5 buoni motivi per fare autosvezzamento
Cosa vuol dire autosvezzameno? E perchè a richiesta? Come e quando iniziare?
Adesso non vanno più bene nemmeno le pappe?! Che mondo moderno! Forse, però…
Siamo sicuri che questa pratica non sia in realtà una delle più antiche e usate dalle nostre bis e trisnonne? Ebbene sì, l’autosvezzamento è vecchio quanto l’uomo stesso. Proviamo a conoscerlo meglio e forse riusciremo ad apprezzarne la semplicità e gli aspetti salutari.
Innanzitutto chiariamo subito una cosa: la parola svezzamento di per sé significa togliere il “vezzo”, cioè un vizio, che in questo caso viene ricondotto al latte, materno o formulato. Già qui ci fermiamo e dichiariamo che parlare di svezzamento non è corretto poichè, per principio, non si dovrebbe parlare di vizio nei confronti di un alimento che sta portando allo sviluppo un bambino e soprattutto che consente di fornire il contatto, la presenza e l’amore della propria mamma o delle altre persone che se ne prendono cura.
Detto questo, la definizione più corretta di questo periodo di passaggio dal latte al cibo vero è “alimentazione complementare” che in caso dell’autosvezzamento necessita della dicitura “a richiesta”. Complementare perché in realtà non si sostituiscono le poppate con dei pasti completi, ma il cibo si aggiunge alle solite poppate che gradualmente diminuiranno da sole, il cibo vero quindi farà da complemento al latte e non viceversa. A richiesta perché, come il neonato può essere allattato dalla mamma autoregolandosi, anche la richiesta del cibo “dei grandi” andrebbe soddisfatta quando inizia a presentarsi da sola, cioè quando il bimbo riesce a far capire ai genitori la curiosità verso ciò che vede contenuto nei piatti.
A richiesta, quindi, sia per quanto riguarda il momento di iniziare a svezzarsi, sia per la gradualità nel fare i pasti che da piccoli assaggi di cibo solido (un fusillo con il sugo di pomodoro, una listarella di carota al vapore, dei pezzettini di salmone al forno…) passeranno a veri e propri pasti completi, ognuno con i suoi tempi.
In fondo, per sopravvivenza prima o poi dobbiamo imparare a mangiare, esattamente come impariamo a dire mamma e papà e poi a fare i discorsoni o come dal gattonamento si iniziano a fare i primi passi. Camminare, parlare e mangiare dovrebbero seguire le stesse regole: essere pronti a farlo, avere i propri tempi e farlo gradualmente, senza imposizioni esterne.
Quali sono i 5 motivi per cui scegliere che il tuo bambino si svezzi da solo?
1. È divertente: a chi non piace godersi il momento di stare a tavola mangiando ciò che piace, scegliendo come e in quanto tempo mangiarlo? “Mangiare è un piacere della vita” ci ricorda il detto. I bambini autosvezzanti sono felici di conoscere i cibi e fare da soli. Come prepararsi? Munirsi di bavaglioni con le maniche e tovaglie di plastica (avere un animale domestico che si pappi i resti di cibo finiti per terra potrebbe essere utile), meglio un po’ di confusione che vivere il momento della pappa tragicamente perché il bimbo rifiuta il cucchiaio, no?
2. È biologicamente normale: come specie siamo mammiferi e questo vuol dire che per natura dovremmo essere allattati fino a che saremo pronti ad esplorare e conoscere il cibo da soli. Significa far seguire al bambino il proprio istinto quando esso si presenta, consentendogli di sperimentare e fare ciò per cui è programmato.
3. Fa conoscere il cibo: le pappine ridotte a purea sono un mix di sapori diversi tutto in uno e fra questi ci potrebbe anche essere qualcosa che al bambino non piace, in fondo per ognuno di noi c’è qualcosa che proprio non va giù. Il problema è che porta il bambino a rifiutare tutto il pasto, mentre se lui può scegliere e provare i vari cibi che ci sono sulla tavola, ne sentirà il gusto uno alla volta e potrà decidere cosa mangiare e cosa evitare, riuscendo comunque a sfamarsi con qualcosa di nutriente.
4. È più comodo, veloce ed economico: non serve fare spese per baby-food pronti tipo omogeneizzati, non serve sprecare tempo a preparare pappe e puree solo per il piccolo da dare in momenti diversi rispetto a quando tutta la famiglia si mette a tavola. Non servono trucchetti o giochi segreti per far si che il bambino mangi tutta la pappa. Se la dieta della famiglia è salutare e varia è facile adattare gli alimenti per il bambino.
5. È fonte di buone abitudini: i bambini crescono con un atteggiamento positivo verso il cibo facendo esperienze concrete sin dal primo approccio con la tavola. Imparando ad usare le posate e gli usi comuni imitando gli altri familiari. Imparando a controllare l’appettito secondo quanto gli dice lo stomaco, questo potrebbe davvero essere il primo passo di prevenzione contro l’obesità.
Questi sono solo 5 buoni motivi per preferire l’alimentazione complementare a richiesta piuttosto che iniziare questo passaggio con le indicazioni di altri (pediatri, mamme o nonne), ma soprattutto per imparare a mangiare in modo sano, equilibrato e con il sorriso stampato in faccia, vostro e del piccolo esploratore della tavola.
Provare per credere!
Per un ulteriore approfondimento consiglio la lettura di: “Lascia che il tuo bimbo si svezzi da solo” di Tracey Murkett e Gill Rapley contenente una bellissima prefazione del nostro pediatra italiano Dr. Lucio Piermarini.
Dott.ssa ostetrica Stefania Paloschi
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Cosa vuol dire autosvezzameno? E perchè a richiesta? Come e quando iniziare?
Adesso non vanno più bene nemmeno le pappe?! Che mondo moderno! Forse, però…
Siamo sicuri che questa pratica non sia in realtà una delle più antiche e usate dalle nostre bis e trisnonne? Ebbene sì, l’autosvezzamento è vecchio quanto l’uomo stesso. Proviamo a conoscerlo meglio e forse riusciremo ad apprezzarne la semplicità e gli aspetti salutari.
Innanzitutto chiariamo subito una cosa: la parola svezzamento di per sé significa togliere il “vezzo”, cioè un vizio, che in questo caso viene ricondotto al latte, materno o formulato. Già qui ci fermiamo e dichiariamo che parlare di svezzamento non è corretto poichè, per principio, non si dovrebbe parlare di vizio nei confronti di un alimento che sta portando allo sviluppo un bambino e soprattutto che consente di fornire il contatto, la presenza e l’amore della propria mamma o delle altre persone che se ne prendono cura.
Detto questo, la definizione più corretta di questo periodo di passaggio dal latte al cibo vero è “alimentazione complementare” che in caso dell’autosvezzamento necessita della dicitura “a richiesta”. Complementare perché in realtà non si sostituiscono le poppate con dei pasti completi, ma il cibo si aggiunge alle solite poppate che gradualmente diminuiranno da sole, il cibo vero quindi farà da complemento al latte e non viceversa. A richiesta perché, come il neonato può essere allattato dalla mamma autoregolandosi, anche la richiesta del cibo “dei grandi” andrebbe soddisfatta quando inizia a presentarsi da sola, cioè quando il bimbo riesce a far capire ai genitori la curiosità verso ciò che vede contenuto nei piatti.
A richiesta, quindi, sia per quanto riguarda il momento di iniziare a svezzarsi, sia per la gradualità nel fare i pasti che da piccoli assaggi di cibo solido (un fusillo con il sugo di pomodoro, una listarella di carota al vapore, dei pezzettini di salmone al forno…) passeranno a veri e propri pasti completi, ognuno con i suoi tempi.
In fondo, per sopravvivenza prima o poi dobbiamo imparare a mangiare, esattamente come impariamo a dire mamma e papà e poi a fare i discorsoni o come dal gattonamento si iniziano a fare i primi passi. Camminare, parlare e mangiare dovrebbero seguire le stesse regole: essere pronti a farlo, avere i propri tempi e farlo gradualmente, senza imposizioni esterne.
Quali sono i 5 motivi per cui scegliere che il tuo bambino si svezzi da solo?
1. È divertente: a chi non piace godersi il momento di stare a tavola mangiando ciò che piace, scegliendo come e in quanto tempo mangiarlo? “Mangiare è un piacere della vita” ci ricorda il detto. I bambini autosvezzanti sono felici di conoscere i cibi e fare da soli. Come prepararsi? Munirsi di bavaglioni con le maniche e tovaglie di plastica (avere un animale domestico che si pappi i resti di cibo finiti per terra potrebbe essere utile), meglio un po’ di confusione che vivere il momento della pappa tragicamente perché il bimbo rifiuta il cucchiaio, no?
2. È biologicamente normale: come specie siamo mammiferi e questo vuol dire che per natura dovremmo essere allattati fino a che saremo pronti ad esplorare e conoscere il cibo da soli. Significa far seguire al bambino il proprio istinto quando esso si presenta, consentendogli di sperimentare e fare ciò per cui è programmato.
3. Fa conoscere il cibo: le pappine ridotte a purea sono un mix di sapori diversi tutto in uno e fra questi ci potrebbe anche essere qualcosa che al bambino non piace, in fondo per ognuno di noi c’è qualcosa che proprio non va giù. Il problema è che porta il bambino a rifiutare tutto il pasto, mentre se lui può scegliere e provare i vari cibi che ci sono sulla tavola, ne sentirà il gusto uno alla volta e potrà decidere cosa mangiare e cosa evitare, riuscendo comunque a sfamarsi con qualcosa di nutriente.
4. È più comodo, veloce ed economico: non serve fare spese per baby-food pronti tipo omogeneizzati, non serve sprecare tempo a preparare pappe e puree solo per il piccolo da dare in momenti diversi rispetto a quando tutta la famiglia si mette a tavola. Non servono trucchetti o giochi segreti per far si che il bambino mangi tutta la pappa. Se la dieta della famiglia è salutare e varia è facile adattare gli alimenti per il bambino.
5. È fonte di buone abitudini: i bambini crescono con un atteggiamento positivo verso il cibo facendo esperienze concrete sin dal primo approccio con la tavola. Imparando ad usare le posate e gli usi comuni imitando gli altri familiari. Imparando a controllare l’appettito secondo quanto gli dice lo stomaco, questo potrebbe davvero essere il primo passo di prevenzione contro l’obesità.
Questi sono solo 5 buoni motivi per preferire l’alimentazione complementare a richiesta piuttosto che iniziare questo passaggio con le indicazioni di altri (pediatri, mamme o nonne), ma soprattutto per imparare a mangiare in modo sano, equilibrato e con il sorriso stampato in faccia, vostro e del piccolo esploratore della tavola.
Provare per credere!
Per un ulteriore approfondimento consiglio la lettura di: “Lascia che il tuo bimbo si svezzi da solo” di Tracey Murkett e Gill Rapley contenente una bellissima prefazione del nostro pediatra italiano Dr. Lucio Piermarini.
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