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Tag: cose da sapere

Pericoli e strategie di prevenzione della rosolia in gravidanza

Pericoli e strategie di prevenzione della rosolia in gravidanza

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

Solitamente le malattie infettive vengono contratte durante l’infanzia, ma può capitare che il virus di morbillo, varicella o rosolia colpiscano in età adulta, diventando in alcuni casi pericolosi. In particolar modo la rosolia in gravidanza, che può portare a diverse complicazioni nello sviluppo del feto. Per questo è importante sottoporsi a controlli, test di screening ed esami diagnostici, come l’amniocentesi o la villocentesi.

La rosolia è una malattia infettiva causata dal Rubivirus e viene trasmessa per via aerea, cioè con starnuti, tosse e goccioline di saliva emesse parlando. È caratterizzata dalla comparsa di un esantema, ovvero un’eruzione cutanea di piccole macchie rosacee, simili a quelle della scarlattina o del morbillo. Il tempo di incubazione della rosolia è di 2 o 3 settimane 1 , dopo questo periodo si manifesta l’esantema, inizialmente sul viso e poi sul resto del corpo, e può durare fino a 5 o 10 giorni. In alcuni casi si presentano altri sintomi, come febbre, mal di testa, raffreddore e ingrossamento dei linfonodi. Nel 50% dei casi i sintomi non sono evidenti e proprio per questo la malattia può passare inosservata 2 .

La rosolia in gravidanza può portare allo sviluppo di gravi problemi di salute nel feto. Nel caso in cui si contragga la malattia durante la gestazione il bambino viene colpito da sindrome da rosolia congenita e i danni maggiori si presentano soprattutto quando la gestante contrae la rosolia nelle prime 12 settimane di gravidanza 3 . Secondo i risultati di alcune ricerche il 62% dei bambini colpiti da rosolia in gravidanza hanno sviluppato anomalie congenite, come la sordità (47% dei casi), lesioni cardiache (42%), difetti della vista (42%) e microcefalia (14%) 4 .

Al momento non esistono terapie utili contro la rosolia ma si può attuare una strategia di prevenzione grazie alla vaccinazione. Le donne che desiderano una gravidanza possono verificare prima del concepimento se sono immuni al virus con un esame del sangue chiamato Rubeotest, che viene effettuato periodicamente durante la gravidanza dalle donne che risultano negative alla presenza di anticorpi contro la rosolia.

Bisogna sempre affidarsi al proprio ginecologo di fiducia per definire a quali test prenatali non invasivi e invasivi sottoporsi.

 

Per maggiori informazioni sullo screening prenatale non invasivi: www.testprenataleaurora.it

Fonti:

1. The New Harvard Guide to Women's Health – Di Karen J. Carlson,Stephanie A. Eisenstat,Terra Diane Ziporyn
2. epicentro.iss.it
3. CDC – Centers for Disease Control and Prevention
4. Encyclopedia of Thoracic Surgery / Handbuch Der Thoraxchirurgie: Band / Volume 2: Spezieller Teil 1 / Special, Parte 1 – Ernst Derra, Springer Science & Business Media, 06 dic 2012

Decorazioni per il Natale con il Das

Le mamme sono sempre molto creative ed è per questo che da questo Natale si apre su Bresciabimbi una nuova rubrica “Idee creative”! Si tratta di un angolo dedicato a chi non è capace a stare fermo con le mani e la creatività e che da ogni cosa sa trovare lo spunto per creare qualcosa di nuovo ed originale. Se poi in tutto questo ci aiutano i bambini allora siamo in una botte di ferro. Per questo Natale mi sono fatta aiutare da Sara, mamma creativa e curatrice del blog Stellegemelle, per qualche idea nuova per addobbare in modo personale la casa in occasione del Natale.

Decorazioni per il Natale con il Das

Mi piace preparare lavoretti con le bambine, ma mi piace realizzare cose belle da appendere in casa, non i soliti “lavoretti” che poi finiscono in un cassetto.

Ecco perché quest’anno io con le bambine ci siamo divertite a realizzare delle formine per l’albero di Natale con il “vecchio” e classico Das.

Abbiamo utilizzato delle belle formine per biscotti, che, per fortuna, a casa nostra non mancano!

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E’ semplice e divertente, in poco tempo preparerete delle bellissime e perfette decorazioni per il vostro albero di Natale, o per decorare ogni angolo della vostra casa.

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Dopo aver preparato tutte le formine che vi servono o che riuscite, è importante ricordasi  di praticare un piccolo foro nella parte alta della vostra creazione. E’ possibile utilizzare uno spiedino di legno, la punta di una matita o anche  una cannuccia, l’importanet è riuscire a creare  un passaggio dove far scorrere  un cordino per poter appendere le decorazioni. Ricordatevi di praticare il foro quando il Das è ancora morbido e lavorabile, una volta secco sarà impossibile!

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Fatevi aiutare dai bambini e soprattutto  lasciate che si divertano, che si esprimano e che usino tutta la loro fantasia e…ne vedrete delle belle!

Qui le mie bambine hanno deciso di fare anche delle piccole decorazioni su ogni formina.

Una meraviglia.

Lasciate asciugare le formine per almeno 24 ore, fino a quando il colore del Das diventerà più chiaro.

Se le formine saranno ben asciutte il colore prenderà meglio.

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Noi le abbiamo dipinte di bianco, ma se usate il Das bianco potete anche saltare questo passaggio, ma colorare è molto più divertente.

 

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Questo è il primo risultato…poi le bambine, come al solito, si sono fatte prendere la mano!

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…e ancora una volta ne è uscita una meraviglia!

 

Buon divertimento e Buon Natale!

Trattamenti ortodontici: mezzi terapeutici tradizionali e innovativi per un approccio sistematico

Trattamenti ortodontici: mezzi terapeutici tradizionali e innovativi per un approccio sistematico

L’ortodonzia è una branca medica odontoiatrica che si occupa dello studio e del trattamento delle anomalie di sviluppo e posizione dei denti , mascellari e muscolatura facciale.

La cura con apparecchi mobili e fissi ha lo scopo di ottenere una buona funzione masticatoria , favorire un’armoniosa estetica del viso , dare una stabilità nel tempo al risultato favorendo in questo modo un buono stato di salute del cavo orale.

Ogni caso necessita di una valutazione approfondita cui fa seguito il piano di trattamento; questo viene formulato dopo esame clinico, esami radiografici, fotografie del viso e delle arcate dentarie, modelli studio della bocca , analisi cefalometriche e esami posturali.

Prima di iniziare la terapia è importante che il paziente sia educato a un corretto stile igienico-alimentare e sottoposto a fluoro profilassi per prevenire la demineralizzazione dello smalto.

Nella maggior parte dei casi la terapia viene effettuata attraverso due fasi:

  • la prima detta fase ”intercettiva” può anche iniziare precocemente quando i denti da latte sono ancora presenti . Si applicano mezzi terapeutici quasi sempre mobili in grado di modulare la crescita ossea del palato e della mandibola per ottenere la correzione totale o parziale di una mal occlusione e per impedirne l’aggravamento. Intercetta abitudini viziate del bambino come il succhiamento del dito o del labbro inferiore, la deglutizione atipica,la respirazione orale. In questa fase il coinvolgimento dei genitori è importante per assicurare le condizioni favorevoli alla riuscita della terapia, così come è importante motivare il bambino alle ragioni per cui deve portare l’apparecchio.
  • La seconda fase inizia invece verso il termine della permuta dentaria e permette un corretto allineamento dei denti e una corretta occlusione tra le due arcate dentali. Fa uso di mezzi terapeutici fissi incollati sulla superficie del dente (brackets) a cui si legano degli archi metallici modellati di volta in volta dall’ortodontista ,secondo precise prescrizioni e in grado così di spostare i denti . Terminata la fase attiva del trattamento e ottenuto il corretto rapporto fra i denti delle due arcate, è necessario far seguire la fase di contenzione perché il risultato della cura sia destinato a durare nel tempo. Si applica un apparecchio mobile tipo il posizionatore in materiale elastico oppure una placchetta in resina . La durata di questa fase è variabile e dipende da molteplici fattori come l’età e la gravità della malformazione iniziale. Molto importante è saper continuare a ottenere la collaborazione del paziente anche in questa fase, affinché non appaiano recidive.

Le apparecchiature ortodontiche

Gli apparecchi ortodontici impiegati nelle varie fasi di terapia possono essere fissi o rimovibili. La scelta dipende dal tipo di malformazione e ha sempre una specifica indicazione dettata dallo studio di ogni caso.

Le apparecchiature mobili sono realizzate in resina acrilica e inglobano viti, ganci, archi metallici o cannule entro cui inserire ausiliari, come la trazione extra orale. Vanno portati tutto il giorno, compresa la notte; una volta ottenuto il risultato previsto, il medico può disporre di ridurre le ore di collaborazione.

Le apparecchiature di tipo fisso invece sono costituite da bande e attacchi incollati sulla superficie del dente con una resina adesiva. Dentro questi elementi si lega un arco in lega metallica che è il vero motore del trattamento, in grado di spostare i denti. In alcuni casi è necessario fare uso anche di piccoli elastici intraorali che il paziente impara ad agganciare da solo .

Altri presidi terapeutici che possono essere prescritti sono la trazione extraorale , la mentoniera e la maschera per protrazione.

In epoca più recente è stato introdotto l’uso di micro viti e di piccoli impianti rimovibili da inserire in particolari punti dell’osso, utili in pazienti adulti che seguono una terapia ortodontica preprotesica e che mancano dei denti molari di una emiarcata.

Ortodonzia estetica: si intende l’uso di attacchi in ceramica bianca o materiali polimerici trasparenti il cui impatto è poco disagevole per il paziente in quanto risultano meno visibili.

Esistono anche attacchi incollati sulla superficie interna del dente e questo tipo di terapia si chiama ortodonzia linguale.

Altre terapie sono quelle effettuate con l’uso di mascherine trasparenti sequenziali : queste evitano al paziente di applicare fili e attacchi sui denti , vanno portate con molta regolarità sostituendole ogni quindici giorni. Non possono essere sempre prescritte, ma trovano indicazione solo in alcuni casi di disallineamento dentale.

Nei ragazzi e nei bambini il trattamento preferibile rimane l’apparecchio convenzionale.

Questi presidi terapeuti sono le ultime novità nell’ambito delle apparecchiature ortodontiche per offrire al paziente il massimo risultato estetico anche se non tutte le mal occlusioni possono essere trattate con esse.

 

Ringrazio per questo articolo:

DOTT.SSA ELISABETTA PAGANUZZI
Medico-chirurgo- odontoiatra
Via Lagarina, 8 Brescia
tel: 3397294377

Lavora presso studio dentistico Benini G&C sito all’interno del poliambulatorio SMAO
Via Galvani, 4
25010 San Zeno Naviglio BS
Tel 030 3539280-290- 314 interno 223
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Autopalpazione al seno: come farla in maniera corretta

Autopalpazione al seno: come farla in maniera corretta

A cura dell’ufficio stampa Sorgente Genetica

Grazie ad un percorso di screening mirato è possibile monitorare la nostra salute. La prevenzione è molto importante soprattutto per contrastare l’insorgere di malattie oncologiche come ad esempio il tumore al seno. I controlli medici sono indispensabili, ma si può iniziare effettuando un primo screening che consiste nell’autopalpazione del seno, utile per riscontrare sporgenze, anomalie o dolore al seno.

Un controllo costante e preventivo favorisce una diagnosi più rapida e di conseguenza aumentano le possibilità di sopravvivenza. Statistiche affermano che il tasso di sopravvivenza delle donne colpite da tumore al seno a 5 anni dalla diagnosi è del 98% circa¹.

Per effettuare l’autopalpazione del seno è bene eseguire i passaggi nel modo corretto.

Vediamo come.

Prima di procedere, si parte con un’attenta osservazione del seno. Per questa operazione è necessario disporsi davanti ad uno specchio e mantenere le braccia lungo i fianchi. Da questa posizione possiamo osservare se il seno presenta affossamenti, sporgenze, alterazioni del colore e della forma dei capezzoli. Identica osservazione va fatta anche con le braccia alzate.

È possibile ora procedere con l’autopalpazione. Con un braccio sopra la testa, si porta la mano libera sulla mammella (prima una e poi l’altra) e si inizia a tastare cercando di mantenere tese le dita in modo da cercare possibili irregolarità nel tessuto come ispessimenti e indurimenti o masse che hanno tutta l’aria di essere “strane”.

Nella fase successiva ci si sdraia su un letto e si appoggiano testa e spalle sul cuscino. Si porta poi un braccio dietro alla testa e con mano e dita appiattite si effettua ancora una volta l’autopalpazione eseguendo questa movimenti circolari che partono dall’esterno fino ad arrivare al capezzolo. È importante svolgere la palpazione anche nell’incavo dell’ascella dove potrebbero essere presenti dei noduli.

Un altro controllo che è indispensabile effettuare è verificare se si presenta la fuoriuscita di liquidi, stringendo il capezzolo senza fare troppa pressione.

Questo controllo va effettuato almeno una volta al mese e per le donne con ancora il ciclo mestruale è preferibile effettuare l’autopalpazione al termine di questo periodo in quanto il seno risulta più morbido. 

Se si rilevano anomalie come noduli, dolore al seno, fuoriuscita di liquidi o infossamenti è bene rivolgersi ad un medico specialista. Soprattutto per le donne che hanno già familiarità con casi di tumore al seno o all’ovaio è bene effettuare periodicamente degli esami di screening. Test utili per questi casi sono la mammografia, l’ecografia o test genetici per le mutazioni dei geni BRCA. A questi ultimi infatti sono associati l’insorgenza del 15% di casi di tumore alle ovaie e il 5/10% dei tumori al seno.

Per saperne di più sui testi genetici BRCA: www.brcasorgente.it

 

Fonti

1. airc.it
2. Campeau PM, Foulkes WD, Tischkowitz MD. Hereditary breast cancer: New genetic developments, new therapeutic avenues. Human Genetics 2008; 124(1):31–42
3. Pal T, PermuthWey J, Betts JA, et al. BRCA1 and BRCA2 mutations account for a large proportion of ovarian carcinoma cases. Cancer 2005; 104(12):2807–16

Seggiolini auto per bambini, ecco cosa cambierà dal 2017

Seggiolini auto per bambini, ecco cosa cambierà dal 2017

La sicurezza in auto è importantissima, ogni genitore, se interrogato, sarebbe d’accordo.

Eppure le statistiche dicono altro, pare infatti che il 60% dei genitori italiani non utilizzi il seggiolino auto, questo quanto emerso dall’indagine condotta con il Sistema Ulisse dall’Istituto Superiore di Sanità.
La fascia d’età più critica è quella dei bambini tra i 5 e i 12 anni: genitori si sentono più sereni rispetto ai primissimi anni di vita poiché i bambini sono più grandi e sanno stare ben seduti,ma non per questo hanno garantita la sicurezza in auto. E’ doveroso infatti ricordare che la prima causa di morte, in questa fascia di età, è proprio costituita dagli incidenti stradali.
Gli atteggiamenti che espongono maggiormente i bambini al pericolo sono: lo scorretto utilizzo del seggiolino, se non addirittura l’assenza dello stesso e le eccezioni, ovvero la decisione di non utilizzare il seggiolini per tratti brevi o in alcune particolari circostanze.
Spesso l’auto viene considerata un’estensione della casa,e i seggiolini vengono quindi percepiti come delle sedie che servono per stare comodi e portare il bambino all’altezza giusta per la cintura di sicurezza.

Non è per niente così!

I seggiolini auto sono dei veri e propri dispositivi di sicurezza e vanno scelti e utilizzati con cura e seguendo regole precise.

La materia è importante e nel tempo sono state stabilite leggi specifiche.La ECE R44 è la normativa della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UN/ECE) che ha per oggetto la regolamentazione dei dispositivi di ritenuta per bambini in auto, ovvero seggiolini auto e rialzi.La normativa ora è alla quarta revisione ( ECE R44-04) e viaggia in stretta compagnia con la prima fase della normativa R129 detta i-Size

E’ importante ricordare che le varie revisioni della norma hanno apportato migliorie in termini di aumento dei parametri di sicurezza richiesti,e ora i seggiolini omologati secondo la ECE R44/01 e la ECE R44/02, sono ormai obsoleti e ne è proibito sia l’utilizzo che la vendita.
Questa normativa suddivide le tipologie di seggiolini in base al peso del bambino e stabilisce che i bambini al di sotto dei 9 kg devono viaggiare in seggiolini rivolti in senso contrario alla marcia
Questi i 5 sono i gruppi di peso definiti dalla Legge:

  • Gruppo 0: per bambini di peso inferiore a 10 kg.
  • Gruppo 0+: per bambini di peso inferiore a 13 kg.
  • Gruppo 1: per bambini tra 9 e 18 kg.
  • Gruppo 2: per bambini tra 15 e 25 kg.
  • Gruppo 3: per bambini tra 22 e 36 kg.

Affianco a questa regolamentazione è stata introdotta anche la normativa UN/ECE R129 per aumentare ulteriormente gli standard di sicurezza.

A differenza della ECE R44 la ECE R129 classifica i bambini in base alla loro altezza e non al peso, rende obbligatorio far viaggiare i bambini in senso contrario alla marcia fino ai 15 mesi, richiede l’utilizzo del sistema Isofix di aggancio in auto che riduce i rischi di installazione non corretta e vuole che i seggiolini prima di uscire sul mercato superino anche la prova di impatto laterale

Ecco cosa cambierà dal 2017

L’anno nuovo porterà alcune importanti novità per entrambe le normative. Eccole in sintesi.

Con il nuovo anno per la normativa R44/04: tutti i bambini con un’altezza inferiore ai 125 cm dovranno obbligatoriamente utilizzare un seggiolino auto dotato di schienale e rende obbligatorio far viaggiare il bambino in senso contrario di marcia fino ai 9 kg di peso (mentre la normativa R129 dice fino ai 15 mesi)

Non saranno più in regola i famosi rialzi (booster) senza schienale.

Con l’estate del 2017 dovrebbe entrare in vigore la seconda revisione della R129 , quindi la R129-02 che prevederà che Isofix: il sistema Isofix non sarà più obbligatorio

i genitori potranno scegliere quindi se installare il seggiolino auto con gli agganci Isofix oppure con le cinture di sicurezza del veicolo per i seggiolini auto per i bambini da 100 cm a 150 cm

  • tutti i booster (rialzi) per essere omologati dovranno essere dotati di schienale.
  • obbligatorietà: resta confermata l’obbligatorietà del seggiolino auto fino 150 cm di altezza del bambino (per l’Italia)

E’ importante ricordare che entrambe le normative sono in vigore e continueranno ad esistere fianco a fianco.
Il genitore potrà liberamente scegliere se orientarsi su un seggiolino auto omologato ECE R44/04 o secondo la nuova normativa R129.

In ogni caso sarà utile appoggiarsi ad una guida riassuntiva che racchiude tutte le informazioni da valutare per  una scelta corretta

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Fonte: cercaseggiolini.it

Università online, quello che c’è da sapere

Università online, quello che c’è da sapere

Il titolo di studio oggi è più che mai importante per inserirsi nel mondo del lavoro: è sempre più richiesta la professionalità e la specializzazione e i sacrifici che affrontano le famiglie per dotare i figli del diploma e della laurea sono grandi ma sempre ben ripagati se si arriva al termine del percorso formativo.

Il passaggio dalle scuole superiori all’università generalmente è il più traumatico. Questo sia perché cambia radicalmente la tecnica formativa, sia perché spesso si vive in una città priva di sede universitaria e si è costretti a trasferirsi. Generalmente sono i genitori a coadiuvare i figli nelle scelte delle facoltà e ad assumersi la responsabilità di consigliare e sostenere i ragazzi nelle scelte difficili. Quella dell’allontanamento da casa risulta una scelta difficile, soprattutto per le mamme che spesso soffrono in maniera evidente il distacco dai proprio figli, che nonostante la maggiore età, vengono sempre visto come bisognosi di attenzioni. La soluzione per conciliare istruzione e vita in famiglia comunque esiste ed è diventata una scelta molto utile per chi vuole proseguire gli studi senza lasciare la propria città: l’università online.

Nata per far fronte alle direttive dell’Unione Europea del progetto di e-learning europeo per la condivisione della Cultura, l’Università online è stata equiparata alle Università tradizionali con il Decreto Ministeriale del 17.04.03 nella legge Stanca-Moratti, per la riforma scolastica. La riforma prevede, in questo caso specifico, che si possano seguire le lezioni universitarie anche da casa utilizzando il web. A fronte di questa riforma alcune università si sono attrezzate per curare dei corsi universitari online, e rilasciare le rispettive lauree, valide quanto quelle tradizionali, ma con indiscutibili vantaggi in più.

Uno dei vantaggi principali delle Università online è proprio quello che lo studente non deve seguire i corsi di persona e di conseguenza non è obbligato a cambiare città per proseguire gli studi. In Lombardia per esempio esistono le facoltà dell’Università di Milano Unicusano, che permettono di seguire i corsi a distanza e allo stesso tempo usufruire di supporto didattico in loco quando lo studente ne ha necessità. Altro vantaggio è la possibilità di seguire le lezioni in qualsiasi orario torni comodo essendo scaricabili dal web quando si vuole. Tutta la didattica, testi compresi, è scaricabile online e l’Università cura non solo le lezioni ma anche gli stage aziendali che servono ad ottenere i crediti formativi per le successive abilitazioni.

Questo ovviamente agevola non solo gli studenti fuori sede ma anche coloro che non vogliono interrompere l’attività lavorativa. Anche i disabili ne possono trarre enorme giovamento considerando che per costoro a maggior ragione gli spostamenti sono difficoltosi e dispendiosi. Infine gli over-trenta, decisamente svantaggiati per essere rimasti nell’occhio del ciclone della crisi, e tutti coloro che per trovare lavoro hanno necessità di migliorare il livello professionale, hanno, nelle Università online, un’occasione d’oro per ricominciare.

Cosa fare se mio figlio non ha più la motivazione?

E SE MIO FIGLIO NON HA PIU MOTIVAZIONE?

Mi scrive Luisa mamma di Mattia, un ragazzo di 14 anni, portiere in una locale squadra di calcio. Si sfoga Luisa dicendo che il ragazzo non ha più la motivazione per continuare a giocare, è apatico verso gli amici e l’allenatore e fa spesso errori banali, fatali per la squadra e per il suo futuro da giocatore.
Nella sua lettera mi racconta l’infanzia del piccolo, che, dall’età di 5 anni, spronato dal padre e dagli allenatori segue costantemente gli allenamenti con voglia di fare e tanta passione. Sono pochi i goal subiti nelle tante partite disputate: Mattia è un piccolo Buffon, futuro talento del calcio italiano. Un ragazzo di cui andare fieri, che anche a scuola è sempre stato diligente e motivato.

Il ragazzo ha un talento innato che con dure ore di allenamento lo ha portato avanti, molto avanti nello sport tenendo sempre alta la sua motivazione. Ma da qualche tempo non è più cosi.

Presso gli antichi popoli del Mediterraneo il talento era un’unità di misura di peso (circa 35 chili) e di denaro, metallo prezioso pesato.  Un talento d’oro o d’argento rappresentava una ricchezza importante che gravava di responsabilità chi la possedeva. Nella parabola del Vangelo viene premiato chi ha utilizzato i talenti di denaro ricevuti in custodia, facendoli fruttare. Viene criticato chi  li ha sotterrati, per non correre rischi.

Il talento sportivo (come qualunque altro talento) è una dote innata. 

Importante distinguere, qua tra talento e potenzialità. Il talento infatti si manifesta quando una potenzialità, altrimenti detta anche punto di forza, viene riconosciuta dall’esterno. Quando insomma più di una persona vengono da te a dirti “lo sai che sei veramente un fuoriclasse in questo” e tu non ti rendi conto, non ne hai spesso la percezione. Proprio perchè innato il talento viene spesso dato per scontato.  Se ne è provvisti in modo naturale, se non c’è non si può imparare. Allo stesso modo se non coltivato il talento può essere perso. E’ un valore che non dovrebbe essere disperso ma fatto gemmare e fruttare.E’ meraviglioso poter individuare già nell’infanzia la capacità, il talento che contraddistingue i propri figli. Per un ragazzo, però, arriva un momento in cui il talento può essere una responsabilità gravosa perché non ha gli strumenti per gestire questa dote, per incanalarla lungo la strada che tracci il suo destino di persona adulta.

Mattia si spaventa, sente un peso che non sa gestire. Forse anche non accetta più questo talento.

Mattia sarà un eccellente giocatore amatoriale o un campione? Il calcio sarà la sua professione, la sua realizzazione?

Il ruolo degli adulti nei confronti dei giovani talentuosi è fondamentale, delicato e molto complesso.

Mattia ha la stoffa del campione. Ma ora è in crisi.

Chiamo Luisa e la incontro per una sessione, solo lei ed io . Mi dice che Mattia inventa scuse di ogni genere, commette errori banali e salta spesso gli allenamenti.

E’ de-motivato. Né il successo, né la prospettiva di fama (e guadagni) sportivi, né la gioia di giocare con gli amici di sempre sembrano smuoverlo verso il campo da calcio. Verso quegli impegni e fatiche che ha sempre affrontato, con gioia, per tanti anni. Come sportiva amatoriale e coach so bene che i momenti di crisi come quelli di Mattia hanno una loro storia, possono avere significati diversi ed esiti opposti. Possono essere l’occasione per ritrovare, dentro di noi, radici forti, per proseguire con maggiore determinazione, affrontando le fatiche e le difficoltà richieste dall’impegno sportivo; a volte, al contrario, sono opportunità per riconoscere di aver cambiato strada maturato una nuova identità ed appartenere ad altro.Potrebbe essere giunto il momento per ri-definirsi e orientarsi verso una propria direzione più autentica, in quel momento. Per un ragazzo di 14 anni ancora molto volubile e nel pieno dell’età adolescenziale questi sono momenti di vita difficili da affrontare nella solitudine del proprio disorientamento, spesso emozionalmente ambivalente (desiderio e rifiuto, amore e odio). Richiedono un affiancamento, un accompagnamento da parte dei genitori certamente e anche da un professionista esterno.
Lo spiego a Luisa. Le dico che è importante che Mattia senta la vicinanza dei genitori e dell’allenatore ma che questa sia una vicinanza misurata senza trasformarmi in oppressione.

Sarebbe davvero triste che Mattia proseguisse, a tutti i costi, “per fare contenti i genitori” o gli allenatori; sarebbe, d’altronde, un vero peccato che abbandonasse un’attività appassionante per una crisi che potrebbe avere “solo” bisogno di ascolto, sostegno e incoraggiamento per essere superata.  Questa guida, questo ascolto potrebbe venire da lei Luisa, le dico oppure dal padre oppure ancora da una persona esterna.

Ritengo sia indispensabile ora restare su Mattia e porre a lui due semplici domande:

Cosa ti rende felice, in questo momento?

Cosa ti farebbe alzare, senza sforzo, alle 5 del mattino?

E prepararsi ad accogliere la risposta, qualsiasi essa sia.

Questo aiuterà lui e voi a comprendere le sue priorità, in questo passaggio di vita. Le sue passioni, i suoi stimoli attuali, la sua motivazione più profonda.

Mattia potrebbe parlare dello sport, dello studio, degli amici, di una ragazza, o forse potrebbe restare muto, senza dire nulla o addirittura dare una risposta non attesa. Potremmo scoprire che Mattia ha ancora entusiasmo in quello che fa ma ha (solo) bisogno di allentare i ritmi, di dare spazio ad altre dimensioni di sé. Potrebbe scoprire che il passaggio alle superiori ha posto nuove sfide che lui vuole fronteggiare, distribuendo energie tra impegni diversi e importanti.

E’ meglio spingere, assecondare, imporsi o lasciar fare? Una risposta buona per tutte le situazioni non c’è.  Potrebbe domandarsi, in tutta onestà: chi vuole che Mattia diventi un campione? Di chi è questo obiettivo? e orientare le sue scelte in base alla risposta. Accettando la responsabilità, le opportunità ed i rischi di ogni possibile scelta.

E’ naturale e giusto che siano i genitori a definire i sogni, gli obiettivi e i percorsi dei propri figli, quando sono piccoli. E’ altrettanto naturale e giusto trasferire nelle loro mani la capacità, la libertà e la responsabilità di definire e perseguire i propri sogni e progetti di vita adulta. E’ un processo lento e progressivo. E’ un processo che richiede consapevolezza e impegno, tanto nel genitore quanto nel ragazzo. E’ un processo che può unire genitori e figli nel momento presente gettando le basi per un futuro più maturo, più consapevole e perchè no, anche più motivato.

 

Lucilla Rizzini

Coaching & training
lucilla@lucillarizzini.com
www.lucillarizzini.com

Suona la campanella e si rientra… consigli per una “buona ripresa”

Suona la campanella e si rientra ..alcuni consigli per una “ buona ripresa “

Dott.ssa Annalisa Croci

 

Dopo mesi di vacanza i tempi sono diventati flessibili e le richieste scolastiche sono diminuite lasciando spazio al gioco; il rientro a scuola perciò potrebbe risultare pesante generando tensione nel riprendere in mano i libri, sia per i bimbi che per i genitori.

E’ arrivato il momento della ripresa scolastica: suona la campanella e tutti rientrano fra i banchi; tutti sono coinvolti: insegnanti, bambini e famiglie.La ripresa di una quotidianità, sopita dalle lunghe vacanze estive, porta così alla luce vari aspetti ; ad esempio la gioia del ritrovarsi con i compagni, ma anche ansia, confusione per i preparativi e la curiosità per il nuovo anno scolastico.

Come per gli adulti il lavoro occupa molto tempo e pensieri, anche per i bambini la scuola è un’attività che copre l’intera giornata e i momenti liberi in cui si devono svolgere i compiti; occupa così un posto di rilievo che include aspettative, paure e soddisfazioni.

E’ importante quindi saper gestire al meglio quest’onda emotiva per non trovarsi di fronte ad un carico di stress “ anticipatorio “. I bambini infatti vanno accompagnati e sostenuti amorevolmente aiutandoli a far emergere le loro emozioni, anche quelle negative poiché esse possano essere espresse, comprese e risanate. Lo stato emotivo più frequente all’inizio della scuola è l’incertezza e la curiosità per ciò che accadrà, la paura per il nuovo; questo passaggio quindi deve essere vissuto con tranquillità, così il bambino può associare alla scuola un’idea positiva e un senso di serenità che lo aiuterà a trascorre bene tutto l‘anno.

Ecco alcuni consigli per una buona ripresa:

reintrodurre orari adeguati almeno la settimana prima che inizi la scuola ( orario per coricarsi la sera e la sveglia della mattina ).

Avere attenzione per una sana alimentazione, spezzettando una o due merende leggere nella giornata, evitando che il bambino si abbuffi per tutto il giorno.

Se la scuola è nuova sarebbe utile accompagnarlo qualche giorno prima per far vedere il tragitto e come si presenta la scuola, cercando di essere fiduciosi e rendendo conosciuto l’ambiente che dovrà affrontare all’inizio dell’anno scolastico.

Consiglio utile :

informarsi sugli orari di inizio lezioni e sui rientri pomeridiani, alcune scuole la prima settimana hanno un calendario diverso, pertanto è bene esserne a conoscenza per potersi organizzare a tempo e comunicare il tutto anche al bambino.

 

Se il piccolo appare svogliato e non pronto all’inizio è possibile mostrare , da parte del genitore, entusiasmo puntando sul fatto di ritrovare compagni o insegnati a cui si è affezionato, sottolineare le varie attività che la scuola offre durante l’anno.

 

Ultimo consiglio, ma forse quello più importante: il primo giorno è “ sano “ che il genitore o entrambi accompagnino il figlio a scuola-asilo, specialmente se molto piccolo; dimostrandosi fiduciosi rispetto alluogo  in cui lo lasciano. Talvolta il distacco e l’inserimento sono un vero tasto dolente per i bambini, da ciò si possono manifestare nei giorni seguenti condotte d’evitamento per la scuola, è importante quindi dedicare tempo e attenzione in questa fase.

 

Buon inizio !

Dott.ssa Annalisa Croci

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

www.ascoltopsicologo.it

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Come gestire con serenità l’arrivo di un neonato e la presenza di amici a quattro zampe in casa.

Come gestire con serenità l’arrivo di un neonato e la presenza di amici a quattro zampe in casa.

Babies and Dogs……is love…

Molti proprietari di cani che stanno per diventare genitori, sono preoccupati da come il loro amico a quattro zampe possa reagire all’arrivo del neonato.

Effettivamente un bimbo, con i suoi ritmi e le sue esigenze, sconvolge la vita dei genitori e, di conseguenza, anche quella del cane di casa. Inoltre, lo stile di vita della famiglia tende a cambiare radicalmente e spesso il cane vede ridursi drasticamente il tempo dedicato a lui: le passeggiate sono più corte, i momenti di gioco e d’interazione si riducono in frequenza e durata. Perciò, in previsione della nascita del neonato, bisogna fare in modo che il cane impari a conoscere i bambini gradualmente e in modo corretto, associandoli sempre ad esperienze positive.

Quando il bambino arriva a casa, è bene non diminuire la quantità di attenzioni riservate al cane e premiare sempre (con carezze, premi in cibo e giochi ) l’amico a quattro zampe, quando rimane tranquillo . In questo modo, nella sua mente, si creerà un’associazione positiva con l’immagine del bambino. Proprio a tale scopo, evitiamo di punire il cane in presenza del bimbo, altrimenti si rischia, al contrario, un’associazione negativa.

Allo stesso modo, evitiamo di allontanare l’amico a quattro zampe quando tenta un approccio con il bambino: cerchiamo piuttosto di far stare il cane nella stessa stanza con il bimbo, tenendolo magari impegnato con qualche gioco interattivo riempito con del cibo (si tratta di giocattoli che stimolano la mente, il fiuto e la masticazione). Al contrario, se il cane si nasconde o si allontana dal bimbo, non costringiamolo per forza a stare in sua presenza. Se prima dell’arrivo del piccolo il cane era abituato a stare sul divano con voi a guardare la tv, continuate il più possibile a farlo, non allontanatelo da tutte le abitudini che aveva con voi, se no assocerà il bimbo all’allontanamento di tutti i suoi privilegi!

Naturalmente, è sempre necessario supervisionare le interazioni tra cani e bambini, perché anche l’amico a quattro zampe più tranquillo, se disturbato eccessivamente, potrebbe reagire in modo aggressivo per difesa e, comunque, anche giocando, potrebbe fare involontariamente del male al bambino.

Quando non è possibile supervisionare le interazioni tra cane e bambino, perché stiamo preparando il pranzo o altro, allora è preferibile tenerli separati; allo scopo si possono usare dei piccoli cancelli per dividere gli ambienti oppure si può tenere il cane in un altra stanza o in giardino. Se, però, il cane non era abituato a stare all’esterno, non lasciatelo tutta la giornata fuori, si sentirebbe abbandonato, potrebbe piangere oppure cercare continuamente di entrare dalla porta o dalla finestra!

È, inoltre, bene evitare che il bambino tocchi le cose del cane, come la ciotola, la cuccia e i giochi. A questo scopo collochiamo la cuccia in una zona della casa tranquilla e inaccessibile al bimbo. Un cane non correttamente socializzato (significa non abituato fin dalla più tenera età a convivere con i bambini piccoli, lasciato a vivere in un recinto, alla catena o in giardino, lontano dalla famiglia) indipendentemente dalla razza, può non riconoscere un bambino piccolo come appartenente alla specie umana. Un bambino piccolo, infatti, ha proporzioni fisiche diverse da quelle di un adulto umano, emette strilli e versi differenti da quelli di un adulto, si muove a scatti, corre, sgambetta e cade.

Bisogna ricordare che i cani non sono né “buoni”, né “cattivi”.

Sono cani. Il cane non ha un senso morale, non ha una cultura, non ha leggi. E’ un animale e si comporta secondo il proprio etogramma. Si comporta anche secondo l’educazione che ha ricevuto… ed esistono indubbiamente razze (o tipologie) più o meno reattive, più o meno possessive, più o meno mordaci… ma tutti i cani sono tendenzialmente “buoni”, dal punto di vista morale (nostro).

Purtroppo, anche il cane più dolce del mondo, in certe condizioni, può mordere.

Dire“ho lasciato mio figlio da solo con quel cane perché so che è buono” non ha alcun significato, perché il cane può reagire mordendo ad un’infinità di stimoli: il dolore (vedi tirate di coda, dita negli occhi e altre cose che i bambini piccoli a volte compiono in assoluta innocenza – perchè neppure loro hanno ancora ben chiaro i concetti di “giusto” e “sbagliato” – ma che fanno male al cane lo stesso); la difesa del cibo o anche solo di un oggetto (palline, ossetti ecc.); fraintendimento di atteggiamenti amichevoli/giocosi che il cane scambia per minacciosi; suoni che lo infastidiscono (i bambini strillano spesso e volentieri) eccetera eccetera.

Non fate quegli errori del tipo: “ Il cane è bravissimo, si lascia fare di tutto!”. Frasi come questa hanno conseguenze a volte molto pesanti, per il bambino…. ma anche per il cane. Un cane che morde perché ha sentito fastidio e/o dolore è “cattivo”? Neanche per idea: è un cane, che, ricordiamolo, non ha nessunissima arma di difesa al di fuori dei denti, quindi usa quelli. Anche il bambino di due anni per difendere i propri giochi potrebbe arrivare a mordere l’amichetto!

Un bimbo piccolo, al cospetto di un cane, può, e sicuramente lo farà, se non c’è supervisione:

1. infilare un dito in un occhio del cane o in un orecchio o in bocca ;
2. agguantare la pelliccia pizzicandola malamente e strappare i peli;
3. pestare una zampa o la coda;
4. può montare il cane come se fosse il cavallo;
5. toccare un punto dolorante del cane.
6. contendere o appropriarsi di un osso, di un giocattolo suo che il cane vuole, o di un gioco del cane lasciato per terra;
7. entrare nello spazio fisico che il cane considera suo;
8. mettere le mani nella ciotola del cane.

A tutte queste azioni, il cane può rispondere con aggressività “territoriale” o di dominanza.

Non lascerei mai un cane e un bambino piccolo da soli, perché so che esiste una remota possibilità che un gioco innocente possa trasformarsi in un gioco mortale.

La supervisione dell’adulto impedisce al bambino di stressare il cane. Tutti i cani e i bambini devono essere educati al reciproco rispetto e convivenza.

Quindi, il rapporto tra cani e bambini è sicuro quando è mediato da un adulto responsabile che impedisce al bambino di disturbare il cane.

I bambini che crescono con gli animali domestici (cani, gatti, uccellini…), hanno sicuramente una capacità empatica maggiore, capacità di leggere, comprendere le emozioni e i comportamenti altrui, proprio perchè allenati, fin dalla più tenera età, all’osservazione di un essere vivente ricco di bisogni fisici, ma anche psicologici come un animale, e difficilmente interpretabili. I benefici sono, quindi, a livello psicologico ed educativo; interagire con l’animale mette in moto il desiderio di curare un altro essere vivente, di sperimentarsi in una relazione. A livello educativo, insegna ad attendere i tempi dell’altro e la virtù della pazienza. Inoltre, ci sono benefici fisici legati all’attività motoria che il bambino può fare insieme al suo amico a quattro zampe, nonché attività sociali. Un bimbo, insieme al suo animale cattura sempre l’attenzione e suscita simpatia immediata.

Queste indicazioni sono rivolte a chi già possiede un cane prima dell’arrivo del figlio.

In caso contrario, ovvero, quando si decide di prendere un cane dopo la nascita di uno o più figli mi sento di consigliare un’accurata riflessione. Certo che è bello avere un cane e godere delle sua compagnia, ma proprio perchè nessuno abbia problemi, ovviamente anche il cane necessita una attenta autovalutazione dei propri comportamenti e delle proprie possibili capacità!

 

Dott.ssa Mariateresa Bertazzoli

Docente di Psicologia e Pedagogia

Consulente Pedagogica

mariateresabertazzoli@gmail.com

Domande frequenti e risposte sulla conservazione cordone ombelicale

Domande frequenti e risposte sulla conservazione cordone ombelicale

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

Chi è abilitato ad eseguire il prelievo di cellule staminali cordone ombelicale? Cosa succede nel caso di parto gemellare? Scegliendo di partorire in casa è ugualmente possibile conservare le staminali del cordone? Tanti dubbi per le mamme che si informano sulla conservazione del cordone e cellule staminali; tante domande a cui dare risposta.

Vantaggi e problemi legati alla conservazione privata del cordone ombelicale: quali sono?

Uno dei principali vantaggi della conservazione privata consiste nella possibilità di disporre del campione immediatamente in caso di bisogno; c’è poi la totale compatibilità con il bambino di queste cellule provenienti dal suo cordone. I problemi invece derivano dalla possibilità che il sangue, o più precisamente le cellule al suo interno, non siano sufficienti per effettuare il trapianto e per fare in modo che esso abbia un esito positivo in rapporto al peso del ricevente. Numerose ricerche scientifiche hanno però portato alla possibilità di aumentare in vitro il numero delle cellule staminali disponibili per il trapianto, superando così il problema.

Chi può effettuare il prelievo del sangue dal cordone ombelicale subito dopo il parto?

Le figure abilitate per eseguire l’operazione del prelievo sono infermieri, ostetriche e medici ginecologi. Con la scelta di partorire in casa è ugualmente possibile conservare le cellule staminali del cordone? La risposta è positiva ed è possibile conservare il sangue cordonale consegnando il kit di prelievo all’ostetrica che vi assisterà durante il parto. Tale kit sarà fornito dalla vostra banca del cordone ombelicale insieme alla documentazione riguardante il procedimento da seguire per il prelievo.

E in caso di parto gemellare? Come si procede per conservare il cordone ombelicale?

Se i gemelli sono omozigoti è possibile effettuare un unico prelievo in quanto le cellule staminali cordonali sono compatibili al 100% con tutte e due i gemelli; per i gemelli eterozigoti invece, occorre effettuare un doppio prelievo e una doppia conservazione.

Come stabilire la compatibilità delle cellule staminali con gli altri membri della famiglia? Nel caso in cui un membro della famiglia, ad esempio un fratello, necessiti delle staminali conservate come si procede?

Le probabilità che il campione sia compatibile con i familiari diminuiscono con il diminuire del grado di parentela tra il donatore e il soggetto ricevente. In particolare i genitori hanno una probabilità di risultare compatibili che può arrivare fino al 50%, mentre tra fratelli la percentuale di compatibilità scende fino al 25%

 

Saranno degli esami specifici, chiamati di tipizzazione HLA (Human Luekocyte Antigen) a determinare la compatibilità tra le cellule conservate e il ricevente. La primissima tipizzazione può essere eseguita già al momento della crioconservazione prelevando una piccola quantità del sangue del cordone, ma anche successivamente, attraverso un semplice prelievo di sangue. Se la tipizzazione di base conferma la compatibilità si passa all’analisi del DNA e in ultima battuta all’analisi MLC (Mixed Linfocyte Culture) che sancisce definitivamente il grado di compatibilità.

 

Per informazioni: www.sorgente.com

I segreti di una serena prima gravidanza

I segreti di una serena prima gravidanza

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

La prima gravidanza porta con sé grandi emozioni ma spesso anche tante paure e dubbi nella futura madre.

Ci sono degli accorgimenti che ogni donna in dolce attesa dovrebbe adottare per tutelare la propria salute e quella del bimbo, come seguire uno stile di vita sano e sottoporsi a tutti i controlli ginecologici e ai test di screening prenatale.

L’alimentazione è sicuramente la prima cosa a cui una donna incinta deve prestare attenzione. Una dieta sana ed equilibrata permette di assimilare i giusti nutrienti e in quantità necessaria per garantire la normale crescita del feto. Inoltre un’alimentazione adeguata serve anche a fornire il giusto apporto di energia al fisico della mamma, sottoposto ad enormi cambiamenti e fatiche durante tutto l’arco della gravidanza.

Attenzione va rivolta anche alla quantità di cibo e calorie assunte: esagerare non fa bene. Un aumento eccessivo di peso può infatti favorire l’insorgere di numerose patologie, anche gravi, come il diabete gestazionale.

Probabilmente scontato ma mai ribadito a sufficienza è il concetto che in gravidanza sarebbe bene bandire del tutto sia fumo che alcol. Infatti ciò che viene assimilato dall’organismo della mamma viene poi trasferito al feto e per questo motivo i ginecologi raccomandano di smettere di fumare e di assumere bevande alcoliche. Queste sostanze potrebbero portare danni all’apparato respiratorio del bambino e le bevande alcoliche, quando assunte in eccesso, possono portare allo sviluppo della sindrome fetale alcolica, un disturbo che può arrecare danni molto seri al feto, sia di tipo fisico che mentale. Il fumo, inoltre, porta ad una minore pressione sanguigna, per cui il circolo di sangue materno verso il feto è diminuito e ciò può favorire un parto pretermine.

Ogni donna in gravidanza dovrebbe poi ricordarsi che è nella scelta dei farmaci da assumere è meglio evitare le decisioni perse in autonomia e il “fai da te”. È infatti buona prassi consultare sempre il ginecologo per accertarsi su quali siano i farmaci giusti per contrastare alcuni disturbi senza avere effetti collaterali sul feto. In particolare, le donne che seguono una terapia farmacologica quotidiana non dovrebbero interromperla ma consultare subito lo specialista per verificare l’eventuale necessità di variarla.

Appena accertato lo stato di gravidanza, la futura mamma dovrebbe effettuare test di screening prenatale e specifici esami del sangue per verificare se siano presenti infezioni e malattie virali, e che permettono anche di stabilire se la gestante sia immune a rosolia e toxoplasmosi, malattie che, se contratte in gravidanza, possono essere pericolose per il piccolo. Solitamente tutti questi esami del sangue vengono svolti nei primi mesi di gravidanza nel corso dei test di screening prenatale consigliati dal ginecologo.

L’età della gestante (superiore ai 35 anni 1 )  e la presenza in famiglia di determinate patologie genetiche potrebbero influenzare la salute del bambino in arrivo aumentando la probabilità che sia affetto da difetti cromosomici. Il ginecologo o uno specialista in genetica sapranno consigliare la madre su quali test di screening prenatale effettuare per verificare lo stato di salute del bambino.

Sottoporsi agli esami di screening e diagnosi prenatale è dunque una tappa fondamentale nella gravidanza. Tramite test prenatali diagnostici di tipo invasivo, quali amniocentesi e villocentesi, è possibile avere una diagnosi sullo stato di salute del feto. Tuttavia tutti i test diagnostici invasivi hanno un rischio di aborto pari all’1% 1 .

Alcuni esami di screening prenatale non invasivi, che non hanno quindi alcun rischio di aborto, hanno un’elevata affidabilità nella rilevazione della Sindrome di Down e altre anomalie genetiche e cromosomiche. Tra questi test rientra il test del DNA fetale. Tale test viene effettuato analizzando i frammenti di DNA del feto circolanti nel sangue materno; dall’analisi di questi frammenti è possibile scoprire se il bambino abbia anomalie cromosomiche o mutazioni genetiche; tali anomalie vengono rilevate con un’affidabilità pari al 99,9% 2 .

 

Per sapere in cosa consiste il test del DNA fetale visita il sito www.testprenataleaurora.it

 

Fonti:

1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche- Di Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut

2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A