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Ambulatorio pediatrico del sabato mattina

Quando i bambini non stanno bene, viene naturale rivolgersi al medico curante, e per la più ferrea legge di Murphy i bambini stanno male quando il pediatra non è di turno.

Pare abbiano un sincronismo strano e spesso la notte di venerdì  oppure il sabato mattina sembrano il momento ideale per far uscire quella macchiolina latente da giorni. Spesso niente di grave, ma come valutare una cosa che non si conosce?
I genitori sono tali e non tutti sono medici!

A volte si ha solo un dubbio e quindi il bisogno di una risposta competente, per non passare il fine settimana non sapendo come affrontare il malessere. Il timore di un eventuale peggioramento aumenta il bisogno di avere risposte e informazioni.

L’istinto immediato è di cercare in Internet, ma spesso il risultato della ricerca porta ad aumentare i propri timori piuttosto che sedarli, facendo davvero temere il peggio del peggio.

L’assenza del pediatra di base indirizza al Pronto Soccorso.
Se il caso è classificato come “verde”, cosa che si spera, si rischia di non sapere quando si viene visitati e dimessi. L’attesa  può diventare veramente lunga.
Giustamente in pronto soccorso hanno precedenza i casi più gravi.

Altra alternativa è la guardia medica ora chiamata Servizio di Continuità Assistenziale, ma da diversi anni è attivo uno sportello pediatrico  attivo il sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 12.00.

Serve per rispondere ai dubbi, o meglio alle problematiche sanitarie non urgenti. L’ATS (Agenzia di Tutela Sanitaria, ex ASL) mette a disposizione  4 punti sul territorio bresciano cui potersi rivolgere gratuitamente e senza prescrizione o ricetta.

L’idea è di non andare ad affollare il Pronto Soccorso, ma di avere comunque un consulto corretto.

Questi i punti:

  • BRESCIA – Viale Duca degli Abruzzi, 13 – tel. 030.8377111
  • ROVATO – via Matteotti, 1 – tel. 030.8377142
  • MONTICHIARI – Via Falcone, 18 – tel. 030.9661217
  • PADENGHE SUL GARDA – Via San Rocco, 33 c/o RSA F.lli Beretta San Giuseppe – tel. 030.8377170

 

Ambulatorio-Pediatrico-sabato-mattina-sedi-e-orari

AGGIORNAMENTO!
L’ambulatorio pediatrico del sabato e prefestivi che precedono due festività è momentaneamente sospeso sino a nuova comunicazione.

Rimane attivo per ogni necessità sanitaria il servizio di continuità assistenziale del proprio territorio previo contatto telefonico al numero unico 116117

Il Servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) e l’Ambulatorio Pediatrico del sabato sono attivati negli orari in cui il Medico di Medicina Generale e il Pediatra di Famiglia non sono tenuti ad esercitare l’attività.

I medici presenti assicurano gli interventi non differibili, ovvero non rinviabili al medico curante il giorno successivo, garantendo visite domiciliari ed ambulatoriali.
Il servizio è gratuito.

Dettaglio sedi e orari Servizio di Continuità Assistenziale

Che cos’è l’Osteopatia?

In questo articolo cercheremo di mostrare i principi basilari di una grande metodologia terapeutica che negli ultimi anni è sempre più rivalutata: l’Osteopatia.

Che cos’è l’Osteopatia?

L’osteopatia non è una professione para-medica, nè una medicina alternativa, bensì una disciplina terapeutica che comprende un insieme di conoscenze specifiche basate su:

  • anatomia e fisiologia del corpo umano
  • test osteopatici di mobilità
  • tecniche manipolative osteopatiche

Puoi quindi considerare l’osteopatia come un approccio in grado di capire se nel tuo corpo ci sono delle disfunzioni nella mobilità dei tessuti, e quindi in grado di aiutarti qualora tu possa trovarti in una situazione del genere.

Chiarito il concetto di osteopatia, ti sei chiesto chi è che si occupa di tutto ciò?
Se prendiamo la lista delle varie categorie di medici troviamo un’infinità di nomi, e nel settore dell’osteopatia parliamo precisamente dell’osteopata.

Chi è l’Osteopata?

L’osteopata è un professionista della salute specializzato nel trattamento del sistema muscolo-scheletrico e non solo. Gli osteopati basano i loro trattamenti sulla teoria che il corpo può essere curato attraverso tecniche manuali come la manipolazione di articolazioni, muscoli, fasce e visceri.

Cosa fa l’osteopata?

Se non sei mai andato da un osteopata e ti ritrovi a dover affrontare questo tipo di visita, rilassati in quanto si tratta di un consulto molto simile a quello del medico di famiglia. L’osteopata ti farà delle domande sul tuo curriculum medico, sulla tua condizione fisica e sul tuo stile di vita. Durante questa seduta l’osteopata realizzerà anche dei test tipici e propri dell’osteopatia, e quello su cui si concentrerà sarà:

  • Esaminare la postura e vedere come la struttura si muove
  • Capire il legame tra sintomatologia, test osteopatici e pregresso del paziente
  • Applicare le tecniche di riduzione (soluzione) per ripristinare la mobilità
  • Consigliare, se necessario, ulteriori accertamenti o visite specialistiche

L’osteopata tratta qualsiasi tipo di paziente?

La risposta è sì, in quanto i trattamenti riguardano un’ampia gamma di pazienti, dai neonati agli anziani.

Osteopatia neonatale

Solitamente si crede che i bambini e i neonati non dovrebbero avere tensioni strutturali o problemi particolari, in quanto la loro giovane età e la loro straordinaria flessibilità alludono al fatto che sono meno soggetti a lesioni associate abitualmente agli adulti. La realtà, tuttavia, è molto differente.
Se sei un genitore, in particlare una mamma, dovresti già sapere che il parto è il momento più cruciale nella vita di tutti gli esseri umani in quanto da ciò dipende la qualità di vita del neonato. Il neonato, infatti, deve attraversare vari “vicoli” anatomici, alcuni ossei ed altri muscolari, e in questo processo di passaggio è dove possono generarsi la maggioranza delle disfunzioni.
Alcune tensioni (ad esempio quelle presenti nel cranio) come risultato del parto, possono migliorare con la suzione e il pianto. Tuttavia, in alcuni casi, le disfunzioni rimangono e colpiscono la crescita e lo sviluppo. Un parto difficile può essere causato da vari motivi, come per esempio, la posizione anomala del feto, parti molto lenti, cesarei e così via. Tutte le tensioni non curate di un parto del genere, quindi, sono da prendere in considerazione per la salute del neonato.
La cosa migliore è procedere quanto prima ad un trattamento di osteopatia neonatale, poiché il tempo può soltanto complicare la cura di questi effetti.
Fortunatamente puoi stare tranquillo in quanto questo settore dell’osteopatia potrà mettere a riguardo il nuovo arrivato.

Osteopatia pediatrica

Grazie alle terapie dell’osteopatia neonatale, man mano che i bambini crescono ci sono dei notevoli miglioramenti riguardo l’irritabilità, la difficoltà nel dormire e nell’alimentazione, e soprattutto nei pianti incessanti. Nonostante ciò, se i modelli di tensione non sono trattati, il bambino può soffrire di effetti secondari durante la fase di crescita e sviluppo.
Anche qui, se noti delle difficoltà di tipo motorio in tuo figlio, un’ottima soluzione potrebbe essere quella dell’osteopatia, in questo caso dell’osteopatia pediatrica.
L’osteopatia pediatrica, inoltre, risulta molto utile sia per bambini che per adolescenti che soffrono di:

  • otite
  • difficoltà di apprendimento
  • scogliosi
  • dolori legati alla crescita
  • mal di testa ed emicrania

Ovviamente, l’osteopatia pediatrica è cercata soprattutto per quelle lesioni causate da una caduta o da un incidente. È qui importante aggiungere qualcosa in più riguardo gli adolescenti, soprattutto quelli abituati a fare molto sport. Nell’adolescenza ha luogo un importante cambiamento ormonale e fisico: la muscolatura si sviluppa nella sua totalità e le ossa finiscono di crescere. Il muscolo si sviluppa meglio se c’è una certa attività fisica, ma fare sport senza un controllo può essere dannoso.

Osteopatia Pediatrica per il benessere del neonato

Se ti ritrovi a dover affrontare dei problemi come il rigurgito, una anomalia posizionale del capo, un cranio un pochino schiacciato posteriormente e da un lato con tuo figlio appena nato, non esitare ad andare dall’Osteopata per neonati. La cosa ideale è svolgere il trattamento durante i primi sei mesi di vita in quanto è il periodo in cui le tecniche sono più efficaci grazie al potenziale cambiamento che presenta il neonato.
L’osteopata tratta il corpo e il cranio del neonato per far sì che funzioni correttamente e per alleviare le tensioni e lo stress causato durante il parto. Come è stato già specificato, la fase successiva all’osteopatia neonatale è quella pediatrica ed è qui che ti ritroverai davanti alla figura, appunto, dell’osteopata pediatrico che, tramite tecniche specifiche di ascolto e induzione, restituisce il movimento ai tessuti ed elimina la presenza di eventuali tensioni.

Se vuoi quindi salvaguardare la postura, l’equilibrio e le varie funzioni del tuo corpo e di quello del tuo bambino, non esitare a contattare un osteopata per godere delle vantaggiose soluzioni di questa grande medicina ormai riconosciuta come tale in quasi tutto il mondo

Terapia idonea in caso di apparecchiatura fissa

Terapia idonea in caso di apparecchiatura fissa

Per la rubrica Piccoli ma Grandi, continuiamo il viaggio nel mondo della salute dei denti e della bocca: siamo sempre alla SMAO Poliambulatorio e, in questa puntata, la Dott.ssa Elisabetta Paganuzzi (Medico Chirurgo Odontoiatra) ci illustrato le problematiche e la terapia idonea, in un caso di apparecchiatura fissa.

Ringraziamo anche Giulia, che si è prestata per l’intervista.

La dottoressa opera e riceve presso i poliambulatori Smao di S. Zeno.

Guarda la puntata!

La cura dei dentini: come lavarli

La cura dei dentini: come lavarli

La placca batterica è una patina che si deposita sui tessuti orali, costituita in prevalenza da batteri, polimeri batterici, glicoproteine salivari; è la principale responsabile delle affezioni orali. È importante rimuovere la placca batterica per preservare la salute orale e proteggersi da carie e infiammazioni delle gengive, prevenzione che si attua attraverso lo spazzolamento e la detersione delle superfici orali.

Il cavo orale viene colonizzato alla nascita, per cui la placca batterica si forma anche nelle bocche dei neonati e dei lattanti. Esistono dispositivi per la detersione delle gengive nei bambini più piccoli, come il dito in silicone, ma può essere sufficiente una detersione con garza umida. Dalla comparsa dei primi denti è bene, invece, introdurre l’uso di uno spazzolino per bambini, caratterizzato da una testina piuttosto piccola.

Il bambino non è autonomo nel lavaggio dentale fino all’età scolastica, per cui necessità del supporto da parte del genitore, ma è consigliabile che prenda confidenza e manualità nell’uso dello spazzolino, e quindi che provi ad utilizzarlo nella propria bocca, anche proponendolo inizialmente come un gioco e venendo poi guidato pian piano all’autonomia.

Posizionarsi di fronte allo specchio e dietro al bambino, quando gli si lava i denti, consente al piccolo di osservare come muovere lo spazzolino in aggiunta alla percezione che ne ha all’interno del cavo orale. L’esempio ha un ruolo molto importante nell’acquisire l’abitudine all’igiene orale, anche solo attraverso l’osservazione passiva del genitore che usa spazzolino e filo interdentale.

Ci si può avvalere sia di spazzolini manuali che elettrici, entrambe efficaci se usati nel modo corretto; la placca viene rimossa solo dove le setole giungono a detergere. Le linee guida nazionali negli ultimi anni suggeriscono l’uso topico del fluoro, ossia in forma di dentifricio (dosi molo piccole, della dimensione di una lenticchia), in sostituzione alle “goccine” sistemiche; tuttavia per evitare un eccesso di fluoro è bene accordarsi con il proprio pediatra.

Ringrazio per questo articolo l’igienista dentale
Dr.ssa Cristiana Gogna
Lavora presso studio dentistico del poliambulatorio SMAO
Via Galvani, 4 25010 San Zeno Naviglio BS
Tel 030 3539280-290- 314
Visita il sito

Rottura dentino da latte: cosa fare?

Rottura dentino da latte: cosa fare?

Spesso a causa di una semplice caduta il dentino da latte si rompe e cade, oppure si spezza o annerisce.

 Cosa fare? Alcuni consigli per affrontare la situazione

Il primo consiglio è quello di rimanere calmi: la bocca tende a sanguinare molto e i bambini si spaventano tantissimo. Sciacquate con cura, non utilizzate lo spazzolino ma una garza e tranquillizzate il bambino.
E’ sempre consigliabile applicare immediatamente del ghiaccio o delle sostanze fredde (vanno benissimo anche contenitori ghiacciati o alimenti congelati): questo vi permetterà di fermare il sanguinamento e di non far gonfiare troppo la parte colpita dal trauma.
Successivamente consultate un odontoiatra pediatrico, che valuterà il da farsi soprattutto in base all’età del bambino e al suo sviluppo.

Vediamo le varie situazioni che potrebbero verificarsi:

  • Il dente da latte è caduto In questo caso non dovete far nulla, il dentino non va buttato ma nascosto sotto il cuscino in attesa della Fatina dei denti o del Topolino .
  • Il dente da latte si è spezzato Anche in questo caso non dovete far nulla, ma è comunque consigliabile consultare un odontoiatra pediatrico.
  • Il dente da latte si è spostato cambiando posizione In questo caso è opportuna una visita odontoiatrica immediata.
  • Il dente da latte è rientrato Se il dentino è rientrato completamente o in parte nella gengiva bisogna consultare un dentista che valuterà se sono presenti fratture grazie ad una radiografia. Il dente potrebbe riscendere da solo oppure il dentista valuterà la possibilità di toglierlo (con anestesia o sedazione).
  • Se il dentista annerisce dopo qualche giorno? Eventualità possibile che indica che si è compromessa la radice del dente. Non è nulla di preoccupante; dovete solo controllare che non si formi una pallina bianca alla sede del dente (ascesso ). Se si dovesse verificare questa eventualità prendete immediatamente appuntamento con un odontoiatra pediatrico che asporterà il dentino.

Generalmente comunque il dente annerito non viene rimosso perché la sua presenza è importante per favorire lo sviluppo corretto delle arcate dentarie e fare posto ai denti definitivi che verranno.

I denti lesionati dovranno comunque essere sempre spazzolati dopo ogni pasto. Nei primi giorni, dopo il trauma, vi consiglio una dieta soffice per minimo una settimana per ridurre l’eventuale fastidio nella masticazione e, nei più piccolini, limitate l’uso del ciuccio.

In caso di dolore potete somministrare del paracetamolo prima di dormire.

Dal dentista, senza paura!

Dal dentista, senza paura!

Nuova puntata di Piccoli ma Grandi dedicata ad una delle figure più paurose nel panorama sanitario: il dentista!

Ben più temuto dell’odiosa puntura il dentista detiene addirittura il terso posto nella classifica delle più grandi paure degli adulti.

E’ facile comprendere quanto ciò che spaventa i genitori non possa divertire i bambini, almeno al primo impatto.

Proprio per evitare che i piccoli, magari accompagnati da genitori con brutte esperienze, ereditino questa fobia è importante attivare piccole accortezze che rendano l’ambiente e l’intervento più piacevole.

La cortesia e la comprensione del professionista che si incontra sono un aspetto da non sottovalutare.

Ci racconta tutto il dottor Italo Pasetto anestesista e rianimatore presso i poliambulatori SMAO di S. Zeno.

 

Guarda la puntata!

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Cos’è l’ambliopia o “occhio pigro”?

Cos’è l’ambliopia o “occhio pigro”?

L’ambliopia, conosciuta anche come “occhio pigro”, è un problema frequente nei bambini, interessandone circa il 4% della popolazione pediatrica . E’ caratterizzata da una diminuzione della capacità visiva in un occhio , mentre il controlaterale può essere normale. I percorsi visivi di un bambino non sono completamente sviluppati alla nascita. Per formarsi normalmente, il sistema visivo e il cervello del bambino devono essere stimolati con immagini chiare, focalizzate, allineate correttamente e sovrapposte provenienti da entrambi gli occhi. Questo sviluppo avviene principalmente nei primi 3 anni di vita e si completa a circa 8 anni.

Se il cervello non riceve uno stimolo visivo adeguato da un occhio durante il periodo di sviluppo, imparerà a ignorare (sopprimere) le immagini provenienti da quell’occhio, cosa che risulterà in una perdita della vista. Se la soppressione persiste per molto tempo, la perdita visiva può diventare permanente. In questo caso, è chiamata ambliopia.

Principali cause di ambliopia sono :

Ambliopia da difetto di refrazione: ossia legata ad una differente refrazione tra i due occhi. Questo infatti comporterà una visione più nitida con un occhio rispetto all’altro ed anche ad una difficile od impossibile capacità, da parte della corteccia cerebrale, di fondere insieme le immagine viste dai due occhi. Quando l’entità del vizio refrattivo è elevata alla corteccia arrivano, inviate dai due occhi, due immagini di grandezza diversa e che quindi non possono essere fuse in un’unica immagine. In questo caso, come detto, il cervello sceglierà di basarsi sull’immagine migliore “dimenticandosi” della presenza dell’occhio controlaterale. Questa generalmente è l’ambliopia più frequente ed è causata dagli usuali vizi refrattivi (specialmente ipermetropia ed astigmatismo) che in questi casi si presentano in modo abnorme o con differenze significative tra i due occhi. L’importante è riconoscere il disturbo in tempo, entro i 6-8 anni. Passata quell’età, infatti, recuperare l’occhio pigro diventa molto difficile: non è un difetto che si possa correggere con una lente. L’unica terapia è il bendaggio dell’occhio sano per lunghi periodi, perché quello ‘pigro’ sia costretto a lavorare e quindi a essere ‘reintegrato’ nel sistema visivo

Ambliopia da strabismo: si sviluppa quando uno dei due occhi è strabico e non fissa le immagini per cui il cervello impiega solo l’occhio sano per mettere a fuoco gli oggetti.

Ambliopia da privazione: è causata da patologie come la cataratta che impediscono all’occhio catarattoso di vedere correttamente.

Diagnosi

La diagnosi è possibile a qualsiasi età, e già a tre anni il pediatra ha la possibilità di valutare, anche se grossolanamente, il rischio di ambliopia.

Sicuramente tra i tre ed i quattro anni è il momento più utile per una visita oculistica. Questa sarà doverosamente anticipata se il genitore dovesse accorgersi di uno strabismo persistente ( dopo il 2-3 mese di vita), di un occhio “strano” (pupilla bianca, dimensioni delbulbo asimmetriche e/o insolite, eccessiva lacrimazione, ecc.) o quando esistono patologie oculari in famiglia e specialmente parenti stretti con fatti di ambliopia.

L’occhio pigro non da, abitualmente, alcuna sintomatologia. Bambini, genitori, insegnanti difficilmente si possono accorgere di tale patologia. Mentre, come abbiamo detto, la diagnosi precoce è fondamentale per ottenere, il più delle volte, un recupero funzionale completo.

Spesso purtroppo invece la diagnosi viene posta in età avanzata quando la situazione è ormai irreversibile.

Per la diagnosi è indispensabile la classica misurazione della vista supportata da un controllo della motilità muscolare ed un semplice esame della visione stereopsica ossia la capacità di vedere il mondo che ci circonda in visione tridimensionale (percezione della profondità ).

Dal punto di vista pratico è sufficiente diagnosticare una differenza di due decimi di visus, dopo aver eseguito un’ accurata correzione dell’eventuale difetto refrattivo, per supporre la presenza di una ambliopia ..

Cura dell’ambliopia

Per il trattamento dell’ambliopia la diagnosi precoce è fondamentale. In presenza di strabismo o di vizio di refrazione è fondamentale una visita oculistica approfondita atta a correggere al più presto e radicalmente il difetto visivo .

La cura dell’ambliopia si basa su un principio: penalizzare l’occhio che ci vede bene, per stimolare l’altro – quello “pigro” – a entrare in funzione. Le cure sono efficaci e il deficit visivo si può correggere in modo molto soddisfacente, a patto che sia preso in tempo e che le indicazioni degli specialisti vengano rispettate.

Il trattamento consiste in:

 uso delle lenti, per correggere l’eventuale difetto visivo alla base del problema (miopia, ipermetropia, strabismo eccetera);

 occlusione dell’occhio sano del bambino, per sollecitare l’altro a lavorare. Bendare l’occhio sano infatti spinge il cervello a impegnare solo la funzione visiva dell’occhio pigro.

In alcuni casi può anche essere necessario – prima di applicare il bendaggio – intervenire con un breve intervento chirurgico:

 per riallineare l’asse visivo degli occhi, se c’è un strabismo molto marcato;

 per rimuovere un eventuale ostacolo che impedisce la visione (per esempio, una cataratta).

Maggiore è il deficit visivo dell’occhio pigro e maggiore è la necessità di occlusione dell’occhio sano. Ma le modalità di questo bendaggio variano da caso a caso e dipendono dalla valutazione degli specialisti: per esempio, l’occhio può essere bendato solo a scuola; oppure anche quando il bambino è davanti alla tv o quando fa i compiti a casa; può essere necessario fargli tenere il bendaggio per 3-4 giorni a settimana, in caso di ambliopia seria; oppure solo 1 o 2 giorni se l’ambliopia è lieve eccetera.

Il trattamento può durare molti mesi, a volte qualche anno (anche se le ore di bendaggio man mano diminuiscono con il tempo). Non deve essere interrotto prima del tempo, altrimenti si rischia che il bambino non recuperi più il difetto visivo.

E una volta raggiunto il risultato e recuperato il deficit visivo, non si deve comunque abbandonare il bendaggio da un giorno all’altro né togliere subito gli occhiali: l’occhio pigro rimane comunque più debole rispetto all’altro e se lo si priva bruscamente di ogni supporto rischia di perdere in breve tempo tutto il beneficio che ha ricevuto.

E’ infine importante che i controlli regolari continuino anche dopo la correzione del difetto visivo: fino ai 12-13 anni di età del bambino è possibile che ci siano delle recidive dell’ambliopia.

Dott. Vincenzo Miglio
specialista in oculistica
Responsabile di unità complessa oculistica
Fondazione Poliambulanza Brescia

Ortodonzista e ottico

Nella seconda puntata di questa edizione di Piccoli ma Grandi  gli esperti del benessere e della salute dei denti e della vista danno importanti e utili consigli per i bimbi.

Conosceremo:

Dott.ssa Elisabetta Paganuzzi (Medico Chirurgo Odontoiatra Ortodonzista)

AMBULATORIO BENINI: Dott. Alberto Colosini (Ottico Optometrista OTTICA RENZO)

Laura Lorenzini gestore di bresciabimbi.it.

 

Guarda la puntata!

Pericoli e strategie di prevenzione della rosolia in gravidanza

Pericoli e strategie di prevenzione della rosolia in gravidanza

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

Solitamente le malattie infettive vengono contratte durante l’infanzia, ma può capitare che il virus di morbillo, varicella o rosolia colpiscano in età adulta, diventando in alcuni casi pericolosi. In particolar modo la rosolia in gravidanza, che può portare a diverse complicazioni nello sviluppo del feto. Per questo è importante sottoporsi a controlli, test di screening ed esami diagnostici, come l’amniocentesi o la villocentesi.

La rosolia è una malattia infettiva causata dal Rubivirus e viene trasmessa per via aerea, cioè con starnuti, tosse e goccioline di saliva emesse parlando. È caratterizzata dalla comparsa di un esantema, ovvero un’eruzione cutanea di piccole macchie rosacee, simili a quelle della scarlattina o del morbillo. Il tempo di incubazione della rosolia è di 2 o 3 settimane 1 , dopo questo periodo si manifesta l’esantema, inizialmente sul viso e poi sul resto del corpo, e può durare fino a 5 o 10 giorni. In alcuni casi si presentano altri sintomi, come febbre, mal di testa, raffreddore e ingrossamento dei linfonodi. Nel 50% dei casi i sintomi non sono evidenti e proprio per questo la malattia può passare inosservata 2 .

La rosolia in gravidanza può portare allo sviluppo di gravi problemi di salute nel feto. Nel caso in cui si contragga la malattia durante la gestazione il bambino viene colpito da sindrome da rosolia congenita e i danni maggiori si presentano soprattutto quando la gestante contrae la rosolia nelle prime 12 settimane di gravidanza 3 . Secondo i risultati di alcune ricerche il 62% dei bambini colpiti da rosolia in gravidanza hanno sviluppato anomalie congenite, come la sordità (47% dei casi), lesioni cardiache (42%), difetti della vista (42%) e microcefalia (14%) 4 .

Al momento non esistono terapie utili contro la rosolia ma si può attuare una strategia di prevenzione grazie alla vaccinazione. Le donne che desiderano una gravidanza possono verificare prima del concepimento se sono immuni al virus con un esame del sangue chiamato Rubeotest, che viene effettuato periodicamente durante la gravidanza dalle donne che risultano negative alla presenza di anticorpi contro la rosolia.

Bisogna sempre affidarsi al proprio ginecologo di fiducia per definire a quali test prenatali non invasivi e invasivi sottoporsi.

 

Per maggiori informazioni sullo screening prenatale non invasivi: www.testprenataleaurora.it

Fonti:

1. The New Harvard Guide to Women's Health – Di Karen J. Carlson,Stephanie A. Eisenstat,Terra Diane Ziporyn
2. epicentro.iss.it
3. CDC – Centers for Disease Control and Prevention
4. Encyclopedia of Thoracic Surgery / Handbuch Der Thoraxchirurgie: Band / Volume 2: Spezieller Teil 1 / Special, Parte 1 – Ernst Derra, Springer Science & Business Media, 06 dic 2012

Trattamenti ortodontici: mezzi terapeutici tradizionali e innovativi per un approccio sistematico

Trattamenti ortodontici: mezzi terapeutici tradizionali e innovativi per un approccio sistematico

L’ortodonzia è una branca medica odontoiatrica che si occupa dello studio e del trattamento delle anomalie di sviluppo e posizione dei denti , mascellari e muscolatura facciale.

La cura con apparecchi mobili e fissi ha lo scopo di ottenere una buona funzione masticatoria , favorire un’armoniosa estetica del viso , dare una stabilità nel tempo al risultato favorendo in questo modo un buono stato di salute del cavo orale.

Ogni caso necessita di una valutazione approfondita cui fa seguito il piano di trattamento; questo viene formulato dopo esame clinico, esami radiografici, fotografie del viso e delle arcate dentarie, modelli studio della bocca , analisi cefalometriche e esami posturali.

Prima di iniziare la terapia è importante che il paziente sia educato a un corretto stile igienico-alimentare e sottoposto a fluoro profilassi per prevenire la demineralizzazione dello smalto.

Nella maggior parte dei casi la terapia viene effettuata attraverso due fasi:

  • la prima detta fase ”intercettiva” può anche iniziare precocemente quando i denti da latte sono ancora presenti . Si applicano mezzi terapeutici quasi sempre mobili in grado di modulare la crescita ossea del palato e della mandibola per ottenere la correzione totale o parziale di una mal occlusione e per impedirne l’aggravamento. Intercetta abitudini viziate del bambino come il succhiamento del dito o del labbro inferiore, la deglutizione atipica,la respirazione orale. In questa fase il coinvolgimento dei genitori è importante per assicurare le condizioni favorevoli alla riuscita della terapia, così come è importante motivare il bambino alle ragioni per cui deve portare l’apparecchio.
  • La seconda fase inizia invece verso il termine della permuta dentaria e permette un corretto allineamento dei denti e una corretta occlusione tra le due arcate dentali. Fa uso di mezzi terapeutici fissi incollati sulla superficie del dente (brackets) a cui si legano degli archi metallici modellati di volta in volta dall’ortodontista ,secondo precise prescrizioni e in grado così di spostare i denti . Terminata la fase attiva del trattamento e ottenuto il corretto rapporto fra i denti delle due arcate, è necessario far seguire la fase di contenzione perché il risultato della cura sia destinato a durare nel tempo. Si applica un apparecchio mobile tipo il posizionatore in materiale elastico oppure una placchetta in resina . La durata di questa fase è variabile e dipende da molteplici fattori come l’età e la gravità della malformazione iniziale. Molto importante è saper continuare a ottenere la collaborazione del paziente anche in questa fase, affinché non appaiano recidive.

Le apparecchiature ortodontiche

Gli apparecchi ortodontici impiegati nelle varie fasi di terapia possono essere fissi o rimovibili. La scelta dipende dal tipo di malformazione e ha sempre una specifica indicazione dettata dallo studio di ogni caso.

Le apparecchiature mobili sono realizzate in resina acrilica e inglobano viti, ganci, archi metallici o cannule entro cui inserire ausiliari, come la trazione extra orale. Vanno portati tutto il giorno, compresa la notte; una volta ottenuto il risultato previsto, il medico può disporre di ridurre le ore di collaborazione.

Le apparecchiature di tipo fisso invece sono costituite da bande e attacchi incollati sulla superficie del dente con una resina adesiva. Dentro questi elementi si lega un arco in lega metallica che è il vero motore del trattamento, in grado di spostare i denti. In alcuni casi è necessario fare uso anche di piccoli elastici intraorali che il paziente impara ad agganciare da solo .

Altri presidi terapeutici che possono essere prescritti sono la trazione extraorale , la mentoniera e la maschera per protrazione.

In epoca più recente è stato introdotto l’uso di micro viti e di piccoli impianti rimovibili da inserire in particolari punti dell’osso, utili in pazienti adulti che seguono una terapia ortodontica preprotesica e che mancano dei denti molari di una emiarcata.

Ortodonzia estetica: si intende l’uso di attacchi in ceramica bianca o materiali polimerici trasparenti il cui impatto è poco disagevole per il paziente in quanto risultano meno visibili.

Esistono anche attacchi incollati sulla superficie interna del dente e questo tipo di terapia si chiama ortodonzia linguale.

Altre terapie sono quelle effettuate con l’uso di mascherine trasparenti sequenziali : queste evitano al paziente di applicare fili e attacchi sui denti , vanno portate con molta regolarità sostituendole ogni quindici giorni. Non possono essere sempre prescritte, ma trovano indicazione solo in alcuni casi di disallineamento dentale.

Nei ragazzi e nei bambini il trattamento preferibile rimane l’apparecchio convenzionale.

Questi presidi terapeuti sono le ultime novità nell’ambito delle apparecchiature ortodontiche per offrire al paziente il massimo risultato estetico anche se non tutte le mal occlusioni possono essere trattate con esse.

 

Ringrazio per questo articolo:

DOTT.SSA ELISABETTA PAGANUZZI
Medico-chirurgo- odontoiatra
Via Lagarina, 8 Brescia
tel: 3397294377

Lavora presso studio dentistico Benini G&C sito all’interno del poliambulatorio SMAO
Via Galvani, 4
25010 San Zeno Naviglio BS
Tel 030 3539280-290- 314 interno 223
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Autopalpazione al seno: come farla in maniera corretta

Autopalpazione al seno: come farla in maniera corretta

A cura dell’ufficio stampa Sorgente Genetica

Grazie ad un percorso di screening mirato è possibile monitorare la nostra salute. La prevenzione è molto importante soprattutto per contrastare l’insorgere di malattie oncologiche come ad esempio il tumore al seno. I controlli medici sono indispensabili, ma si può iniziare effettuando un primo screening che consiste nell’autopalpazione del seno, utile per riscontrare sporgenze, anomalie o dolore al seno.

Un controllo costante e preventivo favorisce una diagnosi più rapida e di conseguenza aumentano le possibilità di sopravvivenza. Statistiche affermano che il tasso di sopravvivenza delle donne colpite da tumore al seno a 5 anni dalla diagnosi è del 98% circa¹.

Per effettuare l’autopalpazione del seno è bene eseguire i passaggi nel modo corretto.

Vediamo come.

Prima di procedere, si parte con un’attenta osservazione del seno. Per questa operazione è necessario disporsi davanti ad uno specchio e mantenere le braccia lungo i fianchi. Da questa posizione possiamo osservare se il seno presenta affossamenti, sporgenze, alterazioni del colore e della forma dei capezzoli. Identica osservazione va fatta anche con le braccia alzate.

È possibile ora procedere con l’autopalpazione. Con un braccio sopra la testa, si porta la mano libera sulla mammella (prima una e poi l’altra) e si inizia a tastare cercando di mantenere tese le dita in modo da cercare possibili irregolarità nel tessuto come ispessimenti e indurimenti o masse che hanno tutta l’aria di essere “strane”.

Nella fase successiva ci si sdraia su un letto e si appoggiano testa e spalle sul cuscino. Si porta poi un braccio dietro alla testa e con mano e dita appiattite si effettua ancora una volta l’autopalpazione eseguendo questa movimenti circolari che partono dall’esterno fino ad arrivare al capezzolo. È importante svolgere la palpazione anche nell’incavo dell’ascella dove potrebbero essere presenti dei noduli.

Un altro controllo che è indispensabile effettuare è verificare se si presenta la fuoriuscita di liquidi, stringendo il capezzolo senza fare troppa pressione.

Questo controllo va effettuato almeno una volta al mese e per le donne con ancora il ciclo mestruale è preferibile effettuare l’autopalpazione al termine di questo periodo in quanto il seno risulta più morbido. 

Se si rilevano anomalie come noduli, dolore al seno, fuoriuscita di liquidi o infossamenti è bene rivolgersi ad un medico specialista. Soprattutto per le donne che hanno già familiarità con casi di tumore al seno o all’ovaio è bene effettuare periodicamente degli esami di screening. Test utili per questi casi sono la mammografia, l’ecografia o test genetici per le mutazioni dei geni BRCA. A questi ultimi infatti sono associati l’insorgenza del 15% di casi di tumore alle ovaie e il 5/10% dei tumori al seno.

Per saperne di più sui testi genetici BRCA: www.brcasorgente.it

 

Fonti

1. airc.it
2. Campeau PM, Foulkes WD, Tischkowitz MD. Hereditary breast cancer: New genetic developments, new therapeutic avenues. Human Genetics 2008; 124(1):31–42
3. Pal T, PermuthWey J, Betts JA, et al. BRCA1 and BRCA2 mutations account for a large proportion of ovarian carcinoma cases. Cancer 2005; 104(12):2807–16

Test di screening e di diagnosi prenatale: quali sono le differenze?

Test di screening e di diagnosi prenatale: quali sono le differenze?

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

In cosa si differenziano i test di screening prenatale dai test di diagnosi prenatale? Questo è un interrogativo che spesso si pongono le gestanti, soprattutto quelle che affrontano la loro prima gravidanza.

Per tutelare salute e benessere di mamma e bimbo si consiglia di eseguire, durante la gestazione, diversi esami (es. Bi Test, villocentesi ecc.) che si distinguono in non invasivi e invasivi.

I test di “screening prenatale”sono di tipo non invasivo. Abbinano analisi di tipo biochimico sul sangue della madre a ecografie per evidenziare alterazioni rispetto ai valori di riferimento. Si tratta di test sicuri e innocui sia per la mamma sia per il bambino e sono di tipo probabilistico, ossia determinano la percentuale di possibilità che vi siano anomalie fetali (es. trisomie, difetti del tubo neurale) confrontando gli esiti dell’esame con i valori di riferimento. La percentuale di affidabilità varia in base al tipo di test di screening prenatale.

Bi Test, Tri Test e Quadri Test esaminano il valore di determinate proteine nel sangue e associano un’ecografia (translucenza nucale) per misurare il feto. L’affidabilità di questi test raggiunge l’85% 1 . Anche i test prenatali non invasivi che esaminano il DNA del feto fanno parte dei test di screening prenatale, e individuano nel campione ematico prelevato dalla gestante, i frammenti di DNA fetale (presente nel circolo sanguigno materno fin dall’inizio della gestazione). Questi test rilevano alterazioni cromosomiche (es. Sindrome di Down, trisomie 18 e 13) e hanno un’attendibilità del 99,9% 2 .

Villocentesi, amniocentesi e cordocentesi sono esami invasivi e appartengono ai test “diagnostici”. Esaminano liquidi o tessuti prelevati direttamente dal feto e forniscono una diagnosi, poiché rilevano con certezza le anomalie fetali. Questi test di tipo invasivo prevedono che si prelevi un campione tramite una siringa direttamente dal pancione, di liquido amniotico (amniocentesi), di sangue cordonale ombelicale del bimbo (cordocentesi), di placenta (villocentesi). Essendo invasivi, i test di tipo diagnostico hanno una percentuale di aborto dell’1%.

Sottoporre la futura mamma a uno di questi esami è una decisione che il ginecologo prenderà dopo aver valutato alcuni fattori come età della donna e casi in famiglia di anomalie genetiche.

Per maggiori informazioni: www.testprenataleaurora.it

 

Fonti:

1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – Di Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut

2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A

L’osteopata a braccetto con il dentista

L’osteopata a braccetto con il dentista

Spesso si sottovaluta l’importanza della bocca, purtroppo. La bocca è una finestra sul mondo, permette di nutrirci,  di comunicare, di esprimerci e di portare fuori quanto abbiamo dentro.

È quindi molto importante la cura, l’igiene e l’attenzione che si pone alla bocca. Magari non ci si pensa, o non lo si sa, ma la bocca è anche un importante veicolo posturale. La nostra bocca  parla  della nostra schiena. Siamo tutti collegati, questo si sente spesso dire e lo si sa, ma la realtà è che è davvero così, e la bocca ne è un immediato promemoria.

Una bocca in salute è una bocca che funziona: mastica, deglutisce, respira, parla.

Talvolta però la bocca non funziona a dovere, non tanto per mancanza di igiene o di attenzione ma per la sua stessa conformazione. Ecco allora nascere l’esigenza di appoggiarsi a dei professionisti che aiutino a portare la bocca e la dentatura nella sua condizione ideale. Il primo istinto è di cercare un buon dentista o ortodonzista. La soluzione è certamente valida, tuttavia la collaborazione  e la valutazione di un buon osteopata può  aiutare e addirittura facilitare il processo di correzione delle dentatura. Non si tratta di una sostituzione bensì di una collaborazione con dentisti e ortodonzisti per correggere le disfunzioni che spesso necessitano di apparecchio.

Prima di applicare un apparecchio è bene liberare le costrizioni e limitazioni al movimento delle ossa craniche per garantire una buona funzionalità e riuscita della correzione ortodontica. Gli apparecchi tendono infatti a limitare il movimento dell’osso mascellare e palatino creando costrizioni meccaniche.

Il lavoro congiunto delle due figure potrà dare equilibrio alla struttura correggendo difetti di occlusione senza sviluppare effetti collaterali: spasmi muscolari, mal di testa,problemi posturali, cattiva risposta alla correzione. Potrebbe infatti verificarsi che il buon funzionamento dell’apparecchio sia ostacolato e/o rallentato dalla conformazione delle ossa.

L’osteopata libera il movimento fisiologico prima che l’ortodonzista inizi il suo lavoro, rendendolo più facile, meno doloroso e lungo.

La collaborazione tra i professionisti facilita la risoluzione del problema non solo all’interno della bocca ma a livello generale, e che la bocca ha solo reso evidente.

Gloria Ambrosi D.O. Osteopata 3396903855

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Trattamento osteopatico torcicollo miogeno nei neonati

Torcicollo miogeno nei neonati

La nostra esperta, l’osteopata Gloria Ambrosi oggi ci parla di:

 

Torcicollo miogeno nei neonati

Siamo tornati a casa dall’ospedale, abbiamo appena vissuto l’esperienza più bella della nostra vita, il nostro fagottino è sano e ci sorride allegro ma, dopo qualche tempo, ci accorgiamo che dorme solo girato da un lato, che si volta prevalentemente a destra e non a sinistra.

Niente panico! Siamo di fronte al Torcicollo miogeno infantile che colpisce in media un bimbo ogni 300 nati. Le cause sono idiopatiche ( sconosciute), si pensa che possa essere causato già da una cattiva postura del feto ancora in utero, tale da determinare lo schiacciamento dei vasi sanguigni preposti all’irrorazione dello sternosleidooccipitomastoideo (SCOM) , muscolo deputato ai movimenti di rotazione, torsione e inclinazione del capo.

Altra causa è sicuramente il momento di incanalamento del neonato e il successivo parto.

Tutto ciò causa una rigidità al collo,un disagio e un’impotenza funzionale dello stesso, limitando i movimenti del piccolo e l’esplorazione completa del mondo che lo circonda. Talvolta condiziona la vivacità e la reattività del bimbo (pensate alle volte in cui vi siete svegliati con il torcicollo e quanto questo abbia influenzato la vostra giornata!).

Cosa può fare l’osteopata?

Attraverso dolci manipolazioni indolori ripristina l’equilibrio muscolare permettendo la mobilità simmetrica da entrambi i lati.

Più precocemente si interviene più si evitano complicanze secondarie quali cattiva deglutizione, difficoltà di suzione e irritabilitá.

D.O. Gloria Ambrosi