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Anno: 2014

Alla scoperta di una doula

Doula è una figura di cui si sente spesso parlare. Per approfondire Bresciabimbi ha chiesto ad una doula di raccontarsi e spiegare il mondo doula per capire e conoscere meglio.

“Sono una doula”…ma cos’è???

Ciao a tutti! Mi presento…anche se è sempre un po’ difficile riassumere in poche righe quello che portiamo dentro, ma ci provo!

Mi chiamo Sara e sono una “doula”…”dou…che???” direte voi. Si scrive “doula”, ma si legge “dula”. In diversi paesi nel mondo questa figura opera da diversi anni, mentre in Italia inizia a diffondersi solo ora. Il termine “doula” viene dal greco antico ed indicava la donna che stava al servizio delle donne di una casa. Ecco, anche oggi la doula vuole seguire questa scia…stare accanto alla donna in un momento particolare di passaggio: quello del diventare madri. Ma ora cerco di spiegarmi meglio.

Qualche anno fa la Vita con le sue sorprese mi ha portato a riscoprire in modo nuovo e bello la mia femminilità, il mio essere donna, cosa che precedentemente avevo sempre sottovalutato e dato per scontato. In questo percorso fatto di piccoli passi mi sono capitati tra le mani alcuni libri interessanti e tra le varie letture sono venuta a conoscenza della figura della doula. Da subito mi ha affascinato e ho iniziato la mia ricerca, scoprendone piacevolmente la presenza anche in Italia che mai avrei pensato. Così ho deciso di frequentare la scuola delle doule organizzata dall’Associazione “Eco- Mondo Doula” (www.mondo-doula.it) ed ora…eccomi qui! Ho lasciato il mio lavoro di insegnante nella scuola primaria e ho iniziato a lavorare come doula.

Sto accanto alla donna in gravidanza, nel parto, nel puerperio e fino a quando c’è bisogno, a seconda della sua richiesta. Nella società odierna infatti, per vari motivi, la donna spesso si ritrova sola durante l’esperienza della maternità. Da doula cerco di starle a fianco come una sorella, supplendo alla mancanza di quelle attenzioni, ascolto, cure quotidiane, aiuto pratico e consigli che in passato venivano donati abbondantemente dalle figure femminili del proprio contesto famigliare (mamme, nonne, sorelle, vicine di casa…).

Offro – a domicilio – un sostegno emotivo continuativo, empatico, non medicalizzato né sanitario.

NON sostituisco in alcun modo la guida dell’ostetrica e dei professionisti del settore (psicologhe, osteopata, danzaterapeuta…), ma opero collaborando strettamente con essi.

Quindi che differenza c’è?

Ecco, nel concreto, cerco di star vicino alla donna – entrando nella sua casa con rispetto e delicatezza – in tutti o in uno solo di questi momenti, a seconda della sua richiesta:

1) IN GRAVIDANZA:

– la doula si prende cura della mamma e del suo benessere ascoltandola

– la accompagna a visite mediche, in passeggiate o commissioni varie…

– fornisce informazioni perché la madre possa operare le proprie scelte consapevolmente

– offre semplici momenti di rilassamento, visualizzazioni, sostiene nella paura, ecc.

2) DURANTE IL TRAVAGLIO E IL PARTO:

– può sostenere la coppia emotivamente e fisicamente, sia in ospedale che a domicilio con la

– aiuta poi a elaborare e ricostruire la storia del parto.

3) DOPO IL PARTO (PUERPERIO):

– è di grande aiuto nei primi giorni a casa dopo il parto

– sostiene la mamma nelle prime cure del neonato

– aiuta la famiglia a riorganizzarsi (cucina, fa la spesa, tiene i fratelli più grandi, ecc) e, se richiesto,

– offre alla mamma ascolto e compagnia.

Questo per dare un’idea molto generale di quello che può offrire la presenza di una doula, poi ogni madre è speciale perciò il modo di stargli accanto si chiarisce pian piano in base a ciò che sente e chiede, ascoltando se stessa. A volte il permettersela sembra un lusso immeritato e riecheggia nella mente l’idea che “le donne da sempre diventano madri, ce la posso fare da sola”. Ma avere una doula al proprio fianco è ‘fare da sola’, senza sentirsi sola: è trovare i propri spazi, modi, idee, scelte, desideri accompagnata da occhi discreti che incoraggiano, da braccia aperte per ogni volta che se ne ha bisogno, da un cuore che si ascolta per poter poi ascoltare con limpidezza…

Altro aspetto molto bello e prezioso del mio essere doula è nato dalla collaborazione con altre donne (una psicologa, una danzaterapeuta, un’antropologa): insieme creiamo percorsi rivolti a gruppi di donne più in generale e a gruppi di madri, su varie tematiche del femminile.

La mia formazione continua attraverso corsi scelti in base a ciò che sento più vicino al mio modo di essere. Ogni doula “personalizza” quello che offre e le modalità della sua presenza ascoltando la propria verità. Più vado avanti, più mi rendo conto di quanto sia importante il sapere, il conoscere… ma ancor più il lavorare su di sé quando si sta accanto ad una persona.

Ogni volta l’incontro con una donna e madre mi sorprende perché mi mostra le mie luci e ombre che porto dentro e di cui cerco di divenire sempre più consapevole. Sono convinta che solo così posso stare accanto alla madre sulla SUA strada e non trascinandola sulla mia. Cerco di ascoltarmi per poter accogliere, ascoltare, sentire nel cuore e comprendere.

Concludo con l’immagine del cerchio…di un ‘cerchio rosso’. Mi ha sempre richiamato l’immagine del cerchio di donne (mamme, nonne, sorelle, vicine di casa…) che un tempo davano ascolto, cura, aiuto pratico, compagnia, sostegno alla donna e alla madre, che si ritrovavano, si raccontavano.

Oggi spesso, per vari motivi, la donna si ritrova sola durante l’esperienza della maternità. Mi sento privilegiata: essere una doula è avere l’opportunità di stare accanto ad una donna in un momento così importante e delicato, così come farebbe una mamma e una sorella.

A Brescia e provincia siamo poche doule. Ma se vi può interessare, anche solo per una richiesta di informazioni o una chiacchierata senza impegno, contattateci senza problemi.

Alla scoperta di una doulaSara 347.0127180 oppure sara.gabri80@gmail.com

Sbuccia e Puntino: cartoni per avvicinare i bambini all’arte

ARRIVANO SU WEB GRATUITI PER TUTTI I MINI CARTONI ANIMATI DI SBUCCIA E PUNTINO PER AVVICINARE I BAMBINI ALL’ARTE

Dall’omonima collana di libri per bambini di Francesca Pascale nasce una web serie animata per unire bambini e genitori nella scoperta dei più importanti personaggi dell’arte pittorica.

E’ online e a disposizione in forma gratuita per tutti i bambini e genitori il primo episodio del cartone animato “Le avventure di Sbuccia e Puntino”un nuovo progetto didattico sull’arte

pittorica dedicato ai bambini tra i 6 e i 12 anni d’età.

Il progetto nasce dal successo riscontrato dall’omonima collana di libri, edita da Idea Books, di cui è autrice e disegnatrice Francesca Pascale, esperta di didattica museale e ideatrice di un metodo brevettato per insegnare l’arte alla scuola materna.

 Le avventure di Sbuccia e Puntino sono uno strumento didattico divertente a disposizione dei genitori per avvicinare i bambini all’arte incuriosendoli attraverso il gioco. Una storia dell’arte a misura di bambino capace di presentare i principali autori e opere in modo semplice e stimolante. La durata dei video è stata studiata per rispettare la soglia di attenzione dei bambini su Internet. Ogni storia dura massimo due minuti e introduce il bambino nel magico mondo di Sbuccia e Puntino e delle loro avventure.

 La trama dei video riprende quella dei libri della collana nei quali viene approfondita e arricchita di esercizi e giochi. I due protagonisti sono Puntino, un bambino di sette anni e Sbuccia il suo inseparabile zainetto di pelucheQuando Puntino si avvicina troppo a un quadro ne viene attirato dentro come per magia, ritrovandosi nell’epoca storica in cui è stato realizzato. Puntino è sempre accompagnato da Sbuccia che durante la magia prende vita e si trasforma in una scimmietta parlante.

Guarda i video: 

 

www.artevistacosi.org

Gattomatto – Brescia

Gattomatto

La ludoteca Arciragazzi di via Manara 5  ora ha preso il nome di  Gattomatto.

Oltre al nome ci sono altre novità: non effettua più l’apertura domenicale ma adotta un programma nuovo.

Tutti i lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16,30 alle 18,30 con un ricco programma:
– un’ora di spazio compiti, nella quale  bambine e bambini, ragazze e ragazzi di elementari e medie potranno essere aiutati dai nostri operatori per fare i compiti, studiare o fare ricerche;
– un momento merenda per rifocillarsi e riposarsi;
– un’ora circa di divertimento con giochi, laboratori creativi e tanto altro.

Per partecipare all’attività è necessario iscriversi, presentandosi in ludoteca durante l’apertura; il costo mensile è di € 25 (circa € 2 a incontro) e comprende l’assicurazione infortuni e RC. Per chi non potesse venire a tutti gli incontri c’è la possibilità di acquistare una tessera da 10 entrate, sempre al costo di 25 €, che potrete utilizzare quando preferite.

Sono previsti sconti per chi viene insieme a fratelli o sorelle.

Per ogni informazione potete passare in ludoteca, mandare una mail a info@arciragazzibrescia.it o telefonare allo 030/3737073.

Potrete trovare ogni altra informazione sul nostro sito www.arciragazzibrescia.it

Psicomotricità: muoversi per crescere

E’ con grandissima gioia che pubblico questo primo articolo di Alice Gregori.

La famiglia di esperti di Bresciabimbi.it si allarga accogliendo una nuova figura: la psicomotricista.

Alice Gregori e lo staff di Emmi’s care sono ora a disposizione di Bresciabimbi per accogliere le vostre richieste e fornirvi sostegno.

I contatti dell’associazione sono : www.emmiscare.org    info@emmiscare.org

PSICOMOTRICITA’: MUOVERSI PER CRESCERE.

 

Non è raro sentir parlare di psicomotricità: educatrici, insegnanti, genitori interessati, questo articolo nasce dal desiderio di raccontare cos’è la psicomotricità e perché rappresenta un valido approccio per sostenere lo sviluppo del bambino.

Si tratta di una disciplina nata nei primi anni del 900′ in Francia, ma diffusa solo negli anni 70’, grazie al contributo di B.Aucouturier che la rese la pratica psicomotoria arrivata anche in Italia.

Per poter ideare e condurre progetti di psicomotricità, lo psicomotricista deve seguire un percorso formativo triennale per la sua preparazione personale, teorica e pratica.

Sarà durante questa formazione che il professionista svilupperà le conoscenze sullo sviluppo del bambino e le sue capacità di osservazione e di empatia con l’altro.

Gli ambiti di applicazione della psicomotricità variano da quello preventivo ed educativo, con formazione o educazione psicomotoria, sino all’aiuto  psicomotorio individuale.

A seconda del progetto, delle caratteristiche del contesto e dei bambini, si svolgeranno sedute di psicomotricità  con piccoli gruppi, gruppi classe o con il singolo bambino.

Le sedute avvengono in un ambiente ben definito, con spazi e tempi pensati a seconda di ogni situazione.

La sala di psicomotricità, infatti, è uno spazio piacevole e accogliente, dove tempi, spazi e materiali sono pensati per accogliere, favorire e accompagnare lo sviluppo di ogni bambino e l’espressione di sé stesso.

La seduta ha sempre inizio con un breve rituale iniziale dove lo psicomotricista spiega ai bambini le fondamentali regole di “non farsi male, non fare male ad altri e di rispettare ed avere cura dei materiali”; infine descrive loro gli spazi allestiti e dà inizio alla seduta, invitando i bambini a disporsi su una linea parallela.

Al via dello psicomotricista i bambini, con una rincorsa, potranno correre a distruggere un muro di morbidi cubi colorati, che nascondono dietro un prezioso spazio morbido di materassi e cuscini.

La distruzione del muro, per il bambino rappresenta un’esplosione emotiva, un momento di liberazione per poi concedersi all’azione, alla relazione e al gioco.

Il bambino deve poter buttar fuori, per poi riempirsi di nuove esperienze, competenze ed emozioni.

L’area morbida, invece, rappresenta lo spazio di rassicurazione e contenimento, trasmette al bambino il piacere del contatto con il suo corpo e, durante la seduta, diviene lo spazio in cui può sprofondare, dove può scegliere di nascondersi per  poi trovare sé stesso; ciò è fondamentale perché il bambino, nei suoi primi anni di vita, ricerca il piacere del muoversi e prova piacere nel movimento. Questo spazio rappresenta la sua carica di piacere.

Nella sala di psicomotricità, contemporaneamente o a fasi successive, saranno proposti al bambino altri due fondamentali spazi.

Uno è il luogo dedicato al piacere senso-motorio, dove lo psicomotricista allestisce strutture per permettere al bambino di sperimentare il controllo del corpo, attraverso arrampicate o percorsi, e gli fanno vivere l’emozione del rilascio, con salti nel vuoto o scivolate.

Questo è lo spazio dove il bambino vive l’unione tra l’emozione e il piacere corporeo,  dove costruisce e apprende il proprio corpo attraverso l’azione motoria e l’emozione.

Un’altro spazio è quello simbolico che, invece, rappresenta lo spazio dove il bambino racconta ed esprime la propria storia, le proprie emozioni i propri piaceri e dispiaceri, attraverso il gioco del “far finta”.

 

Lo psicomotricista, per favorire l’espressione del bambino, metterà a sua disposizione materiali come teli, corde cuscini, per permettere la messa in scena  di luoghi e personaggi fantastici che esprimano il personale vissuto del bambino.

Ultima, ma non meno importante è la fase finale della seduta.

Il bambino in questo spazio torna attivo, non nel movimento, ma nella mente, sostenendo lo sviluppo del proprio pensiero.

Lo psicomotricista, in questa fase, offrirà al bambino la possibilità di rappresentare le sue emozioni provate nel movimento, attraverso il disegno, la manipolazione di materiali o attraverso la creazione di storie con immagini.

Per concludere la seduta lo psicomotricista saluterà il bambino, sottolineando le emozioni positive vissute insieme e ricordandogli quando si terrà il loro prossimo incontro.

La relazione sicura e di fiducia che si instaura tra lo psicomotricista e il bambino è indispensabile per favorire l’espressione psicomotoria dello stesso durante la seduta, mentre il setting della sala di psicomotricità permette allo psicomotricista di accoglierne la sua personale storia.

I progetti educativi di psicomotricità possono essere attivati presso scuole dell’infanzia, asili nido o scuole primarie, dove lo psicomotricista può creare ambienti ad hoc per il movimento libero, l’espressione corporea e la rappresentazione.

Inoltre, la psicomotricità permette di offrire momenti di formazione e riflessione a genitori, educatori e professionisti che si prendono cura dei bambini.

Sono psicomotricista e per me il movimento rappresenta la prima forma di espressione e di linguaggio di ogni individuo.

La psicomotricità rappresenta un momento di piacere e occasione di scoperta e di crescita per ogni bambino, ancor di più in questo periodo storico dove esistono sempre meno possibilità per loro  di muoversi secondo i propri tempi, in spazi sicuri, seguendo la loro personale iniziativa.

 

Alice Gregori

 

Che schifo le lumache

Che schifo le lumache
di Michael Escoffier – ill. Kris Di Giacomo
La Margherita – p.32 – e.14

L’origine di tutte le storie è la cena.
E’ a tavola che (quasi) tutte le storie sono nate.
Già Ulisse narrava le sue peripezie nel Mediterraneo a cena con Alcinoo.
Forse con la pancia piena si racconta meglio? Ma non solo.
I più grandi inventori di storie sono i papà e le mamme di tutto il mondo che disperati cercano di far mangiare la cena ai propri figli.

Pensateci: si parte con il rudimentale bastimento carico di… e si finisce per dar vita a complicate cosmogonie che si affastellano con i giorni, c’è chi ricorre ai classici riadattandoli per l’occasione e chi si lancia in avviluppate trame sugli animali. Quello che va per la maggiore sono le storie con il cibo dentro, quelle con la promessa di rivelazioni, i gialli carichi di suspense che ti costringono a spalancare la bocca per lo stupore. Il desco si trasforma in un palcoscenico dove si rincorrono urla e ruggiti, gridolini in falsetto di principesse che chiedono aiuto, pirati che strillano arrembaggi e rombi di razzi e astronavi (provate a salire le scale del mio palazzo all’ora di cena e scoprirete una fucina di creativi che manco alla ScuolaHolden!).

Il libro che vi consiglio oggi vi divertirà leggerlo con i vostri figli, perché parla di tutti noi. Voi infatti potete certamente immaginare la fatica al giorno d’oggi di essere un papà-drago con un piccolino che a tavola non ne vuol sapere di mangiare la sua crostata di lumache!

Consigliato dai 3 anni

Il ghiribizzo

Il Ghiribizzo 
di Bruno Tognolini – ill. Giulia Orecchia
Motta Junior – p.64 – e.12

Non è colpa loro: è il ghiribizzo che gli prende ogni 20 minuti. Per questo corrono, saltano, ripetono ossessivamente parole senza senso, rompono le cose che gli capitano tra le mani, fanno le pernacchie, staccano la presa del vostro computer prima che riusciate fare salva

I maestri Bruno Tognolini e Giulia Orecchia ci regalano un nuovo bell’albo per i bambini e le loro mamme.
Spesso infatti si sentono queste lamentarsi di quei 5 minuti di pazzia dei loro piccoli monelli…
Ma provate a immaginare cosa sarebbe il mondo senza il ghiribizzo dei bambini: un posto triste e grigio, dove nessuno sorride o si sorprende mai di niente.
Ricordatevelo la prossima volta che vostro figlio si mangerà la saponetta del bagno! [fatto realmente accaduto; ma non preoccupatevi: non è tossico, solo un po’ di friccicore sulla lingua per un’oretta e alito profumato per una settimana!]

consigliato dai 4 anni

La febbre: in realtà fa più paura alla mamma!

Interessante questo spunto di Elena Costa tramite genitori-consapevoli.blogspot.it/
LA FEBBRE: IN REALTA’ FA PIU’ PAURA ALLA MAMMA!
Il rialzo della temperatura corporea è una delle prime reazioni spontanee dell’organismo all’attacco di agenti patogeni.
Il fatto che nei bambini salga velocemente ed a livelli più alti rispetto che negli adulti è del tutto normale: la loro reattività fisica è migliore della nostra, i loro corpicini sembrano indifesi e fragili, in realtà sono delle piccole macchine da guerra, pronte a difendersi in modo potente!
Forse, molti di voi penseranno: “Non ci credo, mio figlio è sempre malato!”, ma è fondamentale sapere che quando un bambino si nutre in modo equilibrato, con cibi il più possibile naturali e non raffinati, dorme bene e in abbondanza, vive emozioni positive e sta all’aria aperta, il suo sistema immunitario è decisamente più pronto e competente rispetto a quello di bambini che (purtroppo) non conducono lo stesso stile di vita.
DI COSA SI TRATTA, ESATTAMENTE?
La febbre è lo strumento che il corpo utilizza, nella sua infinita saggezza, per inattivare gli agenti patogeni e per aumentare il metabolismo, cosa che porta naturalmente all’attivazione di preziosi enzimi ed all’aumento della produzione di globuli bianchi, a tutti gli effetti le nostre “forze dell’ordine”. Di per sé, la febbre non è la malattia da curare, in quanto si tratta del più classico dei sintomi ed, allo stesso tempo, anche la più classica delle crisi eliminative, quelle che portano alla fin fine al riequilibrio ed all’auto-guarigione.
E’ PROPRIO IN VIRTU’ DI QUESTO CHE NON VA COMBATTUTA, nei limiti del possibile.
Immaginate una pira che brucia: se si lascia fare il giusto corso al rogo, il fuoco brucerà tutta la legna e lascerà soltanto cenere. Se invece si prova a spegnere, gettandoci ad esempio acqua, il fuoco non riuscirà a bruciarla tutta, causando fumo e lasciando resti di legna non bruciata.
I medicinali antipiretici interferiscono allo stesso modo in questo delicato ed importante sistema di auto-guarigione, impedendo al corpo di liberarsi completamente degli agenti patogeni e, contemporaneamente, intossicandolo. Non è vero che sono privi di effetti collaterali e che sono sicuri, tutt’altro!
Vanno perciò usati con moderazione, solo e soltanto quando la temperatura raggiunga livelli potenzialmente pericolosi, naturalmente facendo riferimento anche ai consigli del pediatra ed evitando di “strafare” (soprattutto con bimbi molto piccoli, i quali non sono in grado di esprimere a parole il proprio malessere).
Il buonsenso deve sempre essere la nostra guida: il bambino ha la febbre a 38,5° ma gioca e saltella come un canguro? Oppure piange e non si regge in piedi? A voi le conclusioni.
OK, COSA FARE, QUINDI?
Esistono molti metodi naturali per abbassare la temperatura corporea, che tutte le nostre nonne e bisnonne sicuramente conoscevano:
 Pezzature fredde sulla fronte, sui polpacci e sui cosiddetti “polsi” (caviglie, collo e polsi), dove il sangue scorre più superficialmente.
Volendo, si può anche aggiungere dell’aceto, dall’azione rinfrescante.
Massaggi sotto i piedini, schiena, gambe e ventre con una miscela di oli essenziali diluiti in un olio vettore, ad esempio olio di jojoba, d’oliva, di mandorla dolce, di vinaccioli.
L’olio essenziale di menta è un potente rinfrescante, mentre quello di lavanda, uno dei più versatili ed efficaci, ha grande potere calmante su corpo e mente, arrivando ad agire persino sul sistema nervoso.
• Impacchi sulla fronte di patata crudagrattugiata, decongestionante e sfiammante (questo rimedio viene usato anche su articolazioni dolenti o gola infiammata, ad esempio).
 Digiuno o semi-digiuno.
Non spaventatevi se il vostro bambino non mangia per un giorno o più, il suo corpo è alle prese con un super-lavoro e non ha tempo di occuparsi anche della digestione, magari di cibi pesanti ed inadatti, come il famoso brodo di gallina (quello con le bolle di grasso che galleggiano!) o, peggio, del latte vaccino (ma questo è un argomento -scottante!- che tratteremo con i dovuti crismi…).
• Parola d’ordine: idratazione.
La necessità di liquidi aumenta considerevolmente in questi momenti, perciò ricordiamoci di somministrare acqua, tisane senza zucchero (faccio notare che la camomilla va infusa per pochi minuti, se si vuole sfruttare il suo effetto calmante), centrifugati di frutta e verdura assunti spesso e a piccoli sorsi.
• E, soprattutto, fare tanta NANNA!
Sotto due o tre belle coperte di lana, per fare una sana sudata e permettere al fisico di ritemprarsi.
Ah… Un messaggio ai “grandi”: sappiate che tutto questo vale anche per voi, perciò non avrete scuse la prossima volta che vi verrà l’influenza!
Prendiamo esempio dai bambini: spesso sono più saggi di noi e hanno la straordinaria capacità di saper ascoltare i messaggi che il proprio corpo invia loro.
Elena Costa

 

Cosa vogliono dire i disegni dei bambini

Grazie alla disponibilità e gentilezza del dott. Marco Vinicio Masoni pubblico il seguente articolo molto interessante sui disegni dei bambini

Cosa vogliono dire i disegni dei bambini

 Di Marco Vinicio Masoni

A volte le mamme mi portano i disegni dei loro figli. Vogliono una diagnosi. Vogliono che io assuma un’aria seria e che scruti attentamente i disegni (come hanno visto fare da altri “esperti”), e poi dica , per esempio: “Si vede, con estrema chiarezza, che qui il padre è assente”.

Ma l’unica cosa che riesco a pensare e a dire sono frasi di questo tipo: ”Bene, mi pare che suo figlio sia piuttosto dotato per il disegno”, oppure ”Certo, è un disegno infantile, quanti anni ha? …Quattro? Direi che è un disegno assolutamente adatto alla sua età”.

Ma la mamma insiste “Ma non vede che espressione ha questa faccia, e poi vede che c’è in alto un aereo che butta le bombe? Dottore , sono preoccupata…”
“Bene signora, – rispondo – ho disegnato più bombe io da bambino di quante ne abbiano sganciate nella seconda guerra mondiale, mi ritiene un serial killer?”
Finalmente la mamma sorride.
Ora, che i bambini vogliano dire qualcosa mentre disegnano è, io credo, assolutamente vero.
Non credo invece che il significato dei loro disegni vada al di là di quanto sta sul foglio, espresso in modo esplicito. Un aereo che sgancia le bombe è un aereo che sgancia le bombe e non “il segnale di un profondo disagio interiore, una aggressività che va fermata in tempo …”, ecc.
Spesso la comunicazione è diretta al pubblico presente in quel momento e a seconda della richiesta del pubblico o di quanto questo sia simpatico al il bambino, il contenuto e lo stile della comunicazione cambiano.
Qualche esempio?
Chiedo a un bambino di sei anni di disegnarmi una persona. Nel modo col quale faccio la richiesta sono presenti alcuni impliciti: voglio che tu faccia un bel disegno, un disegnino come si deve e come dovrebbe fare un bravo bambino, un disegno che mi faccia poi dire “Oh, che bella persona hai disegnato, bravo!”.

Il bambino mi scruta, prende il foglio, ci pensa un po’ su, attraversa qualche attimo di incertezza e poi disegna …questo:

disegno1

Osservo il disegno. Non sono tenero come “critico d’arte”. Il disegno è bruttino. Una specie di figurina fatta con lo stampino. Chissà quante ne ha fatte uguali e si è sentito dire “Ma guarda come è bravo, gli fa anche la cintura!”. Ne ricavo la netta impressione che il bambino abbia messo mano al suo repertorio dal titolo: Come fare contenti i grandi.

Allora intervengo, e gli chiedo ”Bene, ora hai fatto un bell’omino che secondo te piace ai grandi, ma ti voglio fare una richiesta un po’ strana…mi disegneresti un altro omino? Però devi fare il modo che non mi piaccia!”

Il bambino mi guarda spalancando gli occhi per un istante, poi , senza nessun attimo in mezzo , si mette a disegnare e dopo qualche minuto mi consegna questo:

disegno2_masoni

Ora sono io a spalancare gli occhi. Vedo regole infrante. Non credo alla creatività dei bambini ( il discorso è assai più complesso di quanto si creda), ma alla licenza sì, alla loro libertà assoluta sì. E qui il bambino si mostra libero. Se vorrà esser accettato come disegnatore dovrà munirsi, nella vita, della copertura di una comunità di critici amica. Ma per ora tanto gli basterebbe per sentirsi dire ”Ce la potrebbe fare”.

Un altro esempio? Saliamo con l’età, ora ho davanti a me un quindicenne di scarsa cultura, gli chiedo di disegnarmi un viso. E’ sottinteso che io mi aspetti un bel viso e un bel disegno, curato e precisino.
Così il ragazzo mi accontenta:

disegno_4_masoni

Ecco, quindi il suo disegno: la banalità fattasi segno. Una sorta di media dei disegni possibili, un disegno “grigio”(e non mi riferisco al grigio del disegno, ma al grigiore, alla mediocrità), non perché al suo autore piace il grigio, ma perché il grigio “va bene su tutto”. Quale maestro, insegnante, guida, oserebbe dire al ragazzo che ha disegnato una vera schifezza? Certo, nemmeno io lo farei, direi annuendo che questo è un viso di un ragazzo, per educazione, per non ferirlo.

Ma ora chiedo anche a questo quindicenne la stessa cosa che ho chiesto prima al bambino di sei anni. Anche lui mi guarda per un attimo, poi, velocemente, disegna …questo:

 

disegno_5

Sono , stupito ancora, di fronte a un tratto espressionista, a una mano felice e libera, a un insieme di segni che mi dice qualcosa.

Mi chiedo se ci sia una differenza in queste cose fra bambini, ragazzi e adulti, e allora, impudente, mi rivolgo a un insegnante di 35 anni.

Parlando con lui il discorsa cade sulle case, faccio un po’ di stupidissimi giri di parole per poi arrivare alla domanda: ”Mi disegni una bella casa ?”. La reazione è inattesa, l’adulto è in imbarazzo, mi dice che non sa disegnare. Ne incontro tanti che me lo dicono e ora non aspettatevi che dica la solita idiozia: tutti possono diventare bravi a disegnare!

Non la dico. So che non è vero. Ma so che qualcosa si può comunque disegnare, così insisto, fino a rasentare l’invadenza. Ma lui niente, imbarazzato, sudato, mi dice che non se la sente, proprio è negato per il disegno.

Non ho quindi un esempio di casetta da lui ben disegnata da mostrarvi. Ma ne ho un altro: chiedo, finalmente rinunciando ad avere il “bel disegno”, se è disposto a farmi un brutto disegno, di una brutta casa. A quel punto le paure del mio amico scompaiono, sorride e si mette a disegnare, e produce questo:

 

disegno_casa_1

E questo, dovreste un po’ fidarvi del mio giudizio, non è un brutto disegno. Certo non è la mano di un architetto, ma quelle pareti refrattarie all’angolo retto, quelle molte facce dell’edificio, quell’insulto al parallelepipedo e al tetto a due falde, rappresentano una coraggiosa affermazione di originalità.

Mi ricorda un disegno di un grande architetto espressionista, ovvio, non sono la stessa cosa, ma guardate un po’:

diesgno_casa2

Bene, possiamo concludere.

Quando vediamo un disegno di un bambino (ma anche di altri), non dovremmo chiederci: “Cosa vorrà dire?”, ma ”A chi è destinato?” e “Come glielo hanno chiesto?”.

M.V .M.

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Ambulatori aperti

La  Regione Lombardia ha prorogato a partire dal 1° gennaio 2015 la sperimentazione dell’iniziativa “Ambulatori Aperti” su tutto il territorio regionale.

Il progetto, già avviato nel 2014, è finalizzato ad ampliare l’offerta di visite specialistiche e di prestazioni di radiodiagnostica, anche in orari e giornate più favorevoli ai cittadini:
– Dal lunedì al venerdì: dalle 18 alle 22;
– Sabato: dalle 8 alle 15;
– Domenica: dalle 8 alle 13.

L’offerta aggiuntiva varia da azienda ad azienda, in quanto ciascuna delle realtà interessate, in base alle specifiche aziendali e alle esigenze di snellimento delle liste di attesa, ha individuato le specialità cliniche da potenziare e le prestazioni integrative erogabili.

Sono escluse dalle fasce orarie serali le prestazioni che per ragioni tecniche e/o di preparazione richiedono di essere effettuate nelle prime ore diurne (es. esami del sangue e urine, ecc..).

Come accedere al servizio

Solo una volta in possesso della prescrizione del medico curante (ricetta rossa), è possibile verificare la disponibilità di prenotazione di visite ed esami in orario prolungato con varie modalità:

• chiamando il Centro Unico di Prenotazione regionale al numero 800.638.638 (per le strutture sanitarie pubbliche);
• contattando i singoli Centri Unici di Prenotazione e gli Uffici Relazioni con il Pubblico delle strutture ospedaliere (per gli enti erogatori privati, ma se lo si ritiene anche per i soggetti pubblici);
• attraverso la Carta dei Servizi CRS/CNS, sia presso le farmacie, che direttamente online.

Le singole ASL pubblicano sui propri siti istituzionali informazioni sulle strutture aderenti e sulle prestazioni erogate.

Di seguito i link ai contenuti eventualmente resi disponibili da ciascuna ASL e i contatti dei rispettivi Uffici Relazioni con il Pubblico.

 

ASL BERGAMO (URP 800 447722)
ASL BRESCIA (URP 030 3838255)
ASL COMO (URP 031 370209)
ASL CREMONA (URP 0372 497215)
ASL LECCO (URP 0341 482502 / 2909)
ASL LODI (URP 0371 587 2647)
ASL MANTOVA (URP 800 384384 – 0376 334570)
ASL MILANO (elenco contatti URP per distretto)
ASL MILANO 1 (URP 800 671671 – 02 97973 823)
ASL MILANO 2 (URP 848 800 507)
ASL MONZA E BRIANZA (URP 039 2384274)
ASL PAVIA (URP 0382 431321)
ASL SONDRIO (URP 0342 555 111)
ASL VALLECAMONICA SEBINO (URP 0364 329 338)

I pani d’oro della vecchina

I pani d’oro della vecchina
di Annamaria Gozzi – ill. Violeta Lopiz
Topipittori – p.32 – e.14

Oggi parliamo della morte.
Vi sembra strano in un libro per bambini?
Credete che i piccoli non ci pensino?
Non le sentite quelle miriadi di domande esistenziali che ronzano nelle loro testoline?

E poi la morte è un personaggio latente in tutte le storie. Una sorta di attore non protagonista scritturato di continuo. E’ quel sottinteso delle fiabe che se non ci fosse nulla avrebbe più senso: niente più principesse da risvegliare, draghi da sconfiggere, niente paure o stregonerie, né coraggio né magia.

Ma scordatevi la solita rappresentazione stereotipata della morte con mantello e cappuccio neri, che brandisce una falce. Niente di più lontano. In questo albo Topipittori domina il bianco, la nebbia che tutto fa sfumare in un torpore indistinto e contagioso.
C’è una vecchina, prodigiosa pasticcera, che cucinando scaccia l’inverno, la malinconia e la morte. E il finale è sorprendente!

E le illustrazioni le teniamo per ultime, ma sono davero sensazionali: non “illustrano” il testo, come avviene di solito, ma sono una sorta di storia nella storia: dialogano con le parole stampate, aggiungono, sottraggono, sfumano…

Consigliato dai 5 anni in su.

Festa scientifica??? ci pensa Ambiente Parco!

All’interno del Parco dell’Acqua, in centro a Brescia, viene messa a disposizione per l’affitto Energic.ambiente

La sala dedicata per incontri, eventi e le feste dei bambini.

Ospitata nello storico edificio principale di Largo Torrelunga 7, Energic.ambiente può ospitare fino ad una trentina di bambini con relative famiglie.

La sala si trova in posizione unica, immersa nel verde del parco, possiede un ingresso autonomo e permette di usufruire sia del parco con i suoi giochi che di spazio al coperto.

L’affitto per la mezza giornata dedicata alle famiglie è di € 70.

Ambiente Parco a BresciaPer informazioni:

Ambiente Parco
Largo Torrelunga, 7 Brescia
030.361347
info@ambienteparco.it
www.ambienteparco.it

ICE In Case of Emergency

ICE:In Case of Emergency

Il telefono è un accessorio senza il quale non ci si muove, è una realtà per molti. E’ la prima cosa che si prepara in borsa o in tasca ed è la prima che si cerca quando si sale o scende dalla macchina, quasi prima delle chiavi stesse per avviare l’auto.

La tecnologia nasce per aiutare e facilitare e, molto spesso, è davvero così. Chi tornerebbe indietro di 15 anni?

Certo ringiovanire sarebbe un vantaggio non indifferente, ma se si pensa a quante comodità si sono assommate in questi anni….

Come ogni aspetto della vita, la misura è sempre il vero problema, o meglio la capacità di stabilire una misura. I pediatri sconsigliano caldamente l’uso del cellulare al di sotto dei 10 anni e diversi esperti sono preoccupati per l’avvicinamento alla tecnologia al di sotto dei tre anni .

Gli adulti stessi faticano a staccare la spina dalla tecnologia veramente, anche nei momenti di vacanza.

Ma non è tutto negativo, molti sono gli aspetti positivi.

Tra questi ce n’è uno che in realtà si spera non serva mai. E’ un allarme, o meglio una richiesta intelligente, lanciata dagli operatori delle ambulanze.

Quando capita un incidente diventa difficile per i soccorritori capire chi avvisare immediatamente tra i mille contatti salvati in rubrica. Non sono momenti in cui ci si può prendere il tempo di intuire chi sarebbe meglio chiamare scorrendo i contatti e cercando di capire la logica o il criterio con cui sono stati salvati. Ecco allora che è nata una piccola iniziativa che però diventa fondamentale nel momento di emergenza.

Basta prendersi qualche minuto e contrassegnare i contatti veramente importanti, quelli da chiamare immediatamente, con l’acronimo ICE. Ice sta per In Case of Emergency, che tradotto significa proprio In Caso di Emergenza.

Per ciascuno si tratta davvero di una manciata di minuti “persi”, ma che diventano fondamentali per i soccorritori.

Un tempo molti avevano nel portafogli un piccolo foglietto, delle dimensioni di un biglietto da visita, che svolgeva la stessa funzione. Con la massiccia diffusione dell’uso dei cellulari gli operatori delle ambulanze, la polizia, i pompieri e tutti i  primi soccorritori non cercano più portafogli e biglietti, ma puntano al telefono e in esso i contatti segnati in rubrica on ICE per avvisare i cari di chi è rimasto coinvolto in un incidente e in altra situazione di emergenza.

ICE=In Case of Emergency

Poichè è consigliabile avere più di un contatto di riferimento è consigliabile indicare anche una certa graduatoria segnando ICE1, ICE2,…..

Tra l’altro ora diversi telefoni hanno già integrato automaticamente il gruppo ICE:Contatti emergenza

E’ un piccolo stratagemma di grande utilità!

Investiamo dieci minuti per segnare i contatti ICE, con l’augurio di non averne mai di bisogno!

 

 

Le 10 cose da portare in vacanza con i bimbi

Le 10 cose da portare in una vacanza con i bimbi

Pronti a partire?

Una vecchia trasmissione tv invitava quelli in partenza a ricordarsi dello spazzolino da denti ma in realtà quando la vacanza sarà arricchita dalla presenza dei nostri bambini, nel bene e nel male, sono ben di più le cose da non dimenticare. E proprio per non dimenticare nulla la prima cosa da portare con se in vacanza è un bel tablet o smartphone su cui segnare prima la lista delle cose da mettere in valigia, e successivamente, una volta partiti, pensieri e considerazioni sul nostro viaggio.

Così come, nell’ottica di ricordare immagini e momenti delle vacanza, immortalando i primi anni dei nostri figli, e della nostra famiglia in generale, è importate avere con se una macchina fotografica di qualità, una reflex per intendersi (qui ne trovi alcune), in grado di realizzare scatti che non siano piatti e scialbi come quelli normalmente realizzati dai cellulari.

Parliamo ora di abbigliamento. Avete valutato il clima che troverete nel luogo di villeggiatura? Avete preso il giusto numero di ricambi (almeno 2 al giorno) per i vostri figli? Se siete in ritardo con gli acquisti niente paura, potete accorciare i tempi acquistandoli online; molti siti di e-commerce per abbigliamento prevedono infatti la consegna in 24 ore e così, i capi oggi acquistati, domani saranno già pronti in valigia.

Quarto punto, occhio alla biancheria intima. È quella a più stretto contatto con la pelle dei nostri bambini e perciò è preferibile optare sempre per capi in fibre naturali come il cotone d’estate e la lana di inverno, che garantiscono il mantenimento della giusta temperatura corporea ed in più, lasciando traspirare la pelle, evitano il formarsi di quel sudore di superficie che oltre ad essere fastidioso per i bambini diventa spesso fonte di malanni.

A proposito di malanni; sarebbe bello non pensarci, ma il compito di un genitore è quello di essere sempre previdente. Perciò abbiate cura di predisporre una busta con i farmaci generici (un antipiretico, un antinfiammatorio, un antidolorifico, un antispastico ed un termometro) insieme agli eventuali farmaci che nostro figlio o nostra figlia deve prendere abitualmente ogni giorno.

Oltre ai capi classici, sesto punto importante, abbiate sempre cura di considerare quegli accessori indispensabili in situazioni meteo particolari; situazioni, come la pioggia, diventano più frequenti ed importanti se la vacanza si svolgerà in un’area montana. Perciò potete scegliere tra il classico ombrello o un bel k-way nel caso in cui il/la bambino/a sia già abbastanza grande da camminare da solo (visita il sito).

Non di sola vacanza vive un bambino o un bambina e perciò, ottavo e nono punto, consideriamo di portare con noi del materiale, multimediale e non, con cui intrattenere i più piccoli; in particolare facciamo in modo che l’intrattenimento sia tale ma con un occhio alla crescita personale. E così si potrebbe pensare di affiancare un riproduttore dvd ad un libro. Il primo sarà perfetto per placare “l’ansia” dei più piccoli soprattutto durante i lunghi spostamenti in auto, in treno o in traghetto, e funzionando a batteria sono anche assolutamente comodi e portatili.

Per quanto riguarda invece il libro ci sono due possibilità; si può optare per un libro scolastico con cui allenare il bambino anche durante i giorni di vacanza (ma senza  esagerare, è vacanza anche per loro) o per un libro di fantasia che eserciti semplicemente la capacità di leggere e di astrarre pensieri ed immaginazioni a partire da quanto lento.

L’ultima e decima cosa da portare con se in vacanza quando si viaggia con un bambino è una guida dettagliata dei luoghi che andremo a visitare; è infatti giusto spiegare sempre ai più piccoli cosa si sta vedendo e qual è la storia che sta dietro le città che si visitano e non lasciare che la loro permanenza in un posto sia vissuta in maniera passiva e senza crescita personale.

Roberta Fuccelli

In fritture sostanza potenzialmente a rischio cancro

Il nostro dietista, il dott. Antonio Rea, sottopone all’attenzione di tutti gli amici di Bresciabimbi un’informazione molto imporatnte

In fritture sostanza potenzialmente a rischio cancro. Efsa: alte temperature producono acrilammide,va ridotto al minimo il consumo 

La sostanza che si produce in cottura (chiamata acrilammide), e che dà la classica a gustosa doratura a tanti prodotti come le patatine fritte potrebbe essere motivo di preoccupazione per la salute pubblica perché potrebbe favorire lo sviluppo di tumori.

E’ quanto afferma in una nota l’Agenzia Europea per la Sicurezza del Cibo (EFSA) che ha confermato le valutazioni precedenti secondo cui, sulla base di studi su animali, l'”acrilammide negli alimenti aumenta potenzialmente il rischio di cancro per i consumatori in tutte le fasce d’età”.

Questa sostanza è prodotta dalla reazione chimica che conferisce al cibo la “doratura” – durante la normale cottura ad alta temperatura (+150°C) sia in ambito domestico, sia nell’industria alimentare. Le tipologie di cottura in cui si produce acrilamide sono frittura, cottura al forno e alla griglia. Caffè, prodotti fritti a base di patate, biscotti, cracker e pane croccante, pane morbido e alcuni alimenti per l’infanzia rappresentano importanti fonti alimentari di acrilammide. In virtù del loro peso corporeo, i bambini sono la fascia d’età maggiormente esposta.

Le autorità europee e nazionali, spiega la nota Efsa, già raccomandano di ridurre al minimo la presenza di acrilammide nei cibi e forniscono consulenza a consumatori e produttori alimentari sulla dieta e sulla preparazione degli alimenti.

L’EFSA ha richiesto pareri a esperti sulla propria bozza di parere scientifico sulla presenza di questa sostanza negli alimenti.

 

Fonte Ansa 07 luglio 2014.

 

Genitori strategici

E’ con grandissimo piacere che anticipo questo articolo accogliendo e dando il benvenuto nella famiglia Bresciabimbi.it  a Bernardo Paoli coach e psicoterapeuta stategico da ora a disposizione degli amici di Bresciabimbi. 

Vi invito a leggere l’articolo, e a lasciare i vostri commenti!

 

GENITORI STRATEGICI

di Bernardo Paoli

 

I tempi sono cambiati: cinquant’anni veniva facile attuare un’educazione “in solido”: padri, madri e l’intera comunità degli adulti (maestre, insegnanti, medici, sacerdoti, ecc.) erano schierati dalla stessa parte con lo scopo di rendere la vita dei ragazzi non tanto facile ma certamente più produttiva. Da qualche decennio a questa parte invece la sintonia tra adulti è divenuta sempre meno scontata: padri e madri si appellano a princìpi educativi diversi; genitori e insegnanti discutono tra loro di qual è il miglior sistema educativo da attuare… la sintonia tra adulti si è persa e, come sanno bene i genitori separati, quando c’è una frattura tra adulti i figli “si infilano nel mezzo” facendosi appoggiare di volta in volta da chi è più arrendevole.

In un contesto di “educazione in solido” i figli erano culturalmente e spontaneamente ubbidienti e rispettosi dei propri genitori: non avevano altra possibilità che essere ubbidienti e rispettosi. Oggi non è più così. Questo cambiamento relazionale viene spesso vissuto dai genitori con ansia e frustrazione e la domanda è: <<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda nasce dallo stupore che non è più automatico avere il rispetto da parte dei propri figli. D’altronde non è nemmeno più sufficiente avere un ruolo sociale perché questo venga riconosciuto e rispettato dagli altri. Se sei insegnante, sindaco, sacerdote, politico, l’aver raggiunto questo ruolo non porta automaticamente con sé il fatto che gli altri ti daranno rispetto, che ti percepiranno come un punto di riferimento, come un’autorità.

<<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda sembra davvero senza risposta e nasce dal ritenere che siamo figli di un’epoca nuova e bizzarra che mai si è presentata prima nella storia umana. Ma una risposta c’è, e si trova molto indietro nei secoli, in quell’epoca in cui sono stati indicati i princìpi grazie ai quali è possibile acquistare autorevolezza quando questa non viene concessa così facilmente. Si tratta di far memoria dell’antica arte cinese dello stratagemma.

Diceva Sun Tzu: <<Il mare calmo governa i fiumi tumultuosi perché li governa dal basso>>.

Dal basso, non dall’alto. Quando un figlio non riconosce il tuo ruolo di genitore il rispetto lo si acquisisce dal basso, non dall’alto; con la morbidezza, non con la rigidità; con l’astuzia, non con la forza della pretesa. Se si è innescato uno scontro frontale tra chi pretende rispetto (il genitore) e chi non lo vuole concedere (il figlio), aumentare ulteriormente la pretesa aumenterà ulteriormente il conflitto; chiedere con ancora più autorità il rispetto del proprio ruolo di genitore, aumenterà ulteriormente la negazione di quanto richiesto. Chi si irrigidisce mostra solo la propria fragilità, mentre solo chi è veramente forte è in grado di ammorbidirsi. La morbidezza, essa è il veicolo principale dell’astuzia e dell’efficacia.

<<I genitori della mia amica, loro sì che sono dei bravi genitori, non voi!>>

<<Potete impormi tutte le regole che volete tanto farò sempre e comunque di testa mia!>>.

Ecco come un genitore può fornire una tipica risposta “dall’alto”: <<Sei nostro figlio e finché vivrai sotto il tetto di casa nostra farai quello che diciamo noi!>>. Cosa immaginate che possa succedere dopo questa risposta?

“Dall’alto” non funziona.

Vediamo adesso invece una risposta “dal basso”. Un giorno due genitori si presentarono per una consulenza, stremati dalle lunghe litigate col loro figlio adolescente che rientrava a casa molto tardi la notte dopo essersi sballato con gli amici a giro per la città. I genitori lo aspettavano tutta la notte in piedi e al suo rientro iniziavano lunghe spiegazioni con cui cercavano di persuaderlo a modificare il suo comportamento. Il figlio, pur di porre fine a queste discussioni notturne si dichiarava convinto, salvo poi il giorno dopo rientrare sempre a notte fonda. Ai genitori venne consigliato di dire così: <<Abbiamo pensato molto a quello che sta succedendo in casa e a tutte le nostre discussioni sul fatto che fai tardi la notte mettendoti in pericolo. Sai che cosa abbiamo capito? Che non possiamo vietarti di farti del male. Se vuoi nuocere alla tua vita noi non possiamo opporci. L’unica cosa che possiamo fare è esserci se avrai bisogno di noi. D’altronde capiamo che tu vuoi essere uguale ai tuoi amici, che vuoi omologarti a loro: è certamente più facile per te fare il duro con noi anziché importi con i tuoi amici dicendo loro che torni a casa entro mezzanotte. Sarebbe troppo. Quindi, fai tu. Anche noi agiremo come ci sembra meglio>>. A quel punto chiesi ai genitori di chiudere col chiavistello il portone di casa dopo mezzanotte. Al rientro del figlio a tarda notte si sarebbero dovuti comportare così: il figlio trovando il portone chiuso avrebbe dovuto suonare il campanello o chiamare i genitori al cellulare; a quel punto loro avrebbero aspettato una mezz’ora prima di aprire il portone facendo aspettare il figlio al freddo. Il padre o la madre sarebbero poi con calma scesi ad aprire il portone dicendo, con gli occhi chiusi dal sonno: <<Scusa, ho chiuso il portone, che sbadato>>. Senza aggiungere altro sarebbero tornati a letto. Dopo una settimana di questo trattamento il figlio, infastidito dal comportamento “sbadato” dei genitori, negoziò sull’orario di rientro a casa.

 “Dal basso” funziona.

 

Il mare di Amì

Il mare di Amì

Il mare di Amì – pp. 128 – euro 12,90 – Morellini Editore in libreria dal 20 marzo

Lo confermano gli ultimi dati Istat:separazioni e divorzi sono in costante aumento: se nel 1995, ogni 1000 matrimoni 238 coppie si dicevano addio, nel 2011 tra separazioni e divorzi si arriva a quota 493. Con il coinvolgimento di più di 90.000 minori.

Bambini e ragazzini travolti da emozioni intense come paura, sensi di colpa, rabbia e tristezza che, spesso, non sanno come esprimere.

Come aiutarli?

Dall’esperienza di due professioniste della pedagogia e della mediazione familiare arriva in libreria la prima favola pensata per i figli delle coppie che si separano.

Adatta ai bambini dai 7 anni in su, Il mare di Amì racconta, con delicatezza e poesia, la storia di un giovane delfino e della sua famiglia.

È un libro da leggere insieme ai figli, per guidarli a comprendere quello che sta accadendo senza perdere la fiducia, per farli sentire riconosciuti nei loro bisogni e per dare loro l’occasione loro di esprimere emozioni e domande che, altrimenti, resterebbero chiuse nella loro testa.

Arricchito da una guida alla lettura che si rivolge agli adulti.

Il mare di Amì risponde al bisogno di tanti genitori ed educatori di avere gli strumenti per aiutare se stessi e i loro bambini ad affrontare questo doloroso passaggio.

E tornare a orientarsi, più forti e sereni, nella nuova geografia famigliare.

Ilaria Marchetti, mediatrice familiare, mediatrice penale per la Corte d’Appello di Brescia e presidente dell’Istituto di Mediazione Familiare e Sociale, da anni si occupa di separazione/divorzio, adolescenti devianti, supervisione e formazione nelle pratiche di gestione dei conflitti. Insegna presso l’Università Cattolica di Brescia. Presso lo Studio Itaca conduce i Gruppi di Parola a Brescia per figli di genitori separati o in fase di separazione, una risorsa innovativa di aiuto quando mamma e papà si separano.

 

Costanza Duina, insegnante, musicoterapista e pedagogista, organizza da anni presso l’associazione Spazio Arte di Brescia laboratori d’arte per stimolare l’espressività dei bambini e corsi di scrittura creativa per promuovere chances espressive di crescita legate all’uso della parola.

Collabora con l’Istituto di Mediazione Familiare e Sociale per il quale scrive racconti sulla gestione dei conflitti e della conflittualità in famiglia.

Una splendida notte stellata

Una splendida notte stellata
di Jimmy Liao
Edizioni Gruppo Abele – p.144 – e.22

Albi illustrati sulla scoperta dell’amicizia ce ne sono tantissimi.
Quello che rende davvero speciale quello che vi consiglio oggi è la sua lunghezza (ma non solo): sono quasi 150 pagine! Un romanzo per immagini (sta-or-di-na-ri-e) in cui, come nei libri dei grandi, c’è praticamente di tutto: solitudine, tristezza e silenzi, poi la scoperta che tutto questo si può condividere con un amico insieme a tutta la bellezza e la poesia che c’è in giro per il mondo. Le sorprese, la pioggia, i gelati, le risate, i regali, gli uccelli, volersi bene, coccolarsi, fare una passeggiata, andare all’arena, partire (insomma non c’è proprio tutto questo e io mi sono fatta un po’ prendere la mano, ma credo che abbiate capito).

Come in un romanzo di formazione, l’albo è narrato in prima persona dal punto di vista di una bambina e il finale non è affatto scontato. Forse perché quello che conta è che cresciamo e che la vita ci cambia, a patto che non perdiamo la meraviglia della scoperta e la sete di bellezza.

Il concetto di “normalità” nell’ambito dell’allattamento al seno

Il concetto di “normalità” nell’ambito dell’allattamento al seno

Il mio allattamento al seno è adeguato? Mio figlio assume una quantità sufficiente di latte? Con quale frequenza devo nutrire il mio bambino? Come mai le poppate del figlio dei miei amici sono meno frequenti? Queste sono le classiche domande che assillano puntualmente le madri a un certo punto dell’allattamento al seno. Oggi, grazie ai nuovi studi1,2 di Jacqueline Kent, nota ricercatrice nel campo dell’allattamento, il concetto di “normalità” in quest’ambito è stato ridefinito, offrendo finalmente la risposta alle domande più frequenti.

Le ultime ricerche condotte dalla dottoressa Kent, presentate per la prima volta al 9° Convegno internazionale sulla lattazione e sull’allattamento al seno organizzato da Medela, sfatano l’esistenza di norme o modelli specifici di allattamento al seno da adottare con i neonati e tanto meno di regole stabilite per la definizione di un allattamento appropriato. Secondo questa nuova ricerca, ogni relazione madre-figlio instaurata tramite l’allattamento al seno è unica nel suo genere e si modifica nel tempo per adattarsi alle esigenze. Le differenze potrebbero sembrare abissali, ma sono frutto di un percorso naturale e non necessariamente indice di una produzione insufficiente di latte o di altre problematiche.

Le conclusioni a cui è giunta la dottoressa Kent sono destinate a modificare significativamente il modo in cui gli operatori sanitari assistono le madri, offrendo alle famiglie una nuova accezione di allattamento al seno. In particolare i risultati dimostrano che:

  • ·         i neonati allattati al seno riescono a gestire l’assunzione di latte in base al proprio appetito e tasso di crescita; assumono esattamente ciò di cui hanno bisogno;
  • ·         dall’osservazione dei neonati allattati esclusivamente al seno emergono svariati modelli di lattazione.

Sebbene tra il primo e il sesto mese le poppate dei neonati allattati al seno siano più distanziate, più rapide e più lunghe, l’assunzione totale di latte al giorno resta costante. Le scoperte della dottoressa Kent hanno evidenziato che le dinamiche dell’allattamento al seno cambiano frequentemente durante il percorso individuale di un bambino, talvolta anche da un mese all’altro, e sono quindi specifiche per ogni neonato. Non esiste una media standard e i modelli di allattamento al seno sono molto vari. L’assunzione di latte di un neonato sano e allattato esclusivamente al seno varia notevolmente in termini di frequenza e di volume tra il primo e il sesto mese, come segue:

  • ·         4-13 corrisponde al numero di sessioni quotidiane di allattamento al seno;
  • ·         12-67 corrisponde alla durata in minuti di una sessione di allattamento al seno;
  • ·         54-234 ml corrisponde al volume di latte consumato in una sessione di allattamento al seno;
  • ·         478-1356 ml corrisponde al volume di latte consumato in un periodo di 24 ore.

Secondo le curve di crescita determinate dall’OMS, tutti i neonati monitorati nell’ambito di questa ricerca hanno mostrato valori di crescita nella norma. Il numero di sessioni giornaliere di allattamento al seno varia notevolmente in corrispondenza di ogni età specifica, ma in media diminuisce tra il primo e il sesto mese per poi stabilizzarsi. Gli stessi fenomeni si riscontrano nella durata delle sessioni di allattamento al seno alle diverse età, ma in media anche la durata diminuisce tra il primo e il sesto mese.

La mancanza di latte viene spesso citata come uno dei motivi per i quali le madri rinunciano ad allattare al seno; l’idea che il figlio non assuma latte rappresenta ovviamente una preoccupazione. Alcune madri potrebbero attribuire una maggiore frequenza o durata delle poppate a un’assunzione insufficiente di latte da parte del bambino, ma la dottoressa Kent ha dimostrato che ciò non è necessariamente vero.

Queste informazioni forniranno le prove indispensabili per consolidare la fiducia degli operatori sanitari in diverse situazioni di alimentazione e quella delle madri nel proprio ruolo. La comunità di persone che optano per l’allattamento al seno trarrà da questo studio la consapevolezza che, a fronte di differenze tra lattanti, le fluttuazioni di comportamento in questo ambito sono assolutamente normali. Non sono cioè sintomo di una produzione inadeguata di latte. La mancanza di latte viene spesso citata come uno dei motivi per i quali le madri rinunciano ad allattare al seno; l’idea che il figlio non assuma latte rappresenta ovviamente una preoccupazione. Alcune madri potrebbero attribuire una maggiore frequenza o durata delle poppate a un’assunzione insufficiente di latte da parte del bambino, ma la dottoressa Kent ha dimostrato che ciò non è necessariamente vero.

Utilizzare il nuovo lavoro di Jacqueline Kent per formare le madri e gli operatori sanitari sul percorso di allattamento al seno e sulle dinamiche previste al suo interno può contribuire a sfatare diversi miti, rendendo questa ricerca letteralmente rivoluzionaria nel campo.

 

Riferimenti:

1.     Kent,J.C. et al. Volume and frequency of breastfeeds and fat content of breastmilk throughout the day. Pediatrics 117, e387-e395 (2006).

2.     Kent,J.C. et al. Longitudinal changes in breastfeeding patterns from 1 to 6 months of lactation. Breastfeeding Medicine 8, 401-407 (2013).

 

 

 

I benefici del latte materno per i neonati con peso molto basso alla nascita (VLBW)

I benefici del latte materno per i neonati con peso molto basso alla nascita (VLBW)

Nei bambini con un peso molto basso alla nascita (VLBW), l’assunzione tempestiva di latte materno durante la permanenza in un’unità di terapia intensiva neonatale (UTIN) riduce il rischio di sepsi tardiva fino al 19%1. Analogamente, il rischio di NEC (enterocolite necrotizzante) è tre volte più basso in bambini VLBW alimentati esclusivamente con latte materno nei primi 14 giorni di vita.

Al 9° Convegno sulla lattazione e sull’allattamento al seno organizzato da Medela a Madrid, dal 4 al 5 aprile 2014, Paula Meier e Jae Kim presentano un quadro approfondito sul valore della somministrazione precoce di latte materno nelle UTIN in termini sia economici sia di salute, indicando una serie di procedure avanzate per rafforzare la catena di passaggio del latte materno da madre a figlio.

La salute dei bambini nati prematuri è minacciata da molteplici fattori. Secondo la ricerca e diverse prove concrete, l’allattamento dei neonati VLBW con latte materno è concettualmente assimilabile a un piano di prevenzione primaria contro numerose complicanze. Si tratta di una vera e propria strategia ed è sicura, efficace, ampiamente disponibile e non costosa. Una serie di ricerche condotte negli ultimi mesi ha evidenziato in modo più approfondito gli effetti clinici e, nello specifico, i notevoli risparmi economici derivanti dalla somministrazione sistematica, ben strutturata e precoce di latte materno ai bambini prematuri nelle UTIN. Tuttavia, questa strategia può essere implementata con successo solo a patto che tutto lo staff medico ospedaliero cooperi nell’ottimizzazione della catena di passaggio del latte materno dalla madre al bambino2.

Riduzione significativa del rischio di sepsi

Nei primi mesi del 2013, Paula Meier è riuscita a dimostrare che ogni 10 ml in più di latte materno somministrati ai neonati VLBW nei primi 28 giorni di vita corrispondono a una riduzione della sepsi tardiva del 19%2. La ricerca è stata svolta nell’ambito di uno studio di coorte sovvenzionato dal NIH (National Institutes of Health) e condotto nell’arco di 5 anni su 430 coppie di madri-neonati VLBW presso il Rush University Medical Center di Chicago. L’aumento della dose media giornaliera di latte materno da una quantità inferiore ai 25 ml a una superiore ai 50 ml nei primi 28 giorni di vita ha comportato una riduzione dei costi per l’UTIN di 31.514 dollari a neonato1. I costi incrementali della sepsi dipendono da vari fattori: i neonati con sepsi permangono più a lungo (in media 28 giorni in più) nelle UTIN rispetto a quelli non affetti da questa patologia; il trattamento della sepsi è molto dispendioso in termini di risorse e sussiste un rischio maggiore di problemi di salute e di sviluppo neurologico a lungo termine. La ricerca ha dimostrato che i costi sostenuti nelle UTIN per il trattamento di questa patologia sono minimi nei neonati VLBW allattati per i primi 28 giorni di vita con la dose media più alta di latte materno. Questi risparmi compenserebbero le spese sostenute dalle madri e dalle istituzioni per la somministrazione e l’alimentazione a base di latte materno, come quelle per il noleggio dei tiralatte, per l’assistenza nell’allattamento nonché per la conservazione del latte.

La somministrazione di latte nei primi giorni di vita dei neonati VLBW presenta notevoli vantaggi economici

Un altro recente studio3 ha esaminato proprio questo aspetto, analizzando il valore economico della somministrazione sollecita di latte materno ai neonati VLBW. Le complicanze cui sono soggetti i bambini prematuri, come l’enterocolite necrotizzante, le malattie polmonari croniche, la crescita insufficiente, il ritardo dello sviluppo neurocognitivo e la riospedalizzazione dopo la dimissione dalle UTIN, sono onerose per le famiglie, per le istituzioni di assistenza sanitaria, per i sistemi educativi e per la società in senso lato4. Sebbene la raccolta di latte materno implichi dei costi, come quelli per il noleggio ospedaliero dei tiralatte nonché per l’acquisto dei kit di raccolta mediante tiralatte e dei contenitori monouso per alimenti, la ricerca ha evidenziato che il supporto alle madri biologiche nell’estrazione di latte materno è più economico rispetto all’acquisto della stessa quantità di latte materno da donatrici o di latte artificiale in commercio. Le madri non devono far altro che estrarre un volume minimo giornaliero che superi in media i 100 ml per un lasso di tempo sufficiente (dai 4 ai 19 giorni). Lo studio ha concluso che da un punto di vista economico “le istituzioni dovrebbero provvedere quanto prima a identificare le madri che producono meno di 100 ml di latte (al giorno) per i loro neonati VLBW, intervenendo in modo tempestivo. Rendere prioritaria l’assistenza all’allattamento per queste madri non solo consente di somministrare dosi più alte di latte materno ai neonati ma si traduce automaticamente in un risparmio per le istituzioni“. Da studi condotti precedentemente emerge che la maggior parte delle madri di neonati VLBW riesce a disporre di un volume sufficiente di latte, se supportata da servizi di assistenza e da prodotti per l’allattamento basati sull’evidenza, come ad esempio tiralatte efficaci5.

Iniziative per la standardizzazione della somministrazione di latte materno negli ospedali

Durante il convegno, Jae Kim illustra le sue esperienze con una serie di nuove iniziative volte a standardizzare la somministrazione di latte materno nelle UTIN. Come esempio specifico, il programma SPIN condotto presso l’Università della California di San Diego. Il programma mira a definire un’alimentazione completamente basata su latte materno ottimizzando la produzione, la qualità e la sicurezza del latte materno e, contestualmente, promuovendo la cura mediante il contatto pelle contro pelle e l’allattamento al seno. Per rispondere a esigenze specifiche dell’ambiente che si occupa di bambini prematuri, il programma supporta l’utilizzo di latte proveniente da donatrici2.

Così sei nato tu

Così sei nato tu.

Una storia in rima per spiegare come nascono i bambini.

Pellai, A. (2014) Ed. Erickson.

Questo libro rappresenta uno strumento molto valido per aiutare l’adulto, sia che si tratti di educatore che di genitore, a trovare le parole: nel linguaggio universale della narrazione condivisa viene regalato al bambino il “c’era una volta” della sua vita, una storia di emozione e di poesia, “la storia della notte in cui mamma e papà ti han fatto nascere sia nel corpo che nel cuore.

Come nascono i bambini? Non una domanda tra le tante, bensì “la domanda”. Quando un bambino rivolge a noi adulti la domanda fatidica abbiamo una grande responsabilità: qual è il modo più adatto per trattare un argomento così importante?

Ancora oggi molti adulti tendono a non parlare esplicitamente di sessualità e sentimenti con i bambini; di conseguenza il bambino viene lasciato a se stesso, in balia della propria confusione, e nel momento in cui viene a contatto, spesso tramite i media,  con immagini e contenuti che evocano la sessualità non è in grado di riconoscere e vivere serenamente le sensazioni e le emozioni che nascono in lui.

È molto importante che il bambino possa, piuttosto che cercare risposte approssimative in rete o negli scambi con i coetanei, trovare negli adulti significativi degli interlocutori competenti con i quali sia possibile confrontarsi apertamente, per evitare di far nascere la convinzione che sessualità e sentimenti siano realtà sbagliate o pericolose.

Questo libro rappresenta uno strumento molto valido per aiutare l’adulto, sia che si tratti di educatore che di genitore, a trovare le parole: nel linguaggio universale della narrazione condivisa viene regalato al bambino il “c’era una volta” della sua vita, una storia di emozione e di poesia, “la storia della notte in cui mamma e papà ti han fatto nascere sia nel corpo che nel cuore”.

La mamma racconta in prima persona al bimbo come tutto è iniziato: gli parla del fatto che, prima ancora di essere concepito, egli è nato nelle fantasie e nei desideri dei suoi genitori; di quando lei e il papà lo hanno concepito attraverso il loro amore e l’unione dei loro corpi; del modo in cui, da piccolissimo che era, è cresciuto mese dopo mese nella pancia della mamma; di quando lei, con fatica ed emozione, lo ha aiutato a venire al mondo.

Il bambino  viene accompagnato passo per passo nella scoperta del mistero della vita, soddisfacendo la naturale curiosità infantile con l’offerta di nozioni veritiere, che creino i presupposti per un’educazione sessuale e sentimentale valida non solo sul piano cognitivo, ma anche sul piano affettivo e relazionale.

Questa è, in effetti, la sfida: riuscire a parlare in modo emotivamente coinvolgente, sano e rispettoso di sessualità, sentimenti ed affetto; sarebbe, infatti, riduttivo limitarsi a fornire informazioni asettiche relative solo ai dati biologici. È, importante, invece, che l’adulto trasmetta al bambino la consapevolezza che la sessualità e i sentimenti sono quanto di più naturale possa esistere e sono alla base della sua storia e di quella di tutti noi

Il libro è disponibile in due versioni, una rivolta ai bambini più piccoli, dai 4 ai 7 anni, l’altra destinata ai bambini dai 7 ai 10 anni; i contenuti del racconto sono gli stessi, la narrazione in rima e bei disegni che animano il testo, a differenziarsi è la seconda parte del volume, ossia i materiali educativi ed interattivi.

 

Nel primo caso si tratta di stimoli ludici, che offrono spunti per creare tra adulto e bambino un dialogo in cui si intrecciano ricordi ed emozioni a partire da frammenti biografici. Il testo pensato per i bambini più grandi è strutturato in forma di domanda e risposta ed entra nel merito di come avviene il concepimento durante il rapporto sessuale, descrivendo poi la gravidanza e il parto; si crea, inoltre, un confronto su domande che chiamano in causa la natura dei sentimenti quali: “Come si fa a capire che due persone si amano? Cosa vuol dire fare l’amore?”.

L’obiettivo del libro è accompagnare l’adulto e il bambino nel percorso di educazione sessuale, affettiva e sentimentale attraverso l’utilizzo di un approccio sensibile e poetico, emotivamente ricco, in modo da tramettere le informazioni necessarie associandole ad emozioni positive; in questo modo il bimbo si sentirà rassicurato e avvertirà di potersi fidare dell’adulto, il quale diventerà un punto di riferimento rispetto al tema della sessualità.

Ciò renderà il bambino più sereno non solo nel presente ma anche nel futuro dato che, come afferma l’autore “ciò che diciamo o non diciamo ai bambini intorno alla sessualità rappresenta l’impalcatura su cui essi stessi costruiranno il loro sapere, saper fare e saper essere relativi a questa dimensione”. Il bambino sereno, consapevole e appagato di oggi sarà l’adulto sereno, consapevole e appagato di domani.

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