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Genitori e figli: che fatica dire NO!

Genitori e figli: che fatica dire NO!

Come farsi ascoltare dai propri figli? A volte è proprio difficile!
Ogni genitore lo sa, i bambini sono tipetti che amano fare ciò che vogliono e ciò che passa loro per la mente in un dato momento, e dal loro punto di vista non hanno nessun motivo per smettere di farlo. In primis sono i genitori a far delle richieste ai figli che diventino ben educati. La loro capacità di controllarsi e di stare alle regole dipende sostanzialmente dall’approvazione o dalla disapprovazione di mamma e papà. Questo almeno fino ai cinque o sei anni, ma i genitori sanno che succede spesso anche molto oltre quell’età. Per esempio, se un bambino di due anni ha voglia di buttare le uova dalla terrazza perché gli piace il rumore di quando si rompono a terra, lui continuerà serenamente a lanciarle fino a quando la mamma non gli dirà di smettere.

Possiamo chiederci quindi quali mezzi ha il bambino di due anni per poter controllare il suo comportamento?

Il bambino di due anni ha i genitori, ovvero è l’amore dei genitori e l’approvazione o disapprovazione di essi per le sue condotte ad influenzare gran parte del suo comportamento.

Voi potreste pensare: ma se tutte le volte gli dico di no e lui continua a farlo? Si impunta e vuole proprio quella cosa a cui ho detto no? E nonostante ripeta “no no no”, lui insiste con aria di sfida?

Come è possibile che sia l’amore dei genitori e la loro disapprovazione ed approvazione ad influenzare il suo comportamento?

Come abbiamo detto il bambino di quell’età è un piccolo che persegue solo il suo piacere: è come dominato dai suoi impulsi e la sua tendenza è quella di non cambiare questo suo atteggiamento che gli procura gioia e divertimento. Trascorreranno molti mesi di noiose e continue ripetizioni in cui il genitore farà presente cosa non è possibile, cioè dirà il suo no, e tollererà pianti ed urla, prima che in un tanto atteso giorno verso il terzo anno, il bambino comincerà a mostrare qualche capacità di controllare i suoi impeti. A questo punto il desiderio di guadagnarsi l’approvazione dei genitori si è finalmente mostrato più forte del desiderio di perseguire un comportamento inaccettabile.

È importante tenere a mente che la relazione con il genitore e la sua approvazione è la cosa più importante per il bambino, ed è lo strumento principe per poter ottenere il rispetto delle regole da parte sua. Anche quando non sembra. Anche quando il bambino continua imperterrito a pretendere di ottenere i suoi scopi, proibiti dal genitore.

Quando la semplice proibizione non funziona, il genitore può essere tentato di spingersi in metodi più forti. Anche il genitore più attento, può essere tentato di utilizzare metodi che non gli son propri, come una sonora sculacciata. Vi è un certo pericolo che un simile conflitto possa portare a reazioni sempre più forti da entrambe le parti, con il rischio di compromettere una buona relazione genitore-figlio. Se il genitore vuole essere invece efficace nell’insegnare il controllo non deve permettere che la relazione col suo bambino degeneri in una guerra. In tal caso anche l’insegnamento verrebbe bloccato.

Allora, cosa si può fare?

Non dobbiamo considerare le proibizioni come il solo mezzo per educare all’autocontrollo. Non esistono solo i “no no no”, ma al posto della proibizione utilizziamo la sostituzione. Offriamo, cioè, gratificazioni sostitutive. Prima che la situazione degeneri in un conflitto, dove ognuno sta fermo nelle proprie posizioni rigide, più facile proporre al bambino un’alternativa e fargliela accettare.

Certo, non è una magia. È un lavoro che richiede pazienza e tolleranza. Ma è una via.

Per esempio: se il vostro bambino di due anni e mezzo si diverte a togliere il riso dalla borsa della spesa, che sbadatamente avete lasciato sul pavimento, e lo sparge con gioia in giro per la casa, si disapprova il comportamento del bambino perché il riso va in pentola e non sui pavimenti, ma, in sostituzione, gli si propone un’alternativa ragionevole: lo si porta al parco a giocare con la sabbia o in giardino  giocare con la terra. Cioè, una parte dell’impulso dev’essere sfogato, è deleterio proporre solo proibizioni. Una gratificazione, pur sostituendo l’oggetto, dev’essere concessa. Importante quindi tenere a mente che il bambino ha i suoi impulsi e non li sa controllare. Riconosciamo cioè la forza dei sentimenti del bambino e scegliamo un metodo che permetta l’espressione dell’impulso verso un bersaglio sostitutivo. Poi più avanti nello sviluppo farà sue queste regole.

Intanto, tatto e pazienza!

Dr.ssa Sara Zon
Psicologa – Area Infanzia ed Adolescenza
Riceve su appuntamento
Brescia e Clusane di Iseo
sara.zon@libero.it
320/0851376

 

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Ogni genitore lo sa, i bambini sono tipetti che amano fare ciò che vogliono e ciò che passa loro per la mente in un dato momento, e dal loro punto di vista non hanno nessun motivo per smettere di farlo. In primis sono i genitori a far delle richieste ai figli che diventino ben educati. La loro capacità di controllarsi e di stare alle regole dipende sostanzialmente dall’approvazione o dalla disapprovazione di mamma e papà. Questo almeno fino ai cinque o sei anni, ma i genitori sanno che succede spesso anche molto oltre quell’età. Per esempio, se un bambino di due anni ha voglia di buttare le uova dalla terrazza perché gli piace il rumore di quando si rompono a terra, lui continuerà serenamente a lanciarle fino a quando la mamma non gli dirà di smettere.

Possiamo chiederci quindi quali mezzi ha il bambino di due anni per poter controllare il suo comportamento?

Il bambino di due anni ha i genitori, ovvero è l’amore dei genitori e l’approvazione o disapprovazione di essi per le sue condotte ad influenzare gran parte del suo comportamento.

Voi potreste pensare: ma se tutte le volte gli dico di no e lui continua a farlo? Si impunta e vuole proprio quella cosa a cui ho detto no? E nonostante ripeta “no no no”, lui insiste con aria di sfida?

Come è possibile che sia l’amore dei genitori e la loro disapprovazione ed approvazione ad influenzare il suo comportamento?

Come abbiamo detto il bambino di quell’età è un piccolo che persegue solo il suo piacere: è come dominato dai suoi impulsi e la sua tendenza è quella di non cambiare questo suo atteggiamento che gli procura gioia e divertimento. Trascorreranno molti mesi di noiose e continue ripetizioni in cui il genitore farà presente cosa non è possibile, cioè dirà il suo no, e tollererà pianti ed urla, prima che in un tanto atteso giorno verso il terzo anno, il bambino comincerà a mostrare qualche capacità di controllare i suoi impeti. A questo punto il desiderio di guadagnarsi l’approvazione dei genitori si è finalmente mostrato più forte del desiderio di perseguire un comportamento inaccettabile.

È importante tenere a mente che la relazione con il genitore e la sua approvazione è la cosa più importante per il bambino, ed è lo strumento principe per poter ottenere il rispetto delle regole da parte sua. Anche quando non sembra. Anche quando il bambino continua imperterrito a pretendere di ottenere i suoi scopi, proibiti dal genitore.

Quando la semplice proibizione non funziona, il genitore può essere tentato di spingersi in metodi più forti. Anche il genitore più attento, può essere tentato di utilizzare metodi che non gli son propri, come una sonora sculacciata. Vi è un certo pericolo che un simile conflitto possa portare a reazioni sempre più forti da entrambe le parti, con il rischio di compromettere una buona relazione genitore-figlio. Se il genitore vuole essere invece efficace nell’insegnare il controllo non deve permettere che la relazione col suo bambino degeneri in una guerra. In tal caso anche l’insegnamento verrebbe bloccato.

Allora, cosa si può fare?

Non dobbiamo considerare le proibizioni come il solo mezzo per educare all’autocontrollo. Non esistono solo i “no no no”, ma al posto della proibizione utilizziamo la sostituzione. Offriamo, cioè, gratificazioni sostitutive. Prima che la situazione degeneri in un conflitto, dove ognuno sta fermo nelle proprie posizioni rigide, più facile proporre al bambino un’alternativa e fargliela accettare.

Certo, non è una magia. È un lavoro che richiede pazienza e tolleranza. Ma è una via.

Per esempio: se il vostro bambino di due anni e mezzo si diverte a togliere il riso dalla borsa della spesa, che sbadatamente avete lasciato sul pavimento, e lo sparge con gioia in giro per la casa, si disapprova il comportamento del bambino perché il riso va in pentola e non sui pavimenti, ma, in sostituzione, gli si propone un’alternativa ragionevole: lo si porta al parco a giocare con la sabbia o in giardino  giocare con la terra. Cioè, una parte dell’impulso dev’essere sfogato, è deleterio proporre solo proibizioni. Una gratificazione, pur sostituendo l’oggetto, dev’essere concessa. Importante quindi tenere a mente che il bambino ha i suoi impulsi e non li sa controllare. Riconosciamo cioè la forza dei sentimenti del bambino e scegliamo un metodo che permetta l’espressione dell’impulso verso un bersaglio sostitutivo. Poi più avanti nello sviluppo farà sue queste regole.

Intanto, tatto e pazienza!

Dr.ssa Sara Zon
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