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Giocatori disordinati?

Giocatori disordinati?

“La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.”
Shopenhauer

Si parla molto, in questi tempi, di tecnologie e di rischi per la salute dovuti all’uso eccessivo di questi mezzi di comunicazione.

Quali rischi si corrono?

Oltre a quelli che sono emersi in questi anni, legati a fenomeni più eclatanti come quello del cyberbullismo o del sexiting, si rischia, abusandone, dice la ricerca, anche altro, per esempio la dipendenza da videogiochi.
Quest’ultima, comparirà nella prossima revisione del manuale nella «lista ufficiale» delle malattie dell’International Classification of Diseases, prodotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la cui uscita è prevista per metà anno.
Si tratterebbe del cosiddetto gaming disorder, che rientrerà nella categoria “disturbi dovuti a un comportamento dipendente”, la stessa, ad esempio, di chi scommette in modo patologico.

Ma di che si tratta?

E’ un tipo di dipendenza che si dice attivi gli stessi circuiti neuronali che vengono innescati con le dipendenze da sostanze come alcol o droga.
Si calcola che tra lo 0,5 e il 6% della popolazione, soprattutto tra i 12 e i 20 anni, svilupperà una dipendenza da uso delle tecnologie.

Eppure possiamo fare un’analisi critica, com’è possibile che si attivino circuiti neuronali legati all’uso di sostanze deprimenti come l’alcol o come la “droga” (cosi definita genericamente, ma chi studia le droghe sa bene che gli effetti sono diversi a seconda della sostanza), senza che vi sia l’assunzione di una particolare sostanza psicoattiva, intromessa nel corpo organico?
Occorre ricordare che l’essere umano vive di attivazioni sensoriali, date dall’interazione tra i segni che coglie nell’ambiente, in base a quel che sa ed ha appreso, in relazione all’età, e sviluppa l’intelligenza e la memoria a lungo termine, se si gioca in modo adeguato».

Qualcuno potrebbe dire, vediamo gli effetti, il ragazzino o il giovane, passa molte ore a giocare.
Non riesce a non usare quello strumento, se non lo usa diventa irascibile, non è in grado di smettere di utilizzarlo anche se invitato a farlo e ad occuparsi di altro, etc…

Ora, affermare che il ragazzino ripete lo stesso comportamento perché ha creato delle abitudini, degli automatismi, dei quali è inconsapevole, è ben altra cosa rispetto a dire che la sua condotta dipende dalla tecnologia, perché la correlazione la pone l’osservatore.

Certamente il corpo si attiva ma la mente non è slegata dal corpo.
Dunque quel che fa, lo fa intenzionalmente, perché ottiene vantaggi che gli interessano.

Il punto dunque è quello di aumentare la sua consapevolezza, rispetto ai suoi atti, ai suoi intenti ed alle strategie che adotta per ottenere un certo tipo di esito.

Al di là di quello che accadrà l’anno prossimo, già oggi spesso i genitori mi chiedono come devono comportarsi, preoccupati per l’uso sconsiderato che i figli fanno di questi apparecchi.
Occorre porre attenzione ad alcuni segnali, evidenti, che fanno intendere un cambiamento nel comportamento dei ragazzi.

Il problema, non riguarda solo i ragazzini, questo va detto.
Anche gli adulti vivono problemi simili e molti ne sono inconsapevoli.

Il punto non è l’uso delle tecnologie in sè, quanto piuttosto l’abuso ed i problemi che da questo, ne possono derivare :

  • aumento di peso legato alla sedentarietà,
  • minori competenza comunicative dialogiche,
  • ridotte competenze relazionali
  • incapacità a far fronte alle durezze della vita
  • calo del desiderio sessuale
  • disinteresse verso altre attività o hobby a cui prima erano interessati, come lo sport, la musica, il rapporto con gli amici

Che può fare un genitore oggi?

Porre attenzione è il primo passo.
Per il resto vi invito, se notate atteggiamenti che vi destano preoccupazioni, resto a disposizione.


Ringrazio per questo interessante approfondimento e stimolo alla riflessione:
dott.ssa Mariza Sellini
Psicologa e psicoterapeuta
telefono 338 458 16 05
mail: marziasellini@gmail.com

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Shopenhauer

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Eppure possiamo fare un’analisi critica, com’è possibile che si attivino circuiti neuronali legati all’uso di sostanze deprimenti come l’alcol o come la “droga” (cosi definita genericamente, ma chi studia le droghe sa bene che gli effetti sono diversi a seconda della sostanza), senza che vi sia l’assunzione di una particolare sostanza psicoattiva, intromessa nel corpo organico?
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