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Anno: 2017

Tornare in forma dopo il parto: come affrontare diastasi dei retti addominali

La diastasi dei retti addominali equivale a una separazione dei retti dell’addome: allontanamento dei rispettivi retti, destro e sinistro, dalla linea mediana del corpo.
Pur non essendo esclusivamente femminile, la maggior parte dei casi si verifica in situazioni di post-parto.
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Nello specifico, la separazione è causata dalla spinta esercitata dal feto sulla pancia e si tratta di una condizione fisiologica del tutto normale, per creare lo spazio necessario allo sviluppo del bambino.

Nella maggior parte dei casi, dopo il parto la posizione dei retti addominali ritorna alla normalità e lo spazio che si era creato, lentamente si richiude. In alcuni casi però, può capitare che questi fatichino a riavvicinarsi, generando un antiestetico rigonfiamento, che nei casi più gravi può accompagnarsi ad una erniazione viscerale.

In tali casi, l’unica soluzione è la chirurgia, un intervento di addominoplastica per la ricostruzione della parete addominale.

Come diagnosticare la diastasi dei retti addominali

Diagnosticare la diastasi dei retti è piuttosto semplice, ed è possibile procedere in autonomia:

  • Sistemarsi in posizione supina, con le ginocchia flesse e i piedi a terra, una mano dietro la testa e una sull’addome, poco sopra l’ombelico;
  • Esercitare una pressione con le dita sugli addominali, mantenendoli rilassati;
  • Contrarre gli addominali sollevano capo e spalle da terra, senza portare il collo in flessione, cercando di avvicinare il torace al bacino;
  • Muovere le dita a destra e sinistra alla ricerca delle pareti del muscolo.

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Se la distanza fra i retti è superiore a tre dita e non si riduce contraendo l’addome, è consigliabile consultare uno specialista.
In questa condizione, evitate di intraprendere una qualsiasi attività sportiva.

Cosa fare?

Nella maggior parte dei casi, comunque, come già detto in precedenza, l’allontanamento dei retti è solo una questione temporanea. Rimane quindi un unico e frequente dilemma: “Si possono fare gli addominali?”. Certamente, ma con tutte le precauzioni del caso, ovvero andando a lavorare prima sulla muscolatura profonda (come il muscolo traverso e il pavimento pelvico) unitamente alla respirazione. Solo in seguito, dopo aver ripristinato un po’ di tono, si potranno introdurre esercizi per la muscolatura più superficiale.

Un allenamento scorretto potrebbe invece provocare l’esatto opposto dell’esito sperato, peggiorando quindi la situazione.
Anche la scelta di non intraprendere nessuna attività non è consigliabile perché si andrebbe a causare un’ulteriore ipotonia a livello addominale, con conseguente peggioramento estetico.

Essendo quindi molti gli errori che si possono commettere nell’esecuzione degli esercizi, è sempre meglio affidarsi a uno specialista che vi aiuti a recuperare il benessere psicofisico.


Francesca Musitano
Massoterapista, insegnante di pilates, ginnastica posturale e istruttrice fitness

Missione mare o piscina: quali raccomandazioni tenere a mente per una giornata al sole con i bambini

Missione mare o piscina: quali raccomandazioni tenere a mente per una giornata al sole con i bambini

Portare i bambini al mare o in piscina fa bene alla loro salute, tempra il loro carattere facilitando le interazioni sociali: sono davvero tantissimi i motivi che dovrebbero spingervi ad organizzare una vacanza a mare con i vostri figli, perché aiuterà voi a scaricare lo stress, e aiuterà loro a crescere sani e a fare anche amicizia. Inoltre, far conoscere al bimbo il mare e la spiaggia favorirà la nascita di un sentimento di amore nei confronti della natura: il sole e l’aria pura, poi, hanno degli effetti davvero positivi sul loro organismo, altrimenti impossibili da ottenere in città. Infine, tutti noi sappiamo quanto sia importante la comunicazione con altri bimbi, soprattutto per quelli che ancora faticano a pronunciare le prime parole. Nonostante tutto, però, esistono alcune raccomandazioni per proteggerli nel modo giusto.

Fare attenzione all’esposizione solare

Un bimbo non dovrebbe mai stare a contatto diretto con i raggi del sole nelle ore più calde: infatti nella famosa fascia oraria che va dalle 12 alle 16 buona norma è quella di adoperare un ombrellone per proteggerlo dalla calura estiva. Inoltre, è sempre meglio tenergli bagnata la testa e coprirla con un cappellino in cotone, accessorio tassativo per i bimbi più piccoli. E poi arriva la protezione solare: qui è il filtro che fa tutta la differenza del caso, e anche la tenuta della crema nei confronti dell’acqua. La protezione solare per bambini Nivea è ideale in entrambi i casi, dato che è a prova di acqua e possiede un filtro solare apposito per proteggere i bimbi.

Come prevenire le infezioni?

L’acqua del mare, così come quella delle piscine, può rinfrescare e far divertire un bimbo. Ma può anche causare gravi danni, in quanto spesso foriera di virus e batteri che proliferano e attaccano chiunque entri a contatto con loro: per i bambini, le cui difese immunitarie sono ancora in fase di sviluppo, questo è un problema molto importante. I centri per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive consigliano di insegnare ai bimbi a non urinare in acqua; inoltre si consiglia di fare attenzione ed evitare che ingeriscano l’acqua della piscina, questo per evitare che contraggano patologie e infezioni quali ad esempio l’Escherichia Coli.

Bimbi in spiaggia: altri consigli preziosi

Le spiagge, data la vicinanza all’acqua e spesso anche alla vegetazione, possono diventare l’habitat perfetto per gli insetti e dunque provocare ai bimbi fastidiosissime punture: la regola è dunque quella di portare sempre con voi un kit di pronto soccorso che contenga almeno un antistaminico ed un disinfettante, oltre ovviamente a cerotti in quantità industriale, e alla tachipirina in caso di febbre. Nel borsone da mare, poi, non dimenticate mai il cappellino, il ghiaccio istantaneo, gli indumenti pesanti in caso di brezza, i suoi giochini preferiti per tenerlo impegnato ed un paio di scarpe chiuse, nel caso siano presenti scogli o sassolini.

Fattore Rh negativo in gravidanza: cosa può comportare?

Fattore Rh negativo in gravidanza: cosa può comportare?

A cura di: Ufficio stampa Sorgente Genetica

Durante la gravidanza è importante che la mamma si prenda cura della propria salute e di quella del futuro nascituro. Per questo, negli ultimi anni, si sono delineati dei percorsi di screening prenatale che prevedono che la donna effettui una serie di esami (come ad esempio il test del DNA fetale) in diversi momenti della gravidanza. Grazie a questi test è possibile monitorare lo stato di salute di mamma e feto e rilevare la presenza di condizioni potenzialmente pericolose per il bambino.

Una di queste è legata all’incompatibilità Rh tra mamma e feto, determinata quando una madre Rh- sviluppa una reazione immunitaria contro i globuli rossi del feto.

Il fattore Rh si definisce positivo o negativo in base alla presenza o assenza dell’antigene D sulla superficie dei globuli rossi. Nel caso in cui il sangue della gestante Rh- entri in contatto con quello del feto Rh+, il sistema immunitario della donna si attiva alla presenza dell’antigene D e inizia a produrre degli anticorpi contro i globuli rossi del feto. Questa reazione immunitaria può portare allo sviluppo di una malattia emolitico-fetale che potrebbe causare la morte del feto in utero o del neonato1,2. Questa malattia ha gravità variabile, in base alla risposta del sistema immunitario della donna. Il sangue della donna e quello del feto potrebbero entrare in contatto e scatenare la reazione della madre in diversi momenti, come ad esempio durante i test di diagnosi prenatale invasivi (come amniocentesi o villocentesi), emorragia, aborto, gravidanza ectopica, traumi addominali.

Nel corso degli anni è stato sviluppato un sistema di immunoprofilassi che permette di minimizzare i rischi determinati dall’incompatibilità tra il sangue di madre e feto. Questo trattamento, chiamato immunoprofilassi anti-D, consiste nella somministrazione alla donna, tramite iniezione, di immunoglobuline umane anti-D. Le immunoglobuline permettono di prevenire la formazione di anticorpi immunizzanti che possono attaccare le cellule del sangue del feto. Le gestanti Rh- possono sottoporsi a tali trattamenti sia prima sia dopo il parto, a seconda dei casi.

È stato stimato che nel 10% delle gravidanze sia presente un’incompatibilità Rh fra mamma e feto3. Sottoporsi ad adeguati controlli medici prima della gravidanza permette di valutare i gruppi sanguigni della coppia in cerca di un figlio e valutare il rischio. Inoltre sottoporsi ed esami di screening prenatale non invasivi durante la gravidanza è fondamentale per rilevare precocemente una possibile incompatibilità e decidere se intervenire con l’immunoprofilassi.

Nell’ambito del percorso di screening prenatale si effettua, entro la 16a settimana di gravidanza, il test di Coombs indiretto, che permette di individuare eventuali anticorpi anti-D nel sangue materno. Alle donne Rh- che hanno un partner Rh+, sarà chiesto di ripetere il test ogni mese nel corso della gestazione. Gli specialisti potrebbero consigliare anche di eseguire l’immunoprofilassi anti-D già alla 28a settimana di gravidanza, nel caso in cui queste pazienti abbiano effettuato esami di diagnosi prenatale invasiva o se hanno già portato a termine una gravidanza.

Consultando il proprio ginecologo è possibile pianificare un percorso di screening prenatale personalizzato con test specifici per evitare di correre rischi per sé stesse e per il bambino.

Per scoprire di più sui test prenatali non invasivi di analisi del DNA fetale visita il sito www.testprenataleaurora.it

Fonti:

  1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut
  2. La compatibilità di gruppo materno-fetale – di L. Brondelli, G. Simonazzi, N. Rizzo
  3. Gravidanza fisiologica, linea guida 20 – a cura del Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità,CeVEAS

Conservare le staminali cordonali: gli aspetti legali

Conservare le staminali cordonali: gli aspetti legali

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

Il 50% degli italiani non sa bene in cosa consista la conservazione​ delle cellule staminali del cordone ombelicale1.

Innanzitutto è necessario chiarire le differenze tra conservazione pubblica e privata.

Nel caso della donazione pubblica del sangue del cordone, i campioni donati vengono messi a disposizione della collettività per trapianto (previa verifica della compatibilità donatore/ricevente). Le famiglie che decidono di donare il sangue cordonale del proprio figlio, contenente le cellule staminali, ne perdono la proprietà.

Invece, con la conservazione privata delle cellule staminali del cordone, il campione rimane di proprietà del bambino e potrà essere utilizzato o da lui stesso, in caso di trapianto autologo, o da un suo familiare compatibile (trapianto allogenico intrafamigliare).

La situazione in Europa

La legislazione in materia di conservazione del cordone ombelicale cambia da Paese a Paese, anche all’interno dell’Unione Europea. In alcune nazioni è possibile solo la donazione pubblica, altre danno libero accesso a tutte le diverse alterative, e altre ancora hanno vincolato la donazione pubblica a particolari criteri. La legge nel nostro Paese, consente solo il prelievo del sangue cordonale mentre la crioconservazione deve avvenire presso una biobanca con sede all’estero. Le famiglie devono quindi rivolgersi a una società di fiducia che fornirà la dovuta assistenza in tutta la procedura e si occuperà della conservazione del campione fuori dal nostro stato.

La legislazione italiana

Il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali italiano ha emanato, il 18 novembre 2009, un decreto intitolato “Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo‐dedicato2“.

Il decreto autorizza la conservazione del campione in strutture pubbliche per uso allogenico, cioè in favore di persone diverse da quelle da cui le cellule sono prelevate (anche detta donazione solidale eterologa). È consentita, inoltre, la donazione a banche pubbliche di sangue da cordone ombelicale ad uso privato, per il neonato stesso o per un consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta, “per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l’utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale, previa presentazione di motivata documentazione clinico sanitaria”, citando il decreto ministeriale.

Specifiche disposizioni di legge stabiliscono che il prelievo del campione deve essere effettuato presso una struttura certificata e da personale qualificato e nel rispetto di procedure corrette e approvate. Dopo il prelievo, il campione sarà inviato presso un istituto di tessuti che ne assicura la corretta conservazione e la tracciabilità per ricondurlo sempre al giusto donatore.

La normativa consente inoltre alle famiglie Italiane di poter crioconservare il sangue cordonale privatamente esportandolo in biobanche situate all’estero.

Il rientro del sangue del cordone ombelicale in Italia

In caso di necessità terapeutica, la biobanca dove è crioconservato il sangue cordonale spedirà il campione al centro di assistenza sanitaria che effettuerà l’intervento. La legge stabilisce che la biobanca deve essere accreditata dall’autorità competente. Anche l’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il Centro Nazionale Trapianti, ha confermato la possibilità di reintrodurre il campione di staminali cordonali in Italia da centri di conservazione all’estero.

Interrogato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla questione, il Centro Nazionale Trapianti ha ribadito l’infondatezza delle voci che circolano sulla non legittimità del processo di conservazione e richiamo del campione di staminali.

Per maggiori informazioni sulla conservazione delle staminali del cordone visita: www.sorgente.com​

Fonti:

  1. Ricerca condotta da ISPO Ricerche per Assobiotec, l’Associazione italiana per lo sviluppo delle biotecnologie.
  2. Decreto del Ministero della Lavoro, Salute e Politiche Sociali del 18 Novembre 2009
  3. Accordo della conferenza permanente Stato Regioni del 29 aprile 2010 sull’esportazione dei campioni di sangue per uso autologo

Fiabe per crescere

Fiabe originali e divertenti da scaricare gratuitamente e da leggere prima della nanna… con disegni da colorare e simpatiche attività da fare a scuola o a casa con mamma e papà!

Questo è il riassunto perfetto di fiabepercrescere.it: un sito  ricco di spunti e suggerimenti utili dove fiabe e filastrocche sono protagonisti della crescita dei bambini.

Sul sito sono presenti diverse sezioni: libri, fiabe, scrittura, colori e lettura.

La sezione scrittura organizza materiali in fasce d’età affrontando tematiche e difficoltà varie  che possono incontrare i bambini nell’ambito della scrittura.

L’angolo dei colori propone invece diversi “lavoretti” che i bambini possono divertirsi a realizzare e colorare

L’idea nasce da due amiche nella vita e colleghe che decidono di dar seguito ai propri sogni. Insieme scrivono il loro primo libro di fiabe “Sette fiabe per crescere” pubblicato da Edizioni Villadiseriane.

Una lettura illustrata per bambini dai 7 ai 12 anni ricca di tanti spunti educativi da trattare con i piccoli lettori.

È seguita poi la pubblicazione “Un bruco di nome Miu” edito da Leucotea. Una fiaba che narra il lungo e rocambolesco percorso di crescita e trasformazione di un piccolo bruco impegnato a trovare la sua strada per diventare farfalla. Una storia per grandi e piccini: una storia per il cuore.

A coronamento del progetto di scrittura nasce un sito Internet, gestito in prima persona dalle autrici, all’interno del quale sono presenti sezioni tematiche dedicate alla scrittura, alla creatività, alla realizzazione di lavoretti, biglietti da auguri e tanto altro.

Sono presenti, inoltre, suddivise per fasce d’età, numerose risorse didattiche scaricabili gratuitamente dal sito.

Il portale si è arricchito in questo mese di una nuova sezione dedicata al consigli di lettura, per grandi e piccini.

Uno spazio per le recensioni costruite “In meno di 500 caratteri…”.

 

 

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Ospedali in “rosa” per l’open week 2017

Il 22 aprile 2016 si celebra la Giornata nazionale per la Salute della Donna.

La ricorrenza è stata istituita  nel 2015 la Direttiva 11 giugno 2015 del presidente del Consiglio pubblicata poi sulla Gazzetta Ufficiale del 10 agosto 2015. La scelta della data non è mai casuale e in questo caso coincide con la data di nascita del premio Nobel Rita Levi Montalcini.

Le motivazioni che animano questa giornata e che hanno mosso diverse realtà a sostenerne la richiesta risiedono nell’importanza della diffusione della cultura della prevenzione.

“Prevenire è meglio che curare” è un antico adagio che i nonni ripetevano sempre. L’antica saggezza però non è stata scalfita, anzi, gli anni, le generazioni e le esperienze  non solo non l’hanno mai contraddetta, ma sempre rafforzata.

L’obiettivo della giornata è stimolare ad un’abitudine alla prevenzione tale da consentire un’azione di contrasto efficace e a lungo termine rispetto all’insorgere di specifiche e gravi patologie, ecco perchè la mission di questa iniziativa è “Chiedi, conosci, previeni”

Per celebrare la giornata è nato un network di ospedali sensibili all’iniziativa e facilmente identificabili dal “Bollino Rosa”.

Aderiscono alla rete più di 170 strutture sparse in tutta Italia e che dal 18 al 24 aprile 2017 apriranno le porte a visite e consulti clinici, diagnostici e informativi gratuiti.

Durante la settimana verrà dedicata particolare attenzione alla sensibilizzazione, alla prevenzione e alla cura delle principali malattie femminili in modo particolare per le 12  aree specialistiche coinvolte:

  • Diabetologia
  • Dietologia e Nutrizione
  • Endocrinologia
  • Ginecologia e Ostetricia
  • Malattie e disturbi dell’apparato cardio-vascolare
  • Malattie metaboliche dell’osso
  • Medicina della riproduzione
  • Neurologia
  • Oncologia
  • Reumatologia
  • Senologia
  • sostegno alle donne vittime di violenza

Per la città di Brescia e la provincia hanno aderito le seguenti strutture:

  • ASST Franciacorta – Ospedale Civile di Iseo
  • ASST Franciacorta – Ospedale M. Mellini di Chiari
  • ASST Garda – Ospedale Civile la Memoria di Gavardo
  • ASST Garda – Ospedale di Desenzano
  • ASST Garda – Ospedale di Manerbio
  • ASST Spedali Civili di Brescia – Presidio Ospedaliero di Brescia
  • ASST Valcamonica – Ospedale di Esine

 

Sul sito dell’ Osservatorio nazionale sulla salute della donna (ONDA) sono disponibili tutte le strutture coinvolte oltre al dettaglio delle attività e dei servizi offerti all’interno della programmazione dell’Open Week

Per ottenere tutte le informazioni basta indicare la regione  e il comune/provincia d’interesse, in base alle selezioni si visualizzano gli ospedali aderenti e cliccando su ciascuna struttura viene visualizzato l’elenco delle attività, esami, visite, open day, incontri programmati per la settimana.

 

Coniglietti di Pasqua facili e veloci

La Pasqua si avvicina e a casa nostra c’è stata un invasione di conigli!!!

Come ogni avvenimento, festa o ricorrenza che si rispetti, da noi la piccola e semplice idea si trasforma in creatività e dal singolo pezzo passa poco e puntualmente la situazione ci scappa di mano!

Per le decorazioni di Pasqua quest’anno io e le bambine ci siamo date alle ‘perline fusibili’. Non le conoscete?

Sono delle perline di plastica da stirare con cui poter realizzare tantissimi progetti.

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Il loro utilizzo è semplicissimo:

noi abbiamo scelto come disegno base dei coniglietti, ma si possono realizzare moltissimi soggetti diversi, basta fare una ricerca nel web per trovare diversi schemi già pronti. Oppure si può lasciare libero spazio alla propria  immaginazione e creatività, o ancora di più a quella dei bambini, per creare oggetti incredibili e impensabili.

Dopo aver posizionato le perline colorate sugli appositi supporti forati e seguendo lo schema scelto, come per il punto croce, basterà stirarle con un normalissimo ferro da stiro.

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Facendo una lieve pressione con il ferro da stiro caldo per pochi secondi, vedrete che le perline si andranno fondere, unendosi, e formeranno la vostra sagoma come un pezzo unico.

Piccolo consiglio: quando stirare la vostra creazione non dimenticate di posizionare tra il vostro lavoro e il ferro un semplicissimo pezzo di carta forno. Questo impedirà alle perline di fondersi direttamente sulla piastra del ferro da stiro, rovinando così in un colpo solo sia il lavoro che ferro da stiro. Meglio evitare!

Aspettate qualche secondo che le perline si raffreddino e con delicatezza staccate il lavoretto dal supporto!

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Le bambine adorano queste perline, realizzano tantissimi soggetti. Fin dalla prima volta, in poco tempo e senza esperienza, hanno cominciato a realizzare tante cose, che spesso regalano anche alle amichette di scuola.

Ed ecco alcuni dei nostri coniglietti che gironzolano per casa.

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Sara Pisciali

Stellegemelle

 

Un bebè in arrivo: consigli per scegliere gli elettrodomestici più adatti alla tua famiglia

Un bebè in arrivo: consigli per scegliere gli elettrodomestici più adatti alla tua famiglia

Hai un bebè in arrivo? Allora sicuramente starai avendo enormi difficoltà a contenere la tua gioia, ma anche quelle paure e insicurezze che emergono sempre quando un bimbo si appresta ad invadere e ad arricchire la vita di una famiglia. Da questo punto di vista, non devi preoccuparti: sarai sicuramente un genitore perfetto, ma questo non deve comunque farti perdere d’occhio alcuni dettagli fondamentali per accogliere al meglio il bimbo e per poter svolgere tutta una serie di compiti di pulizia con il massimo dell’efficienza ed il minimo della fatica. Ed ecco che la scelta degli elettrodomestici è  fondamentale per ottenere questo obiettivo: vediamo dunque una guida su come scegliere al meglio gli elettrodomestici che non possono mancare in una casa animata dalla presenza di un bimbo.

Come scegliere la lavatrice?

Quando scegli una lavatrice per una casa con un bimbo, non devi mai sottovalutare l’importanza dell’igienizzazione dei suoi vestitini. Da questo punto di vista, dunque, noi ti consigliamo di acquistare una lavatrice che possegga una funzione per igienizzare i capi del tuo bimbo, così da uccidere ogni batterio ed evitare qualsiasi rischio per la sua salute nei primi anni di vita. Questa è una funzione disponibile ad esempio in molti modelli di lavatrici LG, ivi comprese le lavatrici piccole, ideali per via del fatto che si adattano perfettamente anche per le case e gli ambienti poco spaziosi o dove c’è necessità di fare spazio ad armadi e altre soluzioni componibili, poiché quando c’è un nuovo membro della famiglia, saprai anche tu che ogni centimetro può fare la differenza.

I piccoli elettrodomestici: quali sono i più importanti?

Quando accogli un bimbo nella tua vita – e nella tua casa – scopri l’esistenza di tanti piccoli elettrodomestici che prima ti suonavano sconosciuti, ma che oggi dovrai imparare a conoscere e ad utilizzare come se fossero i tuoi migliori amici. Ma quali sono i più importanti? Parliamo innanzitutto degli sterilizzatori e degli igienizzanti: fondamentali per igienizzare e per pulire a fondo le cose che il tuo bimbo utilizza quotidianamente, come ad esempio i contenitori per il cibo ed il biberon. Inoltre, non dimenticarti mai dell’importanza di altri piccoli elettrodomestici fondamentali per le famiglie con bimbi piccoli, come ad esempio il minipimer, il baby-monitor o l’aspiratore nasale, che renderanno la vostra vita molto più semplice.

Asciugatrice e robot aspiratore: due alleati per il bimbo

Chiudiamo la nostra guida all’acquisto dei migliori elettrodomestici per famiglie con bimbi piccoli, prendendo in esame l’asciugatrice e il robot aspiratore: due alleati eccezionali per la salute del tuo bimbo in casa. Il motivo? Partiamo innanzitutto dall’asciugatrice: importantissima per asciugare i panni del bimbo senza per questo stenderli fuori dalla finestra, e dunque esporli all’azione dei patogeni contenuti dall’aria e dallo smog cittadino. Inoltre, con l’asciugatrice potrai ottenere un risultato in morbidezza altrimenti impossibile: un altro fattore che devi considerare come prioritario per il tuo bimbo, la cui pelle è molto sensibile nei primi anni di vita. Infine, il robot aspiratore automatico: utilissimo per lavare a fondo i pavimenti, ma senza richiedere il tuo supporto. Facendo tutto da solo, ti consentirà di non distrarti per ore e di avere più tempo da dedicare al tuo bambino.

Che cos’è la disgrafia?

Che cos’è la Disgrafia? Che disturbi può causare nei bambini e nei ragazzi? Quali sono le cause?

Ce lo spiega dettagliatamente la Dott.ssa Dialisa Salamone, esperta in rieducazione  della scrittura e di questo tipo di problematiche incontrata per questa puntata della rubrica Piccoli ma Grandi

La dottoressa riceve su appuntamento a Brescia e Verona e ha attivato un’interessante sportello disgrafia in collaborazione con Bresciabimbi. Si tratta della possibilità gratuita di un servizio di supporto per genitori e insegnanti con lo scopo di ottenere un primo parere su scritture sospette.

Guarda la puntata


Dott.ssa Dialisa Salamone
Grafologa, Rieducatrice della scrittura dal 2003
telefono: 346 323 85 71
info@disgrafia-verona.it
www.disgrafia-verona.it

Contatta il Servizio GRATUITO sportello DISGRAFIA

sportello-disgrafia

Ecco come è possibile rendere serena la visita dal dentista

Per tutti i bambini terrorizzati al solo pronunciare la parola dentista e ancora di più all’idea di doverci andare per una visita, un controllo, o peggio un intervento ecco come è possibile rendere serena la visita dal dentista, attraverso la sedazione pediatrica.

 La sedazione Pediatrica in ambito Odontoiatrico rappresenta una nuova sfida per la Medicina.

La sensibilizzazione nei confronti di questo argomento nasce, paradossalmente, dall’esperienza maturata con gli adulti. Sono infatti molte le persone che, pur non soffrendo di alcun disturbo dell’affettività (sindrome ansiosa, attacchi di panico), manifestano una vera e propria odontofobia anche nel caso di procedure non invasive e di breve durata. Spesso la causa è da attribuire ad una sgradevole esperienza vissuta dal dentista quando si era bambini.

Da qui lo spunto per un’idea vincente: ridurre, fino ad eliminarla, l’odontofobia negli adulti educando il bambino a crescere avendo fiducia del dentista.

E’intuitivo che sarebbe estremamente riduttivo parlare solo di tecniche farmacologiche. Il bambino richiede un approccio multimodale proprio in considerazione delle caratteristiche che lo contraddistinguono (emotività, difficoltoso distacco dal genitore)

Quali attenzioni attivare per far vivere al bambino un’esperienza serena?

Presupposto essenziale è un ambiente a misura di bambino:

  • sala di aspetto accogliente, con spazio per i giochi e/o attività ludiche che “distraggano” il piccolo paziente (colorare, costruire)
  • ambiente  vivace con  pareti con colori allegri.

Molto utili i disegni di ringraziamento che spontaneamente molti bimbi compongono alla fine delle cure  e che generano un fenomeno chiamato effetto gregge, vale a dire il bambino prende coraggio nel vedere che suoi coetanei sono rimasti soddisfatti del trattamento ricevuto

Altro requisito fondamentale è l’approccio “delicato “ da parte del curante. Atteggiamenti sbrigativi, toni di voce perentori possono spaventare il bambino,

Va evitato l’inquinamento acustico. Il  bambino, per quanto ben preparato e collaborativo, può perdere la concentrazione se nella stanza ove viene sottoposto al trattamento vi sono rumori molesti , ad esempio operatori che parlano a voce alta, porte che si aprono e chiudono in continuazione.

Un altro espediente “vincente” consiste nel coinvolgere il bambino, che accetta sempre la sfida,  nel superare la prova “battendo” gli altri “rivali” con incentivazioni del tipo “un premio a punti” od un vero e proprio “diploma di coraggio”. I piccoli pazienti sono molto attratti daqueste “sfide” e le accettano sempre con entusiasmo.

Se tutti questi accorgimenti comportamentali  si rivelassero “inadeguati “ magari perchè il bambino è reduce da precedenti sgradevoli esperienze,  è necessario prendere in considerazione tecniche farmacologiche.

La più semplice ed antica e attiva già dal 1846, consiste nel somministrare , attraverso una mascherina nasale, il protossido di azoto volgarmente conosciuto, anche nei film comici, come gas esilarante. Il protossido di azoto ha un ampio margine di sicurezza e la profonditàdella sedazione può essere modulata in base alle esigenze cliniche.

Come ultima risorsa può essere utlizzato, da un Medico Anestesista , il Midazolam . Sitratta di una benzodiazepina (stessa classe farmacologica del Valium) che può esseresomministrata attraverso una via non invasiva (sublinguale o intranasale). L’inizio d’azioneè rapido e l’effetto persiste per circa 45 minuti.

In conclusione:

La sedazione pediatrica in ambito Odontoiatrico assume ogni giorno maggior rilevanza. Richiede un approccio multimodale, non è invasiva, è sicura e consente l’esecuzione di procedure che prima potevano essere eseguite solo in ambiente Ospedaliero

dott. Italo Pasetto 

anestesista e rianimatore

presso i poliambulatori SMAO di S. Zeno.

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Conosci il dott. Pasetto nell’intervista rilasciata per la rubrica Piccoli ma Grandi: Dal dentista, senza paura!
Guarda gli altri video della rubrica Piccoli ma Grandi

Uomini e donne al volante: un’infografica che sfata i luoghi comuni

Uomini e donne al volante: un’infografica che sfata i luoghi comuni

L’otto marzo è la Festa della Donna. Con l’occasione automobile.it, sito di compravendita di auto nuove e usate, ha sviluppato l’infografica Uomini e Donne al volante – Tutta la verità per fare il punto su come si comportano realmente le donne al volante e per capire se ci sono differenze significative tra il modo di guidare maschile e femminile.

Sfatare il luogo comune così radicato e riassunto nel detto “donne al volante, pericolo costante” può essere molto difficile. Eppure se si guardano i numeri, il mito che vede le donne incapaci di guidare si rivela un falso mito, che esiste più nella percezione di automobilisti, motociclisti e pedoni che nella realtà.

Gli uomini guidano più delle donne; rappresentano infatti il 57% del totale degli automobilisti italiani. Non c’è tuttavia grande differenza per quanto riguarda l’utilizzo dell’auto: nel 2015, infatti, è stato calcolato che ogni uomo italiano abbia percorso in auto circa 11.500 km., la distanza che collega Roma a Manila. Le donne si fermano però poco prima, a Giacarta, con un totale di 10.600 km e mille chilometri in meno che, nell’arco di un anno, sono meno di 3 chilometri al giorno.

I dati relativi a uomini e donne al volante sono simili anche se si guardano le strade a più alto tasso di pericolosità. In entrambi i casi le strade dove avviene il maggior numero di incidenti sono quelle urbane dove si verifica il 70% dei sinistri “maschili” e il 71% di quelli “femminili”. Sulle autostrade avviene invece il 6% degli incidenti complessivi, sia che alla guida ci sia un uomo sia che ci sia una donna.

Dai dati raccolti e presentati nell’infografica non sembrano esserci dunque differenze sostanziali tra uomini e donne alla guida; le differenze emergono, invece, al momento di scegliere un’auto: gli uomini sono più sognatori mentre le donne sono più pragmatiche e impiegano il 10% del tempo in meno per decidere quale auto usata acquistare.

Lo studio realizzato da automobile.it ha indagato anche sulle cause alla base del luogo comune.

Due possibili ragioni sono distrazione e insicurezza, “difetti femminili” che sarebbero alla base del pregiudizio soprattutto secondo i più giovani. Un’altra possibile ragione è lo stress al volante: gli uomini sono più strettati ma sono più bravi a nasconderlo; quattro donne su cinque ammettono infatti di sentirsi sotto pressione mentre sono alla guida, una sensazione che si trasmette alle persone che si incontrano in strada, siano essi pedoni, altri automobilisti o compagni di viaggio.

Se neanche i numeri riescono a sfatare il luogo comune, bisognerà conviverci.

Nell’infografica viene offerto qualche consiglio su come fare; se quasi una donna su due, infatti, ha la ferrea volontà di smentire questa credenza con i fatti, sono tante le donne che hanno ormai rinunciato e si dicono non interessate a questo pregiudizio oppure rassegnate al fatto che non ci siano soluzioni.

Infografica a cura di automobile.it

Dal dentista, senza paura!

Dal dentista, senza paura!

Nuova puntata di Piccoli ma Grandi dedicata ad una delle figure più paurose nel panorama sanitario: il dentista!

Ben più temuto dell’odiosa puntura il dentista detiene addirittura il terso posto nella classifica delle più grandi paure degli adulti.

E’ facile comprendere quanto ciò che spaventa i genitori non possa divertire i bambini, almeno al primo impatto.

Proprio per evitare che i piccoli, magari accompagnati da genitori con brutte esperienze, ereditino questa fobia è importante attivare piccole accortezze che rendano l’ambiente e l’intervento più piacevole.

La cortesia e la comprensione del professionista che si incontra sono un aspetto da non sottovalutare.

Ci racconta tutto il dottor Italo Pasetto anestesista e rianimatore presso i poliambulatori SMAO di S. Zeno.

 

Guarda la puntata!

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Asili nido – comune di Brescia

Elenco degli asili nido presenti nel comune di Brescia e suddivisi in per zona

Zona Nord

Quartieri: San Rocchino – Villaggio Prealpino – San Bartolomeo – Casazza – S. Eustacchio – Borgo Trento – Mompiano

  • Battibaleno – Via Maiera 21
  • Abbraccio – Via Lipella 41
  • Girasole – Via Casazza 38
  • Corte Chiara – Via Trento 155 Sezione Primavera c/o Tadini – Via Gadola 14

Zona Centro

Quartieri: Brescia Antica – Porta Milano – Centro Storico Nord – Centro Storico Sud -Porta Venezia – Crocifissa di Rosa – San Rocchino

  • L’Albero dei Sogni – Contrada S. Giovanni 25
  • Girotondo – Via M. Franchi 25
  • Pollicino – Vicolo Medici 6
  • Abracadabra – Via Castellini 9
  • Sole – Viale Piave 46
  • Abbraccio – Via Lipella 41

Zona Sud

Quartieri: Don Bosco – Folzano – Fornaci – Lamarmora – Porta Cremona – Chiesanuova – Villaggio Sereno

  • S. Filippo Neri – Villaggio Sereno Trav.XIV 187
  • Passerini – Via Belvedere 26
  • Arcobaleno – Via Mantice 5
  • Primavera – Via Micheli 2
  • S.M. della Vittoria | Castello Incantato – Via Zanelli 5
  • Scoiattolo – Via Noce 69
  • Crescere Assieme – Via Cernaia 2

Zona Ovest

Quartieri: Villaggio Badia – Villaggio Violino – Primo Maggio – Chiusure – Fiumicello – Urago Mella

  • S. Antonio | Piccolo Principe – Via Chiusure 83
  • Mondo del Colore – Via Panigada 4
  • La Giostra – Via Ercoli 1

Zona Est

Quartieri: San Polo – Sanpolino  -Bettole – Buffalora – Sant’ Eufemia – Caionvico

  • Magicomondo – Via Cimabue 275
  • Cucciolo – Via Raffaello 200
  • La Fabbrica dei Sogni – Via Bramante 272
  • G. Sega | I Paperini – Via Sega 12
  • Sole – Viale Piave 46
  • Pesciolino Rosso – Via Levi Sandri 45

COMUNE DI BRESCIA – Settore Servizi per l’Infanzia

P.le della Repubblica, 1

25121 Brescia –

Tel. 030.297.7460

Ufficio Iscrizioni: Tel. 030.29773102977482
utenze.nidi@comune.brescia.it

ISCRIZIONI solo ONLINE

Portale dei servizi del Comune di Brescia

Per avere maggiori informazioni è possibile visionare i video dei tour virtuali che ci portano all’interno di ogni singolo nido sul sito dedicato RESTIAMO VICINI dove sono riportati anche i link per gli open day virtuali programmati.

Fai il tour dei nidi del comune di Brescia

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Criteri, modalità e requisiti per l’iscrizione dei bambini agli asili nido del comune di Brescia

 

Cellule staminali cordonali: una risorsa in più per combattere la malattia

Cellule staminali cordonali: una risorsa in più per combattere la malattia

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

Quanto è importante conservare le cellule staminali del cordone ombelicale? Spesso i genitori non sanno che hanno tra le mani un bene prezioso, un vero e proprio patrimonio biologico. Le staminali cordonali infatti sono impiegate in campo medico per il trattamento di oltre 80 patologie. Di seguito alcuni casi di successo.

In Illinois, grazie ad un trapianto autologo di cellule staminali cordonali conservate alla nascita, una bambina di nove anni oggi va a scuola e gioca con altri suoi coetanei. Non pensa più alla sua malattia, una leucemia linfoblastica acuta sconfitta ormai da sei anni 1 .

Jan, un bambino di cinque anni, grazie al cordone ombelicale del suo fratellino, impiegato nel trattamento dell’anemia aplastica, una disfunzione nella produzione di midollo osseo, è finalmente uscito dall’ospedale 2 . Jan, grazie al trapianto, può fare quasi tutto ciò che fanno gli altri bambini della sua età. Questo è successo a Osnabrück, vicino Hannover, in Germania. La sua malattia avrebbe potuto essere trattata così già in precedenza se il suo stesso sangue del cordone ombelicale fosse stato disponibile.

Ma l’elenco continua. Mohammed, sette anni, sottoposto all’ospedale di Pavia al trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale prelevate dal fratello minore, oggi può combattere una rara malattia genetica che lo priva delle difese immunitarie 3 .

Charlie Whitaker a quattro anni ha potuto finalmente dire addio alle frequenti trasfusioni cui era costretto sottoporsi a causa dell’anemia di Blackfan-Diamond e che inibiva in parte la produzione di globuli rossi 3 .

Dallas Hextell, affetto da paralisi cerebrale, grazie al trapianto autologo di cellule staminali del cordone ombelicale oggi è in grado di sorridere, camminare e parlare 4 .

 

Per ulteriori informazioni: www.sorgente.com

Note

1.Il caso è stato presentato sulla prestigiosa rivista specializzata "Pediatrics" con un articolo dal titolo: “Blood Transplantation in the Treatment of a Child With Leukemia.” (Pediatrics 2007; 119: e296-e300)

2 Trapianto eseguito in data 26 settembre 2005 presso la Facoltà di Medicina di Hannover

3 Fonte: ADUC – Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori

4 Fonte: Los Angeles Times

Uova che fanno bene ai bambini

Uova che fanno bene ai bambini

La Pasqua inizia a sentirsi nell’aria e ormai è diventato quasi un “classico” acquistare e regalare a bambini  e grandi le uova di cioccolato.
In commercio ce sono di ogni dimensione, gusto e personaggio. Vanno infatti molto di moda, soprattutto tra i bambini, le uova brandizzate con il personaggio del momento, il cartone animato, l’ultimo film al cinema o la serie tv che impazza tra i ragazzi.

Tra tutte queste proposte ne segnalo una certamente benefica, fa bene al cuore di chi le acquista e ancora di più fa bene ai bambini ricoverati presso l’ospedale dei bambini del Civile di Brescia.

Si tratta delle uova dell’ Associazione Zebra onlus che sostiene questo reparto e per questa Pasqua raccoglie fondi per :

  • ampliare la radiologia pediatrica
  • inserire una risonanza magnetica nucleare ad uso esclusivo per i piccoli pazienti
  • diagnosi specifiche non invasive

Una buona diagnosi e in tempi ridotti può fare la differenza per la qualità di vita di tutti i bambini.

Le uova di Pasqua rendono questo obiettivo ancora più vicino.

Per prenotazioni o richieste è possibile contattare:
lazebraonlus@gmail.com 
oppure Monica 320 416 4327
Fb: Associazione La Zebra onlus

Offerta a partire da € 5,00

Sono inoltre a disposizione dei biglietti della lotteria, con estrazione domenica 6 maggio ore 16.00 presso Harley-Davidson di viale S. Eufemia, 26 a Brescia sempre destinati al sostegno del  reparto di radiologia pediatrica dell’Ospedale dei bambini presso gli Spedali Civili di Brescia.

 

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Qui trovi tutte le date e i luoghi dove è possibile trovare ed acquistare le uova di Pasqua e i biglietti della lotteria (estrazione 6 maggio): le date della Zebra in tour per uova e biglietti

uova-che-fanno-bene-ai-bambini-zebra-onlusL’Associazione La Zebra Onlus è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Nasce dall’ispirazione ai principi di solidarietà umana rivolta in particolare ai bambini.

L’associazione intende supportare la diagnostica per immagini in ambito pediatrico con la raccolta di fondi per l’acquisto di apparecchiature performanti e in linea con le più moderne evoluzioni delle tecniche diagnostiche, la messa a disposizione di spazi e di personale altamente specializzato e, infine, di quant’altro possa rendersi necessario o opportuno per lo svolgimento di un ottimale iter diagnostico.


La radiologia ha assunto un ruolo sempre più importante nella diagnosi di tantissime patologie, in quanto le apparecchiature sono oggi altamente sofisticate e dalla corretta diagnosi dipende lo specifico trattamento, medico o chirurgico. Tutto questo ci porta ad affermare che la radiologia occupa oggi un ruolo fondamentale e imprescindibile nella diagnosi di un numero sempre crescente di patologie, attraverso la quale si orienta e definisce la scelta del corretto percorso di cura del paziente, vero centro di una ruota ideale sulla quale operano insieme i vari reparti di cura.


Ricordando ancora che “un bambino non è un piccolo adulto”, poiché sussistono importanti differenze per quanto riguarda le patologie tra bambini e adulti, l’importanza di un reparto di radiologia pediatrica ben strutturato dal punto di vista sia delle apparecchiature sia delle conoscenze mediche, è fondamentale.


L’attuale progetto dell’associazione è quello di collaborare e sostenere il reparto di radiologia pediatrica dell’Ospedale dei bambini presso gli Spedali Civili di Brescia.

Cos’è l’ambliopia o “occhio pigro”?

Cos’è l’ambliopia o “occhio pigro”?

L’ambliopia, conosciuta anche come “occhio pigro”, è un problema frequente nei bambini, interessandone circa il 4% della popolazione pediatrica . E’ caratterizzata da una diminuzione della capacità visiva in un occhio , mentre il controlaterale può essere normale. I percorsi visivi di un bambino non sono completamente sviluppati alla nascita. Per formarsi normalmente, il sistema visivo e il cervello del bambino devono essere stimolati con immagini chiare, focalizzate, allineate correttamente e sovrapposte provenienti da entrambi gli occhi. Questo sviluppo avviene principalmente nei primi 3 anni di vita e si completa a circa 8 anni.

Se il cervello non riceve uno stimolo visivo adeguato da un occhio durante il periodo di sviluppo, imparerà a ignorare (sopprimere) le immagini provenienti da quell’occhio, cosa che risulterà in una perdita della vista. Se la soppressione persiste per molto tempo, la perdita visiva può diventare permanente. In questo caso, è chiamata ambliopia.

Principali cause di ambliopia sono :

Ambliopia da difetto di refrazione: ossia legata ad una differente refrazione tra i due occhi. Questo infatti comporterà una visione più nitida con un occhio rispetto all’altro ed anche ad una difficile od impossibile capacità, da parte della corteccia cerebrale, di fondere insieme le immagine viste dai due occhi. Quando l’entità del vizio refrattivo è elevata alla corteccia arrivano, inviate dai due occhi, due immagini di grandezza diversa e che quindi non possono essere fuse in un’unica immagine. In questo caso, come detto, il cervello sceglierà di basarsi sull’immagine migliore “dimenticandosi” della presenza dell’occhio controlaterale. Questa generalmente è l’ambliopia più frequente ed è causata dagli usuali vizi refrattivi (specialmente ipermetropia ed astigmatismo) che in questi casi si presentano in modo abnorme o con differenze significative tra i due occhi. L’importante è riconoscere il disturbo in tempo, entro i 6-8 anni. Passata quell’età, infatti, recuperare l’occhio pigro diventa molto difficile: non è un difetto che si possa correggere con una lente. L’unica terapia è il bendaggio dell’occhio sano per lunghi periodi, perché quello ‘pigro’ sia costretto a lavorare e quindi a essere ‘reintegrato’ nel sistema visivo

Ambliopia da strabismo: si sviluppa quando uno dei due occhi è strabico e non fissa le immagini per cui il cervello impiega solo l’occhio sano per mettere a fuoco gli oggetti.

Ambliopia da privazione: è causata da patologie come la cataratta che impediscono all’occhio catarattoso di vedere correttamente.

Diagnosi

La diagnosi è possibile a qualsiasi età, e già a tre anni il pediatra ha la possibilità di valutare, anche se grossolanamente, il rischio di ambliopia.

Sicuramente tra i tre ed i quattro anni è il momento più utile per una visita oculistica. Questa sarà doverosamente anticipata se il genitore dovesse accorgersi di uno strabismo persistente ( dopo il 2-3 mese di vita), di un occhio “strano” (pupilla bianca, dimensioni delbulbo asimmetriche e/o insolite, eccessiva lacrimazione, ecc.) o quando esistono patologie oculari in famiglia e specialmente parenti stretti con fatti di ambliopia.

L’occhio pigro non da, abitualmente, alcuna sintomatologia. Bambini, genitori, insegnanti difficilmente si possono accorgere di tale patologia. Mentre, come abbiamo detto, la diagnosi precoce è fondamentale per ottenere, il più delle volte, un recupero funzionale completo.

Spesso purtroppo invece la diagnosi viene posta in età avanzata quando la situazione è ormai irreversibile.

Per la diagnosi è indispensabile la classica misurazione della vista supportata da un controllo della motilità muscolare ed un semplice esame della visione stereopsica ossia la capacità di vedere il mondo che ci circonda in visione tridimensionale (percezione della profondità ).

Dal punto di vista pratico è sufficiente diagnosticare una differenza di due decimi di visus, dopo aver eseguito un’ accurata correzione dell’eventuale difetto refrattivo, per supporre la presenza di una ambliopia ..

Cura dell’ambliopia

Per il trattamento dell’ambliopia la diagnosi precoce è fondamentale. In presenza di strabismo o di vizio di refrazione è fondamentale una visita oculistica approfondita atta a correggere al più presto e radicalmente il difetto visivo .

La cura dell’ambliopia si basa su un principio: penalizzare l’occhio che ci vede bene, per stimolare l’altro – quello “pigro” – a entrare in funzione. Le cure sono efficaci e il deficit visivo si può correggere in modo molto soddisfacente, a patto che sia preso in tempo e che le indicazioni degli specialisti vengano rispettate.

Il trattamento consiste in:

 uso delle lenti, per correggere l’eventuale difetto visivo alla base del problema (miopia, ipermetropia, strabismo eccetera);

 occlusione dell’occhio sano del bambino, per sollecitare l’altro a lavorare. Bendare l’occhio sano infatti spinge il cervello a impegnare solo la funzione visiva dell’occhio pigro.

In alcuni casi può anche essere necessario – prima di applicare il bendaggio – intervenire con un breve intervento chirurgico:

 per riallineare l’asse visivo degli occhi, se c’è un strabismo molto marcato;

 per rimuovere un eventuale ostacolo che impedisce la visione (per esempio, una cataratta).

Maggiore è il deficit visivo dell’occhio pigro e maggiore è la necessità di occlusione dell’occhio sano. Ma le modalità di questo bendaggio variano da caso a caso e dipendono dalla valutazione degli specialisti: per esempio, l’occhio può essere bendato solo a scuola; oppure anche quando il bambino è davanti alla tv o quando fa i compiti a casa; può essere necessario fargli tenere il bendaggio per 3-4 giorni a settimana, in caso di ambliopia seria; oppure solo 1 o 2 giorni se l’ambliopia è lieve eccetera.

Il trattamento può durare molti mesi, a volte qualche anno (anche se le ore di bendaggio man mano diminuiscono con il tempo). Non deve essere interrotto prima del tempo, altrimenti si rischia che il bambino non recuperi più il difetto visivo.

E una volta raggiunto il risultato e recuperato il deficit visivo, non si deve comunque abbandonare il bendaggio da un giorno all’altro né togliere subito gli occhiali: l’occhio pigro rimane comunque più debole rispetto all’altro e se lo si priva bruscamente di ogni supporto rischia di perdere in breve tempo tutto il beneficio che ha ricevuto.

E’ infine importante che i controlli regolari continuino anche dopo la correzione del difetto visivo: fino ai 12-13 anni di età del bambino è possibile che ci siano delle recidive dell’ambliopia.

Dott. Vincenzo Miglio
specialista in oculistica
Responsabile di unità complessa oculistica
Fondazione Poliambulanza Brescia

Test prenatale non invasivo: quale scegliere

Test prenatale non invasivo: quale scegliere

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

Quando si aspetta un bambino una coppia deve prendere molte decisioni importanti che riguardano la salute di madre e piccolo. Infatti adottare buoni abitudini alimentari e seguire uno stile di vita equilibrato è indispensabile per garantire il benessere di mamma e feto. Allo stesso modo è importante sottoporsi a regolari visite mediche e ad un test prenatale non invasivo per tenere sotto controllo la propria salute e quella del futuro nascituro.

I ginecologi raccomandano alle gestanti di sottoporsi ad una serie di controlli standard per monitorare l’andamento della gravidanza. Particolare importanza hanno i test​ di screening prenatale non invasivi, ​ i quali permettono ai genitori di sapere in modo precoce, già durante il primo trimestre, come sta il loro bambino. Ci sono diversi tipi di esami di screening a cui una gestante può sottoporsi, ma non sempre si hanno le idee chiare su quale sia la scelta più idonea.

Per scegliere a quale test prenatale non invasivo sottoporsi è importante valutare una serie di fattori.

Per prima cosa occorre decidere quanto precocemente si desidera conoscere lo stato di salute del proprio bambino. Il test del DNA fetale è un esame prenatale non invasivo al quale le donne si possono sottoporre già a partire dalla 10 a ​ settimana di gravidanza. Il Bi test, combinato alla Translucenza nucale, può essere svolto tra la 11 a ​ e la 13 a ​ settimana, mentre il Tri test si svolge tra la 15 a ​ ​ e la 17 a ​ ​ settimana.

Un altro fattore importante per scegliere il test di screening a cui sottoporsi è il tasso​ di affidabilità, ​ che viene misurato sulla percentuale di anomalie (come la Trisomia 21) effettivamente rilevate e il tasso di falsi positivi (ossia risultati positivi del test quando invece l’anomalia non è presente). Per il Bi test, combinato con l’esame ecografico di translucenza nucale, il tasso di affidabilità si attesta all’85​% 1 ​ ​ , con una percentuale di falsi positivi che arriva fino al 5%. Il Tri test ha il tasso di affidabilità più basso, del 60​% circa e dà risultati falsi positivi fino all’8% dei casi. Il test prenatale del DNA fetale ha invece il tasso di affidabilità più alto, del 99​,9% 2 ​ ed è in grado di rilevare le principali anomalie cromosomiche con percentuale di risultati falsi positivi minore dello 0,3%.

Questi test sono esami di screening definiti di tipo “probabilistico”, ossia forniscono la probabilità in percentuale per cui il bambino potrebbe essere affetto un’anomalia cromosomica. Quando si ottiene un esito positivo o se la situazione non è chiara, sarà necessario sottoporsi ad esami​ di diagnosi prenatale invasivi che saranno in grado di confermare il risultato del test. Per questo motivo è importante valutare con attenzione a quale test di screening affidarsi. In questo modo è possibile ottenere immediatamente dei risultati attendibili diminuendo le probabilità di dover ricorrere a esami invasivi che potrebbero aumentare il rischio di aborto.

Chiedi consiglio al tuo ginecologo di fiducia e scegli il test di screening prenatale più adatto alle tue necessità.

Inoltre, scopri il test prenatale Aurora visitando www.testprenataleaurora.it​

 

Fonti:

1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche ­ Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut
2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A

Una tigre all’ora del tè

Una tigre all’ora del tè

E se un giorno qualunque, durante l’ora del tè, una tigre enorme bussasse alla porta di casa e si unisse al rito della merenda?

Per la prima volta arriva in Italia un classico della letteratura inglese, firmato nel 1968 dall’autrice di “Quando Hitler rubò il coniglio rosa”: Judith Kerr ci racconta una storia che è solo all’apparenza semplice e surreale. Infatti, nell’esagerazione che piace tanto ai bimbi, nasconde una profonda metafora dell’accoglienza (la tigre simboleggia il diverso, che viene accolto con cortesia e si unisce al convivio). Probabilmente il racconto è una rielaborazione della paure infantili della Kerr, costretta dai nazisti ad abbandonare Berlino e fuggire a Londra con la famiglia. Le illustrazioni hanno sapore vintage; si possono infatti osservare le porcellane, gli oggetti casalinghi, i capi di abbigliamento in perfetto stile sixties. Da notare sono anche le espressioni miti e gentili dei protagonisti dell’albo, anche della tigre.

La storia è essenziale quanto irreale: un giorno, all’ora del tè, una grande tigre bussa alla porta e si autoinvita a fare merenda con Sophie e sua mamma. Golosissima in breve tempo divora tutti i biscotti, beve tutto il tè, tutta la birra del papà, anche tutta l’acqua del lavandino, esaurendo in pochi minuti tutta la dispensa della famiglia. Soddisfatta e con la pancia piena, la tigre saluta e se ne va, lasciando come unica prova della sua visita un o straordinario disordine e niente da cucinare. Chissà se il papà crederà alla storia che mamma e Sophie gli racconteranno appena tornato da lavoro?

Insieme a Una tigre all’ora del tè, sempre firmato da Judith Kerr e sempre edito da Mondadori, nel 2016 è uscito anche Mog la gatta distratta, primo di una fortunatissima serie che ha per protagonista una gattona particolarmente sbadata. Mog è un classico in Inghilterra e anche qui l’autrice si è divertita a far entrare ancora una volta in contatto umani e animali, che finiscono sempre per mettere a soqquadro stanze e case.

Ringrazio per questo suggerimento di lettura:

La Libreria dei Ragazzi di Brescia
via S. Bartolomeo, 15
Tel. 030-3099737
brescia@lalibreriadeiragazzi.it
www.lalibreriadeiragazzi.it/brescia