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Psicomotricità: una risorsa in situazioni di difficoltà

Psicomotricità: una risorsa in situazioni di difficoltà

Continua il percorso alla scoperta della psicomotrictà curato dalle nostre esperte di Emmi’sCare

 

PSICOMOTRICITA’: UNA RISORSA IN SITUAZIONI DI DIFFICOLTA’

Vi abbiamo già brevemente descritto, nel nostro primo articolo, la storia della nascita della psicomotricità, da sempre impiegata a sostegno di disagi e patologie psicomotorie, prima più fisiche e poi di origine psicologica o relazionale.

Oggi, l’aiuto psicomotorio è proposto come percorso di accompagnamento per la crescita, a bambini che manifestano lievi disagi psicomotori o che presentano sindromi o patologie psicomotorie.

Molto spesso l’aiuto psicomotorio è attivato parallelamente ad altri interventi, che possono essere di tipo logopedico, fisioterapico o psicoterapeutico; ogni professionista si occupa di accompagnare, sostenere e favorire lo sviluppo del bambino, secondo le proprie specifiche competenze, collaborando e condividendo con gli altri specialisti osservazioni e informazioni.

Lo psicomotricista, prima della presa in carico del bambino, organizzerà dei brevi colloqui con i genitori, a volte anche con altri familiari, se si prendono cura del bambino, durante la loro assenza.

Grazie alle informazioni raccolte e attraverso alcune sedute osservative, lo psicomotricista individua l’intervento più idoneo per il bambino, costruendo un progetto che possa sostenere il suo sviluppo, tenendo sempre conto delle sue capacità e del suo livello di sviluppo globale.

Secondo l’evoluzione personale di ogni bambino e attraverso continue osservazioni di seduta in seduta, lo psicomotricista potrà monitorare il percorso di ogni bambino e, se necessario, avrà i dati necessari per individuare i campi su cui agire maggiormente.

La seduta è della durata di un’ora, e si svolge una o due volte la settimana, secondo il caso.

Non esiste una tempistica specifica o standard per la durata di un intervento psicomotorio, variano secondo il disagio che il bambino presenta, dai suoi tempi, dai suoi bisogni; solitamente hanno una durata minima di sei mesi per lievi disagi psicomotori, fino ad accompagnare per anni lo sviluppo di bambini con sindromi o patologie più complesse.

Sarà lo psicomotricista, insieme ai genitori e altri eventuali professionisti che seguono il caso, a stabilire il termine dell’intervento.

La pratica psicomotoria, può rappresentare un valido sostegno per accompagnare lo sviluppo di ogni bambino. A maggior ragione in situazioni di difficoltà, accogliendo il bambino nella sua globalità e utilizzando canali di comunicazione alternativi per interagire con esso, si occupa di tutto ciò che lo riguarda: della sua mente, del suo corpo, della sua capacità di relazionarsi con se stesso o con l’altro; più di tutto, si preoccupa di prestare attenzione alle capacità che il bambino ha, di ciò che sa fare, di ciò che ha già dentro di se e che può esprimere.

Nelle disabilità che colpiscono maggiormente l’ambito motorio, condizionando movimento e attività, anche il più impercettibile movimento diventa occasione per lo psicomotricista di accogliere l’intenzionalità del bambino e i suoi bisogni questo permetterà una comunicazione efficace all’interno della loro relazione di fiducia.

La pratica psicomotoria, in situazioni di difficoltà agisce permettendo al bambino di prendersi tempo, di conoscere le proprie capacità e i propri limiti in un ambiente adatto a lui: sicuro, dove non esiste giudizio, ma la possibilità di comunicare, di relazionarsi secondo i suoi modi e di costruire la fiducia in sé stesso, indispensabile per affrontare il suo personale percorso di crescita.

 

Sara Ricchini

Alice Gregori

Associazione EMMI’S CARE

info@emmiscare.org

www.emmiscare.org

030/7777172

Si conclude qui, questo breve ciclo di tre articoli dedicati alla psicomotricità, curati dall’equipe dell’Associazione EMMI’S CARE, che ringrazia Bresciabimbi e tutte le persone che ci seguono.

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Vi abbiamo già brevemente descritto, nel nostro primo articolo, la storia della nascita della psicomotricità, da sempre impiegata a sostegno di disagi e patologie psicomotorie, prima più fisiche e poi di origine psicologica o relazionale.

Oggi, l’aiuto psicomotorio è proposto come percorso di accompagnamento per la crescita, a bambini che manifestano lievi disagi psicomotori o che presentano sindromi o patologie psicomotorie.

Molto spesso l’aiuto psicomotorio è attivato parallelamente ad altri interventi, che possono essere di tipo logopedico, fisioterapico o psicoterapeutico; ogni professionista si occupa di accompagnare, sostenere e favorire lo sviluppo del bambino, secondo le proprie specifiche competenze, collaborando e condividendo con gli altri specialisti osservazioni e informazioni.

Lo psicomotricista, prima della presa in carico del bambino, organizzerà dei brevi colloqui con i genitori, a volte anche con altri familiari, se si prendono cura del bambino, durante la loro assenza.

Grazie alle informazioni raccolte e attraverso alcune sedute osservative, lo psicomotricista individua l’intervento più idoneo per il bambino, costruendo un progetto che possa sostenere il suo sviluppo, tenendo sempre conto delle sue capacità e del suo livello di sviluppo globale.

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Non esiste una tempistica specifica o standard per la durata di un intervento psicomotorio, variano secondo il disagio che il bambino presenta, dai suoi tempi, dai suoi bisogni; solitamente hanno una durata minima di sei mesi per lievi disagi psicomotori, fino ad accompagnare per anni lo sviluppo di bambini con sindromi o patologie più complesse.

Sarà lo psicomotricista, insieme ai genitori e altri eventuali professionisti che seguono il caso, a stabilire il termine dell’intervento.

La pratica psicomotoria, può rappresentare un valido sostegno per accompagnare lo sviluppo di ogni bambino. A maggior ragione in situazioni di difficoltà, accogliendo il bambino nella sua globalità e utilizzando canali di comunicazione alternativi per interagire con esso, si occupa di tutto ciò che lo riguarda: della sua mente, del suo corpo, della sua capacità di relazionarsi con se stesso o con l’altro; più di tutto, si preoccupa di prestare attenzione alle capacità che il bambino ha, di ciò che sa fare, di ciò che ha già dentro di se e che può esprimere.

Nelle disabilità che colpiscono maggiormente l’ambito motorio, condizionando movimento e attività, anche il più impercettibile movimento diventa occasione per lo psicomotricista di accogliere l’intenzionalità del bambino e i suoi bisogni questo permetterà una comunicazione efficace all’interno della loro relazione di fiducia.

La pratica psicomotoria, in situazioni di difficoltà agisce permettendo al bambino di prendersi tempo, di conoscere le proprie capacità e i propri limiti in un ambiente adatto a lui: sicuro, dove non esiste giudizio, ma la possibilità di comunicare, di relazionarsi secondo i suoi modi e di costruire la fiducia in sé stesso, indispensabile per affrontare il suo personale percorso di crescita.

 

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