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Quando il bambino fa la “pipì a letto”

Quando il bambino fa la “pipì a letto”

Il fenomeno della “ pipì a letto” viene definito dagli specialisti enuresi, in particolare la fase più critica riguarda le ore notturne, nominato appunto “ enuresi notturna”.

Non si tratta di un singolo evento o sporadico durante l’anno, ma perché si tratti di enuresi si deve  presentare più di due volte a settimana e per almeno tre mesi consecutivi, dai 5 anni in su.

Quali sono le cause?

I dati scientifici hanno dimostrato che se i genitori hanno sofferto di enuresi, la probabilità che i figli presentino questo problema è superiore al 70%,

Ma fra le cause dell’enuresi, la cosiddetta “pipì a letto”, vi sono anche disfunzioni ormonali, disturbi del sonno ed il ruolo dell’ambiente, comprese le reazioni dei genitori alle prime situazioni; quindi è  possibile affermare che non è solo colpa dell’ereditarietà.

Dai dati raccolti dai pediatri tale problema è molto diffuso, infatti fra i bambini di 5 anni si presenta per 10- 15 % e ai 10 anni si attenua al 5%, fino ad arrivare al 1% nei ragazzi dopo i 14 anni.

Si parla di enuresi dopo i 5 anni e se l’evento si ripropone almeno due volte alla settimana per più di tre mesi.

L’enuresi è una condizione difficile per tutta la famiglia; per il bambino ha effetti su autostima, interazioni sociali, può limitare alcune situazioni di vita normali per l’età (es. dormire fuori casa, partecipare a gite scolastiche di più giorni, derisione dei pari).

Inoltre può alterare il ritmo sonno-veglia e la qualità del sonno; talvolta tale problema influisce anche sul rendimento scolastico.

È normale preoccuparsi, ma ciò non deve diventare un ansia; per prima cosa è necessario rivolgersi al pediatra e se il medico lo ritiene svolgere esami di accertamento.

Comportamenti utili, per aiutare il bambino ed i genitori

Rassicurare il bambino, non arrabbiarsi, anzi è necessario dargli sostegno.

Non punirlo o deriderlo, in particolare in presenza di coetanei.

Cercare il dialogo, infatti spesso l’enuresi racchiude richieste d’attenzione e d’aiuto.

Non vietare al bambino di dormire fuori casa, anzi aiutarlo a mettere in atto una routine che può seguire anche a casa, per non bagnare il letto.

Affrontare il problema insieme al bambino, in modo che partecipi attivamente alla risoluzione.

Non usare il pannolino, ma spiegare a lui il motivo per cui adottate tale strategia.

Garantire un buon sonno, senza svegliare il bambino durante la notte per andare in bagno.

Evitare l’assunzione di liquidi, anche il latte, qualche ora prima di andare a dormire; per limitare il bisogno di andare in bagno durante le ore successive.

Seguire eventuali indicazioni o accertamenti medici forniti dal pediatra; se il problema persiste contattare uno specialista (psicologo, terapeuta o neuropsichiatra)

 

Dott.ssa Annalisa Croci
Psicologa Psicoterapeuta
Tel. 334/2357696
info@ascoltopsicologo.it
ascoltopsicologo.it

⇒Conosci meglio la dott.ssa Croci

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Non si tratta di un singolo evento o sporadico durante l’anno, ma perché si tratti di enuresi si deve  presentare più di due volte a settimana e per almeno tre mesi consecutivi, dai 5 anni in su.

Quali sono le cause?

I dati scientifici hanno dimostrato che se i genitori hanno sofferto di enuresi, la probabilità che i figli presentino questo problema è superiore al 70%,

Ma fra le cause dell’enuresi, la cosiddetta “pipì a letto”, vi sono anche disfunzioni ormonali, disturbi del sonno ed il ruolo dell’ambiente, comprese le reazioni dei genitori alle prime situazioni; quindi è  possibile affermare che non è solo colpa dell’ereditarietà.

Dai dati raccolti dai pediatri tale problema è molto diffuso, infatti fra i bambini di 5 anni si presenta per 10- 15 % e ai 10 anni si attenua al 5%, fino ad arrivare al 1% nei ragazzi dopo i 14 anni.

Si parla di enuresi dopo i 5 anni e se l’evento si ripropone almeno due volte alla settimana per più di tre mesi.

L’enuresi è una condizione difficile per tutta la famiglia; per il bambino ha effetti su autostima, interazioni sociali, può limitare alcune situazioni di vita normali per l’età (es. dormire fuori casa, partecipare a gite scolastiche di più giorni, derisione dei pari).

Inoltre può alterare il ritmo sonno-veglia e la qualità del sonno; talvolta tale problema influisce anche sul rendimento scolastico.

È normale preoccuparsi, ma ciò non deve diventare un ansia; per prima cosa è necessario rivolgersi al pediatra e se il medico lo ritiene svolgere esami di accertamento.

Comportamenti utili, per aiutare il bambino ed i genitori

Rassicurare il bambino, non arrabbiarsi, anzi è necessario dargli sostegno.

Non punirlo o deriderlo, in particolare in presenza di coetanei.

Cercare il dialogo, infatti spesso l’enuresi racchiude richieste d’attenzione e d’aiuto.

Non vietare al bambino di dormire fuori casa, anzi aiutarlo a mettere in atto una routine che può seguire anche a casa, per non bagnare il letto.

Affrontare il problema insieme al bambino, in modo che partecipi attivamente alla risoluzione.

Non usare il pannolino, ma spiegare a lui il motivo per cui adottate tale strategia.

Garantire un buon sonno, senza svegliare il bambino durante la notte per andare in bagno.

Evitare l’assunzione di liquidi, anche il latte, qualche ora prima di andare a dormire; per limitare il bisogno di andare in bagno durante le ore successive.

Seguire eventuali indicazioni o accertamenti medici forniti dal pediatra; se il problema persiste contattare uno specialista (psicologo, terapeuta o neuropsichiatra)

 

Dott.ssa Annalisa Croci
Psicologa Psicoterapeuta
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