
Qui sono alcuni esempi, ogni situazione però è specifica e può presentare caratteristiche singolari. Il mio consiglio: parlarne con il pediatra di base, porre attenzione ad alcuni comportamenti dei figlio ed in seguito contattare lo psicologo psicoterapeuta per una prima consulenza.
Le difficoltà si superano, tranquilli, se si notano e se ci si attiva positivamente si possono risolvere!
Dott.ssa Annalisa Croci
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