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Tag: aiuto genitori

Come limitare la gelosia tra fratelli

La gelosia tra fratelli è un fenomeno inevitabile all’interno di una famiglia, ogni bambino vuole essere considerato il più amato e riconosciuto come il più bravo.

La nascita di un fratellino è decisione dei genitori, non dei bambini, come spesso si pensa. Ciò provoca una normale reazione di paura, insicurezza; quindi il bambino vive un momentaneo periodo di cambiamento,tensione. Spesso però viene percepito dai genitori come un bambino buono, che all’improvviso si comporta male e diventa “ cattivo “.

È importante che i genitori siano consapevoli che c’è gelosia e devono accettare questa reazione, bloccare la gelosia non la elimina, ma fa si che la somatizzi in un sintomo o che la ripresenti più avanti ancor più accentuata.

Il bambino spesso ha il vissuto di non piacere a nessuno, partendo proprio da mamma e papà poiché si sente messo da parte e sgridato sempre.

È utile per i genitori rassicurare e comprendere le esigenze del figlio prima di sgridare.

Quali sono le manifestazione tipiche della gelosia?

Prendere in giro, comportamenti ostili, isolarsi, tenere il broncio, regredire ( enuresi, difficoltà a prendere sonno o nell’alimentazione, bisogno smodato di coccole ). Aggressività verbale e fisica, comportamenti distruttivi ( es. con giocattoli ), invidia; o eccessiva dipendenza dal genitore.

Consigli per limitare la gelosia tra fratelli

Qualche piccolo accorgimento e strategia per far si che la naturale gelosia tra fratelli non degeneri:

 

  • Evitare di prendere le parti di uno dei due figli, inoltre fare in modo che gestiscano da soli il litigio e trovino una soluzione, senza arrivare alle mani.
  • nel caso in cui i bambini non riescano ad appacificarsi dare un  “time- out “ o dividerli in due stanze diverse
  • evitare che il bambino grande faccia del piccolo la sua vittima.
  • evitare anche di dare le colpe al grande, poiché anche i bambini piccoli sanno litigare, offendere e pretendere ( anche se fisicamente è debole, sa trovare situazioni a suo vantaggio )
  • cercare una soluzione e non un colpevole
  • cercate di dare attenzione ad entrambi i bambini, ad esempio con elogi e limiti per entrambi e con attività diversificate ed individuali, perciò aiutate ad avere amici ed interessi diversificati, così ognuno avrà possibilità di sperimentarsi e maturare una buona autostima.

⇒Molto importante: evitare di fare confronti.

Ringrazio per questo interessante e utile approfondimento

dott.ssa Annalisa Croci
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA
www.ascoltopsicologo.it
cel. 334/2357696

Conosci meglio la dott.ssa Croci

 

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Cosa fare se mio figlio non ha più la motivazione?

E SE MIO FIGLIO NON HA PIU MOTIVAZIONE?

Mi scrive Luisa mamma di Mattia, un ragazzo di 14 anni, portiere in una locale squadra di calcio. Si sfoga Luisa dicendo che il ragazzo non ha più la motivazione per continuare a giocare, è apatico verso gli amici e l’allenatore e fa spesso errori banali, fatali per la squadra e per il suo futuro da giocatore.
Nella sua lettera mi racconta l’infanzia del piccolo, che, dall’età di 5 anni, spronato dal padre e dagli allenatori segue costantemente gli allenamenti con voglia di fare e tanta passione. Sono pochi i goal subiti nelle tante partite disputate: Mattia è un piccolo Buffon, futuro talento del calcio italiano. Un ragazzo di cui andare fieri, che anche a scuola è sempre stato diligente e motivato.

Il ragazzo ha un talento innato che con dure ore di allenamento lo ha portato avanti, molto avanti nello sport tenendo sempre alta la sua motivazione. Ma da qualche tempo non è più cosi.

Presso gli antichi popoli del Mediterraneo il talento era un’unità di misura di peso (circa 35 chili) e di denaro, metallo prezioso pesato.  Un talento d’oro o d’argento rappresentava una ricchezza importante che gravava di responsabilità chi la possedeva. Nella parabola del Vangelo viene premiato chi ha utilizzato i talenti di denaro ricevuti in custodia, facendoli fruttare. Viene criticato chi  li ha sotterrati, per non correre rischi.

Il talento sportivo (come qualunque altro talento) è una dote innata. 

Importante distinguere, qua tra talento e potenzialità. Il talento infatti si manifesta quando una potenzialità, altrimenti detta anche punto di forza, viene riconosciuta dall’esterno. Quando insomma più di una persona vengono da te a dirti “lo sai che sei veramente un fuoriclasse in questo” e tu non ti rendi conto, non ne hai spesso la percezione. Proprio perchè innato il talento viene spesso dato per scontato.  Se ne è provvisti in modo naturale, se non c’è non si può imparare. Allo stesso modo se non coltivato il talento può essere perso. E’ un valore che non dovrebbe essere disperso ma fatto gemmare e fruttare.E’ meraviglioso poter individuare già nell’infanzia la capacità, il talento che contraddistingue i propri figli. Per un ragazzo, però, arriva un momento in cui il talento può essere una responsabilità gravosa perché non ha gli strumenti per gestire questa dote, per incanalarla lungo la strada che tracci il suo destino di persona adulta.

Mattia si spaventa, sente un peso che non sa gestire. Forse anche non accetta più questo talento.

Mattia sarà un eccellente giocatore amatoriale o un campione? Il calcio sarà la sua professione, la sua realizzazione?

Il ruolo degli adulti nei confronti dei giovani talentuosi è fondamentale, delicato e molto complesso.

Mattia ha la stoffa del campione. Ma ora è in crisi.

Chiamo Luisa e la incontro per una sessione, solo lei ed io . Mi dice che Mattia inventa scuse di ogni genere, commette errori banali e salta spesso gli allenamenti.

E’ de-motivato. Né il successo, né la prospettiva di fama (e guadagni) sportivi, né la gioia di giocare con gli amici di sempre sembrano smuoverlo verso il campo da calcio. Verso quegli impegni e fatiche che ha sempre affrontato, con gioia, per tanti anni. Come sportiva amatoriale e coach so bene che i momenti di crisi come quelli di Mattia hanno una loro storia, possono avere significati diversi ed esiti opposti. Possono essere l’occasione per ritrovare, dentro di noi, radici forti, per proseguire con maggiore determinazione, affrontando le fatiche e le difficoltà richieste dall’impegno sportivo; a volte, al contrario, sono opportunità per riconoscere di aver cambiato strada maturato una nuova identità ed appartenere ad altro.Potrebbe essere giunto il momento per ri-definirsi e orientarsi verso una propria direzione più autentica, in quel momento. Per un ragazzo di 14 anni ancora molto volubile e nel pieno dell’età adolescenziale questi sono momenti di vita difficili da affrontare nella solitudine del proprio disorientamento, spesso emozionalmente ambivalente (desiderio e rifiuto, amore e odio). Richiedono un affiancamento, un accompagnamento da parte dei genitori certamente e anche da un professionista esterno.
Lo spiego a Luisa. Le dico che è importante che Mattia senta la vicinanza dei genitori e dell’allenatore ma che questa sia una vicinanza misurata senza trasformarmi in oppressione.

Sarebbe davvero triste che Mattia proseguisse, a tutti i costi, “per fare contenti i genitori” o gli allenatori; sarebbe, d’altronde, un vero peccato che abbandonasse un’attività appassionante per una crisi che potrebbe avere “solo” bisogno di ascolto, sostegno e incoraggiamento per essere superata.  Questa guida, questo ascolto potrebbe venire da lei Luisa, le dico oppure dal padre oppure ancora da una persona esterna.

Ritengo sia indispensabile ora restare su Mattia e porre a lui due semplici domande:

Cosa ti rende felice, in questo momento?

Cosa ti farebbe alzare, senza sforzo, alle 5 del mattino?

E prepararsi ad accogliere la risposta, qualsiasi essa sia.

Questo aiuterà lui e voi a comprendere le sue priorità, in questo passaggio di vita. Le sue passioni, i suoi stimoli attuali, la sua motivazione più profonda.

Mattia potrebbe parlare dello sport, dello studio, degli amici, di una ragazza, o forse potrebbe restare muto, senza dire nulla o addirittura dare una risposta non attesa. Potremmo scoprire che Mattia ha ancora entusiasmo in quello che fa ma ha (solo) bisogno di allentare i ritmi, di dare spazio ad altre dimensioni di sé. Potrebbe scoprire che il passaggio alle superiori ha posto nuove sfide che lui vuole fronteggiare, distribuendo energie tra impegni diversi e importanti.

E’ meglio spingere, assecondare, imporsi o lasciar fare? Una risposta buona per tutte le situazioni non c’è.  Potrebbe domandarsi, in tutta onestà: chi vuole che Mattia diventi un campione? Di chi è questo obiettivo? e orientare le sue scelte in base alla risposta. Accettando la responsabilità, le opportunità ed i rischi di ogni possibile scelta.

E’ naturale e giusto che siano i genitori a definire i sogni, gli obiettivi e i percorsi dei propri figli, quando sono piccoli. E’ altrettanto naturale e giusto trasferire nelle loro mani la capacità, la libertà e la responsabilità di definire e perseguire i propri sogni e progetti di vita adulta. E’ un processo lento e progressivo. E’ un processo che richiede consapevolezza e impegno, tanto nel genitore quanto nel ragazzo. E’ un processo che può unire genitori e figli nel momento presente gettando le basi per un futuro più maturo, più consapevole e perchè no, anche più motivato.

 

Lucilla Rizzini

Coaching & training
lucilla@lucillarizzini.com
www.lucillarizzini.com

Suona la campanella e si rientra… consigli per una “buona ripresa”

Suona la campanella e si rientra ..alcuni consigli per una “ buona ripresa “

Dott.ssa Annalisa Croci

 

Dopo mesi di vacanza i tempi sono diventati flessibili e le richieste scolastiche sono diminuite lasciando spazio al gioco; il rientro a scuola perciò potrebbe risultare pesante generando tensione nel riprendere in mano i libri, sia per i bimbi che per i genitori.

E’ arrivato il momento della ripresa scolastica: suona la campanella e tutti rientrano fra i banchi; tutti sono coinvolti: insegnanti, bambini e famiglie.La ripresa di una quotidianità, sopita dalle lunghe vacanze estive, porta così alla luce vari aspetti ; ad esempio la gioia del ritrovarsi con i compagni, ma anche ansia, confusione per i preparativi e la curiosità per il nuovo anno scolastico.

Come per gli adulti il lavoro occupa molto tempo e pensieri, anche per i bambini la scuola è un’attività che copre l’intera giornata e i momenti liberi in cui si devono svolgere i compiti; occupa così un posto di rilievo che include aspettative, paure e soddisfazioni.

E’ importante quindi saper gestire al meglio quest’onda emotiva per non trovarsi di fronte ad un carico di stress “ anticipatorio “. I bambini infatti vanno accompagnati e sostenuti amorevolmente aiutandoli a far emergere le loro emozioni, anche quelle negative poiché esse possano essere espresse, comprese e risanate. Lo stato emotivo più frequente all’inizio della scuola è l’incertezza e la curiosità per ciò che accadrà, la paura per il nuovo; questo passaggio quindi deve essere vissuto con tranquillità, così il bambino può associare alla scuola un’idea positiva e un senso di serenità che lo aiuterà a trascorre bene tutto l‘anno.

Ecco alcuni consigli per una buona ripresa:

reintrodurre orari adeguati almeno la settimana prima che inizi la scuola ( orario per coricarsi la sera e la sveglia della mattina ).

Avere attenzione per una sana alimentazione, spezzettando una o due merende leggere nella giornata, evitando che il bambino si abbuffi per tutto il giorno.

Se la scuola è nuova sarebbe utile accompagnarlo qualche giorno prima per far vedere il tragitto e come si presenta la scuola, cercando di essere fiduciosi e rendendo conosciuto l’ambiente che dovrà affrontare all’inizio dell’anno scolastico.

Consiglio utile :

informarsi sugli orari di inizio lezioni e sui rientri pomeridiani, alcune scuole la prima settimana hanno un calendario diverso, pertanto è bene esserne a conoscenza per potersi organizzare a tempo e comunicare il tutto anche al bambino.

 

Se il piccolo appare svogliato e non pronto all’inizio è possibile mostrare , da parte del genitore, entusiasmo puntando sul fatto di ritrovare compagni o insegnati a cui si è affezionato, sottolineare le varie attività che la scuola offre durante l’anno.

 

Ultimo consiglio, ma forse quello più importante: il primo giorno è “ sano “ che il genitore o entrambi accompagnino il figlio a scuola-asilo, specialmente se molto piccolo; dimostrandosi fiduciosi rispetto alluogo  in cui lo lasciano. Talvolta il distacco e l’inserimento sono un vero tasto dolente per i bambini, da ciò si possono manifestare nei giorni seguenti condotte d’evitamento per la scuola, è importante quindi dedicare tempo e attenzione in questa fase.

 

Buon inizio !

Dott.ssa Annalisa Croci

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

www.ascoltopsicologo.it

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E’ ora di fare la nanna… alcune strategie per una “Buonanotte”!

 

Come gestire con serenità l’arrivo di un neonato e la presenza di amici a quattro zampe in casa.

Come gestire con serenità l’arrivo di un neonato e la presenza di amici a quattro zampe in casa.

Babies and Dogs……is love…

Molti proprietari di cani che stanno per diventare genitori, sono preoccupati da come il loro amico a quattro zampe possa reagire all’arrivo del neonato.

Effettivamente un bimbo, con i suoi ritmi e le sue esigenze, sconvolge la vita dei genitori e, di conseguenza, anche quella del cane di casa. Inoltre, lo stile di vita della famiglia tende a cambiare radicalmente e spesso il cane vede ridursi drasticamente il tempo dedicato a lui: le passeggiate sono più corte, i momenti di gioco e d’interazione si riducono in frequenza e durata. Perciò, in previsione della nascita del neonato, bisogna fare in modo che il cane impari a conoscere i bambini gradualmente e in modo corretto, associandoli sempre ad esperienze positive.

Quando il bambino arriva a casa, è bene non diminuire la quantità di attenzioni riservate al cane e premiare sempre (con carezze, premi in cibo e giochi ) l’amico a quattro zampe, quando rimane tranquillo . In questo modo, nella sua mente, si creerà un’associazione positiva con l’immagine del bambino. Proprio a tale scopo, evitiamo di punire il cane in presenza del bimbo, altrimenti si rischia, al contrario, un’associazione negativa.

Allo stesso modo, evitiamo di allontanare l’amico a quattro zampe quando tenta un approccio con il bambino: cerchiamo piuttosto di far stare il cane nella stessa stanza con il bimbo, tenendolo magari impegnato con qualche gioco interattivo riempito con del cibo (si tratta di giocattoli che stimolano la mente, il fiuto e la masticazione). Al contrario, se il cane si nasconde o si allontana dal bimbo, non costringiamolo per forza a stare in sua presenza. Se prima dell’arrivo del piccolo il cane era abituato a stare sul divano con voi a guardare la tv, continuate il più possibile a farlo, non allontanatelo da tutte le abitudini che aveva con voi, se no assocerà il bimbo all’allontanamento di tutti i suoi privilegi!

Naturalmente, è sempre necessario supervisionare le interazioni tra cani e bambini, perché anche l’amico a quattro zampe più tranquillo, se disturbato eccessivamente, potrebbe reagire in modo aggressivo per difesa e, comunque, anche giocando, potrebbe fare involontariamente del male al bambino.

Quando non è possibile supervisionare le interazioni tra cane e bambino, perché stiamo preparando il pranzo o altro, allora è preferibile tenerli separati; allo scopo si possono usare dei piccoli cancelli per dividere gli ambienti oppure si può tenere il cane in un altra stanza o in giardino. Se, però, il cane non era abituato a stare all’esterno, non lasciatelo tutta la giornata fuori, si sentirebbe abbandonato, potrebbe piangere oppure cercare continuamente di entrare dalla porta o dalla finestra!

È, inoltre, bene evitare che il bambino tocchi le cose del cane, come la ciotola, la cuccia e i giochi. A questo scopo collochiamo la cuccia in una zona della casa tranquilla e inaccessibile al bimbo. Un cane non correttamente socializzato (significa non abituato fin dalla più tenera età a convivere con i bambini piccoli, lasciato a vivere in un recinto, alla catena o in giardino, lontano dalla famiglia) indipendentemente dalla razza, può non riconoscere un bambino piccolo come appartenente alla specie umana. Un bambino piccolo, infatti, ha proporzioni fisiche diverse da quelle di un adulto umano, emette strilli e versi differenti da quelli di un adulto, si muove a scatti, corre, sgambetta e cade.

Bisogna ricordare che i cani non sono né “buoni”, né “cattivi”.

Sono cani. Il cane non ha un senso morale, non ha una cultura, non ha leggi. E’ un animale e si comporta secondo il proprio etogramma. Si comporta anche secondo l’educazione che ha ricevuto… ed esistono indubbiamente razze (o tipologie) più o meno reattive, più o meno possessive, più o meno mordaci… ma tutti i cani sono tendenzialmente “buoni”, dal punto di vista morale (nostro).

Purtroppo, anche il cane più dolce del mondo, in certe condizioni, può mordere.

Dire“ho lasciato mio figlio da solo con quel cane perché so che è buono” non ha alcun significato, perché il cane può reagire mordendo ad un’infinità di stimoli: il dolore (vedi tirate di coda, dita negli occhi e altre cose che i bambini piccoli a volte compiono in assoluta innocenza – perchè neppure loro hanno ancora ben chiaro i concetti di “giusto” e “sbagliato” – ma che fanno male al cane lo stesso); la difesa del cibo o anche solo di un oggetto (palline, ossetti ecc.); fraintendimento di atteggiamenti amichevoli/giocosi che il cane scambia per minacciosi; suoni che lo infastidiscono (i bambini strillano spesso e volentieri) eccetera eccetera.

Non fate quegli errori del tipo: “ Il cane è bravissimo, si lascia fare di tutto!”. Frasi come questa hanno conseguenze a volte molto pesanti, per il bambino…. ma anche per il cane. Un cane che morde perché ha sentito fastidio e/o dolore è “cattivo”? Neanche per idea: è un cane, che, ricordiamolo, non ha nessunissima arma di difesa al di fuori dei denti, quindi usa quelli. Anche il bambino di due anni per difendere i propri giochi potrebbe arrivare a mordere l’amichetto!

Un bimbo piccolo, al cospetto di un cane, può, e sicuramente lo farà, se non c’è supervisione:

1. infilare un dito in un occhio del cane o in un orecchio o in bocca ;
2. agguantare la pelliccia pizzicandola malamente e strappare i peli;
3. pestare una zampa o la coda;
4. può montare il cane come se fosse il cavallo;
5. toccare un punto dolorante del cane.
6. contendere o appropriarsi di un osso, di un giocattolo suo che il cane vuole, o di un gioco del cane lasciato per terra;
7. entrare nello spazio fisico che il cane considera suo;
8. mettere le mani nella ciotola del cane.

A tutte queste azioni, il cane può rispondere con aggressività “territoriale” o di dominanza.

Non lascerei mai un cane e un bambino piccolo da soli, perché so che esiste una remota possibilità che un gioco innocente possa trasformarsi in un gioco mortale.

La supervisione dell’adulto impedisce al bambino di stressare il cane. Tutti i cani e i bambini devono essere educati al reciproco rispetto e convivenza.

Quindi, il rapporto tra cani e bambini è sicuro quando è mediato da un adulto responsabile che impedisce al bambino di disturbare il cane.

I bambini che crescono con gli animali domestici (cani, gatti, uccellini…), hanno sicuramente una capacità empatica maggiore, capacità di leggere, comprendere le emozioni e i comportamenti altrui, proprio perchè allenati, fin dalla più tenera età, all’osservazione di un essere vivente ricco di bisogni fisici, ma anche psicologici come un animale, e difficilmente interpretabili. I benefici sono, quindi, a livello psicologico ed educativo; interagire con l’animale mette in moto il desiderio di curare un altro essere vivente, di sperimentarsi in una relazione. A livello educativo, insegna ad attendere i tempi dell’altro e la virtù della pazienza. Inoltre, ci sono benefici fisici legati all’attività motoria che il bambino può fare insieme al suo amico a quattro zampe, nonché attività sociali. Un bimbo, insieme al suo animale cattura sempre l’attenzione e suscita simpatia immediata.

Queste indicazioni sono rivolte a chi già possiede un cane prima dell’arrivo del figlio.

In caso contrario, ovvero, quando si decide di prendere un cane dopo la nascita di uno o più figli mi sento di consigliare un’accurata riflessione. Certo che è bello avere un cane e godere delle sua compagnia, ma proprio perchè nessuno abbia problemi, ovviamente anche il cane necessita una attenta autovalutazione dei propri comportamenti e delle proprie possibili capacità!

 

Dott.ssa Mariateresa Bertazzoli

Docente di Psicologia e Pedagogia

Consulente Pedagogica

mariateresabertazzoli@gmail.com

Le regole dell’infanzia: quanto servono?

Le regole dell’infanzia: quanto servono?

Dott.ssa Annalisa Croci

Le regole sono utili per educare, insegnare i limiti; il bambino ne ha bisogno, ma ovviamente ha bisogno anche di approvazione, riconoscimento e lodi . Volere bene al proprio figlio significa anche dare delle regole.

Senza regole infatti il bambino cresce “ onnipotente “, perciò al momento delle prime relazioni sociali gli sarà difficile tollerare le frustrazioni ed entrare in contatto con gli altri.

Le regole cambiano in base all’età, ad esempio fino al primo anno di vita il bambino è in uno stato di simbiosi, è un tutt’uno con la madre pertanto le regole pertanto possono riguardare i ritmi della giornata: cibo, spostamenti, attesa , ma devono tenere conto delle reali esigenze fisiologiche ed emotive del piccolo. Gli interventi dei genitori dovrebbero essere il meno punitivi possibile, ma rivolti a stabilire una routine e una scansione del giorno e dell’attesa.

Le regole dai due anni circa e all’età scolare cambiano poiché il figlio inizia ad avere il senso del tempo, dello spazio e dei rapporti di causa-effetto. Quindi è possibile stabilire regole e norme generali, per le quali può essere punito se non le rispetta. Dopo aver stabilito delle regole e è necessario comunicarle chiaramente al bambino. È possibile rimproverare o punire, ma prima le regole devo essere spiegate in modo semplice e comprensivo .Talvolta il piccolo reagisce con pianto e i capricci, essi possono rappresentare una modalità per tastare il terreno e comprendere fino a che punto i genitori sono intransigenti o accondiscendenti.Quindi : è compito dell’adulto fornire un limite, un contenimento.

Per i genitori qual’ è lo stile educativo migliore ?

Consiglio uno stile educativo stabile ossia fissare delle regole ed essere coerenti; ad esempio non essere indulgenti o punitivi a seconda dell’umore. Se l’atteggiamento degli adulti che si prendono cura di lui è altalenante e molto diverso, il bambino non comprende lo stile del genitore e quale siano i comportamenti adeguati e corretti.

Spesso i genitori faticano a dire di “ no “, si possono sentire confusi e disorientati nel proporre la regola,timorosi di essere i “ colpevoli “ delle sofferenze dei figli. Essere troppo accondiscendenti non aiuta sicuramente i piccoli e non aiuta loro a saper aspettare o rinunciare.

Quindi..

Il bambino ha bisogno di adulti che gli illustrino e gli ricordino continuamente dei sani comportamenti, non dimenticandosi il divertimento e la curiosità di scoprire ciò che ci circonda.

 

Dott.ssa Annalisa Croci

Psicologa psicoterapeuta

Cel. 334/2357696 – www.ascoltopsicologo.it

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Io e Asma: più salute con l’ebook!

Io e Asma: più salute con l’ebook!

L’Associazione Laboratorio Clinico Pedagogico e Ricerca Biomedica e il Centro “Io e Asma” – Ospedale dei Bambini di Brescia, lanciano la campagna di crowdfunding su Eppela “Io e Asma: più salute con l’ebook!” per sostenere la realizzazione di ebook e schede interattive per bambini con l’asma.

L’asma è una delle più frequenti malattie croniche dell’infanzia. Si stima che in Italia un bambino su 10 soffra di sintomi asmatici e 1 bambino su 3 soffra di sintomi allergici. La diagnosi di asma necessita di alcuni cambiamenti nello stile di vita e di una gestione quotidiana delle terapie. Le linee guida internazionali GINA (Global iniziative for Asthma) sottolineano quanto l’educazione terapeutica sia un elemento chiave per il mantenimento dell’asma sotto controllo e per il benessere dei pazienti.

Attraverso il progetto “Io e Asma: più salute con l’ebook”, verrà realizzato un ebook con storie e schede digitali interattive di approfondimento per offrire ai bambini e alle famiglie strumenti di comunicazione sull’asma aggiornati ed efficaci e al tempo stesso coinvolgenti per i bambini e i ragazzi, che contribuiranno a diffondere uno stile di vita sano e a fornire informazioni corrette sulla patologia.

Grazie all’ebook i piccoli pazienti potranno conoscere l’asma attraverso le storie e le avventure di un dinosauro divertente e spiritoso che li accompagnerà nel proprio percorso di cura, promuovendo uno stile di vita salutare e incentivando i bambini a seguire le indicazioni del proprio medico.

Ebook e schede conterranno:

 Storie educative e divertenti, adatte a bambini da 4 a 9 anni, per far conoscere il mondo dell’asma e promuovere uno stile di vita salutare

 Vignette grafiche adatte ai ragazzi da 10 a 14 anni che promuovere uno stile di vita sano (no fumo, bullismo, alimentazione sana, movimento/sport)

 Schede interattive e di approfondimento sulle tematiche connesse alla patologia, con indicazioni pratiche spiegate in modo semplice ed efficace: cos’è l’asma, la visita dal dottore, le allergie, come comportarsi in caso di crisi d’asma, come usare i farmaci nel modo più appropriato, come usare i dispositivi (distanziatore, aereosol…), come comportarsi a scuola o in occasioni speciali per vivere in serenità e sicurezza (gita scolastica, campeggio, vacanze…).

Aiutaci a rendere il progetto realtà!

Scopri di più e sostieni “Io e Asma: più salute con l’ebook” su Eppela

Associazione Laboratorio Clinico Pedagogico e Ricerca Biomedica e Centro Io e l’Asma L’Associazione Laboratorio Clinico Pedagogico e Ricerca Biomedica (ALCPeRB) e il Centro Io e l’Asma sono due realtà che lavorano insieme presso l’Ospedale dei bambini di Brescia per ricercare, realizzare, promuovere gli strumenti più efficaci nella gestione dell’asma bronchiale in età infantile. Il Centro, alla luce dell’esperienza di oltre 10 anni di attività, ha definito un Percorso Diagnostico Terapeutico Educazionale per la gestione della malattia.

L’Associazione Laboratorio Clinico Pedagogico e Ricerca Biomedica si occupa di:

 Contribuire al miglioramento dell’assistenza al bambino affetto da malattia cronica;

 Sensibilizzare Enti Pubblici e Privati sull’importanza della comunicazione e dell’educazione alla salute;

 Favorire l’applicazione e l’utilizzo delle più moderne metodologie didattiche e divulgative nel campo della comunicazione e dell’educazione alla salute;

 Produrre documentazione scientifica e didattica

Il Centro offre ai bambini e alle famiglie, a fianco delle visite specialistiche e ambulatoriali e agli esami diagnostici, corsi educativi e di formazione rivolti ai bambini e ai genitori dei bambini con l’asma e strumenti comunicativi. Collabora inoltre con le scuole per la promozione di sani stili di vita e l’adesione ai protocolli di riferimento per l’uso dei farmaci. Attraverso un’equipe pluridisciplinare composta da medici specialistici, infermieri, assistente sanitaria, i bambini e le famiglie sono accompagnati nel percorso terapeutico che promuove l’adesione a stili di vita salutari, adatti alla propria condizione di salute. Il Centro sostiene l’autonomia e mira a rafforzare l’empowerment dei pazienti, spiegando come prevenire e gestire le crisi d’asma, come comportarsi in presenza di allergie e sensibilizzando rispetto all’uso corretto dei farmaci e dei dispositivi medici.

 

Referente progetto “Io e Asma: più salute con l’ebook”

Elisa Rocco: elisa_rocco@alice.it

Associazione Laboratorio Clinico Pedagogico e Ricerca Biomedica: www.associazionealcp.it

Centro Io e l’Asma: www.ioeasma.it

 

Dichiarazione dei redditi, ecco le novità!

Dichiarazione dei redditi, ecco le novità!

Il mese di maggio classicamente prevede il riordino di tutti quegli scontrini, ricevute, annotazioni,… che nel corso dell’anno precedente sono state accatastate in un grande contenitore con il pensiero che tanto c’era tempo per sistemare tutto, quasi fosse un buco nero. Ebbene ora è giunto il momento di prendere coraggio e mettere mano a quella pila informe e poco invogliante di carte che ci aspetta. Il lato positivo è che tutto questo lavoro, una volta ordinato e dominato, porterà alla compilazione della dichiarazione dei redditi e quindi, ad un rientro sulle spese sostenute.

C’è tempo fino al 7 luglio per consegnare il modello 730/2016 relativo all’anno 2015, anche se c’è la possibilità che il 730 precompilato subisca una proroga fino quasi a fine luglio. Il modello 730, sia ordinario che precompilato,  può essere presentato al sostituto d’imposta che presta l’assistenza fiscale, al Caf o al professionista abilitato.

novità_compilazione_modello_730_2016

Avere bambini è una grande gioia, è indiscutibile, ma anche parecchie spese, ma  quest’anno ci sono diverse novità per i genitori.

La prima è che la detrazione per i figli a carico sale a 1200€ per i minori di 3 anni, e a 950€ per chi ha compiuto più di 3 anni. In caso di figli portatori di handicap la detrazione prevista è di  1.620€ se sotto i 3 anni e di €  1.350€ al di sopra. Le famiglie numerose, ovvero quei nuclei familiari con più di tre bimbi, hanno le stesse detrazioni, ma  aumentate di 200,00 euro per ciascun figlio.

Questi importi però non sono fissi, bensì vanno rapportati all’ imponibile e calano, ovviamente, con l’aumentare del reddito.

Se entrambi i genitori presentano il 730, le detrazioni possono essere richieste da entrambi al 50%, o da uno solo al 100%.

Per quanto riguarda invece le spese che si possono dichiarare e scaricare importantissima è la detrazione per spese di istruzione.

E’ infatti prevista una detrazione del 19% per le spese di frequenza degli asili nido, scuola dell’Infanzia, primaria  e secondaria di secondo grado (superiori) per un importo annuo non superiore a 400 euro per alunno o studente.

Stessa percentuale, 19%, per la frequenza di corsi di istruzione universitaria presso università statali e non statali, in misura non superiore (per le università non statali) a quella stabilita annualmente per ciascuna facoltà universitaria con decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca da emanata entro il 31 gennaio 2016. Sempre legato al mondo delle spese universitarie è possibile scaricare i canoni di affitto stipulati dagli studenti che hanno scelto un ateneo a più di 100km da casa.

Resta attiva anche la detrazione per le attività sportive dei ragazzi tra i 5 e i 18 anni che si sono iscritti o abbonati ad associazioni sportive, palestre, piscine etc riconosciute con apposito decreto.

Per quanto concerne le spese mediche resta valida la percentuale di detrazione del 19% sulla parte che supera la soglia dei 129,11 euro di spese sostenute. Le spese mediche vanno sempre documentate con apposito scontrino parlante su cui deve essere presente il codice fiscale. Se però si ha bisogno di alimenti speciali per un bimbo allergico o intollerante, o se si è  costretti ad acquistare latte artificiale, il Ministero della Salute permette di detrarre i costi sostenuti per l’acquisto dei prodotti necessari a patto che questi rientrino nella lista lista di prodotti emanata dal ministero stesso. Leggi lista completa.

Per chi se la sentisse sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono disponibili le istruzioni complete per la compilazione del modello 730, bisogna avere un pò di dimestichezza e pazienza, ma alla fine si trova la risposta!

www.agenziaentrate.gov.it

Reddito autonomia 2016

Reddito autonomia 2016

Il  18 aprile 2016 la Regione Lombardia ha approvato le misure dell’iniziativa “Reddito di Autonomia 2016” in favore soprattutto delle famiglia.

Gli ambiti d’interesse riguardano vari aspetti della vita della famiglia ovvero: Bonus Famiglia, Nidi Gratis, Voucher Autonomia, Progetto di Inserimento Lavorativo e Esenzione super ticket

Il programma “Reddito di Autonomia”, già testato in maniera ridotta nel 2015, vede un progetto più ampio e completo per l’anno in corso per sostenere davvero le famiglie dove ne hanno bisogno, con il chiaro obiettivo di sostenere le situazioni di difficoltà

Scopriamo in dettaglio i beneficiari, le condizioni e i passi da seguire per poter accedere a ciascuna misura.

misure_famiglie_reddito_autonomia_2016_regione_lombardia

Esenzione super ticket sulle prestazioni sanitarie di specialistica ambulatoriale

Questa misura era già stata introdotta ad ottobre 2015 ed è stata prolungata per tutto il 2016. E’ destinata a tutti coloro che possiedono un reddito familiare annuo lordo fino a 18.000 euro. Per poterne beneficiare occorre presentare richiesta e autocertificazione del reddito familiare presso l’ATS  di competenza (Agenzia Tutela Salute) che rilascerà l’attestazione di esenzione (codice di esenzione E15).

Bonus famiglia destinato alle famiglie in difficoltà per sostenere la maternità e i percorsi di crescita dei nuovi nati

Verranno erogati 150 euro al mese (per i 6 mesi precedenti la nascita del bambino e per  i 6 mesi successivi alla nascita) fino ad un massimo di 1.800 euro; in caso di adozione, 150 euro al mese dall’ingresso del bambino in famiglia, fino ad un massimo di 900 euro. Le condizioni per poter accedere al bonus sono la residenza in Lombardia di entrambi i genitori, di cui uno almeno residente da almeno 5 anni in maniera continuativa e indicatore ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro La richiesta dovrà essere inoltrata ai  servizi sociali del proprio Comune  o ai Centri di Aiuto alla Vita (CAV) a partire dal 1 giugno 2016 direttamente dagli interessati compilando il modulo online al seguente link www.siage.regione.lombardia.it 

Tutti i dettagli del bonus sul sito della Regione Lombardia 

Nidi gratis

In ottica di conciliazione viene favorito  l’inserimento del bambino al nido e l’occupazione delle madri. A  partire da maggio 2016 grazie a questo bonus verrà azzerata completamente la retta dei nidi pubblici (o privati convenzionati con il pubblico) quale integrazione dell’abbattimento già riconosciuto dai Comuni. Le condizioni per poter accedere al bonus sono la residenza in Lombardia di entrambi i genitori, di cui uno almeno residente da almeno 5 anni in maniera continuativa, possedere un  indicatore ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro e, chiaramente la presenza di minori di età compresa tra i 3 e i 36 mesi di vita. I genitori inoltre devono avere un lavoro o rientrare nei percorsi di polita attiva del lavoro quali Dote Unica Lavoro o Garanzia Giovani.La richiesta dovrà essere inoltrata presso il proprio Comune. A questa politica hanno aderito, oltre a Brescia, anche Bagnolo Mella, Bedizzole, Borgosatollo, Bovezzo, Capriano del Colle, Castrezzato, Cellatica, Chiari, Collebeato e Concesio. Ma anche Erbusco, Gavardo, Idro, Lonato del Garda, Mazzano, Montirone, Paratico, Polpenazze, Provaglio, Rezzato, Roncadelle, San Felice del Benaco, Toscolano Maderno e Verolanuova.

Per tutte le informazioni si può visitare il sito internet www.nidigratis.it o chiamare il call center regionale al 800.318318.

Progetto di Inserimento Lavorativo

Per sostenere le persone vulnerabili a causa della perdita del lavoro da maggio 2016 verranno erogati fino a 1.800 euro in 6 mesi  ai lavoratori disoccupati da più di 36 mesi. Sono previste quote mensili di 300 euro
Per poter beneficiare della misura regionale è necessario possedere un ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro e aderire al percorsoDote Unica Lavoro facendone richiesta agli Operatori accreditati

Voucher autonomia per anziani e disabili

Verranno erogati voucher del valore di 400 euro per 12 mesi a ragazzi di età superiore ai 16 anni con disabilità intellettiva o con esiti da traumi o patologie invalidanti e anziani di età superiore ai 75 anni.
Per poter beneficiare del bonus è necessario esser in possesso di un valore ISEE uguale o inferiore a 20.000 euro.
Nel mese di giugno verranno emanati appositi bandi per l’accesso alla misura

 

Maggiori dettagli sul dito della Regione Lombadia o contattando il  Call Center n. 800.318.318 (da lunedì a venerdì 8:00-21:00 – sabato 8:00-20:00)

Disturbi dell’apprendimento: come riconoscerli ed affrontarli

Disturbi dell’apprendimento: come riconoscerli ed affrontarli.

Che cosa sono i disturbi dell’apprendimento?

Con questo nome, noto anche con la sigla DSA, si vuole indicare una gamma di problematiche nello sviluppo cognitivo e nell’apprendimento che non sono però imputabili fattori di handicap mentale grave. Le “Raccomandazioni per la pratica clinica sui disturbi specifici dell’apprendimento”, disponibili in Italia dal 2007, indicano che il principale criterio necessario per stabilire la diagnosi di DSA è quello della discrepanza tra il livello di intelligenza generale del bambino e l’abilità nel dominio specifico interessato.

Pertanto, per parlare di DSA vi deve essere una compromissione significativa in uno specifico “settore” dell’apprendimento ma un livello intellettivo nei limiti della norma. Inoltre, si devono escludere condizioni di handicap (es. mentale, sensoriale) e si devono valutare attentamente gli aspetti di svantaggio socioculturale che possono influire sulle difficoltà scolastiche, così come escludere la presenza di altri disturbi specifici (es. disturbi dello spettro autistico, problematiche emotive gravi, ecc.).

Come si possono suddividere?

Si possono distinguere principalmente tre tipi di abilità fondamentali nei primi apprendimenti, cioè quelle della lettura, della scrittura e del calcolo. Nonostante più avanti nello sviluppo l’insegnamento si sposti anche ad abilità più complesse (es. apprendimento delle lingue straniere, del ragionamento matematico) i sistemi di classificazione standard si sono concentrati maggiormente sulle abilità di base.

I DSA si suddividono perciò in : dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia.

La dislessia è il disturbo specifico di lettura che si manifesta nei processi di decodifica dei segni scritti

La disortografia è un disturbo specifico di scrittura che si esprime attraverso difficoltà di transcodifica (es. non si rispetta la corrispondenza tra il suono della lettera e il segno grafico della lettera stessa)

La disgrafia è un disturbo specifico di scrittura che si manifesta attraverso una scrittura deformata, irregolare a causa di un disturbo che colpisce la coordinazione

La discalculia è un disturbo specifico del calcolo che si manifesta con difficoltà nei compiti numerici e aritmetici di base come ad esempio leggere e scrivere correttamente i numeri o eseguire calcoli a mente e scritti con rapidità e precisione

Quali sono le caratteristiche di questi disturbi che mi possono aiutare a capire se vi è una difficoltà?

DISLESSIA

Mentre il bambino legge, è possibile che si verifichino i seguenti errori:

scambio di vocali (es. casa/cosa)

scambio di consonanti (es. fento/vento)

omissione o aggiunta di suoni

omissione di parola

salti di righe

errori di accentazione

errori di omissione/aggiunta di doppie

 

DISORTORGRAFIA

Nella scrittura, il bambino può:

omettere o aggiungere delle doppie

omettere o aggiungere degli accenti

scambiare i suoni e scrivere una lettera per un altra

invertire delle lettere (es. interprete/interpetre)

inserire lettere

omettere o aggiungere la h

omettere o aggiungere l’apostrofo

“fondere” delle parole (ilcane)

 

DISGRAFIA

Non vi sono, in Italia, sistemi di classificazione agili capaci di rilevare i diversi livelli di gravità nella disgrafia. In linea di massima, il criterio che possiamo usare è quello della leggibilità della scrittura.

Inoltre si può osservare come il bambino riesce a gestire lo spazio del foglio (es. fatica a stare nello spazio oppure ne utilizza troppo poco), la distanza che pone tra le lettere e le parole (es. molto distanti o eccessivamente vicine) e la rapidità di scrittura.

 

DISCALCULIA

Il bambino può:

avere difficoltà a capire i termini o i segni matematici

faticare a riconoscere i simboli numerici

avere difficoltà ad imparare le tabelline

non riuscire a capire i concetti di base delle operazioni

faticare ad allineare correttamente i numeri o a inserire decimali/simboli nei calcoli

 

Cosa fare se sospetto un DSA?

Quanto scritto nel paragrafo precedente rappresenta solamente un’indicazione di massima non esaustiva, una guida nel caso avessimo qualche sospetto che nostro figlio abbia delle difficoltà di apprendimento.

Teniamo presente che la diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia può essere fatta alla fine della seconda elementare, mentre quella di discalculia alla fine della terza elementare.

Quando un genitore sospetta di avere un figlio con un disturbo dell’apprendimento, deve rivolgersi al pediatra e agli insegnanti per valutare eventuali percorsi di potenziamento per risolvere le problematiche evidenziate. Se l’attività didattica proposta risulta inefficace, bisogna fare, al più presto, una valutazione diagnostica. Per poter fare la valutazione diagnostica, bisogna rivolgersi al servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Agenzia di Tutela della Salute di competenza (ex ASL) oppure a dei centri privati. Da evidenziare che spesso, data la mole delle richieste, i servizi di Neuropsichiatria Infantile hanno tempi di attesa piuttosto lunghi, che tuttavia è sempre bene verificare direttamente. In alternativa, ci si può rivolgere a centri privati che sono accreditati per la diagnosi di DSA. L’accordo tra Stato-Regioni su “Indicazioni per la diagnosi e la certificazione dei Disturbi specifici di apprendimento (DSA)”,  prevede che per poter effettuare la certificazione di un Disturbo dell’Apprendimento, il centro debba avere esperienza nell’attività diagnostica dei DSA, debba avere disponibilità di un’équipe multidisciplinare costituita da neuropsichiatri infantili, psicologi, logopedisti eventualmente integrata da altri professionisti sanitari e modulabile in base alle fasce di età.

Inoltre, ci dev’essere una dichiarazione di impegno a rispettare le Raccomandazioni per la pratica clinica dei DSA (2007-2009) ad esempio in merito alle procedure diagnostiche utilizzate e alla formulazione della diagnosi.

 

Il sito aiditalia.org offre numerose indicazioni e spunti per sapere di più sui disturbi specifici dell’apprendimento e in particolare una guida per i genitori molto utile ed esaustiva

Interessante anche il sito anastasis.it che offre una panoramica anche degli strumenti compensativi.

Dott.ssa Cavana Maura

Psicologa-Insegnante di Massaggio Infantile

Riceve a Palazzolo sull’Oglio e Bergamo

Mail: maura.cavana@gmail.com

dsa_come_fare_disgrafia_dislessia_disgrafia_discalculia_disortografia

La psicologia perinatale

La psicologia perinatale

La definizione perinatale abbraccia tutto ciò che ruota attorno al concepimento, alla gravidanza, al parto, all’allattamento ed alla puericultura dei primi mesi di vita del bambino.

La psicologia perinatale ha come obiettivo la promozione e la tutela della salute fisica e psichica di mamme e bambini, durante i delicati periodi di gravidanza, parto, puerperio, ma anche la promozione del benessere della coppia e della famiglia.

L’obiettivo dello psicologo perinatale è promuovere e potenziare le risorse individuali della donna e della coppia, attuando prevenzione ed informazione, accompagnando verso scelte consapevoli ed autonome a favore dell’acquisizione del ruolo genitoriale, sempre nell’ottica di favorire il benessere caso specifico di ogni particolare situazione.

Le ricerche sul benessere percepito dalle donne in gravidanza e nel posto parto evidenziano quanto il benessere fisico e psicologico siano correlati indissolubilmente.

La donna che può usufruire di uno spazio di consulenza in cui confrontarsi con altre mamme e con esperti di psicologia perinatale ha a disposizione la più potente delle risorse per affrontare al meglio, con consapevolezza, con supporto, il cammino dell’attesa e del post parto.

In gravidanza e nel post parto le problematiche fisiche ed emotive sono intrecciate come non mai. Le emozioni collegate al concepimento, alla gravidanza ed all’attesa del giorno del parto sono amplificate rispetto ad altri momenti della vita, è normale vivere emozioni contrastanti, come è normale vivere in modo amplificato queste sensazioni.

Obiettivo della consulenza perinatale è far emergere e dare voce alle emozioni più controverse: le paure, il senso d’inadeguatezza, la fatica fisica e psichica, le aspettative, la solitudine, la rabbia… al di là degli stereotipi e dei condizionamenti culturali.

Per una donna in attesa prima e una neo mamma poi trovare uno spazio di condivisione con altre donne, confronto, accoglienza, in un clima di sospensione dei giudizi, significa trovare un contenitore per tutte le angosce non dette e non riconosciute, tutto quello di cui ci si potrebbe vergognare, che quasi si fa fatica a pensare, e che pare impossibile da dire ed esternare ad alta voce.

Questo processo non può essere indolore, ma abbiamo una risorsa fondamentale: le altre donne che vivono assieme a noi questo meraviglioso viaggio chiamato gravidanza e gli esperti pronti ad ascoltare ed accogliere ogni dubbio.

Maria Giovanna Massensini

Mariagiovanna.massensini@ordinepsicologiveneto.it

338 8607755

collabora con Centro La Ninfea 

Servizio 0-5 anni

Servizio 0-5 anni

Comprendere le difficoltà del bambino piccolo … così che non crescano con lui

Un’occasione per vivere al meglio i primi anni di vita del tuo bambino e i suoi cambiamenti: primo distacco, inserimento al nido o alla scuola dell’infanzia, arrivo del fratellino, difficoltà con il cibo e con il sonno, togliere il pannolino, cosa fare con il ciuccio, irrequietezza, affrontare un piccolo intervento …

Se desiderate fissare un incontro potete telefonare in Consultorio il mercoledì dalle 10 alle 11 e il venerdì dalle 9 alle 12 chiedendo del Servizio 0-5 anni. Il servizio è gratuito.

IL SERVIZIO

Si tratta di una consultazione psicologica che si propone di intervenire precocemente sulla relazione genitori bambino per favorire rapidamente la ripresa della funzione dell’ambiente emotivo e, quindi, di un buono sviluppo psicologico del bambino. La consultazione offre cinque collo- qui con la famiglia a cadenza quindicinale e un intervento di follow-up a distanza di sei mesi. L’equipe è composta da psicologi psicoterapeuti dell’età evolutiva.

A CHI SI RIVOLGE

Alle famiglie con bambini da 0 a 5 anni che manifestano difficoltà emotive, del ritmo sonno-veglia, dell’ambientazione, della relazione. Difficoltà per le quali si rende necessario un inter- vento di comprensione del mondo in- terno del bambino, delle sue emozioni, di come sente la presenza delle figure genitoriali e di quanto sta affrontando attorno a lui.

GLI OBIETTIVI

– Riattivare le risorse positive dei membri della famiglia.

– Favorire il ripristino e/o lo sviluppo delle competenze del bambino.

– Accogliere e contenere gli stati emotivi della mamma e del papà per con- sentire loro di esprimere e riconoscere dubbi, disagi, ansie e preoccupazioni che avvertono nel rapporto quotidiano con il loro bambino.

– Recuperare le funzioni genitoriali.

CONTATTI

CONSULTORIO FAMILIARE ONLUS

Via Volturno 42 -25126 BS

Tel: 030 3099399 – 338 5214063

Fax: 030 3397644

E-mail: info@consultoriofamiliare.org

Sito: www.consultoriofamiliare.org

I bisogni

Qual’è il tuo bisogno?

Questo tema mi affascina davvero molto, per esperienza personale quando chiedo ad una persona “Qual è il tuo bisogno?” la risposta stenta ad arrivare, dopo un attimo di riflessione la risposta è: “Non lo so”.

Non conosciamo i nostri bisogni spesso perché non ci fermiamo ad ascoltarci ed anche perché la ns educazione non ci ha abituati a questo. Quando impariamo a riconoscere i nostri bisogni diventiamo anche più empatici e comprensivi nei confronti dell’altro perché siamo in grado di riconoscere anche i suoi.

Che cos’è un bisogno? E quali sono i bisogni dell’essere umano?

Il bisogno è una sensazione sgradevole che deriva dalla mancanza di qualcosa di necessario alla vita. I bisogni nascono dall’ esigenza di alleviare delle “tensioni” di ordine fisico (come la fame, la sete, il sonno, ecc.) e di ordine psichico (come il bisogno di sicurezza, di affermazione, di appartenenza ad un gruppo, ecc.). Uno studio molto semplice e molto efficace è quello di Abraham Maslow, psicologo americano contemporaneo.

Ha studiato per anni le motivazioni dell’essere umano e ha elaborato la teoria conosciuta come “la piramide dei bisogni”. Maslow ha elaborato una classificazione dei bisogni dell’essere umano distinguendoli in 5 categorie (sintetizzandoli)

Quando ci sentiamo in difficoltà per qualcosa o litighiamo/discutiamo con qualcuno spesso dietro chi sta un bisogno nascosto, non soddisfatto, allora fermiamoci un attimo, facciamo un lungo respiro ad occhi chiusi con le mani sul cuore e chiediamoci: “qual è il mio bisogno non soddisfatto?”, ascoltiamo cosa succede al nostro corpo, quali sono i messaggi che ci arrivano.

Pensiamo che i bisogni debbano essere chissà cosa per chiamarsi tali ma sono le cose semplici le più importanti e fondamentali per un buon equilibrio e centratura in noi stessi. “Quando, con il nostro comportamento, non abbiamo soddisfatto un nostro bisogno, è molto più probabile che impariamo qualcosa dalle nostre azioni se riusciamo ad identificare quel bisogno, perché, senza perdere il rispetto per noi stessi possiamo iniziare ad immaginare in quale altro modo avremmo potuto meglio soddisfarlo…” (tratto dal libro “Parlare Pace” di Marshall B. Rosenberg)

E tu conosci i tuoi bisogni?

Debora Forbici- Counselor Olistico opera presso La Ninfea

Scopri le date consultando il calendario di Bresciabimbi o all’articolo “Come stai?”

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