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Tag: aiuto genitori

Tutte le frasi che fanno infuriare i nostri figli

Tutte le frasi che fanno infuriare i nostri figli

Piccola guida e certamente aiuto alla riflessione sulla comunicazione coi figli, per renderla più efficare!

Buona lettura

Molte sono le frasi che diciamo ai nostri figli senza pensarci, per abitudine, perché non ci siamo mai fermati ad analizzare il messaggio che trasmettono: “Te l’avevo detto!”; “Guarda tuo fratello…”; “Mai una volta che si possa contare su di te!”; “Non sei capace di stare attento?”; “Cerca di non farmi fare brutte figure.” Questo libro è un manuale semplice sulla comunicazione tra noi genitori e i nostri figli, che ci aiuta a metterci nei panni dei ragazzi per capire qual è il messaggio che arriva loro quando usiamo certe frasi.

di Laniado Nessia

ed. Red Edizioni (2005)

I disobbedienti

Vi sottopongo questa piccola ricerca,condotta da Sonia Cecchin che parla e spiega la disobbedienza in modo semplice (Marco V. Masoni  www.formazione-studio.it )

Buona riflessione!

“IL DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO”

 

Secondo il  DSM V(Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders),i criteri del disturbo oppositivo provocatorio sono stati riorganizzati in tre distinte categorie:

  • umore rabbioso/irritabile,
  • comportamento ostinato/oppositivo
  • comportamento vendicativo

Bene… Non posso fare a meno di chiedermi se, nella mia  carriera di insegnante, io abbia incontrato questi ragazzi, se sono gli stessi che noi da sempre abbiamo definito come  monelli, teste dure, ostinati, polemici, provocatori, disobbedienti, ecc. ecc.

Ben inteso non voglio semplificare o sminuire quella che, in un testo autorevole e accredidato, viene definita una  patologia che richiede cure specifiche psicoterapiche e anche farmacologiche nei casi più gravi. Ho personalmente sperimentato  che alcuni ragazzi che ho conosciuto, (sembra che l’incidenza dei casi si registri più nel sesso maschile)  ridimensionino il loro” disturbo” nel momento in cui si introduce un cambiamento nel modo di gestire la relazione educativa. Probabilmente ciò è stato possibile perché ho avuto a che fare con casi non troppo “gravi”. La soluzione da mettere in atto sembrerebbe semplice, ma nella pratica non lo è, richiede allenamento e non solo. Io mi sono allenata molto fin da quando, a 19 anni, ho iniziato ad insegnare in una scuola elementare del quartiere Comasina di Milano. A quei tempi tornavo a casa spesso in preda allo sconforto. Mi avevano assegnato una supplenza annuale in una  quarta elementare; sulla porta della classe c’era scritto in una grafia stentata:” Noi siamo la classe che manda via tutte le supplenti”! Era vero, ci erano riusciti, io ero la terza nel giro di 10 giorni. Ci misi circa un mese a stabilire quello che oggi viene chiamato “setting d’aula”!!! Ricordo il momento: fu quando il leader indiscusso della classe (un ripetente di 12 anni) disse:”Silenzio!Parla la Sonia!” Non avevo allora alcuna esperienza né alcuna “teoria di riferimento”, mi supportava solo un diploma di Istituto Magistrale una grande motivazione a fare questo mestiere. Oggi insegno in un Liceo, non so se alcuni ragazzi/ ragazze con cui ho avuto e ho a che fare si possono definire affetti da un lieve o significativo disturbo oppositivo provocatorio che si manifesta nelle sue diverse declinazioni, so però che è possibile “guarire”o per lo meno i “sintomi”, in ambito scolastico, possono essere fortemente attenuati. I diversi contesti di relazione  possono farli insorgere, contenere o , in alcuni casi, li possono far scomparire.

Non credo di aver titolo per  indicare “la terapia…”. Dai commenti dei ragazzi è facilmente intuibile cosa occorre fare… Beh certo io un’idea un po’ me la sono fatta in quasi 30 anni di insegnamento!!!

Però visto che quando non si è sicuri di una cosa su qualcuno/qualcosa è sempre meglio chiedere, ho intervistato circa 80  ragazzi e ragazze sul tema della disobbedienza/obbedienza.

Ho registrato le risposte e le affermazioni più ricorrenti condivise dal mio campione.

Il tema del rispetto, della dignità, dell’attribuzione di senso, di significato, della modalità/stile di relazione e di leadership sembrano essere le variabili più significative.

Niente di particolarmente nuovo. Per me la conferma della validità e dell’efficacia di un approccio che pratico quotidianamente, che ho imparato ad applicare e ad affinare non senza qualche difficoltà e qualche insuccesso!

Ecco cosa ne pensano gli studenti.

 Io obbedisco più facilmente se..

  • Me lo chiedono in modo gentile ed educato.
  • Non mi fanno sentire uno stupido.
  • Se chi me lo ordina è una persona di cui ho stima e rispetto, se è così faccio anche cose che non mi piacciono.
  • Se quello che mi ordinano lo capisco.
  • Se ha un senso per me.
  • Se a chi ordina gli ho visto fare quella cosa. Se mi dà l’esempio.
  • Se ho scelto di obbedirgli.
  • Se non usano il tono dell’ordine e non gridano.
  • Se non mi fanno sentire un bambinetto.
  • Se mio padre mi guarda in un determinato modo…quando è così è meglio che obbedisca!
  • Se vado “giù” ( in vacanza al Sud) ho notato che si obbedisce di più. Lì non si discute, si obbedisce e basta.

Le persone che chiedono obbedienza devono essere: 

  • democratiche,carismatiche ,empatiche
  • Se sono prof. devono anche trasmettere passione e competenza.
  • Per esempio noi a lei obbediamo perché…Perché non so è diversa dagli altri, ha uno stile…strano e poi ci ascolta. A volte sembra che lei entri nelle nostre teste, sa già quello che pensiamo. Non so lei.. Lei va un po’ contromano!!!

Ho disobbedito quella volta che…

  • Ho sentito che voleva proprio impormelo!
  • Ho sentito come un malessere era proprio ingiusto.
  • Non teneva conto del mio bisogno, c’era solo il suo…
  • C’erano troppe regole da rispettare.
  • Mi stava proprio antipatico, soprattutto il suo tono.
  • Non capivo il perché, mi sembrava così assurdo, insensato.
  • Una sera mio papà mi ha detto di caricare la lavastoviglie perché mia madre era stanca. Se fosse stato per mia madre l’avrei anche fatto. Siccome me lo ha detto mio padre che stava “spaparazzato” sul divano, ho detto di no. Quando vedrò anche lui caricare la lavastoviglie lo farò…
  • Avevo bisogno di andare in bagno e siccome con la Prof. X non dobbiamo chiedere il permesso perché interrompiamo la lezione, ho fatto così anche con la Prof. Y. Lei si è arrabbiata e ha detto che io sono tenuto a chiederle il permesso. Gli ho risposto che mi pareva assurdo chiedere il permesso per andare in bagno se uno ne ha bisogno. La prof. mi ha messo una nota!
  • Io obbedisco al mio allenatore perché c’è una ragione. Lui mi deve preparare ed è più competente di me.
  • Se dovessi per assurdo arruolarmi in un esercito certo che obbedirei, sta nei patti.
  • Io obbedisco e ascolto le persone che per me sono dei modelli di riferimento.
  • Non volevo andare al primo banco come mi aveva detto il Prof., mi sono sentito giudicato come uno che è disattento, ma non era vero! Così gli ho detto quello che pensavo, che mi sembrava una richiesta assurda e inutile. Mi ha detto di non fare lo strafottente, anch’io gli ho detto di non farlo con me. Poi sono andato al primo banco e mi sono pure preso una nota perché ero stato offensivo e maleducato. Ma se me lo avesse chiesto in modo diverso io non avrei fatto così, mi sono innervosito.
  • Quando continuano a dirmi cosa devo fare, va a finire che non faccio niente.
  • Una volta mia madre mi ha detto di mettere a posto la stanza e io,  visto che era davvero incasinata, mi sono messa a farlo. Mentre lo facevo è entrata e ha detto:” Non studi?” Ho smesso di riordinare e non ho nemmeno studiato!

Sonia Cecchin

L’ansia nei bambini: ossessioni e rituali

L’ansia nei bambini a volte può manifestarsi in forme molto particolari che possono mettere i genitori alla prova nel capire la differenza tra normalità e disturbo.

Cosa è l’ansia

Vorrei cominciare specificando che l’ansia è in generale una sorta di silenzioso malessere e la maggior parte delle persone che ne soffre tende a nasconderla.

Nei bambini può esprimersi con sintomi diffusi o specifici, può essere proiettata sulle relazioni sociali, può avere come oggetto il corpo oppure la mente e i suoi pensieri reali o irrazionali.
Sai bene che è impegnativo essere genitore di un bambino ansioso proprio perché a volte non sei  in grado di capire quale sia l’origine del suo timore.

Il bambino percepisce una sensazione di pericolo imminente che minaccia il suo stato di benessere.

Come di manifesta l’ansia nei bambini piccoli

Nei bambini piccoli l’ansia può presentarsi con:

  • disturbi dell’alimentazione
  • disturbi del sonno
  • irritabilità e agitazione
  • difficoltà a separarsi dal genitore.

Sono bambini che tendono ad essere poco esplorativi nel gioco e possono assumere dei comportamenti controllanti.

Come di manifesta l’ansia nei bambini in età scolare

In età scolare l’ansia comporta anche:

  • difficoltà di concentrazione,
  • affaticabilità
  • preoccupazione del giudizio degli altri
  • perfezionismo
  • comportamenti compulsivi
  • lamentele somatiche.

In questa fase possono essere presenti anche sentimenti depressivi che insieme all’ansia influenzano l apprendimento.

In generale il bambino che soffre di ansia si sente insicuro riguardo alla proprie capacità, è molto diffidente e ha paura di essere sopraffatto dalle proprie emozioni.

Ma affrontiamo adesso l’argomento dell’articolo.

Quando l’ansia trasforma i rituali dei bambini in ossessioni

Forse ti sei chiesto molte volte perché tuo figlio non esce di casa se non ha  spento e riacceso l’interruttore un numero preciso di volte, oppure perché ogni volta che rientra in casa si lava ripetutamente le mani e mostra un’eccessiva preoccupazione dello sporco, oppure perché evita di toccare i giochi degli altri bambini o di andare a casa di questi ultimi, oppure perché riordina e ricontrolla le sue cose in maniera ossessiva come un rituale fino a che gli oggetti non sono posizionati  in modo “giusto”; ecc.

In una certa misura i comportamenti ossessivi sono normali nei bambini (come non calpestare le righe, contare tutti gli scalini, le mattonelle, ecc.);  quando però questi comportamenti diventano molto invasivi e fastidiosi tali da bloccare lo svolgimento delle azioni quotidiane o un rallentamento delle stesse, bisogna considerarli da un’altra prospettiva.

Questi bambini infatti trascorrono molto tempo in attività che richiederebbero normalmente pochi minuti.

Sono in qualche modo “intrappolati” in queste idee ossessive:

  • contaminazione
  • ordine
  • controllo
  • accumulo
  • superstizione

che si intromettono in maniera indesiderata e senza apparente motivazione contro la volontà del bambino. Sono accompagnati da un sentimento d’ansia (indotto dal contenuto dell’ossessione stessa).

I comportamenti ripetitivi (ad es. lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (ad es. contare, ripetere parole mentalmente, ecc.) sono messi in atto dal bambino quasi in modo obbligato in risposta ad un’ossessione, a prevenire l’ansia o il disagio o prevenire alcuni eventi o situazioni temuti.

Va da sé che “questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, sono chiaramente eccessivi.” (APA, DSM-5)
I bambini piccoli possono non essere in grado di articolare le ragioni di questi comportamenti manifestando una scarsa consapevolezza.

Quando le ossessioni e i rituali compulsivi causano un disagio clinicamente significativo e una compromissione del funzionamento in ambito sociale o in altre aree importanti, quando i membri della famiglia involontariamente assecondano la sintomatologia diventando parte dei rituali, possiamo parlare di un disturbo ossessivo compulsivo meglio conosciuto con l’acronimo DOC.

Nella maggior parte dei casi coinvolge in numero maggiore i maschietti e può manifestarsi in compresenza di un disturbo da deficit di attenzione/iperattività e/o disturbi dell’apprendimento.

Suggerimenti per genitori

Alcuni suggerimenti per i genitori:

  • È importante non etichettare il bambino come uno che fa “cose strane”
  • Non assecondare il bambino nel rituale
  • Non minimizzare il problema ma consultare uno specialista quando i  comportamenti si manifestano con una frequenza tale da invalidare e limitare il bambino e la famiglia nelle attività di vita quotidiana.
  • Evitare di negare ma parlare del doc come di qualcosa esterno a lui che lo spinge a fare le cose, magari dandogli anche un nome buffo come “brainbug” , baco della mente!

 

 

di Enrica Ciullo

fonte: www.forepsy.it

Hai finito di tirarmi scemo

Bambini che non dormono, non mangiano, gridano senza motivo, vogliono solo gelati e patatine, sfrattano i genitori dal loro letto, rispondono loro male e in alcuni casi, li insultano: perché è così difficile essere genitori? E perchè i bambini sembrano fare sempre il contrario di quello che ci si aspetta da loro? Nella maggior parte dei casi quello che sembra un problema insormontabile può essere risolto facilmente. “Aggiustare” i comportamenti sbagliati è il mestiere di Nigel Latta e questa sua guida, corredata da casi di vita comune felicemente risolti, offre strategie semplici ma efficaci per insegnare il rispetto, togliere brutti vizi e pessime abitudini senza troppa fatica e sempre con moltissimo amore.

AAA cercasi mamme

Ecco una richiesta arrivata a Bresciabimbi! Avete delle segnalazioni per aiutare questa mamma? Aspetto i vostri commenti

Sono una giovane mamma di un bambino di 1 anno abito ad Acquafredda nella bassa bresciana , vorrei sapere se potete indicarmi ludoteche o centri nei dintorni della mia zona dove poter passare qualche ora con me presente …qua in zona non trovo nulla e’ tutto dai 3 anni in su’ e le mamme non possono restare per socializzare con altre mamme

Grazie mille

Dove posso cambiare il mio bambino?

Una mamma scrive a Bresciabimbi.it:

“Avrei bisogno di sapere dove, in centro città, è possibile trovare spazi adatti per cambio ed allattamento bimbi. Mi è capitato di essere a passeggio ed avere bisogno di cambiare la mia bambina, ma non sempre nei bar sono attrezzati per cambiare il bambino e troppo spesso i servizi igienici non sono molto caldi e puliti…
In attesa di una suggerimento, ringrazio per l’attenzione”

Approfitto della richiesta di una mamma per lanciare una richiesta!

Ebbene, quante volte cari genitori, nonni, zii,… a spasso coi vostri bimbi vi siete trovati nella necessità di cambiare il pannolino,  dare la pappa, allattare, aver bisogno del bagno per i bambini,….. ?

Ci aiutate a trovare in città spazi che aiutano i genitori in questi momenti quando suono fuori casa?

Mandateci le vostre segnalazioni o lasciando un commento a questo articolo, o scrivendo a info@bresciabimbi.it

 

 

 

La giusta fatica di crescere

La giusta fatica di crescere

(Dalla prefazione di Goffredo Fofi)
In un’epoca in cui anche l’industria dell’infanzia si è prodigata per proteggere il bambino dalla “fatica” di sperimentare e di sbagliare, sono soprattutto la testa, il pensiero, l’affettività dei bambini che oggi rischiano malanni, carenze, inabilità, alimentando una generazione con forti contraddizioni: “senza sensi di colpa”, ma con grande “senso di inadeguatezza”, precocemente “grandi” e, insieme, fortemente dipendenti. In questo libro curioso, utile ed estremamente provocatorio, felicemente si intrecciano e si contaminano fra loro conoscenze psicologiche e pediatriche, di costume e letterarie, in uno stile di scrittura e di ricerca ironico, spumeggiante, capace di parlare a chiunque si muova, per lavoro o per diletto, nel vasto “pianeta bambino”. Dal ciuccio su misura alle scarpe senza lacci, dal termometro a infrarossi ai baby monitor: una miriade di “cose” oggi accompagna i bambini nei normali processi della crescita. Così gli autori, senza puntare l’indice contro i genitori, ma piuttosto mettendoli in guardia dai falsi alleati, affrontano il “linguaggio delle cose”, riflettendo sul mondo privo di ostacoli che gli adulti hanno creato per i loro figli, ormai indiscussi sovrani, e insieme vittime inconsapevoli, di tante e varie futilità.
Passando in rassegna l’impareggiabile Catalogo dei genitori di Claude Ponti – dai confortevoli ai fifoni, dagli avviluppanti ai  cicciomou – l’appello e i suggerimenti dei due autori si rivolgono a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia ancora posto nell’educazione e che serva restituire al bambino un suo fondamentale diritto: la giusta fatica di crescere! Le pagine in cui Manuela Trinci con Paolo Sarti raccontano e si raccontano, riflettono e analizzano, si commuovono o si adirano, sono amorose nella difesa del diritto dei bambini al rispetto e aspre nell’accusa, sia quando ironica sia quando veemente, a chi dice di amarli mentre va accanitamente tarpando le potenzialità e i talenti di cui sono portatori, in particolare, i bambini.

Gattomatto – Brescia

Gattomatto

La ludoteca Arciragazzi di via Manara 5  ora ha preso il nome di  Gattomatto.

Oltre al nome ci sono altre novità: non effettua più l’apertura domenicale ma adotta un programma nuovo.

Tutti i lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16,30 alle 18,30 con un ricco programma:
– un’ora di spazio compiti, nella quale  bambine e bambini, ragazze e ragazzi di elementari e medie potranno essere aiutati dai nostri operatori per fare i compiti, studiare o fare ricerche;
– un momento merenda per rifocillarsi e riposarsi;
– un’ora circa di divertimento con giochi, laboratori creativi e tanto altro.

Per partecipare all’attività è necessario iscriversi, presentandosi in ludoteca durante l’apertura; il costo mensile è di € 25 (circa € 2 a incontro) e comprende l’assicurazione infortuni e RC. Per chi non potesse venire a tutti gli incontri c’è la possibilità di acquistare una tessera da 10 entrate, sempre al costo di 25 €, che potrete utilizzare quando preferite.

Sono previsti sconti per chi viene insieme a fratelli o sorelle.

Per ogni informazione potete passare in ludoteca, mandare una mail a info@arciragazzibrescia.it o telefonare allo 030/3737073.

Potrete trovare ogni altra informazione sul nostro sito www.arciragazzibrescia.it

Cosa vogliono dire i disegni dei bambini

Grazie alla disponibilità e gentilezza del dott. Marco Vinicio Masoni pubblico il seguente articolo molto interessante sui disegni dei bambini

Cosa vogliono dire i disegni dei bambini

 Di Marco Vinicio Masoni

A volte le mamme mi portano i disegni dei loro figli. Vogliono una diagnosi. Vogliono che io assuma un’aria seria e che scruti attentamente i disegni (come hanno visto fare da altri “esperti”), e poi dica , per esempio: “Si vede, con estrema chiarezza, che qui il padre è assente”.

Ma l’unica cosa che riesco a pensare e a dire sono frasi di questo tipo: ”Bene, mi pare che suo figlio sia piuttosto dotato per il disegno”, oppure ”Certo, è un disegno infantile, quanti anni ha? …Quattro? Direi che è un disegno assolutamente adatto alla sua età”.

Ma la mamma insiste “Ma non vede che espressione ha questa faccia, e poi vede che c’è in alto un aereo che butta le bombe? Dottore , sono preoccupata…”
“Bene signora, – rispondo – ho disegnato più bombe io da bambino di quante ne abbiano sganciate nella seconda guerra mondiale, mi ritiene un serial killer?”
Finalmente la mamma sorride.
Ora, che i bambini vogliano dire qualcosa mentre disegnano è, io credo, assolutamente vero.
Non credo invece che il significato dei loro disegni vada al di là di quanto sta sul foglio, espresso in modo esplicito. Un aereo che sgancia le bombe è un aereo che sgancia le bombe e non “il segnale di un profondo disagio interiore, una aggressività che va fermata in tempo …”, ecc.
Spesso la comunicazione è diretta al pubblico presente in quel momento e a seconda della richiesta del pubblico o di quanto questo sia simpatico al il bambino, il contenuto e lo stile della comunicazione cambiano.
Qualche esempio?
Chiedo a un bambino di sei anni di disegnarmi una persona. Nel modo col quale faccio la richiesta sono presenti alcuni impliciti: voglio che tu faccia un bel disegno, un disegnino come si deve e come dovrebbe fare un bravo bambino, un disegno che mi faccia poi dire “Oh, che bella persona hai disegnato, bravo!”.

Il bambino mi scruta, prende il foglio, ci pensa un po’ su, attraversa qualche attimo di incertezza e poi disegna …questo:

disegno1

Osservo il disegno. Non sono tenero come “critico d’arte”. Il disegno è bruttino. Una specie di figurina fatta con lo stampino. Chissà quante ne ha fatte uguali e si è sentito dire “Ma guarda come è bravo, gli fa anche la cintura!”. Ne ricavo la netta impressione che il bambino abbia messo mano al suo repertorio dal titolo: Come fare contenti i grandi.

Allora intervengo, e gli chiedo ”Bene, ora hai fatto un bell’omino che secondo te piace ai grandi, ma ti voglio fare una richiesta un po’ strana…mi disegneresti un altro omino? Però devi fare il modo che non mi piaccia!”

Il bambino mi guarda spalancando gli occhi per un istante, poi , senza nessun attimo in mezzo , si mette a disegnare e dopo qualche minuto mi consegna questo:

disegno2_masoni

Ora sono io a spalancare gli occhi. Vedo regole infrante. Non credo alla creatività dei bambini ( il discorso è assai più complesso di quanto si creda), ma alla licenza sì, alla loro libertà assoluta sì. E qui il bambino si mostra libero. Se vorrà esser accettato come disegnatore dovrà munirsi, nella vita, della copertura di una comunità di critici amica. Ma per ora tanto gli basterebbe per sentirsi dire ”Ce la potrebbe fare”.

Un altro esempio? Saliamo con l’età, ora ho davanti a me un quindicenne di scarsa cultura, gli chiedo di disegnarmi un viso. E’ sottinteso che io mi aspetti un bel viso e un bel disegno, curato e precisino.
Così il ragazzo mi accontenta:

disegno_4_masoni

Ecco, quindi il suo disegno: la banalità fattasi segno. Una sorta di media dei disegni possibili, un disegno “grigio”(e non mi riferisco al grigio del disegno, ma al grigiore, alla mediocrità), non perché al suo autore piace il grigio, ma perché il grigio “va bene su tutto”. Quale maestro, insegnante, guida, oserebbe dire al ragazzo che ha disegnato una vera schifezza? Certo, nemmeno io lo farei, direi annuendo che questo è un viso di un ragazzo, per educazione, per non ferirlo.

Ma ora chiedo anche a questo quindicenne la stessa cosa che ho chiesto prima al bambino di sei anni. Anche lui mi guarda per un attimo, poi, velocemente, disegna …questo:

 

disegno_5

Sono , stupito ancora, di fronte a un tratto espressionista, a una mano felice e libera, a un insieme di segni che mi dice qualcosa.

Mi chiedo se ci sia una differenza in queste cose fra bambini, ragazzi e adulti, e allora, impudente, mi rivolgo a un insegnante di 35 anni.

Parlando con lui il discorsa cade sulle case, faccio un po’ di stupidissimi giri di parole per poi arrivare alla domanda: ”Mi disegni una bella casa ?”. La reazione è inattesa, l’adulto è in imbarazzo, mi dice che non sa disegnare. Ne incontro tanti che me lo dicono e ora non aspettatevi che dica la solita idiozia: tutti possono diventare bravi a disegnare!

Non la dico. So che non è vero. Ma so che qualcosa si può comunque disegnare, così insisto, fino a rasentare l’invadenza. Ma lui niente, imbarazzato, sudato, mi dice che non se la sente, proprio è negato per il disegno.

Non ho quindi un esempio di casetta da lui ben disegnata da mostrarvi. Ma ne ho un altro: chiedo, finalmente rinunciando ad avere il “bel disegno”, se è disposto a farmi un brutto disegno, di una brutta casa. A quel punto le paure del mio amico scompaiono, sorride e si mette a disegnare, e produce questo:

 

disegno_casa_1

E questo, dovreste un po’ fidarvi del mio giudizio, non è un brutto disegno. Certo non è la mano di un architetto, ma quelle pareti refrattarie all’angolo retto, quelle molte facce dell’edificio, quell’insulto al parallelepipedo e al tetto a due falde, rappresentano una coraggiosa affermazione di originalità.

Mi ricorda un disegno di un grande architetto espressionista, ovvio, non sono la stessa cosa, ma guardate un po’:

diesgno_casa2

Bene, possiamo concludere.

Quando vediamo un disegno di un bambino (ma anche di altri), non dovremmo chiederci: “Cosa vorrà dire?”, ma ”A chi è destinato?” e “Come glielo hanno chiesto?”.

M.V .M.

***

Ambulatori aperti

La  Regione Lombardia ha prorogato a partire dal 1° gennaio 2015 la sperimentazione dell’iniziativa “Ambulatori Aperti” su tutto il territorio regionale.

Il progetto, già avviato nel 2014, è finalizzato ad ampliare l’offerta di visite specialistiche e di prestazioni di radiodiagnostica, anche in orari e giornate più favorevoli ai cittadini:
– Dal lunedì al venerdì: dalle 18 alle 22;
– Sabato: dalle 8 alle 15;
– Domenica: dalle 8 alle 13.

L’offerta aggiuntiva varia da azienda ad azienda, in quanto ciascuna delle realtà interessate, in base alle specifiche aziendali e alle esigenze di snellimento delle liste di attesa, ha individuato le specialità cliniche da potenziare e le prestazioni integrative erogabili.

Sono escluse dalle fasce orarie serali le prestazioni che per ragioni tecniche e/o di preparazione richiedono di essere effettuate nelle prime ore diurne (es. esami del sangue e urine, ecc..).

Come accedere al servizio

Solo una volta in possesso della prescrizione del medico curante (ricetta rossa), è possibile verificare la disponibilità di prenotazione di visite ed esami in orario prolungato con varie modalità:

• chiamando il Centro Unico di Prenotazione regionale al numero 800.638.638 (per le strutture sanitarie pubbliche);
• contattando i singoli Centri Unici di Prenotazione e gli Uffici Relazioni con il Pubblico delle strutture ospedaliere (per gli enti erogatori privati, ma se lo si ritiene anche per i soggetti pubblici);
• attraverso la Carta dei Servizi CRS/CNS, sia presso le farmacie, che direttamente online.

Le singole ASL pubblicano sui propri siti istituzionali informazioni sulle strutture aderenti e sulle prestazioni erogate.

Di seguito i link ai contenuti eventualmente resi disponibili da ciascuna ASL e i contatti dei rispettivi Uffici Relazioni con il Pubblico.

 

ASL BERGAMO (URP 800 447722)
ASL BRESCIA (URP 030 3838255)
ASL COMO (URP 031 370209)
ASL CREMONA (URP 0372 497215)
ASL LECCO (URP 0341 482502 / 2909)
ASL LODI (URP 0371 587 2647)
ASL MANTOVA (URP 800 384384 – 0376 334570)
ASL MILANO (elenco contatti URP per distretto)
ASL MILANO 1 (URP 800 671671 – 02 97973 823)
ASL MILANO 2 (URP 848 800 507)
ASL MONZA E BRIANZA (URP 039 2384274)
ASL PAVIA (URP 0382 431321)
ASL SONDRIO (URP 0342 555 111)
ASL VALLECAMONICA SEBINO (URP 0364 329 338)

Genitori strategici

E’ con grandissimo piacere che anticipo questo articolo accogliendo e dando il benvenuto nella famiglia Bresciabimbi.it  a Bernardo Paoli coach e psicoterapeuta stategico da ora a disposizione degli amici di Bresciabimbi. 

Vi invito a leggere l’articolo, e a lasciare i vostri commenti!

 

GENITORI STRATEGICI

di Bernardo Paoli

 

I tempi sono cambiati: cinquant’anni veniva facile attuare un’educazione “in solido”: padri, madri e l’intera comunità degli adulti (maestre, insegnanti, medici, sacerdoti, ecc.) erano schierati dalla stessa parte con lo scopo di rendere la vita dei ragazzi non tanto facile ma certamente più produttiva. Da qualche decennio a questa parte invece la sintonia tra adulti è divenuta sempre meno scontata: padri e madri si appellano a princìpi educativi diversi; genitori e insegnanti discutono tra loro di qual è il miglior sistema educativo da attuare… la sintonia tra adulti si è persa e, come sanno bene i genitori separati, quando c’è una frattura tra adulti i figli “si infilano nel mezzo” facendosi appoggiare di volta in volta da chi è più arrendevole.

In un contesto di “educazione in solido” i figli erano culturalmente e spontaneamente ubbidienti e rispettosi dei propri genitori: non avevano altra possibilità che essere ubbidienti e rispettosi. Oggi non è più così. Questo cambiamento relazionale viene spesso vissuto dai genitori con ansia e frustrazione e la domanda è: <<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda nasce dallo stupore che non è più automatico avere il rispetto da parte dei propri figli. D’altronde non è nemmeno più sufficiente avere un ruolo sociale perché questo venga riconosciuto e rispettato dagli altri. Se sei insegnante, sindaco, sacerdote, politico, l’aver raggiunto questo ruolo non porta automaticamente con sé il fatto che gli altri ti daranno rispetto, che ti percepiranno come un punto di riferimento, come un’autorità.

<<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda sembra davvero senza risposta e nasce dal ritenere che siamo figli di un’epoca nuova e bizzarra che mai si è presentata prima nella storia umana. Ma una risposta c’è, e si trova molto indietro nei secoli, in quell’epoca in cui sono stati indicati i princìpi grazie ai quali è possibile acquistare autorevolezza quando questa non viene concessa così facilmente. Si tratta di far memoria dell’antica arte cinese dello stratagemma.

Diceva Sun Tzu: <<Il mare calmo governa i fiumi tumultuosi perché li governa dal basso>>.

Dal basso, non dall’alto. Quando un figlio non riconosce il tuo ruolo di genitore il rispetto lo si acquisisce dal basso, non dall’alto; con la morbidezza, non con la rigidità; con l’astuzia, non con la forza della pretesa. Se si è innescato uno scontro frontale tra chi pretende rispetto (il genitore) e chi non lo vuole concedere (il figlio), aumentare ulteriormente la pretesa aumenterà ulteriormente il conflitto; chiedere con ancora più autorità il rispetto del proprio ruolo di genitore, aumenterà ulteriormente la negazione di quanto richiesto. Chi si irrigidisce mostra solo la propria fragilità, mentre solo chi è veramente forte è in grado di ammorbidirsi. La morbidezza, essa è il veicolo principale dell’astuzia e dell’efficacia.

<<I genitori della mia amica, loro sì che sono dei bravi genitori, non voi!>>

<<Potete impormi tutte le regole che volete tanto farò sempre e comunque di testa mia!>>.

Ecco come un genitore può fornire una tipica risposta “dall’alto”: <<Sei nostro figlio e finché vivrai sotto il tetto di casa nostra farai quello che diciamo noi!>>. Cosa immaginate che possa succedere dopo questa risposta?

“Dall’alto” non funziona.

Vediamo adesso invece una risposta “dal basso”. Un giorno due genitori si presentarono per una consulenza, stremati dalle lunghe litigate col loro figlio adolescente che rientrava a casa molto tardi la notte dopo essersi sballato con gli amici a giro per la città. I genitori lo aspettavano tutta la notte in piedi e al suo rientro iniziavano lunghe spiegazioni con cui cercavano di persuaderlo a modificare il suo comportamento. Il figlio, pur di porre fine a queste discussioni notturne si dichiarava convinto, salvo poi il giorno dopo rientrare sempre a notte fonda. Ai genitori venne consigliato di dire così: <<Abbiamo pensato molto a quello che sta succedendo in casa e a tutte le nostre discussioni sul fatto che fai tardi la notte mettendoti in pericolo. Sai che cosa abbiamo capito? Che non possiamo vietarti di farti del male. Se vuoi nuocere alla tua vita noi non possiamo opporci. L’unica cosa che possiamo fare è esserci se avrai bisogno di noi. D’altronde capiamo che tu vuoi essere uguale ai tuoi amici, che vuoi omologarti a loro: è certamente più facile per te fare il duro con noi anziché importi con i tuoi amici dicendo loro che torni a casa entro mezzanotte. Sarebbe troppo. Quindi, fai tu. Anche noi agiremo come ci sembra meglio>>. A quel punto chiesi ai genitori di chiudere col chiavistello il portone di casa dopo mezzanotte. Al rientro del figlio a tarda notte si sarebbero dovuti comportare così: il figlio trovando il portone chiuso avrebbe dovuto suonare il campanello o chiamare i genitori al cellulare; a quel punto loro avrebbero aspettato una mezz’ora prima di aprire il portone facendo aspettare il figlio al freddo. Il padre o la madre sarebbero poi con calma scesi ad aprire il portone dicendo, con gli occhi chiusi dal sonno: <<Scusa, ho chiuso il portone, che sbadato>>. Senza aggiungere altro sarebbero tornati a letto. Dopo una settimana di questo trattamento il figlio, infastidito dal comportamento “sbadato” dei genitori, negoziò sull’orario di rientro a casa.

 “Dal basso” funziona.

 

Il mare di Amì

Il mare di Amì

Il mare di Amì – pp. 128 – euro 12,90 – Morellini Editore in libreria dal 20 marzo

Lo confermano gli ultimi dati Istat:separazioni e divorzi sono in costante aumento: se nel 1995, ogni 1000 matrimoni 238 coppie si dicevano addio, nel 2011 tra separazioni e divorzi si arriva a quota 493. Con il coinvolgimento di più di 90.000 minori.

Bambini e ragazzini travolti da emozioni intense come paura, sensi di colpa, rabbia e tristezza che, spesso, non sanno come esprimere.

Come aiutarli?

Dall’esperienza di due professioniste della pedagogia e della mediazione familiare arriva in libreria la prima favola pensata per i figli delle coppie che si separano.

Adatta ai bambini dai 7 anni in su, Il mare di Amì racconta, con delicatezza e poesia, la storia di un giovane delfino e della sua famiglia.

È un libro da leggere insieme ai figli, per guidarli a comprendere quello che sta accadendo senza perdere la fiducia, per farli sentire riconosciuti nei loro bisogni e per dare loro l’occasione loro di esprimere emozioni e domande che, altrimenti, resterebbero chiuse nella loro testa.

Arricchito da una guida alla lettura che si rivolge agli adulti.

Il mare di Amì risponde al bisogno di tanti genitori ed educatori di avere gli strumenti per aiutare se stessi e i loro bambini ad affrontare questo doloroso passaggio.

E tornare a orientarsi, più forti e sereni, nella nuova geografia famigliare.

Ilaria Marchetti, mediatrice familiare, mediatrice penale per la Corte d’Appello di Brescia e presidente dell’Istituto di Mediazione Familiare e Sociale, da anni si occupa di separazione/divorzio, adolescenti devianti, supervisione e formazione nelle pratiche di gestione dei conflitti. Insegna presso l’Università Cattolica di Brescia. Presso lo Studio Itaca conduce i Gruppi di Parola a Brescia per figli di genitori separati o in fase di separazione, una risorsa innovativa di aiuto quando mamma e papà si separano.

 

Costanza Duina, insegnante, musicoterapista e pedagogista, organizza da anni presso l’associazione Spazio Arte di Brescia laboratori d’arte per stimolare l’espressività dei bambini e corsi di scrittura creativa per promuovere chances espressive di crescita legate all’uso della parola.

Collabora con l’Istituto di Mediazione Familiare e Sociale per il quale scrive racconti sulla gestione dei conflitti e della conflittualità in famiglia.

Sostegno ai padri separati

Quando si parla di separazione si affronta sempre un argomento doloroso per ogni famiglia. Un momento di rottura che rimette in discussione un po’ i ruoli e le abitudini di ognuno, andando ad influire, spesso negativamente, sulla vita e sullo stato psicofisico dei bambini, gli elementi più vulnerabili in queste circostanze.

Per molti anni, nel contesto delle separazioni e dei divorzi, si è sempre fatto riferimento, anche da un punto di vista legislativo, all’emanazione di tutta una serie di leggi e norme, che andassero a tutelare quasi esclusivamente la figura della madre. Lasciando nell’oscurità e nell’incertezza, la categoria, altrettanto importante, dei padri separati.

A questo proposito sono nati molti movimenti ed associazioni dedicate all’aiuto e all’indirizzamento dei padri single, verso professionisti, consulenti, psicologi e tutte quelle figure competenti in questo settore, che possano orientare e rendere più semplice, almeno in parte, questo doloroso cambiamento.

Molte di queste sono davvero efficienti e soprattutto senza scopo di lucro, come Agenzia per padri separati, che ha come unico obiettivo quello di fornire consigli ed indicazioni di qualità ai padri in difficoltà, volte a far ottenere anche importanti agevolazioni da un punto di vista economico, per l’acquisto o l’affitto di una casa ad esempio.

Degli strumenti di grande aiuto che, finalmente, possono fornire aiuto ed orientamento anche ai tanti padri che si ritrovano a dover affrontare una situazione spiacevole conseguente ad una separazione. Ottenendo in questo modo indicazioni circa la consulenza legale e psicologica, informazioni riguardo le varie coperture assicurative e tanti utili consigli su come vivere al meglio questa situazione con i propri figli.

In tempi come i nostri, nei quali i divorzi e le separazioni sono molto frequenti, anche i padri separati hanno ora dei punti di riferimento sui quali contare per un sostegno, sia economico che psicologico, e l’orientamento verso le scelte migliori da fare, da un punto di vista legale e di vita.

Consulta il sito: www.papaseparatibrescia.it