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Autore: Laura Lorenzini

Genitori e internet, la guida

Utilizzare internet e le sue potenzialità permette di essere sempre aggiornati, collegarsi con più parti del mondo; allo stesso tempo consente di accedere a chat e social network che modificano le interazioni reali  mascherando le difficoltà, proteggendo o distorcendo le emozioni.
Sempre più spesso anche minori utilizzano il web, ciò li espone a rischi. E’ necessario che gli adulti, quindi i genitori, si aggiornino sulle modalità di funzionamento, al fine di prevenire disagi e disturbi.

Arriva una  guida per genitori, educatori, insegnanti sul mondo della rete chiara ed immediata scaricabile gratuitamente.

Segue il link per scaricare una guida gratuita al mondo della rete

Strumento a cura di Dott.ssa Annalisa Croci, psicoterapeuta

cel. 334/2357696

www.ascoltopsicologo.it

E’ utile che i bambini continuino a scrivere a mano?

La nostra esperta di rieducazione della scrittura dott.ssa Dialiasa Salamone consiglia la lettura di questo articolo pubblicato da Adnkronos.com

 

E’ utile che i bambini continuino a scrivere a mano? La risposta è sì, anche in tempi di digitalizzazione ed uso sempre più estensivo del computer per vari aspetti della vita quotidiana. L’Accademia della Crusca, attraverso il suo periodico divulgativo “La Crusca per voi”, ospita il parere di Guido Gainotti, professore di neurologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che riafferma l’importanza e la validità dell’esperienza della grafia nei piccoli studenti.

“La scrittura è una delle attività che più hanno risentito del processo di digitalizzazione, poiché essa si è trasformata da un’attività manuale continua, compiuta con una penna, la cui punta scorreva su un foglio, in un’attività discontinua, basata sull’uso di una tastiera computerizzata – osserva il prof. Gainotti – Nel soggetto adulto questa sostituzione si è rivelata vantaggiosa, soprattutto per la maggiore rapidità che essa consente nella stesura del linguaggio scritto”.

In base ai presunti vantaggi che la digitalizzazione comporterebbe, si è fatta sempre più pressante la proposta di sostituire anche nel bambino l’apprendimento della scrittura manuale con quella basata sull’uso di una tastiera. Una proposta che lo specialista interpellato dall’Accademia della Crusca smonta decisamente.

Il neurologo Guifo Gainotti ricorda che sono state sollevate obiezioni sia di carattere neurobiologico (basate sullo studio dei meccanismi neurali che si svilupperebbero meglio in corso di una scrittura manuale che non di una scrittura tipografica) sia di carattere più genericamente psicologico circa l’impiego della tastiera al posto della grafia manuale in età infantile.

Ad esempio, alcuni autori hanno sostenuto che il riconoscimento di singole lettere sarebbe migliore in corso di apprendimento di una scrittura manuale che non imparando a scrivere su una tastiera, poiché le fini attività motorie compiute nel corso della scrittura manuale contribuirebbero al riconoscimento delle lettere stesse. In accordo con questa tesi, autori giapponesi hanno mostrato che la tendenza a scrivere manualmente aiuta a ricordare meglio la forma delle lettere. Per questa ragione, i bambini che imparano le parole scrivendole a mano le ricorderebbero meglio che non quelli che le imparano scrivendole su una tastiera.

Studi di risonanza magnetica funzionale (una metodica che permette di visualizzare le zone ‘attive’ del cervello) hanno chiarito il meccanismo responsabile di queste differenze. E’ stato, infatti, mostrato che le cortecce motoria e pre-motoria (coinvolte rispettivamente nell’esecuzione e nel controllo delle attività motorie) sono significativamente più attivate dalla presentazione di lettere scritte a mano che non da quella di lettere stampate, poiché queste strutture cerebrali sarebbero coinvolte non solo nell’esecuzione ma anche nell’analisi dell’attività grafica.

Risultati analoghi sono stati ottenuti dallo studio dei potenziali evento-correlati (onde cerebrali che si formano automaticamente in risposta a stimoli esterni) a livello della corteccia occipitale (sede della percezione visiva) in un compito che rifletteva la ‘familiarità motoria’ con le lettere osservate.

Anche questi risultati, spiega il saggio pubblicato sulla rivista “La Crusca per voi”, indicano che l’informazione motoria, contenuta nelle lettere scritte a mano, viene elaborata dal cervello e che questa elaborazione dipende dallo stato di attivazione della corteccia motoria corrispondente all’arto utilizzato nella scrittura. Si tratterebbe, quindi, di un aspetto particolare di un meccanismo più generale secondo cui l’osservazione dell’azione faciliterebbe la sua percezione visiva.

“A mio parere, anche trascurando il rilievo di questi dati sperimentali, appare molto discutibile la motivazione di base (la ricerca di maggiore rapidità nella stesura di una traccia scritta), che ha suggerito di sostituire nel bambino l’apprendimento di una scrittura manuale con una compiuta su una tastiera – sostiene – Guido Gainotti – Una scrittura più lenta permette, infatti, una più accurata elaborazione del pensiero che si intende esprimere graficamente, mentre una scrittura più rapida può indurre a una maggiore superficialità e a un più frequente ricorso ad espressioni stereotipate”.

Inoltre, una scrittura più veloce, argomenta il professore Gainotti, “rischia di far un minor uso di quelle funzioni di controllo che permettono di raggiungere una maggiore sintonia fra il pensiero che prende forma nel corso della scrittura e la sua realizzazione grafica”.

“Ora, in una società sempre più complessa come quella contemporanea, in cui paradossalmente la quantità prevale nettamente sulla qualità, ed in cui la rapidità di esecuzione è uno dei fattori che contribuiscono a questo squilibrio, noi riteniamo che un ruolo fondamentale sia svolto dai modelli di sviluppo cognitivo proposti per la costruzione ed il funzionamento di una mente che tende a raggiungere la propria maturazione”.

“Se vogliamo incrementare le capacità di riflessione e di approfondimento, necessarie per l’analisi di situazioni complesse e per l’elaborazione di risposte adeguate, dobbiamo concedere al cervello infantile i tempi necessari per tali elaborazioni, onde abituarlo a tale modalità di funzionamento – spiega il neurologo – Se, invece, vogliamo contribuire ad un’ulteriore velocizzazione di un sistema che corre senza avere consapevolezza dei punti di arrivo della propria corsa e delle conseguenze di lungo termine delle proprie scelte, possiamo privilegiare soluzioni che riducono i tempi a discapito delle funzioni di elaborazione e di controllo”.

Conclude il neurologo Guido Gainotti: “Evidentemente, non riteniamo che la scelta fra scrittura a mano e scrittura tipografica giochi un ruolo importante in questo senso, ma riteniamo che, comunque, essa faccia parte di un sistema di scelte, di cui dobbiamo tener conto nella valutazione consapevole del tipo di società verso cui vogliamo andare”

www.adnkronos.com/accademia-della-crusca-scuola-bimbi-continuino-scrivere-mano

 


Dott.ssa Dialisa Salamone
Grafologa, Rieducatrice della scrittura dal 2003
telefono: 346 323 85 71
info@disgrafia-verona.it
www.disgrafia-verona.it

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Famiglia di cuore

Famiglia di cuore – intervento di aiuto nell’esperienza di ADOZIONE

Il progetto vuole prendere avvio con percorsi in favore dei minori adottati e delle loro famiglie attraverso l’arteterapia e l’intervento psicologico. L’arteterapia utilizza i materiali artistici come medium per l’accesso al non verbale e a stati emotivi difficilmente esprimibili a parole. L’elemento fondamentale per ogni crescita psico-corporea è la qualità della relazione. Con i bambini adottati vi è una carenza nella relazione primaria caratterizzata dal vissuto abbandonico. Le famiglie adottive spesso si trovano di fronte a difficoltà perchè non supportate adeguatamente non solo a livello edcativo dei figli quanto a livello emotivo. L’esperienza terapeutica attraverso l’arte in un intervento di gruppo lavora come contenitore, supporto e mezzo preventivo per il bambino per evitare che si costruiscono relazioni interpersonali (e intrapsichiche) conflittuali, legate a dei vissuti abbandonici dei minori e per tanto di difficile gestione all’interno della famiglia. Parallelamente al percorso gruppale rivolto ai bambini, trova il suo senso uno spazio di ascolto psicologico rivolto alla coppia dei genitori adottivi finalizzato a offrire una possibilità di espressione e condivisione di emozioni sentimenti, paure, vissuti … sperimentati e incontrati nella costruzione del legame di attaccamento.

Di importanza fondamentale è offrire appoggio, ascolto, accoglienza e consiglio per la crescita del figlio. Spesso i genitori adottivi non hanno la conoscenza del vissuto del bambino per tanto non comprendono atteggiamenti comportamentali e affettivi destabilizzanti. Il distacco dalla madre naturale è un abbandono in qualsiasi forma venga processato. L’abbandono è un lutto. Questo va rielaborato nel corso della vita e preso a cuore in quanto esperienza traumatica. Attraverso l’utilizzo del medium artistico si vuole avvicinare questa tipologia di utenza supportando i genitori nelle loro ansie e perplessità offrendogli risposte autentiche, permettendo al bambino di rielaborare i suoi vissuti e crescere con un senso di identità autonomo. L’approccio artistico, non verbale, è indicato per affrontare tematiche profonde e difficilmente verbalizzabili, dal senso di colpa alla paura, al dolore che precede scelte, all’arrivo successivo di un figlio naturale.

Riteniamo che il lavoro con l’arteterpia e l’accompagnamento psicologico durante il percorso possano stimolare un contatto profondo, spontaneo e immediato con l’altro e possano facilitare il processo di attaccamento nella e alla nuova famiglia stimolando l’emersione di risorse emotive personali e creative sul piano inter e intrapersonale.

Modalità di intervento: gruppi di arteterapia a cadenza settimanale di bambini di età compresa tra 4-11 anni. Maggiore omogeneità possibile nell’abbinare le età e il tempo trascorso dall’adozione. Ascolto psicologico famigliare costruito sui bisogni specifici.

Dott. sa Antonella Agosti arteterapeuta clinica, Dott.sa Sara Lombardi, psicologa psicoterapeta

Info e Contatti: 3397159370/3663983274

 

Generazioni connesse

Il Safer Internet Centre raggruppa alcune fra le principali realtà nazionali che hanno a cuore l’uso responsabile, positivo e consapevole di internet e delle tecnologie digitali da parte dei più giovani.

Hanno realizzato e continuano a progettare, programmi di educazione e sensibilizzazione perché usare internet in tutta sicurezza è un bene troppo prezioso per essere sprecato.

I destinatari del progetto sono bambini, adolescenti, ragazzi , genitori e docenti cui sono dedicate sezioni specifiche con materiali di suporto e sostegno nell’affrontare temi difficili quali:

  • dipendenza online
  • cyberbullismo
  • sexting
  • pivacy
  • grooming
  • pedopornografia
  • gioco d’azzardo
  • videogiochi
  • malware e phishing
  • adescamento
  • cyberbullismo

 

con modalità diverse a seconda dei destinatari dei contenuti.

Divertente è la sezione dedicata ai Supererrori, interessante spunto di riflessione per i ragazzi su pratiche che mettono in atto e che possono provocare seri pericoli e disavventure in rete. L’obiettivo è stimolare la criticità e la consapevolezza dei ragazzi, oltre alla loro padronanza delle risorse della rete.

 

 

 

Trovi tutto raccolto sul sito Generazioni connesse

Bambini in viaggio: quali documenti?

Utile promemoria per viaggiare sereni con i bambini fornito dal blog Momandkids

BAMBINI IN VIAGGIO: CON QUALI DOCUMENTI?

Come saprete, dal 2012 tutti i minori possono viaggiare all’estero solo con un documento di viaggio individuale: carta d’identità per i Paesi europei e passaporto fuori Europa. I passaporti che contengono l’iscrizione di minori rilasciati fino a oggi rimangono comunque validi fino alla scadenza, questo anche per chi decide di utilizzare il passaporto per spostarsi in Europa.

Quale documento serve per viaggiare all’estero con i minori?

Leggete l’interessante e chiaro articolo per scoprire come viaggiare con le carte in regola!

Documenti per viaggiare con i bambini

 

 

Mutismo selettivo

Interessante analisi sul mutismo selettivo proposta da Adriana Cigni per il blog maestraemamma.

Il mutismo selettivo

di Adriana Cigni

Qualche giorno fa mio figlio mi ha sottoposto  ad una raffica di richieste concernenti una ricerca sul Rinascimento italiano (fra l’altro proposta da me in un momento di “orgoglio patriottico”). Dopo averlo rassicurato sui tempi, la scelta delle illustrazioni e la definizione dei termini ho riflettuto sull’agitazione e la paura che si nascondeva dietro a questo “compito”: ricerca sul Rinascimento Italiano.

Questo episodio ovviamente banale, mi ha dato lo spunto per definire  il tema di questo articolo: il mutismo selettivo. Ho capito che quando  la preoccupazione per gli avvenimenti futuri  raggiunge livelli massimi, diventa ansia. So che non è una grande scoperta  e ci saranno tomi e tomi di libri di psicologia a tale proposito ma credo che, nel caso del bambino  mutico, quest’ansia sia incontrollabile e diventi paura: paura di tutto ciò che può accadere fuori dal proprio spazio protetto, paura della novità, degli sconosciuti e della scuola . Forse i bambini che soffrono di mutismo selettivo, che viene appunto definito un disturbo legato all’ansia, provano proprio questo.

Questi bambini che non parlano a scuola  mentre a casa sono delle macchinette inarrestabili, questi bambini  che sembrano trasformarsi in statue di ghiaccio in classe, forse hanno solo tanta paura. Per la maggior parte dei casi questa paura non è giustificata da fatti reali , possiamo “indagare” , assicurarci che nessuno gli abbia fatto del male: non la maestra, non i compagni, nessuno.

continua a leggere l’articolo: Mutismo selettivo

Il Cyberbullismo

Continua la riflessione della dott.ssa Tania Vetere sul bullismo e più in particolare sul cyberbullismo.

Occorre conoscere per attivarsi. Buona riflessione!

Molestie virtuali ad effetto disastroso: IL CYBERBULLISMO

Ogni giorno siamo martellati (e disgustati…) da notizie di ragazzi che hanno ceduto sotto il peso delle molestie attuate nei loro confronti da veri e propri bulli tramite blog, social network, mail, SMS, MMS e altri canali interattivi. Questo nuovo fenomeno è stato definito Cyberbullismo proprio perché riguarda atti di bullismo, che vengono perpetrati attraverso mezzi elettronici e internet.

Il fenomeno del cyberbullying è in costante aumento: Schneier individua nella mancanza di visibilità, nell’anonimato, la pericolosità del “bullo elettronico”. Il bullo tecnologico pensa di molestare e perseguitare senza poter mai essere scoperto, barricandosi dietro la cosiddetta “mask of electronic anonymity”. Nel contesto del cyberbullying infatti, l’”Identità Reale” viene sostituita dall’ “Identità Virtuale”. Questa situazione di pseudo-anonimato tende ad indebolire le remore etiche che ognuno di noi abitualmente segue ed ascolta: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe mai nella vita reale.

Un’ulteriore specificità del fenomeno cyberbullismo risiede nella modalità di trasmissione del messaggio denigratorio o aggressivo che, a differenza del bullismo tradizionale, non avviene di persona. Ogni qualvolta il materiale oggetto di queste violenze finisce in rete è difficile che venga rimosso o cancellato. Questo fa sì che la vittima si senta ancora più impotente, rinforzando lo sbilanciamento di potere tra gli attori coinvolti (bullo e vittima), elemento tipico del bullismo tradizionale.

Oltre al persecutore e alla vittima, nel cyberbullismo assistiamo alla piena partecipazione di tutti quei personaggi che nel caso del bullismo tradizionale sarebbero stati considerati secondari: si tratta di tutti quegli “spettatori”, i cosiddetti bystanders, che osservano il fenomeno ma non intervengono a favore della vittima e condividendo i video o le foto sui social network alimentano la portata della sua pericolosità, dando vita a un vero e proprio processo di vittimizzazione.

Inoltre, mentre il bullismo tradizionale è un fenomeno circoscritto a determinati momenti della giornata, come ad esempio l’orario scolastico, e a luoghi specifici (ad esempio i corridoi della scuola), nel cyberbullismo le aggressioni risultano essere ininterrotte, agendo anche quando la vittima è a casa, rendendo così la dimensione spazio-temporale potenzialmente illimitata. Nancy Willard, Direttore del centro americano per l’utilizzo sicuro e responsabile di Internet (Center for safe and responsible internet use), nel suo libro “Educator’s Guide to Cyberbullying” ha individuato differenti tipologie di cyberbullismo:

1. Flaming: spedizione di messaggi online offensivi e volgari indirizzati ad un singolo o ad un gruppo di persone. Il caso tipico è rappresentato da insulti verbali all’interno di forum di discussione on-line.

2. Molestie (Harassment): spedizione ripetuta e ossessiva di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.

3. Denigrazione (Put-downs): spedizione di mail, sms, post su blog a diversi soggetti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo.

4. Sostituzione di persona (Masquerade): farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o per pubblicare contenuti volgari e reprensibili.

5. Rivelazioni (Exposure): rendere pubbliche informazioni riguardanti la vita privata e intima di una persona.

6. Inganno (Trickery): ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per ottenere confidenze, racconti privati, spesso imbarazzanti, al fine di renderli pubblici o condividerli con un gruppo di persone.

7. Esclusione (Exclusion): esclusione intenzionale di un soggetto da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password.

8. Cyber-persecuzione (cyberstalking): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura che spesso sfocia in vero e proprio terrore per la propria incolumità fisica.

9. Cyberbashing o happy slapping: comportamento criminale che ha inizio nella vita reale (un individuo un gruppo di individui molestano fisicamente un soggetto mentre gli altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino) e che poi continua, con caratteristiche diverse, on line: le immagini, pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo direttamente partecipato al fatto, occasione di condivisione, possono essere, commentate e votate. Il video ‘preferito’ o ritenuto il più ‘divertente’ viene, addirittura, consigliato.

Alcune delle conseguenze comportamentali più frequentemente rilevate nelle vittime del Cyberbullismo sono: un maggiore assenteismo a scuola e più basse prestazioni scolastiche (Katzer, Fetchenhauer, & Belschak, 2009); a livello psicologico sono stati identificati effetti come la depressione (Didden et al, 2009), l’ansia sociale (Juvoven & Gross, 2008) e una bassa stima di sé (Katzer et al, 2009). Come accennato inizialmente, spesso questo senso di inferiorità e di inadeguatezza delle vittime sfocia nel più drammatico e disperato degli agiti: il suicidio. Sappiamo tutti che in adolescenza le punizioni ed i comportamenti di controllo eccessivo hanno un effetto controproducente. Stabilire invece una buona comunicazione tra genitori e adolescenti, piuttosto che investire tempo e risorse su software di monitoraggio della navigazione online, è uno dei più importanti fattori protettivi in grado di arginare il fenomeno del cyber bullismo, promuovendo innanzitutto un utilizzo consapevole e responsabile dei nuovi media da parte dei giovani. Non dimentichiamolo!

Dott.ssa Tania Vetere – Psicologa

La zebra che correva troppo veloce

La zebra che correva troppo veloce
di Jenni Desmond
Lapis – p.40 – e.12,50

Se avete amato la saga di Elena Ferrante o se avete un’amica di lunga data, saprete certamente che nelle amicizie si va a velocità diverse.
C’è chi corre e c’è chi aspetta; chi tira e chi si lascia trascinare.
Non cresciamo tutti con lo stesso ritmo e il bello dell’amicizia è scoprire i reciproci cambiamenti, ognuno con i suoi tempi.

Oggi vi consiglio un albo illustrato della Lapis che racconta tutto questo.
C’è una zebra che corre troppo e finisce per perdere per strada i suoi amici, stanchi di rincorrerla per la savana.
Ci vorrà una giraffa per restituire alla combriccola il ritmo giusto.

Consigliato per bambini che stanno scoprendo quell’alchimia delicata e preziosa che è l’amicizia.
Età: 4-7 anni

Io sono tu sei

Io sono tu sei
di Silvia Roncaglia – ill. AntonGionata Ferrari
Il Battello a vapore – p.32 – e.12

Sin da piccoli i bambini sono fabbriche di emozioni.
Imparare a riconoscerle, a chiamarle per nome e cominciare a gestirle è uno dei passi fondamentali per crescere.

C’è un albo del Battello a vapore, consigliato per bambini dai 3 ai 5 anni, che è una sorta di manuale di educazione sentimentale per piccini. Dalla rabbia alle coccole, dai capricci all’amore: tutto è raccontato e illustrato nel rapporto con la mamma. Perché veder rappresentato sulla pagina quello che sentiamo dentro e non sappiamo ancora riconoscere è uno dei piccoli passi che facciamo ogni giorno per diventare grandi.

Mi leggi una favola
Io sono la tua conchiglia
Tu sei il suono del mare

età consigliata: 3-5 anni

Equilibrio: a tavola è la regola d’oro

Mangiare e bere in modo sano sono importanti premesse per una perfetta crescita ed un adeguato sviluppo dei bambini, che li farà sentire in buona salute sia ora che in età più avanzata.

La coscienza alimentare nonché il relativo comportamento si formano già durante l’infanzia.

Errori alimentari come cibi troppo dolci, troppo salati, pepati o grassi diventano lentamente una vera abitudine.
Le conseguenze potrebbero essere:

  • carie,
  • sovrappeso,
  • sottopeso
  • sensazione di pesantezza.

Il primo passo è sempre iniziare bene la giornata con la colazione: le scorte di energia si esauriscono durante l’intervallo notturno e devono rifornirsi al mattino, affinché il corpo possa disporre di energia per il lavoro fisico e mentale.

Quindi: fate colazione in assoluta tranquillità, possibilmente con la vostra famiglia, tutto questo diverte e permette di iniziare la giornata senza stress.

Non bisogna dimenticare poi che gli spuntini aiutano a tappare i «buchi» : nessuno  riesce ad essere in piena forma per tutta la giornata. Il rendimento si esprime in diverse fasi che fanno risultare il lavoro più o meno pesante.

Piccole e saltuarie iniezioni di energia aiutano a superare i cali di rendimento. Purtroppo molti alunni non si portano la merenda da casa e comperano, invece, torte, cioccolata o altri dolci.

La conseguenza potrebbe manifestarsi con disturbi della concentrazione e soprattutto si forma un’abitudine alimentare che potrebbe provocare carie, sintomi di carenza o di sovrabbondanza alimentare oltre ad altri futuri disturbi.

La regola d’oro è quella di privilegiare i cibi integrali che forniscono importanti sali minerali, vitamine e fibre.

Le fibre sono importanti: saziano più a lungo, consentono una capacità di concentrazione più durevole e stimolano la digestione.
Cibi ricchi di fibre sono:

  • cereali e prodotti integrali (farina, pasta e pane integrale),
  • legumi, frutta e verdura.

Latte e latticini sono particolarmente importanti  perchè forniscono il maggior apporto di calcio, necessario soprattutto all’organismo infantile per la formazione delle ossa e dei denti e per la creazione di riserve di calcio indispensabili durante la vecchiaia.

In tutti gli altri pasti poi è decisivo l’apporto della frutta e della verdura, rispettando il più possibile la regola delle cinque porzioni al giorno, tre di verdura e due di frutta, privilegiando i prodotti stagionali: frutta e verdura non di stagione arrivano sulle nostre tavole percorrendo migliaia di chilometri provocando un significativo danno ambientale.

Mangiando prodotti locali e di stagione, facendo attenzione agli imballaggi si può alleggerire l’ambiente di 1000Kg di anidride carbonica l’anno. Frutta e verdura contengono numerose sostanze indispensabili per la nostra salute, come le vitamine e i minerali.

In particolare le vitamine C e E e la provitamina A (antiossidante) svolgono un’azione protettiva sulle cellule e prevengono il cancro e l’arteriosclerosi.

(Prima infanzia – Giornale di Brescia 30 marzo 2015)

Youtube Kids: cartoni a prova di bimbo

Youtube Kids: cartoni a prova di bimbo
Google ha pensato di dedicare un app esclusivamente per i bambini sotto i dieci anni e che sia adatta anche a quelli in età pre-scolare: si tratta di YouTube Kids, sostanzialmente differente per contenuti e funzionalità dal canale tradizionale.
L’idea è quella di mettere al sicuro i più piccoli da contenuti espliciti in cui spesso s’imbattono navigando con familiarità su dispositivi come tablet e smartphone ma anche al computer.
Ecco perché l’app YouTube Kids, rilasciata su Android e su iOS a partire dal 23 febbraio scorso, si presenta come quella che finalmente darà tranquillità ai genitori rispetto alla sicurezza della navigazione per i propri figli. Per ora è disponibile solo sul mercato americano ma si attende anche che in arrivi in Italia e in altri paesi a breve.

L’interfaccia è accattivante per la fantasia dei bambini con colori accesi, immagini, fumetti, e rende comunque facile accedere alle varie sezioni e ai vari contenuti.
Per i bambini che non sanno ancora leggere e scrivere c’è la guida vocale che rende tutto più semplice.
I genitori avranno la possibilità di pre-impostare il tempo da trascorrere davanti a You Tube Kids al termine del quale i bambini saranno avvisati da un messaggio vocale che la visione terminerà a breve.
L’archivio dei contenuti è stato selezionato ad hoc e la funzionalità che impedisce di accedere a contenuti non adatti alla loro età inserendo termini come “sesso” o affini, garantisce da qualsiasi pericolo.
Il bambino infatti si troverà davanti un messaggio di non disponibilità del contenuto e non gli sarà possibile accedere nuovamente se non dopo che i genitori avranno inserito un pincode.
A Google hanno anche pensato di preservare l’udito dei bambini lasciando solo la traccia di audio principale ed eliminando quei i rumori di sottofondo che possono creare inquinamento acustico.

Il successo dell’app YouTube Kids è assicurato da studi condotti negli Stati Uniti che parlano di un aumento della visualizzazione di contenuti sul canale tradizionale aumentata fino al 200% e la visualizzazione dei video in generale è in costante crescita, anche secondo dati riferiti al Regno Unito.
I bambini infatti sono propensi ormai a sostituire la tv con internet dove i genitori possono trovare cartoni, film, programmi preferiti subito disponibili, come accade per la tv on demand.
Nell’attesa che arrivi YouTube Kids anche nel nostro paese, per il momento conviene affidarsi ai servizi delle tv On Demand come Infinity tv, dove è possibile trovare in streaming cartoni animati in italiano e quindi contenuti sicuri, divertenti e mirati per i più piccoli.

Claudia Astolfi

 

 

Disgrafia e difficoltà di scrittura: non abbandonare, ma prevenire e recuperare

Interessante approfondimento e studio della nostra esperta, la dott.ssa Dialisa Salamone, sulle possibilità di recupero e d’intervento sulla disgrafia e disturbi grafo-motori.

 

DISGRAFIA E DIFFICOLTÀ DI SCRITTURA: NON ABBANDONARE, MA PREVENIRE E RECUPERARE

L’apprendimento della scrittura manuale oggi, nonostante se ne inizi a parlare, è ancora molto sottovalutato e non c’è sufficiente formazione rispetto alla sua importanza per lo sviluppo del bambino, anche a livello neuronale.

Dal 2003, anno in cui sono diventata grafologa rieducatrice della scrittura, lo scenario è radicalmente cambiato ma la sensibilità su questo argomento è ancora “latente”.

Si assiste ad un crescente interesse da parte di alcuni insegnanti, mentre diverso è l’atteggiamento di certi medici i quali, poichè in effetti durante l’età evolutiva vengono trattati casi con problematiche anche molto complesse, parlano della disgrafia come di “acqua fresca”.

Generalmente le frasi riduttive più comuni sono: “Esistono problemi ben più gravi!”, “Eh va beh scrive male… non ci si può fare niente, scriverà in stampato, userà il computer!”, “Lasciatelo tranquillo tanto non si può lavorare su questo disturbo”.

Sicuramente, dal mio punto di vista, il primato della sensibilità va ancora tutto ai genitori, centrati sul benessere dei propri figli.

La disgrafia e la scuola

Entrando nello specifico dell’istituzione scolastica va detto che l’attenzione sui Disturbi dell’Apprendimento è sicuramente molto aumentata ma, di fatto, non è semplice riconoscere la disgrafia o il “rischio disgrafia” in quanto occorre una preparazione specifica.

Gli insegnanti che scelgono autonomamente di fare formazione spesso ottengono poche nozioni sulla patologia della scrittura, la quale viene argomentata in modo marginale rispetto agli altri DSA (in particolare dislessia e disortografia, molto più evidenti).

Attualmente quindi se al bambino viene individuata una possibile disgrafia, la scuola sovente preferisce aspettare la certificazione medica per attuare i provvedimenti previsti, che non intervengono direttamente sul problema, ma attraverso i quali l’alunno viene semplicemente esonerato il più possibile dallo scrivere. Le Asl oltre a fornire l’eventuale certificazione non prevedono alcun trattamento per questo disturbo.

A livello neuropsichiatrico la conclamata origine neurobiologica riconosciuta ai DSA forse meriterebbe di essere approfondita relativamente alla disgrafia. L’aspetto motorio e le variabili ambientali che possono intervenire su questo disturbo la differenziano dagli altri DSA. Bisognerebbe quindi verificare su quali basi poggiano per esempio le teorie per cui si pensa che anche la disgrafia sia “congenita” (come invece è confermato per la dislessia).

sportello-disgrafia

Allo stesso modo sarebbe opportuno che i sostenitori argomentassero quale fondamento avrebbero le ipotesi per cui si afferma che non sia possibile migliorare la scrittura con un trattamento individuale mirato e specifico, o che questo non permanga a lungo termine. I detrattori di tale teoria, a me noti, sono principalmente i genitori di alunni -con difficoltà grafo-motoria o con disgrafia certificata- migliorati attraverso il percorso di recupero programmato dalla grafologia applicata alla rieducazione della scrittura.

In Italia l’attenzione scientifica sull’argomento è ancora troppo recente e la maggior parte degli studi al riguardo è tuttora in corso. In ambito grafologico si studia la scrittura dal 1900 circa, mentre le patologie della stessa vengono approfondite dal 1950 circa.

Possiamo quindi chiamarla anche “il minore dei mali”, ma una difficoltà grafo-motoria col tempo spesso si trasforma in disgrafia, compromettendo così la comunicazione scritta con ogni sua valenza espressiva.

Non secondario è l’effetto negativo sull’autostima del bambino e quindi sulla sua crescita personale; non si esclude la possibilità che una difficoltà esecutiva della scrittura diminuisca l’attenzione ai contenuti didattici, con la concreta possibilità che ciò possa pregiudicare la motivazione allo studio. Attualmente si stanno accertando le conseguenze negative nell’evoluzione della personalità di quei DSA non riconosciuti e non trattati adeguatamente, i quali sembra che in età adulta abbiano una maggiore possibilità, rispetto alla norma, di maturare per esempio la depressione.

La scrittura unisce mente e corpo, costringe a stare fermi e concentrati, costringe a piccoli gesti precisi, ad organizzare lo spazio e il tempo: è tutt’altro che un compito di semplice apprendimento.

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E’ importante restituire al bambino, nella delicata fase evolutiva, la capacità di scrivere in maniera fluente non esponendolo a confronti negativi coi quaderni ben scritti dei compagni, ed evitando di fraintendere una frettolosità dovuta alla difficoltà con una mancanza di volontà.

Copiare pagine e pagine di letterine o svolgere sistematicamente schede di pre-grafismo, in alcuni casi, è un carico di lavoro supplementare che stanca senza produrre i frutti sperati. Il percorso programmato dalla grafologia, applicata alla rieducazione della scrittura, è invece studiato ad hoc sulle peculiarità di ogni bambino e segue i principi di gradualità nel rispetto dell’unicità della persona, con l’obiettivo di restituire le funzionalità del gesto grafico.

In conclusione ritengo che i provvedimenti presi a scuola in caso di disgrafia certificata, attraverso gli strumenti dispensativi e compensativi previsti, portino solo ad ignorare il problema senza dare risposte strutturate e strutturali alla cura di questo prezioso apprendimento che ogni alunno avrebbe il diritto di acquisire. Esonerare dallo scrivere, di questo si tratta, è molto diverso dal prevenire e anche dal lavorare su un possibile miglioramento della situazione.


Dott.ssa Dialisa Salamone
Grafologa, Rieducatrice della scrittura dal 2003
telefono: 346/3238571
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Non vedrò più la nonna?

“Non la vedro’ piu’ la nonna?”

di Melanie Walsh, Motta junior editore, € 12,00.

Il libro affronta in maniera adeguata per bimbi in eta’ pre-scolare il tema del lutto. La perdita della nonna e’ spiegata al bambino attraverso una serie di esempi concreti (come il raffronto con la dipartita della gatta di famiglia)in maniera discorsiva ed esaustiva,molto semplice e chiara. Viene data risposta agli eventuali “perché”che si formano nella mente del bambino che non riesce a capire concretamente il concetto di morte. Attraverso le parole della madre della storia illustrata si cerca di far sì che il bambino non rimanga intrappolato nella visione del fatto in se’ triste( quale risulta essere la morte)ma conservi nella propria mente il ricordo dei momenti sereni e li mantenga vivi.

Completamente illustrato e’ consigliabile come lettura guidata per tutti i bimbi che si trovano a dover affrontare  una perdita che non si spiegano e per tutti i genitori che non trovano le parole adeguate per affrontare il tema.


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Le mani di papà

LE MANI DI PAPA’

di Emile Jadoul
ed. Babalibri, 2013Cosa servono le mani di papà? Le mani di papà accarezzano dolcemente il pancione della mamma, accolgono con amore il bebè appena nato, lo cullano con sicurezza… Le mani di papà sono salde e sostengono il bambino che cresce, lo rassicurano ancche nelle situazioni più pericolose.
Finchè il bambino, grazie all’amore di papà diventa autonomo e può camminare da solo.Un libro cartonato di grandi dimensioni e grandi affetti.da 12 mesi

Papà isola

Papà-Isola
di Émile Jadoul
Babalibri – p.32 – e.12,50

Questo di oggi è un libro dedicato ai papà; meglio a quelli che stanno per diventare papà e non sanno ancora se saranno all’altezza del ruolo. Più spesso di quanto immaginate gli uomini non si sentono adeguati alla nuova vita che li aspetta mettendo al mondo un figlio. Non appena ricevono la notizia dell’imminente lieto evento, iniziano una sarabanda di interrogativi su quello che ci si aspetta da loro, su quello di cui avrà bisogno il nascituro per crescere nel mondo. I futuri papà non si sentono abbastanza sportivi, intelligenti, simpatici, esperti di bricolage. Hanno paura che il ruolo che si sono ritagliati per se stessi nella società possa andare stretto al loro pargolo.

Con la sterminata dolcezza che solo l’intimità può regalare, la compagna del neo-papà orso protagonista di questo albo spiega come fare il padre sia un gesto naturale, che non si impara su nessun manuale. La futura mamma-orsa ci convince che non ci sono standard da genitore perfetto, non ci sono competenze da acquisire o materie da approfondire nei nove mesi di attesa: essere un bravo genitore vuol dire mettere tutti noi stessi, il nostro corpo, la nostra dolcezza e la nostra fantasia a disposizione dell’omino in arrivo. Non serve conoscere i nomi delle stelle e dei dinosauri o sapere a memoria la formazione della squadra di calcio cittadina, bisogna avere solo tanto amore e voglia di scoprire e, almeno i primi tempi (ma questo l’albo non lo dice), una buona resistenza alla mancanza di sonno!

Nuovi test non invasivi.

Test di paternita’ durante la gravidanza e test per la determinazione del sesso del nascituro

Ci sono una serie di test prenatali disponibili che possono determinare il genere del bambino o stabilire la paternità del nascituro – questa potrebbe non essere una novità per voi. Ma sapete che la scienza offre ora la possibilità di effettuare test prenatali totalmente affidabili e non invasivi?

Che dire degli esami del sangue per la determinazione del sesso del nascituro?

E’ possibile stabilire il sesso del nascituro con un semplice prelievo di sangue. Questo test del DNA e’ molto preciso fornendo risultati che sono accurati al 95%. Il test e’ effettuato mediante una lancetta (uno strumento aghiforme). Le gocce di sangue sono raccolte su carta da filtro e poi inviate per l’analisi.

Questo è tra i test del DNA più accurati fino ad oggi. Il campione viene raccolto dalla futura mamma, a circa 9 settimane e poi inviato per le analisi di laboratorio. Gli scienziati analizzano il DNA del bambino trovato nel campione di sangue materno fornito.

Ma come puo’ il DNA del bambino trovarsi nel sangue materno? Beh, essenzialmente, la placenta è un punto di costante scambio di nutrienti tra la madre e il bambino. Le cellule del DNA fetale, proprio come tutte le altre cellule, muoiono e vengono sostituite con nuove cellule. Le cellule morte entrano nel flusso sanguigno della madre, passano ai reni e vengono espulse dal corpo con l’urina materno. Questo test di determinazione del sesso del bambino con sangue materno è accurato al 95% ed è stato convalidato da una serie di studi.

 

Test di paternita’ prenatale senza rischi

Ogni madre in attesa ha a cuore il benessere del bambino. I metodi tradizionali di campionamento prenatale come l’amniocentesi ed il prelievo dei villi coriali comportano dei rischi, il peggiore dei quali e’ l’aborto spontaneo. Inoltre, questi test vengono effettuati in anestesia locale, richiedono assistenza di un ostetrico ed hanno effetti collaterali. Molte madri incinte sono molto riluttanti a sottoporsi ad amniocentesi o CVS semplicemente a causa di tutti questi problemi.

Ma cosa succede se un test di paternità prenatale può essere fatto solo con un campione di sangue materno?

Una rapida ricerca online produrrà molti risultati di studi di laboratori avanzati e delle migliori università. L’analisi del DNA fetale nei campioni di sangue materno viene correttamente utilizzata per determinare la salute genetica fetale e la paternità ed e’ esente al 100% da rischi. Le donne incinte possono stare tranquille.

Nel caso di test di paternità, alla madre in attesa viene inviato un kit di provette per la raccolta del sangue. I campioni di sangue devono essere raccolti da una persona qualificata. Una volta che sono stati raccolti possono essere inviati per l’analisi. Il risultato di questo test è accurato al 99,9%. E’ utile dare una lettura di questo innovativo test nel caso lo si volesse eseguire.

www.easydna.it/test-sesso-bebe.html

DNA_fetale_libero_circolante

 

Manovre salvavita

Che fare quando un bimbo, magari il proprio, si trova in difficoltà? Un piccolo aiuto per iniziare a sapere cosa fare sono questi due video.

I video non vogliono essere un sostituto del corso, decisamente più completo, ma solo una informativa perchè “peggio di non fare, è il non sapere”.

Ecco allora come intervenire in caso di ferite, scottature, colpi di sole… e come praticare le manovre di rianimazione quando serve.

Buona visione!

“Mamma, quel bambino mi picchia!”. Il fenomeno del bullismo

Recentemente si sente molto parlare di bullismo, viene in notrso aiuto nella riflessione la psicologa Tania Vetere. Buona riflessione a tutti!

“Mamma, quel bambino mi picchia!” – il fenomeno del bullismo

Il termine bullismo deriva dall’inglese “Bullying” e si riferisce a un’oppressione psicologica o fisica perpetuata da una persona – o da un gruppo di persone – più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole.

Tutti noi, genitori, insegnanti, amici, parenti, ci ritroviamo spesso a domandarci fino a che punto un ragazzino/bambino possa essere considerato semplicemente “vivace” oppure “preoccupante”; nel momento in cui notiamo comportamenti aggressivi, oppositivi, provocatori, ci spaventiamo, non riusciamo distinguere nettamente ciò che rientra nella “normalità” da ciò che potrebbe trasformarsi in “patologico”, non siamo certi del limite che differenzia queste due realtà.

Gli studi condotti sull’argomento riportano che la differenza tra le normali dispute tra bambini e gli atti di bullismo veri e propri consiste nella predeterminazione e – dunque – nell’intenzionalità che caratterizza questi ultimi, nella ripetitività nel tempo, nonché nella soddisfazione che gli autori di tali abusi ne traggono. E’ inoltre implicito un tratto sadico tipico di tali comportamenti ed esiste quasi sempre uno squilibrio di tipo fisico o numerico tra il bullo e la sua vittima.

Come forse già sappiamo, ciò che caratterizza questo fenomeno è anche il fatto che la maggior parte di questi atti si verifica nelle scuole, in particolare nei corridoi e nei cortili di queste, ma anche nei pressi degli istituti scolastici o comunque nei luoghi frequentati dai gruppi di bambini.

Sembrerebbero esistere delle differenze di genere significative: i bulli sono prevalentemente maschi, ma esiste altresì una notevole percentuale di femmine in grado di mettere in atto comportamenti di bullismo; le ragazze parrebbero preferire il bullismo nella forma verbale e ancor più in quella indiretta (isolamento sociale, dicerie sul conto della vittima, calunnie e Cyberbullismo), piuttosto che in quella fisica, più prettamente maschile.

Tra le conseguenze più comuni che riguardano le vittime del bullismo spiccano la perdita di autostima e di sicurezza: questo vissuto di disagio e di stress può portare a sviluppare sintomi psicosomatici tipici dei disturbi da stress, quali mal di testa, mal di pancia/disturbi gastrico-intestinali, disturbi del sonno e pavor nocturnus (terrore notturno), disturbi d’ansia, fino a veri e propri attacchi di panico.

Questa condizione può influire negativamente anche sullo sviluppo delle capacità di concentrazione e, dunque, di apprendimento. Nei casi più gravi il vissuto traumatico e depressivo può indurre le vittime a metter in atto comportamenti a rischio che talvolta possono portare anche a gravi fenomeni di autolesionismo, poiché la vittima arriva ad autocolpevolizzarsi per l’accaduto, e persino alla morte (tentativi di suicidio). Questo rischio è davvero molto elevato, come ci conferma la triste cronaca sull’argomento.

Per quanto riguarda la prevenzione di questo fenomeno, sempre più presente nella nostra quotidianità, le ricerche sottolineano l’importanza di interventi focalizzati sui genitori e sul loro stile educativo; inoltre rilevano la necessità di investire risorse in programmi preventivi finalizzati alla promozione dei comportamenti prosociali nelle varie fasi dello sviluppo. Infatti, atteggiamenti e comportamenti prosociali contribuiscono all’attivazione di processi di mediazione utili per la costruzione di un buon adattamento scolastico e sociale.

Pensiamo ora ad uno dei tanti casi di bullismo, quello avvenuto a Roma poche settimane fa che vede protagonista un bambino di 5 anni (link: http://www.huffingtonpost.it/2015/02/19/bambino-bullo-asilo_n_6711612.html): una delle maestre stava cercando (sembrerebbe anche con successo) una soluzione al comportamento aggressivo del bambino con la collaborazione dei genitori; la madre difende “a spada tratta” il figlio, pur non essendo in grado di fornire giustificazioni attendibili (“Mio figlio è più bello dei vostri!”); i genitori degli altri bambini della classe lo accusano di essere un “bullo violento” ed allontanano i figli da lui. Potremmo chiederci dove stia la verità, chi abbia ragione, chi abbia torto, da dove scaturisca il comportamento aggressivo del bambino e se sia effettivamente un caso di “bullismo”.

Certamente in questa sede nessuno di noi è in grado di dare una risposta certa! Ma ciascuno può indubbiamente riflettere su quante differenti interpretazioni e punti di vista possano scaturire da un singolo episodio…

Dott.ssa Tania Vetere – Psicologa