Il corso di cui sopra a quale fascia di età e’ rivolto, dove e quando si svolgerà? Grz
Della voglia di studiare
Perchè studenti brillanti, intelligenti sembrano voler non riuscire negli studi? Perchè ragazzi che sono sempre andati bene possono di colpo, cambiare atteggiamento verso la scuola?
Perchè ragazzi regolari, disciplinati nell’impegno in alcuni ambiti della loro vita, ad esempio nello sport, appaiono discontinui e indisciplinati a scuola?
Perchè ragazzi definiti incapaci a scuola dimostrano di riuscire in altri ambiti della vita?
Alcuni leggono questo come il segno di una carenza del ragazzo, dicono c’è qualcosa in lui che non va.
Gli manca qualcosa, una risorsa, una caratteristica personale, intrinseca. Attribuiscono questa carenza al suo carattere, alla sua persona, dicono ad esempio: “Carlo è svogliato, discontinuo, disorganizzato, inconcludente, potrebbe fare di più ma non si applica abbastanza” oppure “è pigro, s’impegna ma non ce la fa poverino,” o peggio ancora “è un fannullone, un nullafacente”.
C’è addirittura chi dice, “c’è un guasto, qualcosa da riparare in lui”, e c’è chi arriva a dire “è depresso”.
Oggi sappiamo che non è così!
Sappiamo che la questione della “volontà” è cosa ben più complessa.
La volontà è solo una parola che viene utilizzata per giustificare il “non fare” o per alimentare rimproveri e richiami.
In sostanza è soprattutto un grosso alibi che permette il non impegno.
Che fare dunque con quei bambini e ragazzi che hanno scelto di indossare tale alibi?
Intanto occorre non fare e non dire sempre le stesse cose!
Perchè sono proprie queste stesse cose, che si dicono e si fanno col ragazzo, che contribuiscono a mantenere il problema.
Non si ottiene la voglia di studiare comandandola!
Dicendo al ragazzo, per esempio: “Studia! Impegnati! Sforzati!”. Al contrario, è proprio questo modo di comunicare che mantiene e rinforza il problema.
La questione, se protratta nel tempo, diviene gioco identitario. Ovvero, così dicendo l’adulto convince il ragazzo, il bambino di essere “uno svogliato, un fannullone, uno scansafatiche ..”
Inconsapevolemente lo invita a credere di non poter essere altro, di non poter comunicare altro. Il ragazzo, che per ragioni profonde ed importanti esistenziali ha bisogno di definizioni, di aggettivi che lo qualifichino, che gli permettano di sapere di Sé, per mettere a punto una sua riconoscibilità sociale, aderisce alla proposta dell’adulto (anche per i vantaggi che questa gli consente) e una volta indossato l’abito dello “svogliato”, del “negligente”, del “fannullone”, agisce in modo coerente con tale etichetta linguistica. In altre parole, comincia a dire di Sè, spesso in modo implicito, inconsapevole, “io sono fatto così, questo è il mio carattere, è una mia caratteristica di personalità, sono immutabile, pertanto non mi è possibile cambiare”.
A questo punto, appare ovvio che per far cadere il problema, per rompere questa coerenza narrativa, occorre comunicare in modo differente e vedere nel ragazzo altro, rispetto a quanto nel senso comune appreso e che, ora sappiamo, contribuisce a costruire e ingessare il problema.
Suggerisco agli adulti che non riescono a fare quegli autocambiamenti necessari per vedere altro nel ragazzo e quindi far cadere il problema, la partecipazione al corso “Studiare bene senza averne voglia”.
Il corso, ideato dal dott. Marco Vinicio Masoni (psicologo, psicoterapeuta), più di ventanni fa e realizzato con migliaia di ragazzi in tutti Italia, ha la finalità di demolire l’alibi retorico della non voglia di studiare. Attraverso giochi relazionali, discussioni sdrammatizzanti il concetto di volontà, simulate e nell’uso di tecniche educative sperimentate, si coinvolge il ragazzo nella scoperta di sè e del fatto che è possibile andare bene a scuola pur non avendo voglia di studiare. Il ragazzo potrà così far emergere ciò che ha appreso e dimenticato o negato dalla soggettività. Al termine dell’incontro con i ragazzi segue un colloquio coi genitori finalizzato a suggerire nuove strategie comunicative e relazionali col ragazzo.
—
Ringrazio per questo interessante approfondimento e stimolo alla riflessione:
dott.ssa Mariza Sellini
Psicologa e psicoterapeuta
telefono 338 458 16 05
mail: marziasellini@gmail.com
—
Altri articoli della dott.ssa Sellini per Bresciabimbi
Che fare quando sono gli altri a prenderlo in giro?
Mia figlia non è intelligente!
Come farlo studiare
Della voglia di studiare
Ragazzi che odiano la scuola
Che fare se mangia tropo o si abbuffa?
Mia figlia non mangia!
Che fare quando il bambino balbetta?
Quando la voglia di studiare va in vacanza
Giocatori disordinati?
Non vuole più andare a scuola
Il bambino che si tocca
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Perchè studenti brillanti, intelligenti sembrano voler non riuscire negli studi? Perchè ragazzi che sono sempre andati bene possono di colpo, cambiare atteggiamento verso la scuola?
Perchè ragazzi regolari, disciplinati nell’impegno in alcuni ambiti della loro vita, ad esempio nello sport, appaiono discontinui e indisciplinati a scuola?
Perchè ragazzi definiti incapaci a scuola dimostrano di riuscire in altri ambiti della vita?
Alcuni leggono questo come il segno di una carenza del ragazzo, dicono c’è qualcosa in lui che non va.
Gli manca qualcosa, una risorsa, una caratteristica personale, intrinseca. Attribuiscono questa carenza al suo carattere, alla sua persona, dicono ad esempio: “Carlo è svogliato, discontinuo, disorganizzato, inconcludente, potrebbe fare di più ma non si applica abbastanza” oppure “è pigro, s’impegna ma non ce la fa poverino,” o peggio ancora “è un fannullone, un nullafacente”.
C’è addirittura chi dice, “c’è un guasto, qualcosa da riparare in lui”, e c’è chi arriva a dire “è depresso”.
Oggi sappiamo che non è così!
Sappiamo che la questione della “volontà” è cosa ben più complessa.
La volontà è solo una parola che viene utilizzata per giustificare il “non fare” o per alimentare rimproveri e richiami.
In sostanza è soprattutto un grosso alibi che permette il non impegno.
Che fare dunque con quei bambini e ragazzi che hanno scelto di indossare tale alibi?
Intanto occorre non fare e non dire sempre le stesse cose!
Perchè sono proprie queste stesse cose, che si dicono e si fanno col ragazzo, che contribuiscono a mantenere il problema.
Non si ottiene la voglia di studiare comandandola!
Dicendo al ragazzo, per esempio: “Studia! Impegnati! Sforzati!”. Al contrario, è proprio questo modo di comunicare che mantiene e rinforza il problema.
La questione, se protratta nel tempo, diviene gioco identitario. Ovvero, così dicendo l’adulto convince il ragazzo, il bambino di essere “uno svogliato, un fannullone, uno scansafatiche ..”
Inconsapevolemente lo invita a credere di non poter essere altro, di non poter comunicare altro. Il ragazzo, che per ragioni profonde ed importanti esistenziali ha bisogno di definizioni, di aggettivi che lo qualifichino, che gli permettano di sapere di Sé, per mettere a punto una sua riconoscibilità sociale, aderisce alla proposta dell’adulto (anche per i vantaggi che questa gli consente) e una volta indossato l’abito dello “svogliato”, del “negligente”, del “fannullone”, agisce in modo coerente con tale etichetta linguistica. In altre parole, comincia a dire di Sè, spesso in modo implicito, inconsapevole, “io sono fatto così, questo è il mio carattere, è una mia caratteristica di personalità, sono immutabile, pertanto non mi è possibile cambiare”.
A questo punto, appare ovvio che per far cadere il problema, per rompere questa coerenza narrativa, occorre comunicare in modo differente e vedere nel ragazzo altro, rispetto a quanto nel senso comune appreso e che, ora sappiamo, contribuisce a costruire e ingessare il problema.
Suggerisco agli adulti che non riescono a fare quegli autocambiamenti necessari per vedere altro nel ragazzo e quindi far cadere il problema, la partecipazione al corso “Studiare bene senza averne voglia”.
Il corso, ideato dal dott. Marco Vinicio Masoni (psicologo, psicoterapeuta), più di ventanni fa e realizzato con migliaia di ragazzi in tutti Italia, ha la finalità di demolire l’alibi retorico della non voglia di studiare. Attraverso giochi relazionali, discussioni sdrammatizzanti il concetto di volontà, simulate e nell’uso di tecniche educative sperimentate, si coinvolge il ragazzo nella scoperta di sè e del fatto che è possibile andare bene a scuola pur non avendo voglia di studiare. Il ragazzo potrà così far emergere ciò che ha appreso e dimenticato o negato dalla soggettività. Al termine dell’incontro con i ragazzi segue un colloquio coi genitori finalizzato a suggerire nuove strategie comunicative e relazionali col ragazzo.
—
Ringrazio per questo interessante approfondimento e stimolo alla riflessione:
dott.ssa Mariza Sellini
Psicologa e psicoterapeuta
telefono 338 458 16 05
mail: marziasellini@gmail.com
—
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Della voglia di studiare
Ragazzi che odiano la scuola
Non vuole più andare a scuola
Come farlo studiare
Che fare quando il bambino balbetta?
Quando la voglia di studiare va in vacanza
Il bambino che si tocca
Che fare se mangia tropo o si abbuffa?
Mia figlia non mangia!
Giocatori disordinati?
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Il corso è destinato a ragazzi frequentanti la scuola media inferiore, superiore e a giovani universitari. Viene condotto con piccoli gruppi di ragazzi, distinti a seconda della fascia d’età, o singolarmente.
Il prossimo corso si terrà mercoledì 28 Maggio presso lo studio di via F.lli Lechi, 27 a Brescia (Bs).
Per ulteriori informazioni può contattarmi anche all’indirizzo di posta elettronica marziasellini@gmail.com
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Il corso di cui sopra a quale fascia di età e’ rivolto, dove e quando si svolgerà? Grz
Il corso è destinato a ragazzi frequentanti la scuola media inferiore, superiore e a giovani universitari. Viene condotto con piccoli gruppi di ragazzi, distinti a seconda della fascia d’età, o singolarmente.
Il prossimo corso si terrà mercoledì 28 Maggio presso lo studio di via F.lli Lechi, 27 a Brescia (Bs).
Per ulteriori informazioni può contattarmi anche all’indirizzo di posta elettronica marziasellini@gmail.com