La nanna del bebè, cameretta o con mamma e papà?
Cercare di trovare una risposta univoca e accettata da tutti sull’argomento “nanna del bebè” è davvero difficile.
Io sono convinta che spessissimo, se non sempre, l’istinto materno ci azzecca e se questo impulso porta una mamma, (che è mammifera per natura) a tenersi il suo piccolo vicino “anche” di notte, dei buoni motivi ci saranno.
Quali possono essere i motivi per far dormire il bebè con mamma e papà?
Il calore. Il corpo nel sonno produce calore, ancora di più se a dormire vicini si è in due o più. Per un neonato questo significa respirare meglio grazie a questa azione di regolazione termica.
Lo sviluppo. Il fatto che il bimbo sia sempre “a portata di seno” consente a lui o a lei di poppare davvero al bisogno e di far riposare contemporaneamente la mamma. In questo modo può sperimentare più momenti di contatto con i genitori che portano ad una crescita migliore oltre che, secondo recenti studi americani, sembra che rendano i bimbi più socievoli e più aperti alle novità.
La sensibilità aumentata. Allattare al seno di notte, stimola la produzione di maggior prolattina, l’ormone che oltre a garantire la produzione di latte può anche determinare un aumento della sensibilità della mamma nei confronti del bambino. E quindi se si allatta si può dire felicemente addio alla paura di schiacciarlo nel sonno.
Gli anticorpi. Il periodo tra i tre e i sei mesi di vita è quello di maggior rischio di Sids (sindrome della morte improvvisa del lattante) ed è anche quello in cui il neonato vive con un numero minimo di anticorpi. Riuscire a poppare più frequentemente di notte consente di fornire una maggiore protezione al neonato data dalla suzione, lo stesso periodo corrisponde infatti a quando è molto alto il contenuto di anticorpi nel latte materno.
Lettone o culla staccata?
Direi culla attaccata al lettone, quelle definite side-bed, così che la mamma debba solo allungarsi per prendere il bebè al bisogno.
Trovare raccomandazioni univoche sulla nanna del bebè è ancora una sfida, soprattutto sul cosleeping (che letteralmente significa dormire insieme, ma non per forza nello stesso letto), e ritengo ci sia ancora troppa confusione sulle indicazioni date ai genitori.
Sono sicura, però, che sulla condivisione o meno della nanna la scelta migliore sia sempre quella presa da una mamma e un papà che ascoltano i bisogni di tutta la famiglia.
Ostetrica Stefania Paloschi
opera presso Spazio La Libellula
⇒ Scopri di più sul mondo dello Spazio La Libellula
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Il calore. Il corpo nel sonno produce calore, ancora di più se a dormire vicini si è in due o più. Per un neonato questo significa respirare meglio grazie a questa azione di regolazione termica.
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La sensibilità aumentata. Allattare al seno di notte, stimola la produzione di maggior prolattina, l’ormone che oltre a garantire la produzione di latte può anche determinare un aumento della sensibilità della mamma nei confronti del bambino. E quindi se si allatta si può dire felicemente addio alla paura di schiacciarlo nel sonno.
Gli anticorpi. Il periodo tra i tre e i sei mesi di vita è quello di maggior rischio di Sids (sindrome della morte improvvisa del lattante) ed è anche quello in cui il neonato vive con un numero minimo di anticorpi. Riuscire a poppare più frequentemente di notte consente di fornire una maggiore protezione al neonato data dalla suzione, lo stesso periodo corrisponde infatti a quando è molto alto il contenuto di anticorpi nel latte materno.
Lettone o culla staccata?
Direi culla attaccata al lettone, quelle definite side-bed, così che la mamma debba solo allungarsi per prendere il bebè al bisogno.
Trovare raccomandazioni univoche sulla nanna del bebè è ancora una sfida, soprattutto sul cosleeping (che letteralmente significa dormire insieme, ma non per forza nello stesso letto), e ritengo ci sia ancora troppa confusione sulle indicazioni date ai genitori.
Sono sicura, però, che sulla condivisione o meno della nanna la scelta migliore sia sempre quella presa da una mamma e un papà che ascoltano i bisogni di tutta la famiglia.
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